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Autore: _Brooklyn_    04/10/2015    0 recensioni
"Così, solo qualche mese dopo, Harry si rese conto che ritrovarsi seduti sulla stessa panchina dello stesso parco di sempre non era più uguale.
Che erano l’uno accanto all’altra, semplicemente di fianco, ma non insieme.
C’era stato un tempo in cui loro due erano stati una costante, che ritrovavi sempre, invariata.
E invece erano diventati qualcosa che si, c’era, ma non era più la stessa cosa."
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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_Final Masquearade_
 
 
 
"I'm trying to learn and I'm dying to know
When to move on and when to let it go
A curious feeling no-one can explain
And I just don't know if I'll risk it again"

_Kodaline - Unclear_
 
 
Harry non era mai stato il tipo di persona da avere dei rimorsi o rimuginare su ciò che ormai è passato.
Eppure, c’era qualcosa su cui la sua mente ritornava, più e più volte, senza darsi mai pace.
Lui ricordava perfettamente il giorno in cui tutto era cambiato, quel giorno che aveva segnato la sua vita come mai si sarebbe aspettato.
Faceva fastidiosamente freddo. Il mite sole di novembre non riscaldava, e lui accelerava il passo per arrivare a casa.
Aveva appena finito le prove per il ballo studentesco con la sua band, e si pentiva di non essersi portato appresso qualcosa di più pesante oltre al maglione che indossava.
Compose sulla tastiera del telefono il numero della sua migliore amica facendo partire la chiamata, per ricordarle dell’appuntamento di quella sera, ma dopo un paio di squilli rispose la segreteria telefonica.
Guardò confuso il display, chiedendosi come mai gli avesse chiuso la chiamata.
Pochi minuti dopo arrivò a casa, ma nessuno rispose quando suonò al campanello.
Pescò le chiavi dalle tasche dei jeans consumati, ma gli caddero di mano, con le dita intorpidite dal freddo.
Harry ricordava anche come, mentre si era chinato a riprenderle, aveva iniziato ad intuire che qualcosa non andava, ma scosse il capo, credendo che era dovuto al freddo che gli si era insinuato fin dentro le ossa.
Trovò subito sua madre e sua sorella sul divano in soggiorno, ma la scena che gli si presentò di fronte gli bloccò le parole in gola.
Anne, sua madre, aveva i palmi delle mani a coprirle gli occhi, con la schiena scossa da violenti tremiti.
Accanto a lei Gemma, che le teneva saldamente le spalle come per infonderle coraggio, gli lanciò uno sguardo pieno di lacrime.
“Cosa sta succedendo?”
“I genitori di Noel" disse a fatica sua sorella senza smettere di piangere "sono stati coinvolti in un incidente.”
E Harry ricordava anche quanti secondi di silenzio gli erano serviti per fare una domanda che sapeva, lo sentiva, avrebbe rotto quella bolla già instabile.
Gli servirono ben quindici secondi per chiedere “Come stanno adesso?”
Gemma abbassò lo sguardo, sconvolta, e bastò sentire i singhiozzi di sua madre per capire che ormai non c’era più nulla da fare.
Come spinto da una forza invisibile, Harry arretrò, fino a sbattere la schiena contro il muro, e iniziò a fare dei respiri profondi.
Harry non dimenticherà mai il dolore di quei momenti, così acuto da tenerlo perfino ancora sveglio durante la notte al pensiero di quelle persone così tanto care che ormai non c'erano più.
Abbassò il capo, facendo uno sforzo sovrumano per trattenere le lacrime.
Fece un passo indietro prima di essere bloccato dalla voce incrinata di sua madre.
“Harry, i suoi zii hanno chiamato per dirci che è corsa via da casa.”
Un tono di voce così addolorato che mai aveva sentito da lei. “Ritrovala.”
E in un attimo fu letteralmente fuori di casa, con sua sorella che tentò di seguirlo prima di essere trattenuta da Anne.
Corse fino alla fine dell’isolato, prima di bloccarsi e guardarsi intorno disperato.
