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Autore: FrecciaJones    04/10/2015    0 recensioni
Salve a tutti! Nonostante io sia una veterana di questo sito, oggi ci riprovo con una storia, una nuova storia! E faccio a voi (ma soprattutto a me stessa) una promessa, e cioè quella di scrivere, o almeno provarci, un capitolo al giorno (al massimo due giorni) e di caricarlo. Spero vi piaccia il primo e che vi spinga a seguire me e la mia storia.
Lasciate un commento (qualsiasi), anche se negativo, fatelo! Credo che questi siano un'opportunità di crescita unica per uno scrittore o per chi, come me, ci prova.
Grazie della vostra attenzione e Buona lettura!
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ la storia più vecchia del mondo: lei ama lui, ma lui, a quanto pare, ama l’altra. L’altra, in questo caso, era mia sorella. Lui, invece, quello che credevo essere l’amore della mia vita, colui che immaginavo come padre dei miei figli, il ragazzo perfetto, quello con cui ero cresciuta e con il quale avrei voluto vivere per sempre. E’ così che succede nelle favole, il principe azzurro non va a letto con le altre damigelle del regno ma giura amore eterno alla sua amata e da lì in poi non c’è storia, vivono tutti felici e contenti. 

Io avevo visto troppi film d’animazione Disney da bambina, letto troppi libri della Austen da grande e trascorso sempre le vacanze natalizie, ogni anno tutti gli anni, guardando ogni commedia romantica trasmessa in seconda serata. Era evidente, perciò, che il mio problema fosse alla base, la mia vita non poteva essere un film con Hugh Grant e io dovevo solo capirlo.
Certo avrei preferito uscire dalla mia grande bolla di sapone in un altro modo, vedere cadere a pezzi il proprio castello, anche se fatto di carte e zucchero filato, può sconvolgere anche la più perfida delle regine. 

Ero triste, afflitta, piena di rabbia e dolore. Tutti sembravano avermi voltato le spalle ed io, talvolta, provavo la stessa sensazione di chi lentamente perde sensibilità a braccia e gambe, e come disarmata aspettavo che questa si estendesse a mente e cuore paralizzandomi completamente.
Non potevo più rimanere a casa ma non sapevo dove andare o cosa fare, così decisi di rivolgermi all’unica persona lontana da quelle mura che mi stavano opprimendo fino a distruggermi. Andai da Nicki, Nicoletta all’anagrafe, la sorella di mia nonna, scappata di casa quando aveva poco più di trent’anni. Da piccola origliavo quando i grandi parlavano a bassa voce di lei ed alcune volte avevo sentito dire che, in realtà, era stata cacciata di casa da suo padre, il mio bisnonno. I motivi del suo allontanamento non sono mai stati chiari per me e tutte le volte che facevo qualche domanda in più finivo con l’infastidire qualcuno ed essere rimproverata da mamma e papà. 

L’estate prima del gran trambusto, Nicki era riuscita a contattare me e mia sorella tramite internet. Aveva scritto che più volte c’aveva ripensato e cancellato il messaggio prima di inviarlo, che non voleva essere invadente o indiscreta piombando nella vita di chi, non cercandola in tutti questi anni, probabilmente non ne voleva sapere di lei e che avrebbe avuto piacere che nessuno in famiglia  venisse a sapere di quella conversazione. Benedetta risposte con una breve e-mail di circostanza, scrisse che era stato, cito testualmente, “carino” ricevere sue notizie e che sarebbe ritornata a scriverle in modo tale da rimanere in contatto. Contatto che si limitò ai semplici auguri di Pasqua, Natale , Capodanno e feste comandate, solo perché aveva salvato Nicki tra i contatti a cui mandava gli auguri random copia e incolla. 

Io guardai mia sorella scrivere quella risposta consapevole già che non era tra le sue priorità riallacciare i rapporti con zia e quando lei mi chiese cosa invece avrei risposto io, indugiai e farfugliai qualcosa su un imminente impegno che mi impediva di farlo sul momento. 

