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Autore: Caillean    06/03/2005    5 recensioni
Attorno al fuoco, attorno a me, sorrisi risate...tepore...
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Anime attorno al fuoco

 

E’ domenica pomeriggio, e dopo aver fatto una bella passeggiata ho trovato l’ispirazione per completare questo quarto capitolo. E’ per ciascuno di voi, persone fantastiche che apprezzate prima di tutto il mondo del Professore…e che per questo sento già amiche, anzi…Mellon!

Grazie a: Lothiriel, Hobbit, Estel21, Mel, Jenny76, Dama Gilraen, Argenne, Kiko87. 

Allora allora

Anche per questo capitolo ho dovuto un po’ studiare – anche se, come potete immaginare, è stato un vero piacere! Il nuovo nome che incontrerete l’ho “creato” partendo da una delle radici più comuni ai nomi usati nelle Terre di Rohan: “ Fe”, ed ecco a voi…

Un abbraccio da Caillie

 

Anime attorno al fuoco

 

Capitolo Quattro

 

 

 

“ Mamma…”

Elrond avrebbe voluto con tutto se stesso poter cancellare ogni istante dell’ ultima parte di quel viaggio. Aveva affrontato la bufera di neve con la forza della disperazione, quando gli era arrivato il messo del capitano Haldir. Aveva raggiunto con pochi elfi il rifugio dove Celebrian e i loro figli erano stati ospitati al termine dell’imboscata.

Non era riuscito comunque ad arrivare in tempo, e il corpo che aveva stretto tra le braccia le era parso una macabra imitazione della bellezza della sua amata. La freccia era stata subito estratta – del resto si era sempre fidato, e a ragione, di Haldir e degli elfi che lui comandava. Avevano medicato Celebrian e i due figli nel miglior modo concesso dal luogo e dall’imperversare della bufera…Elladan presentava un taglio abbastanza profondo sull’avambraccio destro, Elrohir era graffiato su più punti del volto. Nessuno dei due aveva lontanamente pensato di abbandonare la madre, fino al momento del suo arrivo.

Tempestati dalle peggiori sensazioni, avevano così affrontato la parte finale del viaggio verso Lorièn, ed Elrond aveva tenuto faticosamente a bada la propria collera verso gli orchi e le loro maledette frecce avvelenate. Celebrian gli era stata legata dietro, sul cavallo, perché non cadesse. Elladan ed Elrohir avevano insistito per continuare a cavalcare, e li avevano scortati ai lati a capo chino, anche quando la neve aveva cessato di cadere.

Mai il Bosco d’oro lo aveva accolto così tristemente: i primi mallorn che la disperata compagnia si era lasciati alle spalle sembravano aver compreso tutto. Dama Galadriel era venuta loro incontro. Anche lei aveva saputo, in virtù del legame così forte che aveva sempre avuto con la figlia. La presenza di Arwen all’esterno del palazzo aveva richiesto di reagire a sangue freddo: per la Dama di Lorièn era stato un’ancora di salvezza, e nonostante questo Elrond aveva temuto di vederla crollare a pochi passi da lui, quando si era avvicinata al corpo ferito della figlia.

Anche quel momento era passato, ora si trovavano tutti nella stanza dove Celebrian era stata stesa, dove dormiva un sonno dal quale rischiava di non aver risveglio.

Ed Elrond continuava a chiedersi se fosse stato un bene permettere ad Arwen di vederla in quelle condizioni.

“ Mamma…svegliati, ti prego. Devi svegliarti! ”

Gli si avvicinò lo stesso elfo che aveva appena parlato sottovoce con Haldir: “ Olòrin mi ha detto di dirvi, Sire, che resterà lui per un po’ con i vostri figli. ”

Elrond annuì, grato.

Doveva andare a parlare con lui in privato, perché di fronte ad Arwen l’Istaro non aveva avuto cuore di rivelare la gravità delle condizioni di Celebrian. Elrond ne aveva avuto un quadro terribilmente preciso quando si era reso conto che perdeva progressivamente ogni contatto con l’esterno, con i volti di chi le stava attorno e le voci ben note che la richiamavano. Un veleno agiva dentro di lei, un veleno micidiale anche per gli elfi, nel quale gli orchi dell’Oscuro signore avevano intinto quella maledetta freccia.