Tirò fuori il cellulare componendo il numero di Noel.
“Avanti, rispondi cazzo!”
Rispose la segreteria subito dopo, e tra le imprecazioni cominciò a muovere qualche passo incerto.
Non riusciva a pensare lucidamente, a ricordare un posto particolare in cui Noel poteva essere andata a nascondersi da quella situazione.
Cominciò a correre verso l’unico parco del paese, sperando che fosse stato scelto da Noel per rifugiarcisi, dato che doveva essere deserto con quel freddo.
Corse disperatamente, senza fermarsi mai, nonostante i polmoni lo implorassero di farlo.
Con il vento gelido che gli sferzava il volto, gli occhi lacrimanti, e la paura di non trovarla sempre più forte.
Arrivò all’entrata del parco e si appoggiò stancamente al cancello, piegandosi in avanti e cacciando quanta più aria poteva nei polmoni brucianti.
Ricacciò indietro un conato di vomito, e prese a camminare osservandosi intorno.
La trovò poco dopo, seduta per terra con le spalle appoggiate al tronco di un albero e una sigaretta in mano.
Si bloccò di colpo, osservandola e incerto su che fare.
“Ehi” la chiamò mentre le si avvicinava lentamente “ti ho trovata finalmente.”
Noel non mosse un muscolo, continuando a tenere lo sguardo dritto di fronte a sé, perso nel vuoto o, più probabilmente, nei ricordi.
“Puoi anche andartene ora.” 
Harry la conosceva benissimo, in ogni sua sfaccettatura, ma sentire la sua voce in quella particolare inflessione gliela fece sembrare una sconosciuta, tanto che da quel momento in avanti si sarebbe sempre sentito impotente nei suoi confronti, trovandosi per la prima volta di fronta a qualcosa che non aveva mai avuto l'occasione di testare e provare.
“Non ti lascio” la rassicurò, provando a prenderle la mano per darle conforto in qualche modo “resto qui con te, e lo sai.”
 “Smettila” disse Noel levando di scatto la mano da quella di Harry. “Ho detto che te ne puoi andare.”
Harry sospirò, non sapendo neanche lui cosa fare, cosa dire, o cosa pensare.
Si passò le mani sugli occhi, sfregandoli, con la speranza di schiarirsi le idee, prima di ricominciare.
“Senti, Noel, adesso…”
“No, Harry” lo interruppe di scatto, “ascoltami tu! Non ho bisogno di te. Sono venuta qui per stare da sola, e non ho bisogno di qualcuno che mi dica che tutto andrà bene, che non è successo niente e altre stronzate simili.”
Si alzò subito in piedi, facendo qualche passo in avanti, prima di voltarsi indietro e lasciargli un ultimo sguardo.
“Non ho bisogno della pietà di nessuno.”
Harry rimase immobile per qualche secondo, guardandola allontanarsi, prima di alzarsi in piedi e raggiungerla di corsa.
“Non è la mia pietà questa."
"Si invece" gli rispose astiosa "lo vedo dai tuoi occhi, non rieci quasi a guardarmi in faccia."
"E' che so quanto stai soffrendo, e vorrei fare qualcosa, qualsiasi cosa, per farti stare meglio, per non vederti più così.”
“Sapresti cosa sto provando?” rispose Noel aumentando il tono di voce e bloccandosi per fronteggiarlo.
“Allora dimmelo!” continuò “dimmi cosa cazzo sta passando per la mia testa perché io stessa non riesco a capirlo!”
“Non puoi fare cosi” le disse prendendole il polso per cercare di farla calmare.
“E cosa dovrei fare allora?”
Noel poggiò i palmi delle mani sul petto di Harry spingendolo via, con rabbia.
“Dato che sai tutto, dimmi cosa devo fare! Perché non riesco a connettere neanche più un singolo pensiero.”
Harry ignorò le ripetute spinte da parte di Noel e strinse le sue braccia attorno alla ragazza, che continuava a protestare.
“Ce la farai” le sussurrò all’orecchio, mentre Noel iniziò un pianto silenzioso, non riuscendo neanche a ricambiare l’abbraccio.
“Sei più forte di tutto questo.”
 "Mi hai sempre creduta più forte di quanto io non sia in realtà" sussurrò stringendo il maglione di Harry con tutte le sue forze, lasciandosi completamente andare.
 
