Breathing's Memory
E' una bella giornata: gli
uccellini cinguettano motivetti gioiosi, i fiori sbocciano e la
natura si desta, quando il sole è alto nel cielo e i suoi
raggi, caldi e chiari, accarezzano la pelle ambrata della piccola
Robin, che riposa tranquilla e beata accanto a sua madre.
Una
tenera atmosfera regna sovrana, in un magico calore fatto d'amore...
La
donna la osserva riposare lieta: tiene i piccoli pugni l'uno accanto
all'altro, i capelli d'ebano sparsi sul cuscino e sul suo viso
innocente, le labbra rosee leggermente schiuse.
Tutto
questo, fa da cornice ad un'espressione serena ed ingenua, che nel
sonno, ci lasciamo spesso e volentieri sfuggire.
Olvia, con un gesto debole, le
accarezza il volto scostandole i capelli, guardandola con estrema
tristezza, mentre la sua mente vaga, tra i pensieri:
“Gli
ultimi momenti che trascorriamo insieme... e vorrei che non finissero
mai! Ancora poche ore... Ancora
poche ore e dovrò dirti addio, mia piccola
Robin! Sai, ho deciso di partire e terminare il lavoro
iniziato dal tuo papà: decifrare i Poignee Griff e far luce
sui cento anni di vuoto, i secoli bui della nostra storia, di cui
nessuno vuole più parlare. Il Governo Mondiale ha imposto che
non ne venga mai proferita parola.
Forse, ha paura che vengano
rivelati dei segreti importanti, che loro temono? Probabile. Ma a me
non interessano i segreti di stato! Io sono una studiosa di Ohara e,
in quanto tale, ho il compito e il dovere di scoprire tali misteri.
La valigia è già pronta da ieri notte: l'ho preparata
mentre tu dormivi, in modo che non sospettassi nulla. Questa sera
partirò con un gruppo di colleghi, ma non portò
portarti con me! Il pensiero di dovermi separare da te, mi lacera il
cuore, ma non posso fare altrimenti. Non so per quanto tempo starò
via, per questo è meglio che tu rimanga qui! Robin...
Perdonami se puoi...”
Poi,
occhi fatti di zaffiro si aprono lentamente e altrettanto lentamente
mettono a fuoco l'immagine che hanno davanti: il volto sorridente di
Olvia...
-Buongiorno
mammina!- dice lei, stringendosi.
-Ciao
Robin... hai dormito bene?- chiede la mamma.
La
bimba annuisce sorridendo.
-Scendiamo?-
propone Olvia.
-Siii!-
afferma Robin gioiosa.
Madre
e figlia, allora, si alzano
e scendono in cucina dove consumano un'abbondante colazione: pane
caldo appena sfornato del panettiere di fronte casa loro, marmellata
di albicocche e latte, semplice ma nutriente.
Ancora
con una fetta di pane e marmellata in bocca, Olvia corre in camera
con la bambina, per rifare
il letto.
Le
grandi lenzuola bianche si alzano in aria ad un gesto della donna,
quasi per far giocare la piccina,
che, incuriosita, si arrampica e si sdraia nuovamente, per poi essere
coperta dal candore cadente.
-Ma
qui c'è un fantasma!- esclama Olvia, con lieve ironia,
iniziando a muovere le dita in prossimità del corpicino
steso.
-No...
mamma smettila! Mi fai il solletico, mamma...- Ridacchia Robin,
sbucando fuori con la testolina.
La
giovane la prende tra le sue braccia, mentre la fanciullina inizia a
giocherellare innocentemente con il suo volto: prima appoggia un
ditino sulla punta del naso, per poi muoverlo prima su, poi giù,
a destra e poi a sinistra. Prosegue massaggiandole le guance, ora a
destra, ora a sinistra, facendo ridere di gusto Olvia, che chiude
alternativamente gli occhi azzurri.
-Mammina...
come sei buffa...- dice la giocosa Robin.
A
quelle parole, la donna la culla dolcemente, infondendo in quel gesto
tutto il suo affetto e, al tempo stesso, la bambina ride insieme a
lei, coronando il tutto con un bacino sulla guancia, all'insegna
dell'amore tra madre e figlia.
Robin
sa perfettamente che queste coccole sono solo per lei e comprende
perfettamente i sentimenti della mamma, ragion per cui, per sentirsi
ancor più vicina a lei, si appoggia al suo petto, per sentire
i battiti del suo cuore, come faceva una volta.
Olvia
le accarezza i capelli corvini per tutta la loro lunghezza, pensando
che i suoi sono troppo lunghi e scomodi per la missione che deve
intraprendere. Così si ritrova a pensare:
-Perchè
non tagliarli?-
-A
cosa pensi, mamma?- chiede Robin, vedendola assorta.
-Pensavo
che dovrei tagliarmi i capelli, sono diventati troppo lunghi!- spiega
sincera la donna.
-Davvero?
Allora voglio tagliarli anch'io!- aggiunge la piccolina.
-Bene!
Allora facciamo un salto dal parrucchiere!- propone Olvia.
Robin
annuisce ingenuamente, senza sospettare minimamente lo scopo di
questa voglia improvvisa.
Scende
dalla braccia della madre, per poi dirigersi verso l'armadio,
indicando ad Olvia l'abito che vorrebbe indossare per uscire: un
vestitino a scacchi bianco e rosa, mentre la più matura
preferisce una camicia beige, un paio di pantaloni blu attillati e
delle scarpe comode.