Ma prima doveva fare qualcos’altro di molto importante. Riempì a passi lenti, pieni di angoscia, la distanza che lo separava dal biondo capitano, e gli prese tra le mani la sinistra stretta in un pugno, abbandonata lungo il fianco.

“ Riposa, amico, e non farti una colpa di quello che è accaduto. Non ho bisogno di chiedetelo, per sapere che hai difeso con la vita le persone che mi sono più care. ”

Haldir irrigidì la mascella. “ In qualcosa ho mancato, però, e Celebrian la sta pagando cara…”

Elrond scosse la testa: “ Non è tutto perduto, e quello che accadrà non cambierà nulla tra noi, te lo assicuro. Non c’è motivo per cui tu ne dubiti. Vai, adesso, anche tu hai una famiglia a cui tornare. ”

Quando l’elfo fu uscito dalla stanza, Elrond trasse un lungo sospiro e si preparò a spiegare l’accaduto alla creatura che fissava speranzosa la madre, che le sedeva accanto sul bordo del letto e continuava ad accarezzarne le braccia abbandonate sulle coperte.

Valar, perché?

 Adar, la mamma guarirà, non è vero? ”

 Arwen, vanimelda…non posso mentirti, siamo tutti molto preoccupati. Potrebbe…” gli si strozzò in gola non solo la voce, ma il fiato stesso. “ Potrebbe rendersi necessario portarla…”

Come dirglielo, come? Con quale forza…  

“ Portarla nelle Terre imperiture? ” terminò per lui Arwen, con il viso terrorizzato ma anche con un filo di speranza nella sua giovane voce, “ …e lì guarirebbe? ”

“ Avremmo molte più possibilità…”

Lei annuì, lottando coraggiosamente con le lacrime che premevano per uscire. Gli era grata, lo sapeva, per averle detto la verità.

“ Guarirà! ”

Arwen, tu…comprendi cosa significherebbe vederla partire? ”

Perderla…conservarne per tutta la sua vita forse solo il ricordo.

“ Non me ne preoccupo, visto che andrò con lei. ”

Arwen, vieni qui ” riprese allora Elrond, ospitando la sua testa mora sul petto e parlandole ad occhi chiusi. Non aveva bisogno di guardare Celebrian: la sentiva dentro di sé, e dalla sua presenza trasse la forza di proseguire.    Le Terre Imperiture non sono un luogo per un elfo che ha appena iniziato a vivere. Non potresti tornare indietro, te ne rendi conto? Mamma, per te, ha sempre desiderato la vita più felice che potesse immaginare…Non sarebbe quella, la felicità che sogna per te, anche se certo non le dispiacerebbe averti accanto a lei. ”

Ma se tu devi proteggere gli elfi di Granburrone, io voglio stare accanto a lei. Non possiamo lasciarla sola! ”

Arwen

Elrond pensò per un attimo che avesse già parlato con Olorin. La fermezza con cui aveva detto – in una sola parola – che comprendeva il suo compito di custode dell’Ultima Casa accogliente, di responsabile di centinaia di vite di fronte al pericolo rappresentato dalle armate di Sauron…La sua era una maturità innata, una profondità e una rettitudine d’animo che non avrebbero mai smesso di sorprenderlo. “ Ne riparleremo, Arwen. Ma tu…pensa a quello che ti ho detto, è quello che vorrebbe anche lei. Non vorrebbe vedere sacrificato il tuo futuro. ”

“ Come puoi sapere quello che vuole lei, ora? ”

Cosa risponderle, adesso? Quanto poteva valere per Arwen una promessa fatta tra di loro, nel momento del ritorno dell’Ombra? Arwen aveva una vita da vivere, e Celebrian non avrebbe mai potuto tornare ad essere felice, sapendo che sua figlia aveva sacrificato quella vita per seguirla in un viaggio senza ritorno. Questo Elrond poteva affermarlo con sicurezza, ma Arwen…?

“ Vai giù da Olòrin, padre…” E non pensare ù di potermi nascondere qualcosa – gli sembrò di averla udita proseguire, anche se con parole non pronunciate.

