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Autore: Iraklion    05/10/2015    2 recensioni
'Lo sport è la mia vita, ma trovo anche il tempo per altre cose importanti, come leggere, ascoltare musica e soprattutto scrivere. Senza la possibilità di buttar giù qualche parola su un anonimo foglio bianco, mi sentirei incompleto. Ho bisogno di mettere su carta i miei sogni, i miei desideri, le mie paure, le mie gioie e i miei tormenti'.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Un’altra partita si è conclusa, la mia squadra ha vinto ed io ho dato il mio contributo segnando un gol, eppure non mi sento particolarmente soddisfatto della mia prestazione, avrei potuto fare di più, offrire più spettacolo ai tifosi che sugli spalti sventolavano i nostri colori.  Sono comunque contento che la squadra abbia portato a casa altri tre punti. E’ vero, non siamo tra i primi, ma non dobbiamo nemmeno lottare per la salvezza. Credo che con il tempo saremo in grado di raggiungere grandi obiettivi e forse, un giorno, la serie A ci accoglierà a braccia aperte. Per adesso è solo un sogno, ma allo stesso tempo ci da la giusta carica e la grinta necessaria per lottare e non mollare mai, anche quando tutto sembra perduto. Questa è una grande lezione che ho imparato dal calcio, e cerco di applicarla in ogni situazione che caratterizza la mia ancora giovane vita: ho a malapena vent’anni e tanta strada da fare. La forza è l’unica cosa che mi permette di affrontare la dura salita. Lo sport è la mia vita, ma trovo anche il tempo per altre cose importanti, come leggere, ascoltare musica e soprattutto scrivere. Senza la possibilità di buttar giù qualche parola su un anonimo foglio bianco, mi sentirei incompleto. Ho bisogno di mettere su carta i miei sogni, i miei desideri, le mie paure, le mie gioie e i miei tormenti.

Adesso sono qui, seduto su una panca negli spogliatoi con un asciugamano sulla spalla. Mi piego per togliermi le scarpe, le sfilo e tutta la stanchezza mi si riversa addosso. Pregusto già il momento in cui l’acqua calda scorrerà sulla mia pelle, rilassandomi i muscoli. Attorno a me, i miei compagni di squadra si stanno già avviando verso le docce. La prima volta è stato traumatico spogliarmi sotto quegli sguardi. Ancora adesso, non mi sento a mio agio: non ho alcun interesse a star nudo sotto gli occhi della gente, e per tanto tempo. C’è solo una cosa, o meglio qualcuno, che mi trattiene dallo scappare come un forsennato: Daniele.

E’ da un anno, ormai, che sono innamorato di lui.

E’ stato molto difficile per me accettare di provare qualcosa per un altro ragazzo. Ogni sera, andavo a dormire bagnando il cuscino con calde e copiose lacrime. Che cosa avrebbero pensato di me i miei genitori? Mi avrebbero rinnegato, buttato fuori di casa? Sarei arrivato al punto di volermi suicidare perché additato, deriso e picchiato? E come avrei potuto gestire il tutto all’interno della squadra? Che cosa sarebbe successo se uno dei miei compagni si fosse reso conto che guardavo un po’ troppo Daniele?
Tutto quello che potevo fare era vivere la mia sessualità e il mio sentimento segretamente, all’oscuro di tutti. Imposi a me stesso di non lasciar trasparire niente, mai. E di atteggiarmi come si confà a quello che la società definisce un vero uomo.
E’ così, è da un anno che mi trascino dietro questo peso, come se avessi un macigno sul cuore. Lo so, lui non ricambierà mai. Sarà sempre circondato da ragazze, ed io me ne starò in un angolo a farmi consumare dalla gelosia, a maledire me stesso.

Dopo essermi asciugato il sudore di dosso, appoggio l’asciugamano sulla panca e mi tolgo anche io i vestiti. Lascio cadere le mutande sul pavimento umido, sfilandole lungo le cosce e nudo, raggiungo le docce. Mi posiziono sotto il getto di acqua calda che inizia a scorrermi addosso. Sento i miei compagni ridere tra loro: Giovanni ha fatto una battuta su una ragazza formosa che dagli spalti urlava come una matta per incitare la squadra. Non mi unisco alle risate e mi concentro invece sul corpo di colui che più di ogni altra cosa al mondo vorrei avere, ed oggi è proprio nella doccia accanto alla mia, ma sono costretto a mascherare il mio reale interesse, e pertanto sorrido in direzione di Giovanni, come se fossi davvero interessato a saperne di più sulla ragazza di cui sta parlando. Daniele, comunque, continua ad insaponarsi i capelli mentre la schiuma percorre il suo corpo perfetto, andandosi a posare sulle sue cosce ben definite, il resto forma una pozza ai suoi piedi per poi finire dritta nello scarico. Si volta dandomi le spalle, e posso trascorrere qualche secondo ad ammirare i suoi glutei perfetti. Sento dentro di me una voglia primitiva, il suo corpo mi da le vertigini e crea confusione nella mia mente, non riesco a mettere insieme un pensiero sensato, riesco solo a vedere lui e nient’altro. Mi mordo le labbra sino a farle sanguinare e stringo i pugni, chiusi contro i fianchi. Lui continua a spostarsi, ed ogni volta che poso lo sguardo sulla sua virilità, è come se un fuoco si accendesse dentro di me.
Esco dalla doccia prima del previsto, cercando di non dare nell’occhio anche se ho ancora della schiuma sul corpo. Afferro l’accappatoio con mani tremanti e mi ci avvolgo, tenendo lo sguardo basso. Non ho il coraggio di osservare Daniele che esce dalla doccia, e ancora nudo, si avvicina agli armadietti per prendere i suoi vestiti.
Senza togliermi l’accappatoio di dosso, mi infilo le mutande, i pantaloni di una tuta pulita, calze e scarpe da ginnastica. E solo a quel punto resto a petto nudo per poi indossare anche la maglia a maniche lunghe. E’ Novembre, e fuori le temperature sono basse. Metto dentro il borsone tutti gli indumenti sporchi, afferro il giubbotto e saluto velocemente il resto della squadra. Daniele alza la mano e mi regala un sorriso disarmante. «Ciao!» mi dice e per un attimo mi perdo nei suoi bellissimi occhi verdi. Quando si passa una mano tra i capelli castani – corti – non mi sta più guardando. Così esco fuori, e attendo per qualche minuto, sperando di scorgere al più presto l’auto della mia amica.

