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Autore: Strega_Mogana    04/10/2015    4 recensioni
C’era solo lei nel suo mondo. Un mondo fatto di oscurità e freddo. Un mondo dove lei aveva portato la luce e il calore dell’amore.
Nota: Seguito di Due capitoli della medesima storia.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Seguito della FF Due capitoli della medesima storia


Vedere. Sentire. Toccare.

Un rumore insolito si sentì nell’ufficio del Preside in quell’assolato pomeriggio di Giugno.
Fu un suono lieve, delicato, forse appena accennato, ma alle sue orecchie attente non era sfuggito.
C’erano numerosi vantaggi nella trasfigurazione animale, specialmente se si praticava per molti anni. Col tempo non solo aveva acquistato una buona visione notturna – un tempo avrebbe detto ottima, ma gli anni trascorrevano inesorabili; lei invecchiava, le rughe aumentavano sul suo viso e la vista calava – ma poteva vantare anche un udito invidiabile.
Per questo i suoi alunni, col tempo, avevano capito che era inutile bisbigliare durante le sue ore: lei li avrebbe uditi comunque.
E quello che aveva percepito, quel suono così insolito in quella stanza, scappato dalle labbra di quel mago, era un sospiro.
Severus Piton - il Preside Piton, ex Mangiamorte e spia, braccio destro segreto di Silente, mago che aveva ingannato perfino la mente di Lord Voldemort - aveva sospirato.
Era stato un suono così lieve che, probabilmente, qualcun altro non lo avrebbe percepito, ma lei lo aveva sentito comunque.
Era proprio un sospiro.
Sollevò lo sguardo dalla lista che aveva in grembo con elencati gli ultimi preparativi per la grande festa che Hogwarts riservava agli studenti del settimo anno qualche giorno dopo l’ultimo esame.
Quell’anno, poi, c’era anche Hermione tra gli alunni uscenti e la possibilità di intravedere Harry Potter che ballava con la sua migliore amica aveva attirato molti più genitori rispetto agli anni precedenti. E molti insistenti, irritanti giornalisti che aveva quasi dovuto scacciare a male parole trattenendo a stento l’impulso di trasformarli in formiche per l’intera serata.
Gli elfi avrebbero dovuto lavorare di più, non era certa che ci fosse abbastanza spazio per i tavoli, la pista da ballo, le decorazioni e gli ospiti. In più alcuni genitori erano Babbani e dovevano finire di organizzare gli spostamenti, con Passaporte autorizzate e ad orari ben precisi, dal Ministero alla scuola senza traumatizzare troppo i parenti che, in quei sette anni, avevano visto solo un assaggio di magia tramite i compiti del figlio.
Era un vero problema. Stava organizzando quella serata da almeno un mese, aveva interrogato Severus solo per le decisioni più importanti e che riguardavano la sicurezza del castello.
Per il resto aveva fatto affidamento ai consigli delle sue colleghe, decisamente con più gusto rispetto al mago che ora le dava la schiena e che, se fosse stato per lui, avrebbe solo consegnato i diplomi, magari nella penombra umida dei suoi sotterranei, tappezzati da drappi neri.
Insomma un funerale anziché una grande festa.
Erano chiusi in quell’ufficio da quasi due ore, col sole che picchiava dalla finestra riscaldando l’aria attorno a loro.
Al secondo punto di quella che aveva battezzato come ridicola lista Lui si era alzato e le aveva dato le spalle guardando fuori dalla finestra dove gli studenti del settimo anno, gli unici rimasti in tutta la scuola, andavano incontro ai genitori per salutarli e far visitare loro l’istituto.
Per molti era come un ritorno a casa, tanti genitori avevano frequentato Hogwarts e la ricordavano con affetto, i genitori Babbani fissavano il castello e ogni sua meraviglia con occhi sgranati e bocche spalancate.
In parecchi anni di insegnamento questo non era mai cambiato.
Credeva che quel gesto fosse l’ennesima dimostrazione da parte del Preside di quanto ritenesse quella festa ridicola e inappropriata; mentre aveva elencato ogni punto, i possibili disagi e le eventuali soluzioni, lui era stato quasi sempre in silenzio, fermo nella sua rigida posizione.
Aveva incrociato le mani dietro la schiena fissando il parco attraverso il vetro della finestra annuendo solo di tanto in tanto, a volte dandole ragione, altre cercando di aiutarla a trovare risposte e soluzioni più semplici ed immediate. Spesso sbuffando la sua frustrazione e il suo disappunto.
Sbuffi da lei puntualmente ignorati.
Non era offesa da quell’atteggiamento, aveva imparato a conoscerlo, a sopportarlo come le diceva Poppy di tanto in tanto e sapeva che coinvolgerlo per l’organizzazione di quella festa era veramente chiedere troppo al nero e scontroso Severus Piton. Quindi apprezzava ogni consiglio e ogni suggerimento.
