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Autore: Piperilla    05/10/2015    0 recensioni
[Dal Capitolo 3]
«Lei è una Sibilla?» ripeterono in coro Giovanni e Sofia. In tutti i viaggi che avevano intrapreso, non ne avevano mai incontrata una.
«Proprio così. Tuttavia non credo di potervi aiutare. Noi Sibille possiamo predire il futuro solo alle persone normali... i Portatori sfuggono in gran parte alla nostra Vista. Dovete rivolgervi altrove...ma questo lo sapete già» disse Samaah.
«Però lei sa perché siamo qui. Sa cosa vogliamo sapere» insisté Giovanni.
«Lo so benissimo, ma voi non comprendete i misteri della Vista e della Verità. Ci sono segreti che possono essere rivelati solo se si domanda, e misteri che possono essere svelati solo se a domandare sono i giusti» cantilenò la vecchia.

Dopo la tregua costata tanto sangue, Giovanni e Sofia si ritrovano per un nuovo viaggio: quello che li porterà a scoprire la verità sul quel legame così potente e misterioso che impedisce loro di separarsi.
[Per capire la storia, è necessario leggere "I Testimoni del Fuoco"]
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga degli Elementi'
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Passeggiando nel parco, Giovanni continuava ad arrovellarsi sull’incontro con Altàis, riflettendo su quanto aveva appreso.
   Nel dispiegarsi della Verità, infatti, alcune parole l’avevano colpito in modo particolare: le parole che, sospettava, erano la chiave per comprendere finalmente il misterioso legame che lo univa a Sofia.
   «Il Canto del Fuoco…» mormorò tra sé.
   Un istante dopo, Jackson interruppe il corso dei suoi pensieri. «Abbiamo trovato un nuovo Maestro dell’Acqua» annunciò.
   Giovanni non si scompose.
   «Dovresti darci il tuo parere» aggiunse l’americano. L’altro uomo si riscosse dalle proprie riflessioni.
   «Lo avete già valutato?» domandò.
   «Sì» fu la replica, «e dal punto di vista tecnico non c’è nulla da dire. Il problema è un altro».
   Giovanni iniziò a spazientirsi.
   «Jackson, hai intenzione di continuare a giocare agli indovinelli ancora per molto oppure mi dici subito quale sarebbe, questo problema?»
   «È meglio che tu lo veda con i tuoi occhi» disse Jackson, invitandolo con un gesto a seguirlo. Tornati all’interno del Centro furono subito raggiunti da Elizabeth.
   «Giovanni!» esordì con rabbia la ragazza. I due uomini la ignorarono e continuarono a camminare. Per nulla scoraggiata, lei li seguì. «Mi avevi promesso che sarei stata addestrata da un Maestro dell’Acqua. Che avrei ricoperto io stessa quel ruolo, non appena pronta. Era questo, il patto» gli rammentò con astio.
   «Nel patto, la morte di Prudencia non era prevista. Trovare un Maestro degli Elementi capace e disposto ad abbandonare tutto per stabilirsi qui, fuori dal mondo, non è semplice» replicò Giovanni distrattamente.
