Day 5: Sacrifice
I
due fratelli giocarono a
lungo nel bosco vicino al laboratorio dove poi, esausti per le troppe
corse, si sdraiarono sull'erba a riposare uno accanto all'altro
osservando le nuvole che si rincorrevano nel cielo.
Anche se l'ambiente era
molto diverso da quello dei suoi ricordi, Zeref non potè che
tornare
indietro nel tempo a quando erano soliti fare le stesse cose nel
giardino di casa e nei prati vicini al villaggio, da soli o in
compagnia, ma con la medesima allegria e vivacità.
Il ragazzo sorrise per un
attimo a quelle dolci e nostalgiche immagini che gli parlavano di
casa e affetto, entrambe cose che da tempo non facevano più
parte
della sua vita, poi si girò verso il fratellino intento a
seguire
con attenzione i movimenti delle nuvole sopra di loro.
Ancora non gli sembrava vero
di averlo di nuovo lì con lui ma già pregustava
le ore felici che
avrebbero passato insieme pensando che la maledizione non sarebbe
più
stata un problema. I demoni infatti, l'aveva già visto, ne
erano
immuni, quindi non avrebbe potuto mettere in pericolo la vita del
fratello con la sua presenza. Certo sarebbe stato difficile
spiegargli come stavano le cose al primo attacco che avrebbe avuto,
ma in quel momento non aveva voglia di pensarci e confidava
nell'affetto che il piccolo aveva sempre avuto nei suoi confronti.
Non era possibile che proprio Natsu arrivasse a odiarlo per quello,
no?
“Fratellone?”
La vocina del rosato e il
suo sguardo interrogativo apparso improvvisamente nel suo campo
visivo lo distolsero bruscamente da quei pensieri facendogli fare un
salto.
“Sì?”
chiese subito,
cercando di capire cosa si era perso.
“Torniamo
a giocare? Mi
annoio a stare qui fermo” rispose il piccolo con un lieve
broncio
che avrebbe fatto capitolare chiunque.
Il ragazzo annuì con un
sorriso molto dolce e Natsu, improvvisamente rianimatosi, gli
tirò
un ciuffo d'erba correndo subito via e gridando a pieni polmoni un
“Non mi prendi!” che probabilmente si
sentì in tutta la foresta.
“Vedrai
se non ti
acchiappo, piccola peste!” gridò Zeref in risposta
alla
provocazione alzandosi di scatto e correndogli dietro fingendosi
arrabbiato quando in realtà stava ridendo come un matto
mentre
cercava di acciuffare il più piccolo, che si muoveva
velocissimo
zigzagando tra gli alberi e nascondendosi dietro i cespugli da cui
poi lo sbeffeggiava in un allegro e chiassoso
déjà vu.
Quanto gli erano mancati
quei giochi matti in cui solo suo fratello riusciva a coinvolgerlo?
La tragedia però era dietro
l'angolo e accadde in un attimo: il ragazzo stava correndo felice e
spensierato quando una fitta lancinante alla testa lo
inchiodò
dov'era costringendolo ad appoggiarsi a un albero per sostenersi
premendosi al contempo una mano sulla fronte nel vano tentativo di
alleviare il dolore. Con il cuore in gola e il campo visivo che si
stringeva e si dilatava, mise poi più o meno a fuoco la
figura del
fratello, che ignaro del pericolo, continuava giocare tranquillo.
“E'
vicino... troppo
vicino!” pensò, inaspettatamente in preda al
panico, in testa solo
il nome del fratello mentre sentiva avvicinarsi il momento in cui il
suo potere mortifero si sarebbe liberato. Non ne capiva il motivo ma
avrebbe voluto gridargli di spostarsi, di correre via, ma dalla bocca
non gli uscì alcun suono, e improvvisamente il colpo esplose
con la
forza di un ciclone, potente e distruttivo come poche volte era
stato.
Il corpo di Zeref ondeggiò
pericolosamente ancora appoggiato con una mano a ciò che
restava
dell'albero, mentre il ragazzo, debole e sudato come accadeva sempre
dopo i suoi attacchi, cercava di prepararsi all'orribile immagine
della natura distrutta a cui non si era ancora abituato.
A fargli capire che c'era
decisamente qualcosa che non andava ci pensò l'improvviso
silenzio
che in realtà seguiva sempre queste esplosioni di potere
magico, ma
con Natsu nelle vicinanze era troppo strano. Possibile che ne fosse
rimasto talmente scioccato da non avere nemmeno la forza di aprir
bocca ed emettere anche un suono qualsiasi?