Dopo
essersi fatte belle, le due escono di casa per l'ultima volta, mano
nella mano, camminando l'una accanto all'altra, per raggiungere le
coiffeur.
Arrivate
di fronte alla porta aperta del negozietto, madre e figlia entrano,
venendo accolte dal proprietario che le fa accomodare immediatamente
e, in men che non si dica, è subito da loro:
-Ditemi
pure...- Chiede gentilmente l'uomo.
-Vorrei
un taglio leggero e funzionale, per la bambina di poco, non voglio
rovinarle i capelli.- spiega brevemente Oliva.
Con
un cenno del capo l'uomo annuisce, armandosi di pettine e forbici,
inizia il suo lavoro. Prima spunta i capelli di Robin, regalandole un
cascetto da far invidia alle signore e, subito dopo, passa ad Olvia.
Con grande maestria, utilizza i suoi attrezzi su di lei. Ciocca dopo
ciocca, taglio dopo taglio, il volto della mamma di Robin assume una
luce differente, più matura, più da adulta: da vera
studiosa.
-Wow!!
Mamma, sei bellissima!- dice estasiata Robin.
-Davvero?-
chiede la donna.
-Si!-
risponde affermativamente la più piccola.
Ricompensato a dovere il parrucchiere, per il superbo lavoro svolto, le due componenti della famiglia Nico riprendono il loro cammino. Una passeggiata nella cittadina senza tralasciare alcun viottolo, per poi estendere i loro passi nel bosco accanto alla costa, sempre lasciando spazio al gioco e al divertimento: giocare a nascondino, cercare le farfalle, guardare gli animali nel loto ambiente naturale, giocherellare facendo il solletico, colpirsi con l'acqua del fiume, per rendere quest'ultima giornata, un magico ricordo a se stessa e alla sua adorata bambina. Come una moderna Cenerentola, Olvia si rende che conto che quei bellissimi momenti sono trascorsi così in fretta, ma, allo stesso tempo, così lentamente, da non rendersene minimamente conto.
Ormai
il sole è già calato e sta dando spazio alle tenebre
della notte, avvolte da una lieve foschia.
Olvia
e Robin percorrono a ritroso i loro passi per tornare a casa, con la
stessa spensieratezza di prima.
Arrivate
di fronte all'abitazione, però, le due notano la presenza del
fratello di Olvia: è appoggiato all'uscio della porta a
braccia conserte, con una valigia accanto ai piedi. Non appena scruta
la sorella, dice:
-Olvia:
è ora!-
-Lo
so!- risponde lei seria.
Con
accanto la bambina, che non si stacca da lei, la giovane archeologa
raggiunge il porto, dove vede attraccata la nave che l'avrebbe
portata via da sua figlia e dalla sua isola e tutti i parenti dei
suoi colleghi che li salutano mentre salgono, augurando loro buona
fortuna.
Robin
la guarda, come se volesse chiederle “Vai via anche tu?”, allora
Olvia si abbassa verso di lei, per coccolarla ancora un po', prima
della partenza... fino a quando...
-Coraggio,
ti decidi? Vieni con noi oppure no?- domanda un membro della
spedizione.
Olvia
non lo ascolta, fa finta di non ascoltarlo e accarezza la testolina
di Robin, perchè non vuole che quel momento arrivi: dentro di
sé, non vuole che giunga il momento dell'addio.
-Non
sei obbligata, se vuoi restare con tua figlia finiremo noi il compito
di tuo marito!- aggiunge un altro uomo appartenente alla spedizione.
-Aspettate,
sto arrivando! Sono una studiosa di Ohara quindi non posso deludere
la volontà dei nostri antenati!- conclude lei, alzandosi e
dirigendosi verso l'imbarcazione.
Robin
non accetta questa realtà.
-E'
un sogno! È un brutto sogno! La mia mamma... lei... lei non
può... non può andare via...- pensa la bimba, mentre
tutto questo le si para davanti agli occhi, per poi urlare cercando
di raggiungerla:
-MAMMA!!!-
-Tranquilla
tesoro... tu va pure...- dice lo zio, trattenendo la piccina.
-MAMMA
NON PARTIRE.... MAMMA.... MAMMA NON ANDARE VIA....- continua ad
urlare Robin dimenandosi, mentre Olvia sale.
Nonostante
l'archeologa venga chiamata con tutta la voce che la sua piccola ha
in corpo, lei sale su quella nave, diretta verso il mistero senza
voltarsi mai, come se non la sentisse...
Il
vascello, non appena lei è a bordo, parte per l'ignoto e con
il rimpianto di una madre:
“Mi
dispiace Robin: una volta che avrò risolto il mistero,
prometto di tornare da te!”
Robin,
rimasta a terra, se ne sta in piedi come un esserino in cerca
d'affetto, guardando la nave che sparisce all'orizzonte, pensando:
-
Ora che tu te ne vai, che ne sarà di me? Cercherò di
non abbattermi, di essere forte!! M'impegnerò a fondo e
diventerò un'archeologa, in modo che, quando tornerai, sarai
fiera di me, mamma!-
Salve a tutti^^
sono tornata, con una Shot dedicata a Robin...
credo si sia capito che è il mio personaggio preferito.
spero sia di vostro gradimento
un bacione
Shurei