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Autore: voidsiilviasw    04/10/2015    2 recensioni
Ci saranno tante cosa al quale Thomas dovrà abituarsi e altrettante di cui dovrà fare a meno.
Le cose o le persone perse in genere non tornano, ciò che perdi non ritorna su un piatto d'argento.
La mancanza è come un'opera d'arte preziosa: sta dietro una bacheca di vetro ed è insieme a ciò di cui hai più bisogno in assoluto ma tu sei lo spettatore e di conseguenza non puoi afferrarla.
Sei un passo dal raggiungerla ma cento dal prenderla. La mancanza delle assenze è straziante e questo Thomas lo sapeva, era come se fosse rinchiuso in una gabbia e avesse visto qualcosa di bello ma sapeva di non poterlo raggiungere, sapeva tutto questo e sapere di sapere lo tormentava notte e giorno fino a quando...
Genere: Angst, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Erano passati cinque lunghi anni dalla distruzione della W.I.C.K.E.D e dal passaggio dei sopravvissuti attraverso il pas verticale.
Thomas idealizzava il mondo al di fuori del paradiso come un deserto pieno di disperazione e desolazione, immaginava fosse andato quasi tutto in rovina, i muni  rimasti nelle città uccisi dagli spaccati per pura invidia, questi sempre più folli e logorati dall'eruzione, l'Uomo Ratto ormai deceduto o impazzito in qualche posto chi sa dove, Ava Paige uccisa da qualche matto per non aver trovato una cura o per non aver portato a buon fine le prove. 
“Tutto lavoro sprecato” si ripeteva Thomas mentre dava una mano a Brenda con il legname.
Il luogo nel quale li avevano mandati per sopravvive o comunque portare avanti la specie era ormai diventato un piccolo villaggio. I vecchi, ormai ex radurai, si erano dati parecchio da fare costruendo con il legname delle piccole casette e delle armi per cacciare; dentro ad un baule, evidentemente lasciato lì per ogni evenienza dalla W.I.C.K.E.D, avevano trovato una marea di cose, tra queste c'erano oggetti di ogni tipo tra questi anche generi alimentari e vari semi di diversi tipi di piante di conseguenza avevano anche cominciato a coltivare qualcosa.
Mentre Thomas era lì che trafficava con i bastoncini arrivò Minho tutto bello allegro.
“Hey pive, Frypan sta cucinando.” disse.
“Sicuramente sarà di nuovo cervo, ormai è diventato il piatto fisso nel menù. Io odio mangiare cervo, a pranzo cervo e a cena pure. Stufato di cervo, bollito di cervo, affettato di cervo, secondo me arriveremo pure alla frittata di cervo. ”
“Testa di caspio, grazie ancora che troviamo degli animali nel bosco.”
“Già, scusa.” rispose Thomas guardando quasi con ammirazione un punto fisso nel suolo per evitare lo sguardo del suo amico.
“Ci pensi mai?” disse Minho fissando l'orizzonte e cambiando discorso.
“A cosa?”
“Al mondo, ad Alby, Newt, Chuck, e beh anche a Teresa; a tutto ciò che abbiamo passato. Ci pensi mai? Io quasi non riesco a credere che siano passati cinque anni.”

Quei nomi, quelle persone, quell'Alby, quel Chuck, quella Teresa, ma soprattutto quel Newt.
Era riuscito a non fare più incubi riguardo a loro ma ultimamente, non si sa come, erano tornati a tormentarlo. Riaffioravano ogni notte puntuali come orologi svizzeri, entravano nella sua mente, insidiandosi e nascondendosi dentro il più piccolo anfratto.
Il ricordo di  Alby  preso dal dolente, Chuck  morente, gli occhi di Teresa ormai quasi spenti e soprattutto le ultime parole pronunciate da Newt: 'Per favore, Tommy. Per favore.' 
'Newt.' Quel nome picchiettava la mente di Thomas come un martello pneumatico batte sul suolo. Come promesso in passato, in quei cinque anni non aveva mai rivelato a nessuno ciò che aveva fatto, aveva tenuto per sé tutto il dolore e l'angoscia che puntualmente venivano a fargli visita ogni sera nei suoi incubi più profondi. Lo sguardo di Newt fisso nei suoi occhi, il cambiamento di umore nel pronunciare quelle parole, il rimbombo del corpo inerme che cadeva sull'asfalto sterile e sopratutto il fallimento per non averlo salvato.
Non aveva mai rivelato a Newt i sentimenti che provava nei suoi confronti. Non erano gli stessi che provava per Teresa, erano diversi e sinceri. In fondo Newt c'era sempre stato, lo aveva supportato e incoraggiato, aiutato e anche se indirettamente, lui aveva sempre supervisionato e protetto gli altri.