   «Non mi interessa quello che è successo. Io ho fatto la mia parte, e ora voglio avere ciò che mi spetta» lo rimbeccò lei. Jackson, in silenzio, ascoltava.
   Finalmente, l’italiano si voltò a fronteggiare la giovane che lo tallonava da vicino.
   «Elizabeth, mi stai stancando. Te lo dirò solo stavolta, perciò ascoltami con attenzione: non sei nella posizione di poter dettare legge» esclamò con voce dura.
   «Io ti ho portato alla Valle…» esordì Elizabeth, indignata.
   «Già, ci hai portati fin lì. Ora, non appena avremo un nuovo Maestro dell’Acqua, sarai addestrata come tutti gli altri. Fino a quel momento, però, farai meglio a tacere» la interruppe.
   «Trova in fretta un nuovo Maestro dell’Acqua, o me ne andrò» minacciò la ragazza.
   Giovanni non riuscì a trattenere una risata priva di allegria.
   «Va’ pure, io non ti tratterrò. Ma dimmi, dov’è, che andrai? Non conosci altri Portatori, all’infuori di quelli che hai incontrato qui, e non credo che alla Valle sarebbero felici di rivederti» sottolineò, sardonico. Poi si voltò e si avviò di nuovo con Jackson lungo il corridoio, lasciando Elizabeth furiosa e ammutolita.
   «Vale la pena di aver trovato un nuovo Maestro dell’Acqua anche solo per non dover sentire le continue rimostranze di quella ragazzina» confidò Giovanni.
   Jackson lo bloccò di fronte a una porta.
   «Siamo arrivati. Il candidato è qui dentro» annunciò con una punta di incertezza.
   Senza esitazioni, Giovanni entrò nella stanza e richiuse. Quando si voltò, rimase senza parole. Ma solo per un attimo.
   «Xavier» salutò cautamente.
   «Giovanni. Che piacere rivederti» rispose il fratello di Prudencia, alzandosi e porgendogli la mano. Invitandolo a sedersi nuovamente, l’italiano si accomodò su una poltrona.
   «Ammetto di essere stupito. Come mai sei qui?» si decise a chiedere.
   Xavier lo guardò con serietà.
   «Tsukiko mi ha rintracciato per informarmi della morte di Prudencia» iniziò. Non sapendo cosa dire, Giovanni rimase in silenzio. «Non siamo mai andati molto d’accordo» proseguì l’argentino. «Prudencia, così come il suo gemello, aveva ereditato tutta l’arroganza e l’irruenza di nostro padre. Io non ho mai avuto la loro indole. Per quanto mi dispiaccia, ho sempre saputo che avrebbe finito per farsi uccidere in uno scontro».
   «Sei qui per vendicare la morte di tua sorella?» indagò Giovanni.
   «Sorellastra» precisò l’altro. «E no, non è questo il mio intento. Tsukiko mi ha detto delle vostre difficoltà nel trovare un Maestro dell’Acqua disposto a prendere il posto di Prudencia. Io non ho legami di nessun tipo a vincolarmi, ed essendo appunto un Maestro dell’Acqua, ho pensato di propormi».
   Non molto convinto, Giovanni lo osservò. Aveva la sensazione che Xavier gli stesse nascondendo qualcosa.
   «Sei certo di poter svolgere questo compito con la dovuta serenità?» gli domandò.
   Lo sguardo fermo e impassibile che ricevette in risposta fu sufficiente a ridurlo al silenzio.
   «Sì» disse Xavier. «Ne sono sicuro».