 
 

Rimasero insieme per alcune ore, quella sera, prima che Noel riuscisse a convincerlo di dover andare via.
Mentre Harry tornava a casa sua, dopo aver lasciato Noel sul vialetto dei suoi zii, ripensò a quel pomeriggio.
Lui e Noel si erano sussurrati molte cose, parole di (s)conforto, paura, dolore e incoraggiamento.
Più e più volte le aveva ripetuto che ce l’avrebbe fatta a superare quella situazione, ad andare avanti, perché lei era più forte.
E ne era fermamente convinto all’epoca. Ancora non sapeva che in realtà Noel si stava sgretolando, e che quel pomeriggio era stato l’inizio di qualcosa di indefinito.
Non sapeva che Noel, dopo averlo salutato, aveva fatto il percorso fino al parco a ritroso.
Non sapeva che quella notte era rimasta seduta per terra, quasi a morire dal freddo, fissando il vuoto e piangendo.
E non poteva neanche lontanamente immaginare che ogni secondo, un pezzo importante di Noel, di ciò che era (stata) stava svanendo nel nulla.
Harry sapeva però che le cose non sarebbero state facili, certo, ma capì che la situazione era ben peggiore di ciò che pensava pochi giorni dopo.
Noel era sparita, non rispondeva alle chiamate, ai messaggi, ma capiva che doveva passare del tempo da sola, o con i suoi familiari, per cercare di organizzare quella nuova vita che l’aspettava ed elaborando quella perdita.
Ma quando Harry entrò in chiesa quel pomeriggio, affiancato da sua madre e da Gemma, e si guardò intorno alla ricerca di Noel, capì che qualcosa gli era sfuggito.
Noel non era da nessuna parte, e non entrò in chiesa fino alla fine della funzione.
Al cimitero, Harry, non andò però.
Troppo addolorato e confuso dall’assenza di Noel, per riuscire a sopportare quei momenti che di per sé gli andavano già fin troppo stretti.
I giorni passarono, ma la situazione non migliorò.
Se Noel non rispondeva, Harry andava a cercarla a casa, e tutti i suoi “no guarda, non mi va di uscire” e “Harry, non è il momento giusto” lo allontanavano.
Più provava ad avvicinarsi e più lei lo respingeva, e lui non riusciva a capire dove sbagliasse, o cosa dovesse fare, e continuava impotente a vedere la situazione sfuggirgli di mano.
 
 