'”l mio cosa dice?”
“Tu sei il soggetto A5 e ti hanno chiamato il Collante.”
“Il Collante?”
“Già. Probabilmente perchè sei una specie di collante che ci tiene uniti. Non lo so.[...]”


"Eh già, razza di pive ci avevano proprio preso." Ripetè Thomas nella sua mente.
Newt era stato il collante per tutti, colui che aveva tenuto unito il gruppo ma che non aveva tenuto in piedi se stesso e i suoi pezzi all'interno del suo cervello. L'oscurità se lo era preso e divorato, ma aveva permesso al ragazzo di esprime l'ultimo desiderio prima di sprofondare in quella buia pace senza ritorno.

“Hey testa di caspio, ma ti sei incantato?” disse Minho interrompendo quello stato di trance che si era creato dentro la mente di Thomas.
“Si si, scusami stavo solo pensando. Comunque si ci penso ogni tanto, nemmeno io riesco a credermi ma adesso siamo qui. Siamo sani e salvi.”
“Bene così, e tu Brenda?” Minho si rivolse alla ragazza con uno sguardo di adorazione.
“Preferisco non pensarci.” rispose in modo schietto quasi come se le desse fastidio parlare di quell'argomento.
“Giusto, meglio non pensarci. Io vado a vedere che sta cucinando quel pive per cena. Venite con me?”
“Vorrei ma devo aiutare Brenda con la legna, ci vediamo nella sala maggiore.” ribattè Thomas.
“Io due minuti e arrivo.” disse la ragazza.
“Va bene.” concluse l'asiatico.
Minho prese a correre in direzione della cucina e Thomas trovò divertente questa reazione. Spesso il ragazzo coglieva ogni buon motivo per farsi una bella corsetta, amava correre e si vedeva, sembrava quasi che gli mancasse vivere una vita combattendo e correndo ogni giorno come una dannato per sopravvivere anche solo mezzo secondo, ma infondo era Minho, era un ex velocista, cosa poteva fare se non correre?
“Thomas io ho finito con la legna, sono esausta e ho fame. Vado da Frypan, tu che hai intenzione di fare?” disse Brenda.
“Tu vai, io ti raggiungo. Devo finire un paio di cose.”
“Bene così.” tagliò corto e si apprestò a camminare in direzione della mensa.
Thomas adorava guardare il tramonto da solo e osservare come il cielo si tingeva di varie tonalità del rosso sfumandosi poi all'arancione misto giallo. Quando il sole stava ormai per scomparire all'orizzonte, tutto si colorava di rosa e viola, l'atmosfera si oscurava e la luna dava il cambio alla gigantesca palla incandescente portando sul pianeta un lieve velo di tristezza e solitudine. Il piccolo corpo celeste risplendeva riflettendosi sul mare mentre tutto intorno miliardi di puntini prendevano vita, erano le stelle. Queste spuntavano come funghi brillavanti, oh si, luccicavano come diamanti.
'Guarda che bella la natura' diceva Thomas a se stesso anche se sapeva che a breve sarebbe andato a dormire e che gli incubi sarebbero tornati.
Sotto un certo aspetto sperava che questi prima o poi sparissero, era crudele pensare di voler dimenticare i suoi amici, ma rivedere i volti sofferenti e morenti lo faceva star male e lui non voleva provare di nuovo questo dolore, lui voleva ricominciare da capo una nuova vita lontano dai ricordi passato.
Thomas decise che prima di andare a mangiare avrebbe raggiunto il suo rifugio e che vi si sarebbe nascosto a pensare per un po' di tempo.
Raggiunse a fatica la grotta che si trovata in cima alla collina, era nascosta da due alberi ed era difficile da notare, solo un occhio attento sarebbe riuscito ad individuare l'apertura della grotta in tutto il suo splendore.
Si addormentò scrutando l'orizzonte ormai completamente blu scuro, la notte calava, il freddo stava avanzando e il suo cuore perdeva un altro pezzo a causa della malinconia che affliggeva Thomas.