*

«Allora Sofia, mostraci perché era tanto importante impadronirsi di quei libri» la esortò Claudio.
   Mentre la ragazza sceglieva un pesante volume tra quelli che aveva rubato, Gregory parve rendersi conto di qualcosa.
   «Non vai a prendere Giovanni?» le domandò. Mentre gli sguardi dei pochi presenti si appuntavano su di lei, Sofia rifletté sulla risposta da dare. Alla fine, optò per la verità.
   «Preferisco non fargli sapere in che modo mi sono procurata le informazioni. Inoltre non so se e quanto sarà opportuno dirgli, di quello che scoprirò»
   «Hai paura che possa usare eventuali informazioni contro di te?» indagò Gregory. Il silenzio della ragazza fu una risposta sufficiente.
   Sofia iniziò a sfogliare le pagine sottili, cercando il brano che aveva attirato la sua attenzione.
   «Ecco qui» disse infine, con una punta di trepidazione nella voce. «”Il Canto degli Elementi”».
   «”Il Canto degli Elementi è un fenomeno rarissimo, legato agli Elementali o Spiriti degli Elementi. Circa ogni cinquecento anni, uno Spirito di ognuno dei quattro Elementi conclude la propria esistenza. L’Elementale morente si scinde in tre parti: la prima dà vita al nuovo Elementale, che cambierà natura ed essenza rispetto al genitore. Le altre due parti, invece, vengono assorbite ciascuna da un Portatore scelto dall’Elementale stesso e a esso affini, mantenendo la propria essenza e fondendosi solo parzialmente con l’Aura dei due Portatori prescelti, detti Depositari dell’Elementale. Così gli Spiriti degli Elementi, pur morendo, lasciano dietro di sé una traccia della propria esistenza, assopita.
   «”Le due parti dell’Elementale così diviso cercano di ricongiungersi per riacquistare l’originaria potenza. Se e quando i due Portatori Depositari si trovano a una ragionevole distanza, i frammenti dell’Elementale si risvegliano, spingendo i Depositari l’uno verso l’altro. I criteri in base ai quali l’Elementale sceglie i propri Depositari sono sconosciuti”».
   Sofia tacque, mentre i suoi occhi scorrevano veloci sulle ultime righe del brano.
   «Oddio» balbettò.
   «Cosa c’è?» chiesero Blaze e Ailie, subito in allarme.
   «Nulla, nulla» replicò Sofia, chiudendo il libro con un gesto secco e posandolo sul tavolo.
   Gregory si sporse in avanti, cercando di afferrare il volume, ma la ragazza fu più rapida: lo ripose nello zaino insieme agli altri testi, rivolgendo un’occhiata irritata all’uomo.
   La voce di Cornelia spezzò il corso dei suoi pensieri.
   «Hai intenzione di dirglielo?» domandò.
   Confusa, Sofia alzò gli occhi. «Scusa?»
   «A Giovanni. Hai intenzione di raccontargli quello che hai scoperto?» precisò l’altra donna.
   «Sì, immagino di sì. Però» disse la ragazza, alzando gli occhi sui suoi amici più cari, «non voglio dirgli dove e come l’ho scoperto»
   «Tranquilla Sofi, non gli diremo del furto a Prospero» la rassicurò André, stringendole una spalla. Emma si alzò in punta di piedi, cercando di sbirciare dentro lo zaino che Sofia aveva accanto.
   «Che altro c’è in quei volumi?» chiese, incuriosita.
   «Un sacco di cose» rispose Sofia sorridendo. «Alcune riguardano anche te. Un po’ alla volta le scopriremo tutte».
   Qualcuno bussò alla porta e la testa di Friedrich fece capolino.
   «Si sta facendo piuttosto tardi. Dovremmo riprendere gli allenamenti» annunciò.
   Tutti annuirono e uscirono dalla stanza. All’improvviso, Sofia sentì una mano trattenerla.
   «Ambrosine, cosa c’è?» domandò gentilmente alla donna. Laurence si fermò e le guardò con aria preoccupata, ma Ambrosine gli fece segno che andava tutto bene. Quando gli altri furono spariti, rivolse a Sofia uno sguardo perplesso.
   «Stai preparando Ailie, Emma e Fernando a prendere il vostro posto».
   La ragazza non seppe cosa rispondere a quell’affermazione.
   «E non hai detto niente né a loro né agli altri Maestri».
   «Ambrosine» replicò Sofia, guardandola con attenzione, «come lo sai?».
   L’altra alzò le spalle.
   «Non credi che dovresti dirglielo?» suggerì.
   «No, non credo». La risposta della ragazza fu secca, ma Ambrosine rifiutò di cogliere la nota definitiva nella voce di Sofia. Alzò di nuovo le spalle.
   «Prima o poi dovrai farlo» concluse, allontanandosi.