E sì, apprezzava anche ogni sbuffo perché le confermava che Severus, il timido, ma molto intelligente, ragazzino pallido che aveva imparato a conoscere dietro i banchi di scuola, non era cambiato molto nonostante tutti i dolori che la vita gli aveva riservato.
Ma quel sospiro la colse impreparata.
Sollevando lentamente lo sguardo dalla pergamena si rese anche conto che le mani non erano più strette dietro la schiena, ma si erano appoggiate sul davanzale interno della finestra. La schiena non era più rigida come se fosse stata un pezzo di legno, ma la linea era più morbida, quasi rilassata.
Si alzò senza fare rumore e con passo felpato, degno dell’animale in cui si trasfigurava, si avvicinò al collega e amico quasi intimorita da quell’insolito atteggiamento.
Raramente Severus faceva cadere la sua maschera. Era ancora più raro che lo facesse davanti alle persone.
Si avvicinò quel tanto che bastava per vedergli metà volto e quello che vide fu quasi più sconvolgente del sospiro.
Stava sorridendo.
Certo appena un accenno. Un vago sollevamento degli angoli della bocca, ma lei sapeva che quello era un sorriso e se non fossero state le labbra, l’avrebbe capito dai suoi occhi.
Niente maschera fredda e distaccata. Niente sguardo assente o duro.
C’era una scintilla in quello sguardo nero, anzi nell’unico occhio che vedeva, che riconobbe immediatamente perché nell’ultimo anno si animava solo se quegli occhi color della notte si posavano su una determinata strega che, con le sue vesti lunghe e colorate, aveva stregato molti cuori, non solo quello del Preside.
Voltò lo sguardo fuori dalla finestra per dar conferma ai suoi pensieri.
Hermione era nel parco, circondata dall’affetto e dall’amore della famiglia Weasley, sorrideva e scherzava con Potter.
I genitori Babbani le avevano risposto che non avrebbero intrapreso un lungo viaggio dall’Australia per vederla prendere il diploma di Hogwarts. Ne era rimasta ferita, ma non si era aspettato altro da loro, la scoperta di quello che la loro unica figlia era riuscita a fare alle loro menti li aveva profondamente segnati e il loro rapporto era spesso e delicato quanto una lastra di vetro soffiato.
Tornò a guardare il mago che non si lasciava sfuggire neppure un movimento della giovane strega che rideva felice e spensierata nell’assolato giardino del castello.
La donna sorrise tornando a suo posto sempre senza fare rumore, ma aveva l’idea che anche se avesse distrutto tutto l’ufficio, Severus non se ne sarebbe reso conto così impegnato a dissetarsi dell’immagine della giovane donna.
- Come ti dicevo, Severus. – continuò lei parlando alla sua schiena – Io e Vitius abbiamo stabilito che i tavoli per la cena spariranno dopo il dolce per far apparire la pista da ballo. Col Ministero abbiamo discusso degli ultimi dettagli questa mattina e la prima Passaporta con i genitori Babbani dovrebbe attivarsi tra quarantacinque minuti.
- Va bene. – rispose laconico lui senza voltarsi.
Tirò le labbra in un sorriso divertito.
- Visto che siamo tutti maggiorenni vorremmo anche offrire del vino elfico agli studenti.
- Direi che è una buona idea.
- Abbiamo ingaggiato un complesso che suonerà dal vivo. Arriveranno intorno alle nove.
- Perfetto.
- E finiti i festeggiamenti ho deciso di scappare con Hagrid per coronare il nostro sogno d’amore. – concluse lei trattenendo una risata.
- Come preferisci.
La strega scosse il capo con un sorriso comprensivo e fece sparire la pergamena.
Aspettò con pazienza alcuni minuti osservando a turno la schiena di Severus e la tela accanto alla finestra dove Albus sonnecchiava tranquillo.
Ormai, da quando la guerra era finita, dormire e spettegolare sembravano le uniche cose che quel quadro riuscisse a fare.
Ci vollero quasi dieci minuti prima che Severus si voltasse di nuovo verso di lei.
Qualcosa le disse che si era voltato solo perché Hermione era sparita dalla sua visuale.
Il Preside sbatté un paio di volte le palpebre fissandola come se si fosse reso conto solo in quel momento della sua presenza.
Ovviamente fu solo un veloce momento, la maschera di perfetto uomo cinico e freddo tornò immediatamente al suo posto, ma la strega ormai aveva visto oltre quella facciata e non si faceva ingannare più tanto facilmente.
- Minerva. – disse lui sedendosi al suo posto dietro la scrivania.
- Severus. – rispose lei cordiale rilassandosi sullo schienale della poltrona.
- Direi che ci siamo detti tutto. Hogwarts è pronta per la festa di questa sera.
- Sì, direi di sì. – annuì la strega, non aveva nessuna intenzione di andarsene, appoggiò le mani sui braccioli imbottiti della poltrona dov’era seduta e fissò il suo collega sopra le lenti rettangolari.
Senza vergognarsi troppo si rese conto che voleva divertirsi un po’.
Dopo qualche istante Severus sollevò un sopracciglio sottile.
- Che cosa vuoi, Minerva?