«Andrea!» una voce femminile mi sta chiamando. Mi volto e tra la gente che aspetta figli, fratelli, amici e fidanzati, una figura di altezza media dai capelli ricci e vaporosi, agita un braccio per salutarmi. Mi rivolge un sorriso a trentadue denti. La saluto di rimando e lei si avvicina abbracciandomi velocemente, mi guarda e posa un bacio umido sulla mia guancia.
«Sei stato spettacolare, oggi!» mi dice Angela arruffandomi dolcemente i capelli. Per lei io sono sempre impeccabile, non sbaglio mai. Anche se fossi l’autore di tre autogol in una sola partita, lei sarebbe sempre li, puntuale, a dirmi che comunque erano eccezionali e di classe. Lo so che lei mi ama, lo capisco dalle sue parole, dalla fiducia incondizionata e dal suo modo unico di guardarmi. E come se ogni giorno sperasse in un mio primo passo, in una mia mossa. Il suo cuore è in attesa, e perde un battito ogni volta che io sono pericolosamente vicino a lei, ogni volta che vado oltre la distanza limite. Quando la abbraccio sento il suo cuore battere forte e mi stacco solo quando sono certo che il rossore che le colora il collo e le guance sia svanito, sostituito dal colorito naturale. Sento il suo corpo contro il mio, in particolar modo i suoi seni, ma non riesco a provare quello che solitamente un ragazzo prova per una ragazza. Lo so che lei è molto carina, i miei occhi riescono a vederlo, sarei uno stupido se pensassi il contrario. Ma la sua bellezza mi induce solo a pensare E’ una ragazza così dolce, spero che possa trovare qualcuno che la renda felice. Ma quel qualcuno non sono io, non lo sarò mai, non posso. Eppure, vorrei. Sarebbe tutto così semplice: trasformare un bacio sulla guancia in uno caldo e appassionato sulle labbra, toccare i suoi seni con le mie mani e non solo con il corpo  attraverso strati e strati di vestiti che separano le nostre pelli. Ma non è reale, questa sarebbe solo la via più facile. E farei solo del male ad entrambe.

Quando vedo che i suoi occhi si illuminano non appena scorgono la mia figura tra la folla e il suo braccio scatta verso l’alto per segnalarmi la sua presenza, sento un tuffo al cuore. E’ la mia migliore amica, la mia unica confidente, eppure non sono mai riuscito a confessarle che sono i ragazzi, in realtà, a piacermi. Mi do dello stupido ogni giorno per la mia codardia. E se non volesse più parlarmi? Cosa ne sarebbe della nostra amicizia? Non posso perderla così e continuo a non rivelarle nulla.
«Lo dici solo per farmi contento» replico io, rivolgendole un sorriso sincero.
«Non hai scordato nulla, vero?» mi domanda. Sono sicuro che tutto sia in ordine nel mio borsone, e niente è rimasto negli spogliatoi. La rassicuro dicendole che, a differenza delle altre volte, ho preso tutto. Oggi non dovremo tornare indietro per colpa delle mie dimenticanze, e lei potrà risparmiare un po’ di benzina.
Mi prende per mano, come è solita fare, e mi conduce verso la sua auto. Quando sto per aprire lo sportello, mi fermo e li vedo: Daniele e la sua ragazza. Sono mano nella mano, ma la loro presa è più salda, come se non volessero separarsi mai. I loro corpi sono vicinissimi. Lui scioglie la presa, le passa un braccio attorno alla vita e la attira a sé per stamparle un bacio sulle labbra. Le tiene premute contro quelle di lei per molto tempo, come se volesse impedirle di respirare. Lei chiude gli occhi, e appoggia una mano sul petto di Daniele, dentro la giacca di pelle. Si sorridono, e lui inizia a raccontarle della partita.
Li vedo allontanarsi e raggiungere l’auto nel parcheggio dall’altro lato della strada. Angela non ha visto cosa stavo guardando, ma si è accorta che non sono ancora entrato in auto, così fa capolino.

«Tutto bene? Cosa stavi guardando?»
«Credevo di aver visto una vecchia conoscenza, ma mi sbagliavo»  mi limito a dire.
Angela mi osserva, e io tengo gli occhi fissi su di lui che sicuramente sta guardando lei con gli occhi dell’amore.
 
Chi, per primo, distoglierà lo sguardo?  Penso mentre Angela accende il motore, conducendomi lontano dai miei desideri e riportandomi ad una realtà colma di menzogne.
Domani le rivelo tutto, domani le spezzo il cuore.
 
 
 
   
 
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