“ Sì ” , annuì il mezz’elfo, allontanandosi da lei con un’ultima carezza.

 

Ora Frodo comprendeva perché Dama Celebrian si era presa così a cuore la salute del piccolo ferito.

Lo guardò agitarsi nel sonno indotto dall’infuso calmante che proprio la bella madre di Arwen gli aveva fatto inghiottire con pazienza. “ Anche lui è stato avvelenato con una freccia? ”

Dove era stato tratto in salvo? Chi era quel bambino?

“ Non è stata solo una freccia, temo. ”

 Appena entrata nella casetta insieme a Gandalf, Dama Galadriel si avvicinò al capezzale del bambino e indugiò per qualche istante sul suo pallido volto. “ Dopo la distruzione dell’Anello, Nazgul e orchi hanno continuato ad infestare le terre che circondano Gondor, Edoras e i Reami elfici. Altre famiglie sono state catturate e sterminate da questi…esseri, per puro divertimento. Questo piccolo è l’unico sopravvissuto di un villaggio alle porte di Edoras. ”

Aragorn, Merry e Pipino  ti hanno raccontato che non tutti i clan risposero alla chiamata di Re Theoden. Non tutti raggiunsero il raduno di Dunclivo…” disse Gandalf.

Frodo annuì.

Ricordava la durezza con cui gliene avevano parlato i due cugini, in particolare Merry, che aveva prestato giuramento al servizio del sovrano di Rohan.

“ Non deve avere più di sette anni ” rifletté amareggiato, pensando al modo con cui la Gente Alta calcolava l’età.

“ Esatto, forse anche meno. Forse non lo sapremo mai ” considerò Gandalf. “ Comincio ad essere ottimista, sul fatto che si riprenda, ma quanto a ricordare la sua vita prima della cattura…E forse il non ricordare sarà la salvezza della sua mente. ”

Anche Lindo sostiene che non sia opportuno forzare in lui alcun ricordo. ”

“ Non sono d’accordo ” intervenne Dama Celebrian. “ Il ricordo sarà stato cancellato dalla sua mente, come forma di difesa da tutto quell’ orrore…Ma riemergerà, e se in quel momento lui non sarà preparato ad affrontarlo…”

Elrond corrugò la fronte. “ Celebrian, non vorrai costringerlo a rivivere tutto quello che ha subito?!

“ Hai capito bene cosa intendo. Sai qual è stata la peggiore conseguenza di quel veleno? Io sentivo la vostra vicinanza, udivo le vostre voci…Tutto si allontanava, tutto si perdeva. E non riuscivo a recuperarne le più piccole tracce. Se per me non ci fosse stata subito la possibilità di attraversare il mare e giungere qui, nelle Terre Imperiture, avrei smarrito di voi anche il ricordo.

E quali suoi ricordi valgono la pena di esser conservati? ”

“ Il ricordo della madre, tanto per cominciare. Il ricordo della sua famiglia prima del massacro della sua gente: le sole cose che gli potranno dare la forza di affrontare i ricordi più cupi, quando la sua mente glieli ripresenterà. ”

Frodo osservò la chioma riccioluta del bambino, che spuntava dalla coperta tirata fin sopra gli occhi. Sì, sarebbe accaduto…il passato ritorna sempre, presto a o tardi, a chiederti di affrontarlo.

 

 

Ww

 

 

 

I giorni si succedettero nella quiete che per Frodo era una continua scoperta; ogni mattina gli pareva un dono la possibilità di trascorrere ore a osservare il cielo, rischiarato da un’aurora sempre differente e sempre bellissima.

Sì, in quelle Terre il cielo era comunque una continua meraviglia, perché lo si poteva osservare lontani dalla guerra e dalle dolorose scie che essa aveva lasciato dietro di sé. E se all’inizio il senso di colpa aveva sporcato la serenità e la bellezza di quei momenti, ora Frodo sentiva di poter meritare almeno un poco di quella pace. Proprio per l’aver scoperto quella piacevole sensazione, sapeva di non potersi fermare ad essa. Sapeva di doversi meritare la possibilità di restare su quelle rive, in quella casa riscaldata dalla presenza di tanti bambini, di tante anime veramente pure.