- Mi è giunto un pettegolezzo. – sorrise sorniona lei.
- Albus… - sibilò il pozionista con un filo voce che tremava di collera.
- Oh no, ragazzo mio. – rispose il quadro alle sue spalle, ora del tutto sveglio, era incredibile come passasse velocemente dal dormire, o fingere di dormire, all’essere completamente sveglio e sempre a conoscenza di quello che accedeva intorno a lui – Io non c’entro. Non questa volta.
- E, sentiamo, quale sarebbe questo pettegolezzo?
- Bathsheda¹ mi ha riferito che Hermione è corsa fuori dalla Sala Grande subito dopo aver consegnato il suo esame. Ha proprio usato il termine corso. E non si è più vista per l’intero pomeriggio… - allungò lo sguardo verso il mago notando che non aveva cambiato espressione, incredibile cosa possono fare anni e anni di doppiogioco al cospetto di un mago oscuro – e neppure tu se per questo.
Come nulla fosse Severus si rilassò sullo schienale della sedia e incrociò le braccia al petto.
Poteva essere molto minaccioso se lei non lo avesse visto piangere sulla tomba di Silente dopo la fine della guerra.
- Cosa vorresti insinuare, Minerva?
- Insinuare? Io? – domandò lei con finto fare innocente – Assolutamente nulla! Potrei quasi offendermi per questo, Severus. Ma sono troppo vecchia e impegnata, ora.
Si alzò dalla sedia e s’incamminò verso la porta nascondendo un sorriso, non era bravo solo Severus a portare le maschere.
- Comunque, credo che la tua nuova parola d’ordine sia magnifica. Assaporare la libertà è sempre un’esperienza… magica. Lo è anche di più se si ha accanto una persona amata.
- Lo terrò a mente. – rispose solamente lui.
Non si voltò a fissarlo perché sapeva che non avrebbe avuto nessuna riposta da lui. Non così, non in quel momento. Ma non importava, aveva già capito tutto, lei. La vecchiaia non porta solo le rughe, porta anche un po’ di esperienza.
- Spero di vederti ballare stasera, Severus.
- Io non ballo, Minerva. Ma farò un’eccezione se ti vedrò baciare il tuo innamorato questa sera.
La strega si chiuse la porta alle spalle ridacchiando, iniziò a scendere la scala a chiocciola. Sorrideva apertamente e sapeva bene che, quella sera, Severus avrebbe ballato.
Forse lei non l’avrebbe visto, ma avrebbe ballato.


* * * *



- Il tuo ragazzo ci sta fissando.
Hermione arrossì e sollevò lo sguardo incontrando due occhi azzurri come il cielo e un sorriso fin troppo divertito.
- Smettila, George. – mormorò Hermione senza voltarsi.
La serata e la festa stavano volgendo al termine.
La famiglia Weasley era venuta quasi al completo, da quello che aveva capito George e Ginny avevano vietato a Ron di unirsi a loro.
Era stata una bella giornata nonostante la tristezza e il dolore per la mancanza dei suoi genitori. Non se l’erano sentita di fare un lungo viaggio per immergersi nel mondo di magia che, ai loro occhi, aveva cambiato radicalmente la loro unica figlia.
Il loro rapporto non era dei migliori. Il lungo anno in Australia li aveva riavvicinati, ma tutti sapevano che non sarebbe mai stato più come un tempo.
Loro avevano paura e lei non sapeva come cancellare quello che aveva fatto, i buoni propositi e la consapevolezza di aver salvato la loro vita non cambiava i fatti: lei poteva cambiare l’esistenza delle persone solo con un colpo di bacchetta.
Poteva uccidere mormorando due parole.
I suoi genitori non erano certi di poterlo sopportare.
Avrebbe trascorso il mese di Luglio con loro, tornando a casa giusto in tempo per il compleanno di Harry, e sapeva che quella sarebbe stata la sua nuova routine per il resto della vita.
Triste, ma meglio così che morti.
Aveva passato il pomeriggio con la sua seconda famiglia ridendo e scherzando, dimenticando per qualche ora il dolore che provava ogni volta che pensava ai suoi genitori.
Lei, Ginny, Harry e George avevano passato del tempo con Hagrid, avevano finto di mangiare i suoi biscottini di cemento rassicurando il Mezzogigante che non sarebbero scomparsi. Promisero di scrivergli spesso e ancora più spesso di fargli visita.
Si era preparata con l’aiuto di Ginny che l’aveva pettinata e truccata, chiacchierando come due sorelle.
Aveva indossato un abito bianco, semplice, di tessuto leggero come l’aria, con una cintura di seta nera in vita. Quella cintura, di quel nero cupo, le ricordava Severus, era come se lui la stesse abbracciando.
Quando l’aveva confessato a Ginny era stata presa in giro senza pietà fino a quando non aveva minacciato di farle sparire il vestito nel bel mezzo della sala, mentre ballava con Harry.