*

«Brava Emma, avanti così!».
   In una delle rare lezioni che tenevano insieme, Gregory e Sofia stavano aiutando Emma a potenziare il proprio controllo sull’Energia.
   «Crea una bolla protettiva di media intensità ed espandila più che puoi» ordinò l’uomo.
   La ragazzina eseguì. Sfuggita per un istante dal controllo di Emma, l’Energia evocata esplose.
   Gregory si affrettò a proteggere Emma mentre Sofia, distratta, fu investita in pieno e scagliata a terra.
   «Sofi!» esclamò Emma preoccupata, correndole incontro. «Mi dispiace, ho perso il controllo!».
   Alzandosi a fatica, l’altra le fece cenno di stare calma.
   «Colpa mia, Emma. Dovevo stare più attenta» disse, tastandosi con cautela le costole e trattenendo una smorfia di dolore.
   «Facciamo una pausa» decise Gregory, percependo Fernando avvicinarsi. Anche Emma lo sentì, e corse via.
   «Cosa c’è che non va?» chiese a Sofia. «Non ti ho mai vista distrarti durante un allenamento»
   «Non lo so, Greg» rispose lei. «Andare da un Novizio mi ha già svelato più cose di quanto non credessi. Alcune di queste scoperte possono rivelarsi molto pericolose… non sono certa che proseguire in questa ricerca sia la scelta migliore».
   «Cosa vi ha detto il Custode?» indagò Greg. Sofia scosse la testa.
   «No Gregory, non posso dirtelo. Sono così tante informazioni… alcune piccole, insignificanti, altre potenzialmente disastrose… e non si tratta che di Verità del passato. Inoltre quello che ci è stato svelato è solo una parte di qualcosa di molto più ampio. È una Verità incompleta: non può essere interpretata in modo corretto… per questo una parte di me desidera ancora andare dal Ministro, ad Akasha».
   Gregory sembrava perplesso.
   «Quindi cos’hai intenzione di fare?» le domandò. La ragazza appariva ancor più confusa di lui.
  Dopo un minuto di silenziosa riflessione, scattò con rinnovate energie.
   «Ho deciso. Ci vado!» esclamò, correndo via.
   «Ma… adesso?» le gridò dietro l’uomo, senza ottenere risposta.

*

L’attacco arrivò più veloce di quanto avesse immaginato.
   «Sta’ calmo Jackson, sono io!» gridò Sofia dopo aver parato il colpo dell’americano.
   L’uomo aggrottò la fronte.
   «Proprio perché sei tu credo non ci sia da fidarsi. Che cosa vuoi?» replicò.
   «Mi serve Giovanni».
   «Hai intenzione di farlo sparire di nuovo?». Jackson s’infuriò.
   «Senti un po’, non dipende da me, la durata dei viaggi» obiettò Sofia, arrabbiandosi quanto lui. «Adesso va’ a chiamarlo. Digli che torniamo dove abbiamo iniziato».
   «Da dove avete iniziato cosa?» domandò Jackson. La ragazza lo guardò con indifferenza.
   «Non sono affari tuoi» rispose. «E adesso vai, per favore. Ho fretta».
   L’uomo si allontanò. Tornò meno di un quarto d’ora più tardi, seguito dall’italiano.
   «Come mai questa decisione improvvisa?» indagò Giovanni. Per tutta risposta Sofia lo tirò nel folto del bosco, raccontandogli del Canto degli Elementi, prima di chiamare Nabeela.