Disperato e spaventato per
quel che avrebbe potuto vedere, il mago si girò nella sua
direzione
pensando che lo stesse guardando in lacrime e con espressione
sconvolta, pronto magari a fuggire via, ma ciò che vide gli
mozzò
il fiato strappandogli uno strano verso strozzato mentre realizzava
che il fratello giaceva invece a terra immobile.
Respirando a fatica e
cercando di negare la terribile verità che gli si presentava
prepotente davanti agli occhi, avanzò sulle ginocchia verso
di lui
tremando come una foglia per poi girarlo e scuoterlo dolcemente,
chiamandolo con una voce che non sembrava nemmeno la sua mentre le
lacrime gli inondavano le guance.
“Non
è possibile che
l'abbia ucciso. Natsu è un demone adesso, non avrebbe dovuto
risentirne... Perché è a terra e non si muove?
Che cosa gli ho
fatto?” continuò a ripetersi per qualche minuto in
preda allo
shock prima di realizzare che in realtà il piccolo era solo
svenuto.
Se il primo attacco aveva avuto questo effetto però, quanti
avrebbe
potuto sopportarne di così forti prima di tornare davvero
all'altro
mondo, e questa volta per colpa sua?
Una maledizione che più
si ama la vita, più la si toglie... E lui amava
Natsu più di
quanto avesse mai amato se stesso o chiunque altro. Era per questo
che la maledizione aveva colpito anche il fratello rinato come
demone, allora?
Terrorizzato da quel
pensiero, Zeref si tirò su di scatto, e dopo avergli
lanciato
un'ultima occhiata, fuggì via in lacrime senza badare ai
rami che lo
graffiavano, desideroso solo di allontanarsi da lì il
più in fretta
possibile. Come aveva potuto essere tanto stupido da pensare che la
maledizione gli avrebbe permesso di vivere in pace con la persona a
cui era più legato al mondo? Avrebbe dovuto saperlo che
così
facendo l'avrebbe messo in pericolo! Aveva rischiato di uccidere il
suo stesso fratello...
Quasi accecato dalle
lacrime, non badò a dove metteva i piedi e
inciampò in un sasso
cadendo a terra di schianto. Ormai senza fiato e dolorante per la
caduta, rimase inginocchiato lì a sfogarsi maledicendosi per
la sua
stupidità e gridando al mondo il suo dolore, in testa le
immagini di
poco prima e la voce del fratellino che chissà se si era
ripreso e
come avrebbe reagito trovandosi solo in mezzo a quello sfacelo. Gli
sembrò quasi di sentirlo chiamare in lacrime il suo nome e
fu
tentato di tornare indietro, ma la paura lo bloccò dov'era.
Non
avrebbe sopportato di essere proprio lui il suo assassino, e suo
fratello sarebbe stato molto meglio senza averlo al fianco. Era
terribile pensare di essersi spinto così in là
per riportarlo
indietro e dover vivere comunque separati, ma teneva troppo a quella
piccola peste per esporla a un rischio del genere. Era già
andata
bene una volta, sarebbe stato troppo sperare che continuasse
così, e
se la maledizione colpiva più duramente le persone a cui lui
teneva,
prima o poi lo avrebbe ucciso davvero. Dopotutto Natsu, nonostante
fosse ormai un demone, non era immortale. Gli dispiaceva enormemente
per lui e anche per se stesso, ma non poteva permettersi di
avvicinarglisi ancora.
Una cosa era certa: se non
avesse saputo che sarebbe stato perfettamente inutile, in quel
momento avrebbe fatto di tutto per uccidersi ponendo così
fine al
suo dolore. Ci sarebbe riuscito un giorno a chiudere finalmente gli
occhi una volta per tutte?
Zeref continuò a piangere
disperatamente per un tempo che gli parve lunghissimo,
finché a un
certo punto non avvertì una strana presenza accanto a
sé.
Sorpreso, si girò di scatto
puntando gli occhi rossi e gonfi ma ancora pieni di lacrime che
lottavano per uscire su un grosso drago rosso che lo guardava
preoccupato e incuriosito.
“Perché
piangi,
ragazzino?” gli domandò gentilmente.
“Perché
sono un mostro e
non merito di vivere” rispose lui dopo un attimo di silenzio
distogliendo lo sguardo.
“Non
mi sembra proprio, e
qualunque cosa tu abbia fatto, sono certo che non meriti un tale
castigo” fece tranquillo l'animale con la sua voce profonda e
rassicurante che a Zeref, per qualche strano motivo, non
potè che
ricordare suo padre.
