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Autore: SerenaTheGentle    04/10/2015    1 recensioni
Amanda è una ragazza semplice e riservata, che concede difficilmente qualcosa a se stessa, ma convinta dalla sua migliore amica decide di fare un viaggio e di andare a trovare sua zia in montagna.
Proprio lì, nel posto più improbabile del mondo e nel modo più strano possibile incontra la persona che mai si sarebbe aspettata di trovare e che mai si sarebbe aspettata di imparare ad amare.
Edmund è un ragazzo di origini nobili e di famiglia molto ricca. Se ne frega dei suoi genitori e grazie ai soldi che i suoi nonni gli elargiscono fa spesso come gli pare. Ma arriva un punto in cui la vita lo mette di fronte a fatto compiuto e il signorino dovrà imparare a sostenersi con le proprie gambe. Lassù in una piccola casa sperduta in mezzo alle montagne avrà ciò di cui ha davvero bisogno e scoprirà di non sapere quanto una cosa sia importante quando non ce l'hai più.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 21

Pov Edmund

Era davvero successo?
Stavo forse sognando?
Mi sono seriamente lasciato andare?
L’ultima volta che ho baciato una ragazza così intensamente è stato quando ho portato Arianna Giglioli al cinema in terza media. Lo so, magari ero troppo piccolo, ma mi ricordo la mia intensa e perversa ossessione per quella ragazzina, ero follemente innamorato di lei e la cosa durò per due anni fino a quando Arianna non mi piantò per il capitano della squadra di basket e io non diventai uno sciupafemmine.
Da quel giorno avevo promesso a me stesso che mai mi sarei lasciato trasportare dai sentimenti, ma alla fine mi avevano trovato comunque e Amanda era proprio lì davanti a me.
Mi faceva tenerezza e allo stesso tempo mi eccitava il fatto che lei si sentisse a disagio in quella stanza mentre io non avevo nulla addosso; c’era qualcosa nei suoi occhi che non riuscirò a scordare, imbarazzo, paura, rabbia e incertezza, ma anche dolcezza, apprensione e attrazione.
Era bellissima mentre cercava di non abbassare lo sguardo e mentre cercava di mascherare la sua vergogna e per un secondo mi sentii un vigliacco ad approfittarmi così di lei, ma la parte meschina di me ebbe la meglio. Avevo cercato per così tanto tempo di reprimere i miei sentimenti che alla fine mi veniva naturale essere stronzo.
Alla fine però lei si era fidata.
Io non voglio approfittarmi di lei, non voglio che lei si allontani da me, non voglio che lei creda che sia tutto per finta.
Con Amy è tutto così naturale, così semplice e così irritabilmente perfetto. Ho sempre odiato la perfezione, perché io non sono perfetto e perché i miei genitori non lo erano, ma lei è perfetta ai miei occhi.
Le nostre labbra danzavano lentamente. Senza fretta. Ci stavamo esplorando, ci stavamo conoscendo meglio, ci stavamo dando un’opportunità. A volte le parole non servono e io cercai di trasmettere questo mio stato d’animo con quel bacio che Amanda approfondiva sempre di più.
Ero disperato, frustrato, mi facevano male i punti del braccio mentre le accarezzavo la schiena, ma nonostante tutto ne valeva la pena. Come quella notte che i lupi ci hanno trovati, quella sera lei mi aveva chiesto di non lasciarla, di rimanere lì e quelle parole mi avevano riscaldato il cuore e alleviato il dolore.
Ci fermammo per riprendere fiato, ma durò un secondo perché questa volta fui io ad attirarla a me, mentre le sue mani scendevano sul mio petto e mi accarezzavano dolcemente. Questa volta fu più intenso, questa volta fu diverso, inebriante e terribilmente folle. Lasciai una scia di piccoli baci sul suo collo e sotto la mandibola, Amanda mi scompigliò i capelli sorridendo debolmente, quel sorriso che mi faceva perdere la testa, quel sorriso che da notti occupava i miei sogni, quel sorriso che mi faceva venir voglia di baciarla fino a toglierle il respiro.
Era tutto così confuso, tutto così strano e stranamente normale.