*

«Che ci facciamo di nuovo ad Akasha?» chiese l’italiano.
   «Facile. Andiamo da un Ministro» rispose la ragazza, indicando i Cerchi di Ogascoon davanti a sé. Nell’istante in cui posarono gli zaini a terra, i Cerchi sparirono.
   Dopo essersi guardati per un attimo, i due si incamminarono verso la grotta giallina che sorgeva isolata nel deserto.
   Appena varcata la soglia, l’oscurità li avvolse: si vedeva a stento dove mettere i piedi.
   Precedendo Giovanni, la ragazza si incamminò verso l’interno della grotta. Mossi appena pochi passi un rombo terribile spezzò il silenzio e Sofia scomparve.
   «Sofi dove sei?» urlò l’uomo, facendosi avanti.
   «Togliti Giovanni, sta franando tutto!» gridò lei disperata, cercando di sovrastare il frastuono.
   Giovanni saltò indietro un attimo prima che il terreno gli si sbriciolasse sotto i piedi. Tossendo, mentre una nuvola di polvere oscurava ancora di più la vista, l’uomo si sdraiò a terra e sbirciò all’interno della voragine di cui non riusciva neanche a vedere il fondo.
   Prese un sassolino e lo lanciò; passarono parecchi secondi prima che un tonfo sordo risuonasse nel silenzio che aveva di nuovo avvolto la grotta.
   «Sofia!» gridò di nuovo; stavolta non ottenne risposta. «D’accordo, Custode dei miei stivali» ringhiò Giovanni. «Adesso vado a riprendermi Sofia. Fermami, se ne hai il coraggio».
   Ebbe appena il tempo di pronunciare queste parole che un ampio arco di luce multicolore lo colpì in pieno petto, scagliandolo a terra.
   «Come osi» disse una voce femminile «rivolgerti a me in questo modo?».
   Furente, Giovanni abbandonò ogni cautela.
   «Ci hai attaccati!» gridò con rabbia dopo essersi rialzato. «Senza alcun motivo!».
   Un rumore soffocato lo interruppe; Sofia si era ripresa e si stava liberando dai detriti.
   L’uomo fece per sporgersi sul buco che si era aperto nel pavimento per aiutare la ragazza, ma la Custode lo bloccò con un muro di luce.
   Mentre Giovanni si voltava con maggiore ferocia verso la Custode, la voce di Sofia lo raggiunse.
   «Giovanni sta’ calmo» gli ordinò in tono pacato.
   Un intenso calore iniziò a propagarsi ovunque; la ragazza stava fondendo le rocce nel tentativo di realizzare una rudimentale scala. Dopo parecchi minuti, la sua testa emerse dal nulla.
   Prima ancora di riprendere fiato, fissò l’italiano e gli raccomandò nuovamente di mantenere la calma. Poi si issò sul pavimento e si distese a terra, tastandosi cautamente il tronco mentre una ferita sulla sua fronte sanguinava copiosamente.
   Dopo aver lanciato un’occhiata alla Custode, Giovanni si inginocchiò accanto alla ragazza.
   «Vediamo un po’…» disse, strappandole una parte della maglietta. Due protuberanze spiccavano sul lato destro del corpo e una macchia scura si andava allargando sulla pelle chiara.
   «Hai almeno due costole rotte, Sofi, e forse un’emorragia interna. Senza contare la botta in testa. Devo portarti via di qui» decise Giovanni, prendendola delicatamente tra le braccia e avviandosi verso l’esterno.
   In meno di un secondo la Custode della Verità gli fu davanti.
   «Non potete andar via» annunciò, frapponendosi tra loro e l’uscita. Giovanni la guardò senza battere ciglio.
   «Spostati o ti disintegro» le intimò.
   «Non provocarla, Giovanni» ansimò Sofia, tentando di mettersi in piedi. L’uomo la lasciò andare, limitandosi a sorreggerla.
   «Mira, perché ci fai questo?» domandò la ragazza dolcemente. La Custode sembrò interdetta.
   «Come conosci il mio nome?».
   Un po’ a fatica, la ragazza si raddrizzò.
   «Mentre cadevo, ho visto ciò che eri un tempo».
   Dopo un istante di silenzio, Mira si avvicinò ai due. Istintivamente Giovanni fece scudo a Sofia, guardando con odio la figura circondata da un sottile alone argenteo.
   «Giovanni, Giovanni» lo rimproverò Sofia con un sorriso, «dopo tanti anni, ancora non hai imparato a mantenere la calma».
   «Spostati» gli ordinò la Custode. Dopo un attimo di sospettosa esitazione, l’uomo obbedì.
   Mira protese le palme delle mani verso di loro: ne scaturì un velo di luce che andò a immergersi nella giovane, guarendone le ferite.
   «Grazie» disse Sofia, lasciando il braccio di Giovanni.
   La Custode continuava a guardarli con sguardo penetrante.
   «In voi c’è davvero il Canto del Fuoco» disse infine. L’espressione di Giovanni era perplessa.
   «Non sembri considerarla una buona cosa» notò: aveva sentito, chiara e nitida, una nota di ostilità nella voce della Custode.