“Sì
invece” insistette
il ragazzo cominciando a raccontare di getto l'accaduto con grande
abbondanza di lacrime.
Il drago rosso lo ascoltò
senza interromperlo permettendogli di sfogarsi accrescendo
enormemente l'istintiva fiducia che Zeref aveva subito provato nei
suoi confronti.
“Dov'è
adesso tuo
fratello?” gli chiese infine l'animale guardandosi intorno e
annusando l'aria.
“Il
più distante
possibile da qui, spero” fece il mago con voce cupa tenendo
gli
occhi bassi. “E forse, dovresti esserlo anche tu”
continuò piano
dopo qualche secondo.
Stava per dire qualcos'altro
ma uno strano peso sulle spalle gli bloccò le parole in
gola.
Stupito, si girò piano scoprendo di avere intorno la coda
squamosa
dell'animale, che incredibile ma vero, sembrava quasi che lo stesse
abbracciando.
“Noi
draghi abbiamo la
pelle dura. Non ho motivo di fuggire davanti a te” disse
tranquillo.
A quelle parole, Zeref
trattenne il respiro e si girò di scatto fissandolo
incredulo e
stupito con gli occhi pieni di lacrime. Non poteva davvero credere
alle sue orecchie, e qualcosa gli diceva che presto avrebbe rischiato
di uccidere anche lui se non se ne fosse andato alla svelta, ma in
quel momento il mago aveva troppo bisogno di un po' di affetto per
curarsi del pericolo e si appoggiò piano al corpo squamoso
del drago
che sorrise intenerito senza essere visto.
Rimasero così per un po'
ciascuno perso nei propri pensieri, e il mago era quasi sul punto di
addormentarsi quando l'animale parlò ancora una volta
facendogli
alzare lo sguardo su di lui.
“Sei
davvero deciso ad
abbandonare tuo fratello al suo destino?” chiese.
Il ragazzo chiuse gli occhi
per un attimo cercando di trovare il coraggio di pronunciare la frase
che, lo sapeva, sarebbe stata la condanna sua e di Natsu, ma
purtroppo, come sempre, non aveva scelta.
“Sì.
Non posso metterlo
in pericolo più di quanto ho già fatto”
disse con la voce
incrinata e il volto che lasciava trasparire un dolore troppo grande
per una persona all'apparenza tanto giovane.
“Non
pensi a quanto ne
soffrirebbe?” insistette il drago.
“Ci
penso sì e credimi se
ti dico che farei qualsiasi cosa per evitarlo ma prima ho avuto la
conferma che non potrò comunque tenerlo con me a lungo e so
che non
sopporterei di vederlo morire un'altra volta sapendo oltretutto di
essere io la causa. Mi è già bastata una volta, e
piuttosto che
ripetere l'esperienza, preferisco rimanere ancora solo e non vederlo
più finché non sarà il momento di far
cessare tutto” riprese il
ragazzo tremando di dolore al pensiero di dover attuare tutto questo.
“Sei
proprio sicuro
allora” constatò il drago pensieroso.
“Devo
esserlo” fu la
dolorosa risposta del mago, il cui volto, a dispetto del tono di voce
forzatamente indifferente, la diceva lunga su quanto in
realtà
soffrisse.
“Quel
povero bambino
continuerà a cercarti per tutta la vita finchè
non ti avrà
ritrovato... questo lo sai, vero?” insistette l'animale nel
tentativo di fargli cambiare idea. Per qualche motivo che non
riusciva nemmeno a spiegarsi, gli dispiaceva che quel ragazzo e suo
fratello fossero condannati a una così crudele separazione.
Gli
sembravano così uniti che era davvero un peccato
costringerli a
vivere lontani l'uno dall'altro.
“Nascosto
tra gli alberi,
gli farò un incantesimo perché si dimentichi di
me... in questo
modo almeno lui potrà vivere felice. Sarà
l'ultima volta che lo
vedrò per molto tempo, ma in fondo è meglio
così. Farei qualsiasi
cosa per mio fratello, e se stargli lontano gli permetterà
di vivere
la vita lunga e felice che merita, sono pronto a farmi da parte.
Tanto io sono abituato a stare solo, mi passerà”
sussurrò con gli
occhi bassi e uno strano sorriso sul volto.