L’incantesimo fu rotto un rumore che veniva dal salotto e Amanda si staccò come scottata da me, mentre la porta del bagno si apriva lentamente. Lucille chiedeva con gli occhi il permesso di entrare e un sorriso furbo spuntò sul suo viso, non riuscivo a non reprimere un sorriso imbarazzato e la mia Amy aveva raggiunto le quattordici tonalità di rosso!
-Tous va bien? (Va tutto bene?)- chiese la donna e di quel poco che mi ricordavo del francese potei capire che stava chiedendo se stesse andando tutto bene. Se avessi potuto le avrei detto che stava andando tutto bene, ma riflettendoci non sapevo che cosa sarebbe successo.
-Oui, pas des problemes! (SI, nessun problema!)- rispose in fretta Amanda e notai l’anziana donna sogghignare e nonostante non avessi mai avuto una grande simpatia per i francesi, lei era un eccezione.
Lucille disse qualcos’altro che non compresi e Amanda annuì con la testa e vedendomi confuso mi spiegò in fretta quello che aveva detto la gentile signora.
-Mi ha chiesto se gentilmente potevo andare ad aiutarla con il coniglio.- mi spiegò e sempre rossa come un peperone uscì velocemente dalla stanza.

Doveva essere confusa...
Ma va? Che genio!
Oh ciao! Mi pareva strano che non avessi ancora detto la tua!
Si può sapere perché l’hai baciata?
Io non lo so! Lei mi intriga!
Questo che cosa vorrebbe dire?
Vuol dire che mi interessa!
Ah si? E ti interesserà pure quando tornerai alla realtà oppure ti stai solo divertendo e stai giocando con il fuoco?

Cercando di dimenticare quello che la mia saggia coscienza mi stava dicendo uscii dal bagno e cercai di dirigermi in camera, ma Clotaire mi porse un vecchio bastone.
-Bastone da passeggio. Ti aiuterà.- disse l’uomo mettendomi in mano questo bastone e sorridendomi. Ogni giorno che passava mi stava sempre meno simpatico, ma apprezzai il gesto e buttando lì un “Merci” cambiai direzione e andai verso il divano.
Da questa posizione potevo osservare con attenzione Amanda e Lucille che stavano ridendo e armeggiando con il coltello l’una e con una serie di spezie l’altra. Ogni tanto Amy arrossiva di botto e diceva “no, no” di seguito per cercare di convincere la donna di qualcosa e molto probabilmente il centro dei loro discorsi ero io.
Clotaire mi porse un bicchiere pieno di un liquido dall’odore amaro e capii subito che si trattava di scotch: incredibile che ne possedesse di così buono!
-Tu innamorato della fille, n’est pas?- mi chiese l’uomo seduto sulla poltrona alla mia destra, mentre sorseggiava lo scotch dal suo bicchiere. Io credevo di strozzarmi con il mio invece!
-Non sono affari tuoi!- sbottai di colpo e lo sguardo serio che il dottore aveva su di me mi convinse che dovevo essere più gentile, dopotutto quell’uomo mi aveva salvato la vita.
Anzi, ci aveva salvato la vita.
-Voglio dire, non credo che ti riguardi.- dissi gentilmente e con un sorriso per metà falso e per metà soddisfatto della mia risposta.  
-Lei ti vuole bene.- dichiarò l’uomo continuando a guardare in direzione delle due donne e della cucina. –È intelligente, non perderebbe du temps avec toi se non pensasse che ne valesse la pena, mon ami. Donc, elle ti piace ou non?-
La spontaneità di quell’uomo mi colpì e mi prese alla sprovvista, tanto che non seppi come rispondere.
-Oui, elle te plait! (Si, lei ti piace!)- disse poi contento Clotaire e io confuso più di prima mi ritrovai a confessare a quel tizio cose che non avrei mai pensato di provare.
-Certo che mi piace! Mi piace molto! Lei è intelligente, bella, divertente e incredibilmente spettacolare! Tuttavia non so con precisione che cosa succederà adesso...-
-Visto? Ci voleva tanto per rispondere a una semplice domanda?- Clotaire rise un po’ prima di bere un altro sorso dal suo bicchiere e chiedere qualcosa a sua moglie. –Chiarisci!- mi ordinò poi mentre si alzava e andava verso la cucina.
Che cavolo vorrebbe dire?
Vidi Amanda cercare di convincere l’uomo a rimanere lì con Lucille, ma lui insisté e lei si ritrovò a camminare per il salotto, nella mia direzione.