 
Esattamente dieci giorni dopo l’incidente, Harry trovò Noel ad aspettarlo sul vialetto di casa, seduta sugli scalini di fronte alla porta.
Harry si bloccò non troppo vicino a lei, confuso da quella comparsa, mentre lei si alzava avvicinandosi a lui.
“Vieni?”
E non importavano più le delusioni, la rabbia e il dolore, non se lei era lì davanti a lui, con lo sguardo così mortificato da mozzargli il fiato.
"Andiamo."
Camminarono in silenzio, con le spalle che si sfioravano ogni tanto, e mille parole incastrate in gola.
Harry la seguiva, in quel suo vagare senza meta perché aveva bisogno di tempo, lo sapeva.
Attraversarono tutto il paese, sempre senza parlare, finchè non si ritrovarono nello stesso parco in cui l’aveva trovata dieci giorni prima.
Noel si lasciò cadere su una panchina, senza energia, tirando su col naso ed evitando di guardarlo in faccia.
Harry sospirò, si sedette accanto a lei, senza toccarla, e sospirò ancora, togliendosi i capelli dalla fronte con un gesto nervoso.
“L’altro giorno c’ero” iniziò Noel a bassa voce, spezzando quel silenzio così denso da pesare sulla pelle.
“Ero da sola, in fondo, ma c’ero.”
Harry le studiò il profilo del volto, notava come si mordeva il labbro e capiva come cercasse di raccapezzarsi tra mille pensieri.
“Potevi dirmelo” le disse “saremmo stati insieme.”
“Non ce l’avrei fatta. Certe cose devo farle da sola.”
Noel tirò le gambe sulla panchina, stringendo le ginocchia al petto.
“Però al cimitero non ci sono andata” scosse la testa, “non avrei potuto sopportarlo.”
“Quando sentirai di poterlo fare potremmo andarci insieme.”
Noel continuava a scuotere la testa, come a voler negare l’evidenza, come a voler negare tutti gli ultimi avvenimenti, e solo in quel momento Harry notò le occhiaie troppo scure che aveva sotto gli occhi e il labbro martoriato.
“Noel” iniziò avvicinandosi a lei “permettimi di aiutarti.”
"Cosa?" Disse lei presa in contropiede, voltandosi a guardarlo per la prima volta.
"Vedo cosa stai facendo, ti stai autodistruggendo" continuò "ma io non te lo lascerò fare.”
“Non so cosa fare” rispose scrollando le spalle “io non sono più niente!”
E quella fu la prima reazione che Harry vide da un bel po’ di giorni.
“Non puoi lasciarti andare, Noel. Non è la cosa giusta, e questo lo sai.”
"Sei sempre stato troppo bravo a capire le persone Harry" rispose senza neanche provare a difendersi, a contraddirlo.
"Soprattutto me, purtroppo."
“Sei anni di amicizia serviranno pure a qualcosa” disse accennando un sorriso, “però vorrei che mi dicessi tutto quello che ti passa per la testa, per poterti aiutare. Sopportare il dolore in due è sempre meglio che farlo da soli.”
Noel sospiró pesantemente prima di parlare.
"Facciamo che per il momento stiamo insieme e basta” rispose “perchè non so ancora cosa pensare.”
“C’è dell’altro vero?” capì subito. “Ti prego, parlami.”
"E' solo che" iniziò, scuotendo la testa subito dopo "non è niente di che."
"Dì la verità."
"Quando tutto è successo non volevo nessuno con me, ma ora comincio ad avere paura a stare da sola.”
Harry la guardò stupito, non immaginandosi una rivelazione simile. Così sincera, eppure così dolorosa.
"Sai che non ti lascerò."
Harry le prese il mento, voltandondole il viso nella sua direzione, per guardarle gli occhi spenti.
"Ho paura che sia io ad andarmene senza che me ne accorga."
"Non te lo permetteró."
 
 
 