Per un po' regnò il
silenzio mentre Zeref ripensava a ciò che aveva appena detto
cercando perlomeno di abituarsi all'idea e il drago rifletteva su
cosa potesse fare lui per quei due fratelli sfortunati. Sapeva che
con ogni probabilità si sarebbe pentito di essersi
immischiato in
quella brutta faccenda, ma il ragazzo che aveva di fianco gli faceva
troppa pena, e non poteva sopportare il fatto che da qualche parte in
quell'immensa foresta ci fosse un bambino piccolo che vagava da solo
in cerca del fratello maggiore che non sarebbe mai tornato a
occuparsi di lui, abbandonandolo di fatto in pasto al mondo freddo e
crudele. Quante probabilità di sopravvivenza aveva quel
cucciolo
innocente da solo? Decisamente molto poche, e questo non poteva
permetterlo. Aveva tentato in ogni modo di far cambiare idea al
ragazzo, ma in fondo capiva le sue ragioni e non poteva forzarlo a
compiere quello che, a conti fatti, srebbe stato solo un gesto
egoista più che d'amore.
“Portami
da tuo fratello.
Mi occuperò io di lui” ordinò a un
certo punto il drago stupendo
Zeref che lo guardò incredulo con le lacrime che gli
rigavano
silenziosamente le guance.
“Come?”
sussurrò quasi
senza fiato, certo di non aver sentito bene. Quel drago voleva
davvero...
“Hai
sentito quello che ho
detto... Portami da lui. Ti prometto che non gli accadrà
nulla di
male e che baderò a lui come se fosse mio figlio
finché non sarà
in grado di cavarsela da solo” ribadì l'animale
guardandolo
deciso.
“Perché
fai questo? Mio
fratello è un demone e io sono un mostro, entrambi potremmo
essere
un pericolo per te. Per quale motivo ci aiuti?” chiese il
ragazzo
sorpreso ma già più calmo. La sua più
grande preoccupazione una
volta abbandonato il fratello sarebbe stata infatti come questo
avrebbe vissuto da solo in una grande foresta così lontano
da
qualsiasi centro abitato senza però osare condurlo altrove
per
timore delle possibili conseguenze su di lui e sugli altri, e ora
quel drago così buono e gentile gli proponeva di
affidarglielo
promettendogliene l'incolumità. Cosa poteva chiedere di
più?
Qualcosa in quel drago, a dispetto delle leggende su quelle antiche e
per certi versi mostruose creature, gli ispirava la più
completa
fiducia e Zeref sapeva in cuor suo che quelle non erano certo parole
dette tanto per dire. Se gli aveva promesso una cosa simile, poteva
essere sicuro che l'avrebbe fatto. Il “problema
Natsu” aveva
dunque una soluzione così facile?
“Non
condivido le tue
scelte ma sento che in fondo sei un ragazzo speciale che ha fatto
tutto per una buona causa, quindi ho deciso di venirti incontro. Non
mi sembra giusto che dopo tante sofferenze la storia debba
concludersi così e provo una gran pena per quel bambino che
da solo
non potrebbe mai sopravvivere in questa foresta. Voglio che tu sappia
che non potrò tenerlo per sempre con me, ma mi
assicurerò almeno
che affronti il vostro mondo quando sarà in grado di
camminare sulle
sue gambe. Prima di allora, posso assicurarti che me ne
occuperò
come se fosse mio figlio senza mai fargli mancare nulla e magari un
giorno, chissà, può essere che possiate
ricongiungervi per motivi
pacifici e senza rischi per nessuno. Ora andiamo da lui”
disse il
drago guardandolo intensamente negli occhi e riscandandogli l'anima
ad ogni parola.
“Come
potrò mai
ringraziarti, drago?” chiese Zeref commosso.
“Non
ce n'è bisogno ma
apprezzo questa tua riconoscenza. E' un'ulteriore conferma del fatto
che non sei per niente un mostro” gli rispose l'animale con
quello
che avrebbe potuto essere un sorriso che venne subito ricambiato dal
ragazzo, ora più tranquillo e sereno. In realtà
non era sicuro che
l'altro ci avesse visto giusto su di lui, ma non era certo il momento
più adatto per farglielo notare, e sotto sotto era contento
che
glielo avesse detto. Era da troppo tempo che la gente fuggiva davanti
a lui rabbrividendo al solo sentirlo nominare e gli faceva piacere
aver incontrato qualcuno che non solo non lo temeva, ma era
addirittura gentile nei suoi confronti aiutandolo inoltre a risolvere
un problema che altrimenti gli avrebbe tolto il sonno impedendogli di
vivere tranquillo e di stare lontano da suo fratello per timore che
gli accadesse qualcosa.