Il vestito era stretto, aderente nei punti giusti e si era sentita scoperta non appena aveva varcato la soglia della Sala Grande elegantemente addobbata per l’occasione.
Molti occhi si erano puntati su di lei mentre si avvicinava alla signora Wealsey che quasi piangeva per la gioia.
Aveva ricevuto la sua quota di applausi, aveva mangiato e bevuto un po’ di vino per festeggiare.
Poi aveva ballato e si era sentita presa in ostaggio da tutta la famiglia di Ron.
Aveva ballato con Arthur, poi con Charlie e Bill.
Percy aveva parlato per tutto il tempo sugli innumerevoli ruoli che avrebbe potuto occupare al Ministero ed era stata felice che la canzone fosse stata breve.
Aveva ballato con Harry sentendosi addosso gli sguardi di tutti, ma era stato con George che le cose erano peggiorate.
Aveva fatto battutine idiote per tutto il giorno, aveva insinuato di tutto fino a farle arrossire anche la punta dei capelli, ma ora, stretti in un abbraccio, mentre ballavano sulle lente note di un walzer, si rese conto che il peggio l’aveva lasciato per quello specifico momento.
Ovviamente ogni sua minaccia non fece che aumentare il divertimento di quello sciagurato.
- Mi sta proprio fulminando con gli occhi! – continuò imperterrito lui guardandolo al di sopra della sua spalla– Sono fortunato che le maledizioni non si possano lanciare senza bacchetta o sarei spacciato!
- Lascialo stare.
- Perché? E’ divertente!
- George...
- Ehi siete voi che non volete rendere pubblica la relazione, non io!
Era vero.
Nei giorni seguenti quel loro primo, passionale bacio avevano deciso di non rendere pubblico nulla. Non ancora.
Era troppo presto e volevano conoscersi meglio, andare oltre quello che avevano conosciuto durante la permanenza nella scuola.
Era un passo logico e razionale, come loro due.
Ma non era facile e Severus era decisamente più bravo di lei in quel gioco.
Quando era entrata in Sala Grande aveva cercato immediatamente il suo sguardo, la sua silenziosa approvazione, invece lui era rimasto a parlare con la McGranitt guardandola solo durante la cena.
Avevano passato quei giorni il più possibile insieme, quando gli impegni di Preside lo permettevano.
Si erano scambiati baci, carezze, ma nulla di più.
Avevano deciso di portare la loro relazione ad un livello più intimo fuori da quel castello, ma anche resistere alla tentazione non era facile.
L'attrazione era quasi palpabile tra di loro, non erano mai vicini abbastanza e, ogni volta, i vestiti erano solo un fastidioso ostacolo.
Entrambi cercavo di non superare il limite quando i baci diventavano più infuocati e le carezze più insistenti, ma, ogni volta, una mano o le labbra riuscivano, comunque, a trovare un pezzetto di pelle scoperta in più.
George interruppe il flusso dei suoi pensieri accarezzandole la schiena e chinandosi sul suo orecchio, gli occhi azzurri, con quella luce maliziosa, puntati su Severus.
Si sentì arrossire sentendo il suo alito caldo sul lobo.
- Credo che, al momento, si stia chiedendo se può tagliarmi anche l'altro orecchio senza che nessuno se ne accorga.
Hermione sgranò gli occhi e quasi cedette alla tentazione di voltarsi, ma restò ferma nell'abbraccio di George imbarazzata oltre ogni limite.
- Io non ti proteggerò, sappilo. - gli rispose con un sussurro nell'orecchio sano – Se Severus vorrà farti a pezzettini io ti terrò fermo per aiutarlo.
Il rosso scattò indietro fingendo una faccia sconvolta.
- Non posso crederci! Due giorni a baciarti con lui e già sei una Serpeverde! Voldemort avrebbe potuto utilizzare questo metodo per ingaggiare i Mangiamorte invece che minacce di morte e maledizioni!
Hermione scoppiò a ridere appoggiando la testa sulla sua spalla. George era l'unico, oltre lei, Harry e Ginny che parlava così apertamente della guerra come se fosse solo una storia inventata. Aveva perso molto durante la battaglia, ma aveva riacquistato il solito sorriso e la solita ironia. Sapeva che gli mancava il gemello, lo sapeva molto bene, ma lui continuava a dire che doveva essere ironico e divertente per entrambi e che non poteva permettere al dolore di prendere il sopravvento.
Alcuni si voltarono a guardarli mentre ballavano e ridevano, probabilmente qualcuno avrebbe iniziato a dire che Hermione Granger e George Weasley erano una coppia.
- Oh oh... - mormorò il mago sorridendo – il tuo ragazzo ha appena stretto il bicchiere così forte che potrebbe romperlo.
Fortunatamente la musica finì ed Hermione poté liberarsi dall'abbraccio dell'amico e voltarsi verso l'uomo che amava.
Severus stava dritto in piedi ai bordi della pista, li fissava, senza neppure nasconderlo, stringeva il bicchiere con così tanta forza da far tremare lievemente la mano.