   Con un gesto noncurante e quasi impercettibile verso il pavimento, Mira fece apparire una scala a chiocciola di pietra che scendeva in stretti giri e s’immerse nelle viscere del deserto, seguita dai due Testimoni. Poi si decise a rispondere.
   «Il Fuoco che emanate quando siete vicini è tanto intenso da essere quasi palpabile. Non sapete controllare l’Elementale che portate dentro; questo è male» disse brusca, arrivando in una cavità molto simile a quella in cui Altàis aveva ricevuto i due Portatori e iniziando a cercare le Verità che si erano appena risvegliate in lei.
   «Impareremo a farlo, come è stato col Fuoco» ribatté Sofia, guadagnandosi un’occhiata in parte divertita e in parte rabbiosa da Mira.
   «No, non imparerete. Non voi» rispose sardonica.
   «Perché no? Abbiamo dominato il Fuoco, abbiamo dominato l’Energia pura. Perché con l’Elementale dovrebbe essere diverso?» domandò Giovanni.
   Trovata la Verità di Sofia, la Custode si voltò nuovamente a guardarli.
   «Io possiedo solo la Verità di parte del vostro presente: più di preciso, dal momento in cui questo presente è iniziato fino all’istante in cui siete giunti da me. Però posso percepire ugualmente che in voi ci sono elementi di unione e di conflitto che impediscono all’Elementale di ricongiungersi come invece dovrebbe accadere. Fate di tutto per tenere separate le due parti di cui siete i Depositari e se non permettete a questo Spirito del Fuoco di tornare a essere una cosa unica, se continuate a contrastarlo, non potrete mai controllarlo appieno» spiegò, allontanandosi per prendere la Verità di Giovanni. Né Giovanni né Sofia risposero; sapevano già – o almeno così credevano – di conoscere quegli ostacoli. Il primo li riteneva facilmente superabili; la seconda sperava vivamente che non lo fossero.
   Dopo aver aperto i cofanetti e averli deposti a terra, i due si prepararono a ricevere quelle nuove Verità. Mira esitò per un istante.
   «Siete certi di poter sopportare la conoscenza di un altro pezzo di Verità?» domandò loro. Entrambi annuirono.
   «Siete anche certi di poter gestire ciò che scaturirà da questa conoscenza?» chiese ancora.
   Di nuovo, Giovanni annuì; Sofia invece sembrava titubante. L’uomo si voltò a guardarla.
   «Sofi cosa c’è?» le domandò in un soffio. Lei si riscosse dai propri pensieri.
   «Nulla, nulla» rispose con voce flebile; prese un bel respiro e guardò Mira con decisione.
   «Sono pronta» annunciò.
   Senza attendere un solo attimo in più, la Custode consegnò loro le Verità. Questa volta le due sfere sbocciarono simultaneamente, avvolgendoli con un canto molto più alto e forte della prima volta.
   Mira si allontanò. I due fasci multicolore danzavano come impazziti, piccole scintille svolazzavano intorno ai due Portatori e si immergevano in loro. Un’ombra scura passò sul volto di Giovanni, e l’uomo alzò uno sguardo carico di rabbia contro la donna che aveva di fronte. Provò a ritrarre la mano; immediatamente le due Verità esplosero, dando vita a innumerevoli lacci che strinsero insieme la mano di Giovanni e quella di Sofia, sempre danzando, sempre rivelando loro ciò che avevano chiesto di conoscere.
   Senza scomporsi, Mira continuò a osservare l’uomo che tentava di spezzare quei legami e sottrarsi alla Verità. Aveva previsto che sarebbe accaduto qualcosa del genere; oltre a parte del loro presente conosceva il loro passato, e aveva visto che a legarli non era soltanto il Canto del Fuoco. Aveva visto anche che, tra i due, era Sofia quella che era riuscita a svincolarsi – almeno in parte – dal legame quasi parassitico che li teneva insieme, e che ci era riuscita per un motivo ben preciso; e proprio la scoperta di quel particolare aveva reso Giovanni furioso.
   Dopo un minuto – o forse un’ora – le Verità si ritrassero, liberando Giovanni e tornando alla consueta forma sferica. Nonostante fossero più stanchi e debilitati rispetto all’incontro con il Novizio, entrambi rimasero in piedi. L’uomo sembrava star su solo grazie alla rabbia che lo infiammava; senza essere notata, Mira sostenne Sofia con il proprio potere mentre Giovanni si allontanava debole ma deciso.
   Riposta la propria Verità nel cofanetto, la ragazza risalì la scala con gambe incerte, chiedendosi quanto tempo avessero trascorso nella caverna. Prima di uscirne, si voltò verso la Custode per ringraziarla.
   Mira la guardò andar via con preoccupazione. Sapeva che oltre il limite estremo dei Cerchi di Ogascoon il suo potere non avrebbe più potuto sostenere Sofia, ed era chiaro che Giovanni non le avrebbe certo offerto il suo aiuto, come aveva invece fatto al loro arrivo lì.