I due si avviarono poi in
uno spiazzo erboso più ampio da cui il drago avrebbe potuto
decollare senza problemi.
Arrivati nel luogo
desiderato, l'animale si chinò per permettergli di salire, e
insieme
sorvolarono la foresta in cerca di Natsu.
Zeref, in groppa al suo
nuovo amico, osservò per la prima volta il mondo dall'alto
con gli
occhi spalancati, sempre più sorpreso dalla bellezza del
paesaggio e
dalla distanza che era stato in grado di percorrere in poco tempo
mentre fuggiva da se stesso e da ciò che aveva fatto, ma non
potè
goderselo fino in fondo per il pensiero di quel che sarebbe accaduto
di lì a poco. Nonostante l'enorme fiducia che riponeva nel
drago e
la consapevolezza che lo stava facendo per il suo bene infatti, era
difficile per lui separarsi dal piccolo Natsu. Sapeva che col suo
incantesimo non avrebbe sofferto per quella dolorosa decisione, e ora
ringraziava che il fratellino al risveglio non ricordasse nulla della
sua vita passata tranne l'affetto che provava per lui, ma era dura
rinunciare così presto al sogno di poter vivere felicemente
insieme
facendosi compagnia l'un l'altro. Adesso sarebbe stato ancora
più
difficile rimanere solo...
“E'
quello il posto?”
chiese il drago, riscuotendolo da quei pensieri così poco
piacevoli.
“Sì”
gridò poi in
risposta sentendosi stringere il cuore alla vista di ciò che
aveva
provocato e cercando intanto il fratellino in mezzo a quella
devastazione.
Quando lo ebbe individuato,
l'animale atterrò in una radura lì vicino e lo
guardò avanzare
velocemente verso il piccolo.
Zeref in realtà non aveva
avuto l'intenzione di avvicinarglisi troppo, ma alla fine non aveva
resistito alla tentazione. Dopotutto, quella sarebbe stata l'ultima
volta che l'avrebbe visto per molto tempo, e nonostante la prudenza
consigliasse di non farlo, sapeva che non sarebbe riuscito a
separarsi da lui senza salutarlo come si deve.
Con gli occhi lucidi e la
gola stretta in una morsa d'acciaio, il mago si chinò quindi
di
fianco al piccolo controllando che il suo cuoricino battesse ancora e
osservando bene il suo viso. Lo guardò a lungo senza trovare
il
coraggio di muoversi, la mente confusa da mille pensieri e una mano
appoggiata sulla sua spalla, finchè non sentì su
di sé lo sguardo
del drago. A quel punto, di nuovo conscio del pericolo a cui esponeva
il fratellino restandogli vicino, finalmente si riscosse.
“Addio,
Natsu” pronunciò
con voce rotta e il volto inondato di lacrime eseguendo infine
l'incantesimo e allontanandosi di un passo.
L'animale, che aveva seguito
tutto con tristezza crescente, gli appoggiò ancora la coda
sulle
spalle in una specie di abbraccio consolatorio cercando invano le
parole giuste per tentare di placare quel pianto sommesso e
disperato, ma sapeva che in fondo non ce n'erano.
“Questo
non è un addio”
gli ricordò infine dopo qualche minuto e finalmente il
ragazzo alzò
lo sguardo asciugandosi gli occhi e tirando su col naso. Doveva
sbrigarsi se non voleva che il piccolo si svegliasse nel momento
sbagliato trovandolo ancora lì e rendendo quindi le cose
ancora più
difficili per entrambi...
Tremando, lo prese in
braccio stringendolo dolcemente a sé mentre lo portava dal
drago
sentendo altre lacrime premere per uscire, ma si sforzò di
non
piangere di nuovo.
Arrivatogli vicino, lo
appoggiò sulle zampe anteriori dell'animale salutandolo con
una
carezza per poi alzare lo sguardo incontrando quello dell'altro.
“Grazie”
disse solo con
voce rotta.
“Figurati.
Lo faccio
volentieri” rispose lui abbracciandolo un'ultima volta con la
coda
strappandogli un sorriso triste e lacrimoso.
“Come
ti chiami?”
sussurrò il ragazzo dopo un attimo di silenzio accorgendosi
di non
sapere nemmeno il suo nome.
“Sono
Igneel, re dei
draghi di fuoco” si presentò la maestosa creatura.
“E tu?”.