Gli fece un debole sorriso che sembrò quietare un po' il suo umore, la mano smise di tremare e il calice fu appoggiato ad uno dei vassoio che volteggiavano per la sala.
Si diresse verso il tavolino rotondo occupato da tutta la famiglia Weasley, Molly e Arthur stavano ballando, Percy stava parlando con il Ministro, Bill era uscito con Fleur e Charlie discuteva di draghi con Hagrid.
Ginny e Harry si tenevano per mano mentre sorseggiavano un po' di vino.
- Dove vi siete nascosti voi due nell’ultima ora? - domandò George.
Nessuno dei due ripose, ma si sorrisero.
- Oh no...- mormorò George con fare disgustato – non potete tenere a freno i vostri ormoni?
- Abbiamo solo ricordato i vecchi tempi.
- E dove? Nello stanzino del quarto piano?
Hermione scosse il capo prendendo un calice di vino e guardandosi attorno. Aveva perso di vista Severus, si allontanò dal gruppo nello stesso momento in cui Ginny diceva a George di andare nello stanzino accompagnato dalla sua mano.


* * * *



Era bella da mozzare il fiato.
Sembrava una dea, una ninfa dei boschi, una creatura mitologica per gli umani impossibile da toccare.
Invece era sua.
Lui poteva toccarla, poteva baciarla, poteva desiderarla e mai il desiderio fisico gli era sembrato così doloroso e piacevole insieme.
La luna rischiarava il parco quella sera. La musica arrivava anche fuori, ovattata, distante, ma ancora percepibile.
Non c'era nessuno o così sembrava, per una volta non gli interessava se qualche studente era uscito ad amoreggiare.
Forse perché nessuno era più studente quella sera o forse perché anche lui si sentiva uno studente in fin dei conti.
L'aveva vista uscire dalla Sala Grande e sapeva dov'era diretta.
C'era un piccolo cortile secondario, circondato da colonne avvolte da piante rampicanti e corridoi dagli alti soffitti a volta. Il cielo era terso, le stelle splendevano, la luna era tonda, grande e luminosa.
Si perse ad osservare il cielo qualche istante poi si incamminò verso il piccolo cortile laterale.
Hermione sedeva su una panchina di pietra, il bicchiere era appoggiato a terra.
I suoi passi fecero scricchiolare il ghiaietto del sentiero. Lei si voltò e quando lo riconobbe il sorriso le illuminò il volto rendendola ancora più bella, ancora più dannatamente desiderabile.
Gli sembrava quasi irreale che lei fosse lì e che aspettasse lui.
- Sapevo che saresti venuto. - mormorò alzandosi, il vestito si muoveva morbido sulle delicate curve del suo corpo.
Anelava di accarezzare quel tessuto e poi la morbidezza della sua pelle candida.
La sua voce era dolce come il suo profumo e calda come la sua pelle. Deglutì a vuoto avvicinandosi alla sua bellezza, alla sua luminosità, al suo cuore.
- Sei bellissima. - le rispose allungando una mano per accarezzarle una ciocca di capelli liscia – Però mi piacciono di più ricci.
Hermione ridacchiò e gli accarezzò una guancia, gli sembrò che la pelle andasse a fuoco ogni volta che lo sfiorava.
Sì, decisamente si sentiva uno studente incapace di gestire gli ormoni.
- L'effetto della Lisciariccio sparirà... entro domani mattina saranno di nuovo una massa informe e impossibile da pettinare.
Avrebbe voluto dirle che gli sarebbe piaciuto vedere tutti quei ricci sparsi sul suo cuscino, ma si trattenne. A fatica, ma si trattenne.
Appoggiò il viso alla sua mano e si lasciò scappare un sospiro, aspettava quel tocco da tutto il giorno.
Riuscì ad avvicinarla più a suo corpo, Hermione appoggiò l'altra mano sul suo petto accarezzando i bottoncini neri perfettamente allacciati. Lui le accarezzò i fianchi e chiuse gli occhi immerso nel suo profumo, nel suo dolce tocco, nella morbidezza delle sue labbra.
Aprì gli occhi di scatto quando si rese conto che lei lo stava baciando.
Hermione si scostò prima che riuscisse anche solo a pesare di rispondere al delicato bacio. Continuava a sorridere, ma c'era una piccola sfumatura di tristezza nello sguardo, forse causata da quell’apparente rifiuto.
- Scusa... - mormorò rossa in volto, imbarazzata per la sua intraprendenza – ho visto come guardavi me e George... non volevo che pensassi che tra di noi...
Non la lasciò finire, l'avvicinò ancora di più al suo corpo, baciandola con foga, lasciandola senza fiato e senza parole.
Lei ricambiò con impeto e passione, affondando le mani dei suoi capelli, aderendo al suo corpo, gemendo nella sua bocca facendogli quasi perdere il controllo.
Si staccò solo per riprendere fiato, scendendo a lasciare una scia di baci infuocati sulla linea della mascella per poi scendere sul collo, dove poteva sentire il suo cuore battere forte.