Le serate erano scandite dai racconti attorno al fuoco, e in quei momenti i bambini avevano da offrire tanto quanto gli Alti elfi. Le ballate hobbit eseguite attorno al fuoco da lui e da Bilbo incantavano gli sguardi dei piccoli, che subito dopo – sempre un poco controvoglia – seguivano Vaire e Lindo verso le lenzuola, pronte per essere rimboccate.

Anche quando pioveva, il clima ora restava tiepido, permettendo lunghe gite sulle spiagge dorate.

Proprio queste gite erano ciò che più di tutto qualcuno amava farsi raccontare. E il piacere di accontentarlo era il motivo principale per cui Frodo accettava di abbandonare la quiete della biblioteca di Lindo per l’allegra confusione della spiaggia, gremita di testoline accaldate e di figure che passeggiavano con passo leggero ed elegante, le esili caviglie immerse nelle onde che si infrangevano a riva.

Al ritorno da quelle giornate, Frodo sedeva accanto al lettino di Fealen e soddisfaceva ogni sua curiosità sui luoghi visitati insieme a Bilbo, Gandalf, Dama Celebrian ed Elrond.

Per quanto il veleno – scorrendo nel suo corpo – avesse cominciato a raggiungere gli organi vitali, il piccolo ora riusciva a restare alzato per diverse ore ininterrottamente. Il problema principale, per chi trascorreva del tempo con lui, era riuscire a distoglierlo dal ricordo del passato quando esso oscurava la sua mente e la sua innata freschezza. Era pur sempre un bambino, e conservava quella voglia di serenità, di divertimento, che premeva costantemente per uscire e vivere.

Vivere…Quei suoi occhi azzurri te lo chiedevano come un dono, mentre era un suo diritto. Vivere... I suoi sguardi ti chiedevano di narrare, e i racconti erano ciò che lo avrebbe fatto vivere. Erano ciò che più di tutto lo avrebbe fatto volare…al di là del dolore che cominciava a tarpargli le ali.

Vivere…Fealen lo avrebbe meritato più di tante altre persone, eppure quella freccia e le torture subite dagli orchi avevano deciso per lui. Anche la ferita subita da Frodo a Collevento non avrebbe mai smesso veramente di dolere, così come l’aver portato l’Anello gli aveva recato cambiamenti che non si sarebbero mai cancellati.

Ma quanto era accaduto a FealenFrodo lo giudicava davvero ignobile. La sua permanenza nelle loro mani era stata troppo prolungata, e ora la medicina elfica della casa di Lindo poteva soltanto alleviare il dolore che distorceva progressivamente il suo corpo.

Il tempo per Frodo cominciò ad essere scandito dalle tappe di questa nuova, particolare amicizia: per Fealen l’hobbit cominciò a leggere le cronache conservate da Lindo nelle sua Casa, scoprendo che alcune di esse avevano anche viaggiato verso la Contea, a volte trasformandosi in rime delle canzoni tanto amate da Bilbo e dal Gaffiere, da Merry e Pipino.

Per Fealen Frodo chiese a Gandalf e a Sire Elrond di insegnargli più a fondo la lingua degli Alti Elfi, e sempre per Fealen visse la gioia di poter comprendere quasi tutti i testi più antichi conservati dal padrone di casa. Grande, eppure piena di malinconia, fu la letizia di scoprire in uno di questi libri le liriche eliche che Legolas aveva cantato per tutta la compagnia, nei pressi del Nimrodel e di nuovo a Gondor, prima della separazione.

Come era accaduto la sera del suo arrivo a Tol Eressea, a Frodo parve di vedere il volto dell’arciere, Principe di Bosco Atro, nell’atto di ricordare quelle rime, e le righe che ora la sua mente sapeva meglio tradurre riempirono le sue orecchie della voce dell’elfo.

Cosa c’è, Frodo? ” gli domandò una sera Fealen, vedendo che si era interrotto, il libro posato sulle ginocchia, lo sguardo fisso sul cielo che si imporporava al tramonto.

  

  

Continua…

 

 

  

 

 

 

 

   
 
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