            ‹‹ Le scriverò stasera, quando avrò un po’ più di tempo ›› risposti poi.
            ‹‹ Puoi copiare quello che le ho scritto io se vuoi ››
            ‹‹ Non mi sembra carino Benny … ›› dissi io interrompendola.
            ‹‹ Beh a me non sembra giusto invece portare avanti questa cosa,  con lei poi che fondamentalmente è una sconosciuta. Con l’aggravante poi che dovremmo tenere tutto nascosto a mamma e papà ›› .
            ‹‹ Quindi è più sensato tenerla alla larga anche se non ci ha mai fatto niente? ›› domandai io infastidita.
            ‹‹ Dico solo che se tutta la famiglia l’ha tenuta alla larga per tutto questo tempo, probabilmente, c’è qualcosa che non va in lei ›› .
            ‹‹ Non mi sembra una persona cattiva, anzi, ha solo speso parole gentili e cordiali, a me sembra una persona cortese ››
            ‹‹ Fai come vuoi! ›› rispose Benny quasi come offesa. Evidentemente l’aveva presa sul personale.

La sera tornai a scrivere a Nicki o meglio zia Nicki, visto che ci teneva ad essere chiamata così. Da quel momento in poi tra noi si creò un vero e proprio rapporto di corrispondenza tra di noi. Le scrivevo dell’avanzamento dei miei studi, lei dispensava saggi consigli, mi mandava le foto dei dolci che si divertiva a fare nei fine settimana, quelle di Gastone, il suo gatto e mi confortava o rallegrava nei momenti difficili. Non avevo mai avuto il coraggio di chiederle del perché fosse andata via, di cosa la spingeva a stare ancora lontana da sua sorella e la sua famiglia, se avesse mai pensato di ritornare e del perché fosse finita in Baviera. Ero riuscita a legare così tanto con lei da non voler essere la causa di un suo turbamento.  

Quando tutto era stato perso, quando avevo scoperto del tradimento, non avevo nessuno a cui aggrapparmi e l’unico punto fermo rimastomi era lei, così le chiesi aiuto. 

“Nicki, ho bisogno d’aiuto, posso chiamarti? Ti devo parlare” le scrissi.
Non mi diete il tempo di farlo. Fu lei a chiamare immediatamente dopo aver letto il mio messaggio.
            ‹‹ Dimmi cosa è successo piccola mia ›› furono le sue prime parole. 

Iniziai a piangere e parlare velocemente, tanto da non capire cosa stavo dicendo, eppure ero riuscita a descrivere dettagliatamente tutto quello che era successo senza nessun indugio, quasi come fosse tutto inciso a chiare lettere nella mia mente e aspettasse solo di uscire. 

             ‹‹ Ho paura di soffocare. Devo andarmene da qui ›› aggiunsi ‹‹ ho un paio di soldi da parte, se tu potessi ospitarmi per un po’ te ne sarei grata, magari il tempo di trovare un’altra sistemazione o di capire cosa fare … voglio solo andarmene ››.
            ‹‹ Ecco cosa faremo: ti manderò dei soldi per procurarti tutto quello che ti serve. I biglietti aerei possono essere costosi se prenotati all’ultimo momento, e tu hai detto che vuoi partire il prima possibile. Devi anche prendere un paio di treni prima di arrivare a Füssen, ma i soldi che ti manderò copriranno anche queste spese … ››
             ‹‹ Non serve, come ti ho detto, ho già qualche cosa da parte ›› dissi io interrompendola.
             ‹‹ Quelli li terrai tu in caso di imprevisti durante il viaggio ›› aggiunse lei continuando a parlare ‹‹ ti dirò nel dettaglio come muoverti per raggiungerti e non ti preoccupare, io sono con te Maria, non sei sola, quindi, smetti di piangere adesso ››. 

Quelle parole mi avevano rassicurato completamente, era come se lei sapesse quello che avrei voluto sentirmi dire, quello di cui avevo bisogno in quel momento. Non importava più quello che provavo, lei era con me e quella era la cosa che più importava. 










 
  
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