Il suo profumo era intossicante, il calore del suo corpo attraverso il vestito leggero un richiamo quasi impossibile da ignorare.
Si bloccò solo quando si rese conto che le sue mani erano arrivate troppo vicine al seno.
- Cacciami via…- le sussurrò all’orecchio – prima che perda totalmente il controllo.
La strega sospirò e lo abbracciò forte contrariamente a quello che lui le aveva chiesto. Aveva il corpo che si tendeva nella sua direzione, era suo. Completamente, inesorabilmente suo.
- Hermione… ti prego… sono troppo vecchio per nascondermi tra i cespugli con la mia… ragazza…
Hermione rise con il volto premuto contro la sua spalla, gli baciò il collo riuscendo agevolmente ad aggirare la sciarpa di seta nera, il contatto con le sue labbra in quel preciso punto lo fece rabbrividire. Si allontanò un poco da lui restando, comunque, nel suo caldo abbraccio.
La distanza era minima, però sentiva già freddo dove i loro corpi non si toccavano.
- Balla con me. – gli disse sorridendo – Balla e non pensare più a nulla.
- Qui la musica non si sente.
- Non importa.
Le sorrise, un sorriso sincero, innamorato, luminoso come la luna in cielo, un sorriso che nessuna donna aveva mai visto.
Iniziarono a ballare lentamente seguendo una musica silenziosa che suonava solo nei loro cuori.
Dopo pochi minuti Hermione riprese a ridacchiare.
- George ti chiama il mio ragazzo… - l’unica sua risposta fu sollevare un sopracciglio – mi ha detto che, mentre ballavamo, lo guardavi come se stessi pensando a come tagliargli l’altro orecchio senza dare nell’occhio.
Restò in silenzio qualche istante poi sospirò.
- Non pensavo all’orecchio.
La donna sgranò gli occhi e aprì la bocca per ribattere, ma, non riuscendo a trovare le parole giuste, si limitò a scuotere il capo con un lieve sorriso.
- La tua gelosia mi lusinga, ma non è necessaria. Ho indossato questo vestito per te. Mi sono truccata per te. Ho cercato tutta la sera il tuo sguardo, Severus. Sono venuta qui perché sapevo che mi avresti raggiunto, perché volevo stringerti, baciarti… amarti.
Lui le prese una mano e accostò il palmo alle labbra sottili, la baciò piano delicatamente facendola rabbrividire.
Non ballavano più.
- Questa sera, - mormorò sulla sua pelle – sono stato geloso di ogni sguardo che ti ha sfiorato. – risalì sul polso, dove poté sentirne il battito accelerato, Hermione trattenne il respiro – Non posso farci nulla, ma mi sforzerò di resistere alla tentazione di chiuderti nella mia camera. Con me. Possibilmente senza questo bel vestito candido. – finì con un sorriso sulla sua pelle accaldata – Sei troppo bella stasera. Resisterti non è facile.
- Abbiamo detto di voler aspettare…
Con un sospiro carico di desiderio Severus baciò un’ultima volta la pelle delicata del polso e allontanò la mano della strega delle sue labbra.
- Cacciami via, Hermione. – quasi la implorò questa volta – Cacciami via… prima che non risponda più di me. So quello che ci siamo detti, ma io…
- Era una cosa stupida. – disse la strega rossa in volto.
Severus sgranò gli occhi neri e la fissò come se non avesse sentito le sue parole.
- Hermione…
- Sono una donna. Tu sei un uomo. Ti desidero, mi sembra stupido fingere che non sia vero e anche tu mi desideri.
- Volevamo conoscerci meglio.
La donna sorrise e allungò una mano per accarezzargli la guancia, lui chiuse gli occhi a quel tocco, richiamato dal suo corpo l’avvolse in abbraccio.
Non riusciva a staccarsi da lei. Era come una droga.
- Io ti conosco, Severus. Conosco il tuo cuore, il tuo animo e tu mi comprendi meglio di chiunque. E mi sono resa conto che non devo conoscerti meglio, perché io so già chi sei. E tu? Tu mi conosci, Severus?
Severus respirò piano, riempiendosi i polmoni col suo profumo, sentendo la pelle formicolare dove lei lo sfiorava, tendendosi verso di lei, verso quell’amore così sincero, così vero, da lasciarlo senza fiato.
Aprì gli occhi incontrando il suo sguardo colmo d’amore e di passione. Si rese conto che anche lei si tratteneva come lui, che la passione che lo stava quasi divorando, divorava entrambi.
- So che se non fai colazione sei intrattabile fino a pranzo. – le disse facendola sorridere – So che ti piace la marmellata di arance amare e la torta di nocciole e cioccolato. Ti piace leggere all’ombra di un albero e nell’angolo più nascosto della biblioteca per non farti disturbare dagli altri. Arricci una ciocca di capelli con le dita quando sei concentrata su un libro e mordi la punta delle piume quando stai scrivendo. Dopo la guerra dormi con la bacchetta sotto il cuscino e hai chiesto ad Olivander di fabbricartene un’altra perché non vuoi più rischiare di restare senza. Hai ancora la borsetta di perline pronta nell’armadio. – le prese il viso con le mani e l’avvicinò alla sua bocca – I tuoi occhi brillano quando sei felice e amo vederli brillare quando sei con me. Conosco il battito del tuo cuore. Conosco il profumo della tua pelle e il sapore delle tue labbra.