*

Si alzò a fatica, barcollando, il cervello fece il solito scherzo bastardo smettendo di funzionare e così per qualche secondo, Thomas, non vide più nulla.
'Merda ci risiamo, dai oh basta fare scherzi cervello del caspio. Mi sono alzato troppo velocemente ma ciò non significa che devi farmi questi ciocchi.' iniziò a dire credendo forse di riuscire a parlare alla sua mente.
Quando poco dopo si riprese percepì un forte mal di testa dovuto a non si sa che cosa, sentiva una forte pressione e dei rumori fastidiosi rimbombargli nella mente, era come se qualcuno stesse bussando ripetutamente da dietro una porta.
Non capiva che cosa gli stesse succedendo, provava dolore ovunque ma non ci diede peso. Con un po' di nervoso in corpo dovuto a questo malessere si diresse alla sala maggiore nel quale Minho e tutti gli altri lo stavano aspettando, beh tutti a parte Brenda.
“Dove caspio è Brenda?” chiese Thomas sorpreso di non trovarla al tavolo.
“E' andata a verificare una cosa, tornerà subito.” rispose Minho un po' spaventato.
“Che cosa precisamente? Sembra che tu abbia visto un fantasma, perchè sussurri?”
“Più o meno è così.”
“Minho, dov'è Brenda?”
“Io..”
“Dov'è Brenda?” Thomas si alzò dal tavolo urlando in faccia all'amico, non poteva perdere anche lei, aveva già lasciato andare troppe persone, non voleva trovarsi nella condizione di dover cercare la sua migliore amica come un disperato nel pieno della notte in mezzo al bosco.
“Thomas, calmati.”
“Dimmi dove caspio è Brenda o giuro che ti scaravento giù dalla scogliera.”
“Va bene, ma per favore siediti.”
Raccogliendo tutta la calma rimasta che aveva in corpo, il ragazzo si sedette e prestò attenzione a Minho.
“Girava una voce, era dà un po' che ne sentivamo parlare. Nessuno ci credeva, nessuno voleva crederci. Brenda si è offerta di andare a verificare di persona. Forse...Forse hanno trovato Newt.”
Thomas sgranò gli occhi, non poteva essere vivo, come faceva ad essere vivo se lui lo aveva ucciso? Era impossibile.
'Sicuramente avevano visto male, dovevano per forza aver visto male.' Si ripeteva Thomas cercando di non impazzire sul momento.
“Impossibile, hai visto come era ridotto. Non prendermi in giro, Minho.”
“No no, ti giuro. Dicono di averlo avvistato, era vivo, con una cicatrice in testa ma vivo. Qualcuno deve avergli sparato in piena fronte e quella pallottola ha magicamente arrestato l'Eruzione. Brenda è andata a cercarlo per portarlo qui. Volevamo dirtelo a cosa fatta ma oggi non ti ho visto messo bene anzi sembravi molto sconvolto perciò te lo ho detto stasera.”
"Beh...Grazie." In quel momento un rumore assordante gli perforò i timpani, si accasciò a terra urlando come un matto. Il suono era dentro la sua testa, ne era sicuro. Una calca di gente si riunì intorno a lui, anche se non voleva aprire gli occhi sentiva che la presenza delle persone, la mano di Minho che lo scrollava ma lui non voleva guardare, non sarebbe rimasto con gli altri nemmeno un secondo di più.
Thomas si alzò di scatto tenedosi le mani intorno al ventre e tentando di trattenere le lacrime per la notizia, il mal di testa era forte ma ciò non gli impedì di correre fuori dalla sala. Uscì dalla porta e una volta fuori corse più veloce che potè per raggiungere il rifugio segreto.
Nessuno sapeva dove fosse e di conseguenza se si fosse nascosto nessuno lo avrebbe trovato.
Voleva urlare, sfogare la rabbia in qualche modo e piangere. Fece tutte queste tre cose.
Era combattuto con se stesso, desiderava rivedere Newt più di ogni altra cosa al mondo ma l'idea che l'amico si ricordasse qualcosa lo terrorizzava, lo spaventava a morte.

Newt era la prima persona in cui Thomas aveva riposto la sua fiducia mentre lui era l'ultima persona del quale Newt si fosse mai fidato; ma Thomas questo lo sapeva, lo sapeva perfettamente e mentre osservava una coccinella camminare sul muschio, si addormentò di nuovo desiderando di non svegliarsi mai più.






Spero sia di vostro gradimento, è la prima fan fiction che scrivo sui Newtmas. Accetto volentieri le critiche e i commenti di ogni tipo. Ringrazio Susanna ed Eleonora per avermi incoraggiato a scrivere. Un abbraccio, Silvia :)

 

   
 
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