“Il
mio nome è Zeref
Dragneel” pronunciò piano con la voce che tremava.
“Non
temere, Zeref, andrà
tutto bene. Stai facendo la cosa giusta. Non preoccuparti per Natsu.
Con me sarà al sicuro”.
Il ragazzo annuì e salutò
entrambi con una carezza ringraziando un'ultima volta il drago e
raccomandando al fratello di crescere sano e forte vivendo anche per
lui seguendoli poi con lo sguardo mentre si allontanavano insieme tra
le nuvole rosa del tramonto diretti a una radura dall'altra parte
della foresta dove non ci sarebbe stato il rischio di incontrarsi per
caso. Il petto gli faceva un male terribile guardandoli ma in fondo
era contento di essere riuscito ad affrontare quella separazione,
soprattutto perché sapeva che il piccolo sarebbe stato al
sicuro.
Igneel aveva promesso di prendersene cura come se fosse suo figlio
insegnandogli a camminare sulle proprie gambe prima di farlo tornare
tra la gente e il mago non aveva motivo di dubitare che sarebbe stato
così. Per quanto lo riguardava, poi, piuttosto che rischiare
di
fargli del male, era pronto a sacrificarsi allontanandosene, cosa che
probabilmente avrebbe fatto anche se non avesse trovato nessuno a cui
affidarlo soffrendo però molto di più, quindi nel
male era stato
anche fortunato. Per come stavano le cose, infatti, non poteva
chiedere di meglio, dunque non aveva motivo di essere triste. Il
fratellino, in fondo, avrebbe avuto compagnia e sarebbe cresciuto
amato, difeso e protetto, mentre lui, pur restando da solo, avrebbe
avuto se non altro la consolazione di aver fatto la cosa giusta per
salvaguardare almeno la sua vita. L'unica cosa da fare adesso quindi
era attendere con fiducia il momento giusto per rivedere suo fratello
cercando di non pensare a ciò che aveva perso. Solo
così sarebbe
stato in grado di andare avanti senza pentirsi della difficile
decisione che aveva preso e dell'enorme sacrificio compiuto.
“Grazie
di tutto, Natsu.
Anche se è durato così poco, sono contento del
tempo che abbiamo
trascorso insieme prima e di essere finalmente riuscito a riportarti
indietro. Vivi anche per me, mi raccomando, e goditi ogni singolo
istante. Per quanto riguarda te, Igneel, grande re dei draghi di
fuoco, non ti ringrazierò mai abbastanza per aver accettato
di
prenderti cura di lui. Non hai proprio idea del regalo che mi hai
fatto oggi” sussurrò con lo sguardo perso nel
punto in cui erano
spariti, fermo immobile sulla roccia su cui era salito per vederli
meglio con le lacrime che gli rigavano silenziosamente le guance e un
sorriso triste ma carico di gratitudine mentre il vento, incurante di
tutto, gli faceva danzare intorno capelli e vestiti.
Angolo
autrice:
Ciao a tutti e scusatemi per
questo nuovo ritardo. Purtroppo ci ho messo un po' a tradurre in
parole le scene che avevo in mente trasformandole in questa
lunghissima storia. Spero che ne sia valsa la pena e di non avervi
annoiato.
Per mia (e temo anche
vostra) disgrazia, mi è venuta un po' strappalacrime anche
questa,
ma mi auguro di aver fatto comunque meno danni dell'altra volta. Non
odiatemi, vi prego! Vi assicuro che non l'ho fatto apposta!
Che ne pensate comunque
dell'entrata in scena di Igneel? Mi sono sempre chiesta in che
occasione avesse incontrato Natsu e quale fosse l'eventuale legame
con Zeref, e questa è la mia personale risposta. Adesso sono
ancora
più curiosa di scoprire quella di Mashima però! :)
Ero tentata di inserire
anche qualche accenno alla Zevis dal momento che, pur non avendone la
certezza, mi è sembrato di aver capito che quella storia sia
avvenuta prima della rinascita di Natsu, ma per i feels di tutti
(oltre che per non incasinarmi ulteriormente con la storia), ho
preferito evitare. Ho fatto bene?
Considerazioni mie a parte,
vi invito come sempre a recensire facendomi sapere cosa ne pensate
della storia, ma niente insulti e lanci di oggetti pesanti, okay?
Declino ogni responsabilità per eventuali allagamenti dovuti
ai
fiumi di lacrime da me provocati!
Appuntamento a domani,
spero, e buona settimana.
Buonanotte e sogni d'oro per
dopo,
Ellygattina