Le accarezzò il volto con delicati baci fino a raggiungere la sua bocca per immergersi nel suo sapore.
- Mi conosci anche tu. – sussurrò Hermione raggiante a pochi millimetri dalle sue labbra sottili.
- Quindi…- mormorò lui.
- Mi mostri la tua camera, Severus?
Le sorrise, le prese una mano e baciò delicatamente il dorso.
Entrarono nel castello senza preoccuparsi degli sguardi degli altri, senza mai smettere di sorridersi e tenersi per mano.
Alcuni li fissarono a bocca aperta. Altri fecero finta di non vederli.
Arrivati a pochi metri dalla porta della sua stanza Hermione rallentò il passo, aveva lo sguardo basso, le gote arrossate. Severus si fermò e la guardò col terrore che avesse cambiato idea. Era disposto ad aspettarla fino alla fine dei suoi giorni, ma non era certo di poter celare la delusione se quella sera non avesse accarezzato e baciato ogni centimetro della sua delicata pelle candida.
- Hermione… - la chiamò con un filo di voce – Hermione se… se hai cambiato idea.
La donna scosse il capo, le ciocche lisce le incorniciarono graziosamente il volto.
- Allora…
- Ron…
Il mago si ritrovò a corto di parole. Voleva sapere cosa centrasse l’ex fidanzato in quella situazione, ma non sapeva come chiederlo senza sembrare troppo scortese, così restò in silenzio aspettando che lei continuasse.
Gli sembrò che ci mettesse un’eternità.
- Io… io… - balbettò lei stringendogli la mano con forza – c’è stato solo Ron… e… e non abbiamo avuto molto tempo per essere… fantasiosi.
Si sforzò di non scoppiare a ridere. Riuscì solamente a sorrise costringendola dolcemente a sollevare lo sguardo.
Hermione era imbarazzata, ma si lasciò guidare, fidandosi di lui, dei suoi gesti.
Lui si chinò a sfiorarle delicatamente le labbra.
- Ci saranno molte notti in cui potremmo essere fantasiosi. Ma questa sera voglio solo amarti Hermione e non solo con il cuore, ma con tutto me stesso. – sorrise dolcemente mostrando anche lui un po’ di imbarazzo – E poi non sono certo di riuscire ad essere fantasioso. Non questa sera. Ti desidero troppo.
Gli rispose con un dolce sorriso sfiorandogli le labbra con un innocente bacio e uno sguardo che prometteva qualcosa di meno innocente una volta arrivati in quella camera che sembrava troppo lontana.
Quando si chiusero la porta alle loro spalle, nulla fu casto e delicato.
I baci divennero infuocati, le carezze esigenti, i vestiti solo un inutile ostacolo.
Severus si trattenne dal prenderla in quel punto, sulla porta dei suoi appartamenti, meritavano di più per la loro prima volta.
Quando una mano si chiuse a coppa sul suo seno, Hermione emise un roco sospiro che lo fece impazzire.
Cercava di non perdere il controllo, tentava di ricordare a se stesso che era lui quello più maturo, con più esperienza e responsabilità.
Responsabilità…
Si staccò dalle sue labbra e sospirò appoggiando la fronte sulla sua.
- Minerva…
- No,- sorrise l’altra accarezzandogli il volto – sono Hermione.
Severus fece una debole risata, fu come sentire le fusa di un gatto contro il petto. Hermione si sentì sciogliere da quella risata così inaspettata e intima, riuscì solo a mordersi le labbra trattenendo un sospiro estasiato.
- Se lascio sola Minerva senza darle una spiegazione, - le disse con un filo di voce – domani si precipiterà qui, probabilmente poco dopo l’alba. E non le importerà se saremo ancora nudi nel mio letto.
La donna sorrise divertita, avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo per certe frasi così esplicite, ma sentendo l’urgenza del suo desiderio e la sua certezza che la mattina successiva sarebbero stati ancora insieme, in un momento così intimo come il risveglio, non poteva che renderla felice e desiderare ancora di più tutto quello che un uomo come Severus Piton poteva offrirle.
- E se ora le spieghi la situazione, domani mattina non piomberà qui all’alba? – gli domandò.
- No, verrà comunque. – rispose lui rassegnato – Però ci darà il tempo di rivestirci.
Rise, non riuscì ad evitarlo. Lo abbracciò e strofinò la guancia sulla sua spalla.
- Vai allora. Ti aspetto qui.
- Torno subito.
- Non ho dubbi.
Uscì quasi di corsa dalla stanza e fu in quel preciso momento che si rese conto di non esserci mai stata prima di allora.
Si guardò attorno improvvisamente a disagio, si strofinò le braccia con le mani come se cercasse di cacciare via quella stupida sensazione.