 
Ed Harry ci aveva provato, con tutte le sue forze, a tenerla con sé, a non lasciarla andare, e all’inizio la situazione non andava poi cosi male, pensava.
Stavano insieme sempre più spesso, nei minuti liberi a scuola, a casa, in giro, sempre insieme.
Noel aveva persino iniziato a sorridere ogni tanto, e non sorrisi di circostanza, ma sorrisi veri, che solo Harry aveva l’onore di vedere.
E andava bene così, a Harry, e non aveva importanza rinunciare a stare con il resto dei suoi amici se c’era il rischio di lasciare Noel da sola.
E non importava neanche che aumentassero le uscite clandestine, i ritardi oltre il coprifuoco e ritrovarsi sdraiati sul prato di casa a guardare l’alba senza sapere come ci fossero arrivati.
Harry era convinto che Noel stesse meglio, bene, e credeva anche che i brutti momenti fossero passati.
Tutto quello che faceva era in funzione di Noel, tutto per tenerla in vita.
Poi però Harry iniziò a notare dei cambiamenti repentini, degli sguardi nel vuoto improvvisi, delle sigarette di troppo e dei “Harry, non starmi così addosso” che facevano male.
Così, solo qualche mese dopo, Harry si rese conto che ritrovarsi seduti sulla stessa panchina dello stesso parco di sempre non era più uguale.
Che erano l’uno accanto all’altra, semplicemente di fianco, ma non insieme.
C’era stato un tempo in cui loro due erano stati una costante, che ritrovavi sempre, invariata.
E invece erano diventati qualcosa che si, c’era, ma non era più la stessa cosa.
I messaggi che gli mandava diminuivano, e le chiamate senza risposta aumentavano.
Harry non si dava pace, ma passare da lei e non trovarla, sentire i suoi zii che erano convinti che Noel fosse insieme a lui, e non sapere dove si trovasse per pomeriggi e notti intere creava una situazione insopportabile.
E poi c’è stata quell’ultima settimana, che Harry non dimenticherà mai.
Quella su cui rimugina più spesso.
Qualcuno dei suoi amici l’aveva convinto a partecipare ai provini di Xfactor, e lui non faceva altro che dirsi contrario.
Ma tutti sapevano che dietro i “non voglio provarci, non mi interessa” si nascondevano altrettanti “non posso stare senza di lei”.
E inspiegabilmente Noel era tornata quasi quella di una volta.
Passava a trovare Harry tutti i pomeriggi, sempre più spesso, e non faceva altro che cercare di convincerlo a partecipare allo show perché “cazzo, sei bravo! Se non prendono te sono dei coglioni”.
E non ci vuole niente a iniziare a fantasticare, a sognare e desiderare di vincerle quelle audizioni, e magari anche il programma.
Ci si monta la testa, che inizia a sorvolare sulle cose importanti.
E anche se alcune cose ti sono a due centimetri di distanza tu non le vedi.
Cosi come Harry non vedeva una strana insistenza da parte di Noel, e nonostante lei avesse sempre sognato andare a Londra, lui non diede peso al fatto che lei non volesse accompagnarlo.
Ed Harry al provino ci è andato veramente, ed è stata una delle esperienze migliori della sua vita.
E la gioia di sentirsi fare tutti quei complimenti dai giudici, di sentirsi apprezzato e di passare il primo turno lo distrasse troppo.
Sembrava andare tutto finalmente bene, ma gli bastò tornare a casa per capire che quella era stata la fine.
Noel non c’era più.
I suoi zii avevano trovato solo un suo biglietto, “Scusatemi per tutto, addio”, come se la sua presenza fino a quel momento fosse stato semplicemente un peso, e non si era neanche minimamente preoccupata di scrivere due parole per lui, niente di niente.
I suoi effetti personali erano ancora lì, e il cellulare rimaneva spento, e Noel non tornava.
Quelli che seguirono furono i giorni più difficili della sua vita.
Ogni volta che ci ripensava, ricordava le nottate passate insonni, a maledirsi e torturarsi.
Perché lui ci aveva provato, con tutto se stesso, a tenere stretti i pezzi, ma ne aveva persi troppi senza neanche rendersene conto.
Noel era così, imprevedibile, e troppo fragile.
Ma è che il passaggio da “ho paura che sia io ad andarmene” a “me ne vado, Harry” è stato decisamente troppo veloce.
Così tanto che non ha potuto neanche abituarsi all’idea.
E a peggiorare la situazione, a bruciare veramente tanto, è che quel “me ne vado” non c’è mai stato.
Un giorno lei era lì, con il volto scavato dalle lacrime di un’altra nottata insonne, con le mani a torturare gli strappi dei jeans e il pacchetto delle sigarette troppo vuoto, e il giorno dopo non c’era più.
Da un giorno all’altro niente più Noel e le sue risate contagiose, le battute stupide per tirarlo su di morale, le unghie smaltate male e i suoi abbracci che sapevano di casa.
Era scomparsa come se non fosse mai esistita.
E tutte le domande "con chi sarà ora?", "cosa starà facendo?" e "è ancora viva?" non fanno altro che logorare lentamente la sua di anima, già rimasta a metà dopo che quella di Noel se ne era andata.

 
"Tearing me apart with words you wouldn't say
And suddenly tomorrow's moment washed away
'Cause I don't have a reason and you don't have the time
But we both keep on waiting for something we won't find
[…]
All I’ve ever wanted, tha secrets that you keep
All you ever wanted, the truth I couldn’t speak
‘Cause I can’t see forgiveness, and you can’t see the crime
And we both keep on waiting for what we left behind"
_Linkin Park - Final Masquerade_










Questa "cosa" era nel mio pc da decisamente troppo tempo.
E' una sorta di spin-off della mia long
Like A Hurricane  (che trovate premendo sul titolo), o più che altro un vero e proprio prequel che può essere comunque letto separatamente.
Credo sia inutile dire quanto ci tenga a questa storia e a questi due personaggi, soprattutto perchè Noel richiama un bel po' di me, quindi ci terrei moltissimo a sapere cosa ne pensate.
Inoltre ho inserito due canzoni alle quali tengo moltissimo, che hanno ispirato questa One-shot, e vi consiglio di ascoltarle perchè non ve ne pentirete.
Inoltre ringrazio
Njaalls Efp per il fantastico banner di questa storia, che mi ha colpito sin da subito.
E niente, spero vi piaccia. :D


 
 
 
  
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