Oh merda! E adesso? Che faccio? Lei sta venendo qui!
Com’è che ha detto quel tipo strano che ti ha offerto uno scotch? Ah si: chiarisci!

-Clotaire ha detto che dovevo venire qui e che dobbiamo parlare.- esordì Amanda sedendosi sulla poltrona prima occupata dal vecchio dottore.
Già. E adesso?
 
Pov Amanda

Già. E adesso?
Che cavolo gli dicevo? Ehi scusa, ma sai mi è venuto in mente di baciarti e l’ho fatto?
No, perché tu sei una persona dolce e carina  e non si approfitta della gente per cose del genere!
Molte grazie!
Ma prego!

Edmund era chiaramente nervoso e cercava in tutti i modi di evitare il mio sguardo e questo mi fece dedurre che il bacio non gli fosse piaciuto, o comunque non gli era piaciuto tanto quanto era piaciuto a me...
Decisi che dovevo parlare per prima.
-Senti, i-io non so cosa t-ti ha detto Clotaire, ma devo chiederti che cosa stai pensando!- balbettando il mio sguardo era rivolto verso il basso e il tappeto non mi è mai sembrato tanto interessante come adesso!
Edmund prese fiato prima di parlare e stranamente da come mi sarei aspettata lui mi prese le mani e finalmente parlò.
-Ecco, io... io sto pensando che quello è stato un bel bacio, e m-mi piacerebbe ba-baciarti ancora.- balbettò e diventò rosso in modo adorabile, facendomi però diventare rossa anche a me!           -Sempre che tu voglia, è ovvio!- nei suoi occhi c’era speranza e anche qualcos’altro, ma non so che cosa, avevo paura che più andavamo avanti più io rischiavo di affezionarmi a lui e la cosa che più mi dava fastidio è che probabilmente per lui è stato solo un bel bacio, solo un esperienza in più, magari non era stato nemmeno un granché, ma per me è stato qualcosa di più, qualcosa che si ricorda, qualcosa che va oltre al trasporto fisico, qualcosa per cui potrebbe valere la pena perdere la mia dignità.
-Io vorrei, ma so che quando torneremo a casa tutto ritornerà come prima e...- so che se dico quest’ultima frase potrei pentirmene, ma alla fine più di tanto non posso nascondere, lui tira fuori la parte più forte di me.
-E?- mi incitò Edmund stringendo impazientemente le mie mani.
-E...- fui interrotta da Lucille e Clotaire che arrivarono in salotto blaterando qualcosa riguardo al mal tempo, tanto che mi dimenticai cosa volessi dire ad Edmund.
Il ragazzo dai capelli color del grano staccò le mie mani dalle sue e mi concentrai su quello che stavano dicendo i due coniugi.
-Che cosa stanno dicendo?- mi chiese Edmund e io cercai di tradurgli in contemporanea mentre ascoltavo.
-Clotaire dice che vorrebbe provare a ritornare a valle e vivere come le persone normali, anziché reclusi quassù, mentre Lucille dice che è impossibile e che lei non vuole farlo. Stanno parlando della loro gioventù e della loro bambina.- mi bloccai non appena incominciarono a parlare di noi, Clotaire mi paragonava a sua figlia e vedeva in Edmund la sua gioventù perduta e chiedeva alla moglie di ascoltarlo: non potevano sopravvivere ancora per molto e pensava che io e lui avremmo dovuto avere l’occasione di vivere quello che loro non hanno mai vissuto fino in fondo, la vita.               -“Perché non vuoi andare via?” chiede Clotaire e Lucille gli risponde che non vuole perderci.- mi giro verso di Edmund e anche lui capisce al volo, non vuole rinunciare alla piccola famiglia che abbiamo messo su in una settimana e in un certo senso, anche io.


Angolo Autrice
Allora? Come state? Tutto bene?
Spero che il capitolo vi piaccia!
Alla prossima settimana!
Serena.

 
   
 
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