Osservò il salottino, i mobili erano scuri, in alcuni angoli si confondevano con l’oscurità dei sotterranei. Fece qualche passo indugiando sul tappeto a pelo lungo davanti al caminetto dove riposava un debole fuoco che riscaldava l’ambiente. Le pareti erano tappezzate da libri di ogni genere e autore, alcuni anche in lingue straniere. Molti erano manuali di Pozioni e di Erbologia, constatò con sorpresa che un intero mobile era destinato a romanzi di vario genere ed epoca, alcuni, molti di più di quello che avrebbe potuto immaginare, erano contemporanei.
Severus era un avido lettore e questo non poteva che aumentare la stima che aveva nei suoi confronti.
Non si soffermò sul mobiletto da bar vicino al camino, né sulle poltrone rivestite di verde intonate con il divano a due posti sistemato davanti al caminetto.
Notò che non c’erano molti effetti personali, nessuna fotografia, nessun quadro, solo libri e una scrivania ingombra di pergamene.
La sua attenzione fu attirata da due porte di legno posizionate nell’unica parete libera.
Aprì uno spiraglio della porta sulla sinistra e si trovò di fronte alla camera da letto.
Entrò titubante guardandosi attorno.
Con la sua camera privata aveva scoperto che i letti di Hogwarts erano tutti a baldacchino, le spesse tende di tessuto ricordavano i colori delle Case di appartenenza.
Il letto nella sua stanza era singolo, quello nella stanza di Severus erano matrimoniale, coperto da una trapunta leggera color avorio.
Non aveva mai pensato alla camera del Preside, ma, chissà per quale motivo, si era aspettata coltri di seta nera o gli splendenti colori della Casa di Salazar, invece c’erano sobrie lenzuola dai colori neutri.
Si girò per lanciare un’occhiata alla porta assicurandosi che Severus non entrasse da un momento all’altro e, spinta dalla curiosità, aprì l’anta di un armadio. Si trovò di fronte ad una schiera di casacche nere perfettamente allacciate, mantelli stirati nel modo corretto appesi l’uno accanto all’altro senza sfiorarsi, quasi come se fossero stati distanziati esattamente alla medesima distanza.
Ogni cosa era al suo posto, in ordine, pulito e lucido.
Osò aprire un cassetto della cassettiera incontrando solo camice bianche, perfettamente stirate a piegate, come se non fossero mai uscite dal negozio.
Hermione sgranò gli occhi sorpresa, lei era meticolosa e amante dell’ordine, ma il suo armadio non era mai stato così ordinato.
Richiuse i mobili senza fare rumore e si voltò per tornare nel salottino.
Sussultò quando riconobbe Severus sulla soglia della camera, le braccia incrociate al petto e un sopracciglio sollevato.
- Scusa. - disse lei mortificata – Io non volevo ficcanasare… ma… ero solo…
- Curiosa. – finì lui la frase, stranamente non sembrava molto arrabbiato.
Annuì con un sospiro.
- Sei troppo ordinato.
- Troppo ordinato?
Annuì.
- Come ci riesci?
- Anni di pratica e di vita solitaria, suppongo. Ma non è un problema, posso rimediare subito.
Stava per chiedere spiegazioni quando le si avvicinò, le accarezzò i fianchi risalendo fino alla cerniera sulla schiena.
Il silenzio della stanza fu spazzato via dal rumore della zip che veniva lentamente aperta. La schiena fu presto nuda e il vestito trattenuto solo dalle dita sottili del mago.
Senza lasciarlo cadere, fissandola negli occhi si chinò per sfiorarle le labbra con un bacio.
- Cosa… stai facendo, Severus?
Il tessuto bianco del vestito frusciò dolcemente sul corpo cadendo ai suoi piedi in un mucchietto morbido di stoffa candida rovinando così il perfetto ordine della camera.
- Disordine. – mormorò sulla sua bocca.
- Oh.
Hermione allungò le mani sulle spalle armeggiando con le fibbie d’argento che appuntavano il mantello; la parte razionale della sua mente le sussurrò che doveva sentirsi in imbarazzo dalla situazione.
Il resto del suo corpo le urlava di non fermarsi.
E lei non aveva nessuna intenzione di fermarsi.
Velocemente, con abili mosse, come se lo avesse fatto da sempre gli slacciò il mantello e sorrise maliziosa.
- Lascia che ti aiuti a fare un po’ di disordine.
Si sorrisero.
Mentre il mantello scivolava per terra la strega pensò che aveva fatto lo stesso dolce suono del suo vestito.
Poi fu il turno di slacciare ogni bottoncino della sua giacca.
Quando l’ultimo scivolò fuori dalla piccola asola, non ci fu più bisogno di pensare.
Era tempo di fare ancora più disordine.

FINE


Note
1. Nome dell’insegnate di Antiche Rune Bathsheda Babbling. Vedere “Due capitoli della medesima storia - Parte Hermione – VIII° lettera E.


   
 
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