*

Percorsi ormai qualche centinaio di metri, Giovanni recuperò il proprio zaino e si avviò verso Akasha senza guardarsi indietro. Così non vide Sofia uscire dalla grotta, tre giorni dopo; non la vide superare i Cerchi di Ogascoon e cadere a terra, senza più forze.

*

Il telefono ricominciò a squillare e le note di Aerials riempirono la stanza. Serj, canticchiando, afferrò il cellulare e lo porse a Blaze.
   «Sono due ore che squilla. Magari qualcuno di voi dovrebbe rispondere» disse.
   «Sai bene che Sofia ci ammazzerebbe» replicò l’americano.
   Laurence si avvicinò e decise di sbirciare lo schermo.
   «”Claire”» lesse. Aggrottò la fronte, trasse il portafogli dalla tasca dei pantaloni e iniziò a frugarci dentro. Mentre il cellulare di Sofia smetteva di squillare per ricominciare pochi istanti dopo, Laurence trovò quello che cercava. Dopo aver controllato con attenzione il foglietto che aveva in mano, si rivolse ad André. «Secondo te Sofi quante amiche di nome “Claire” può avere?»
   «Considerata la scarsa quantità di amici che ha fuori di qui, direi non più di una» rispose il francese.
   Laurence afferrò il telefono di Sofia e rispose.
   «Allô, qui est à l’appareil?» disse con voce squillante. Ascoltate poche parole, passò dal francese all’italiano. «Sofia è partita… sì, con Giovanni, come fa a saperlo?» domandò. Pochi attimi dopo coprì il microfono con una mano e si guardò intorno, sgomento. «Vi prego, ditemi che qualcuno di voi sa dove diavolo è andata Sofia».
   Fu Gregory a rispondere.
   «Ad Akasha, dal Custode della Verità. Ma è successo qualcosa?».
   Laurence non gli rispose; concitato iniziò a spiegare a Claire cosa cercare, ma dopo poche parole si interruppe.
   «Sai già cosa cercare? Meglio così… siete a Roma? Dimmi dove, di preciso, così vi mando una Fenice» disse. Ascoltò con attenzione, annuendo tra sé, poi chiuse la chiamata e corse alla finestra. La spalancò; un soffio di aria gelida invase la stanza, portando con sé uno sciame di piccoli fiocchi di neve.
   «Akram!» gridò; la Fenice apparve all’orizzonte, cantando sonoramente. Laurence protese un braccio all’esterno e quando la Fenice vi si appollaiò, l’uomo le bisbigliò qualcosa. Un attimo dopo, l’animale sparì.
   «Laurence, cos’è successo?» chiesero tutti in coro, allarmati.
   «Claire è una cara amica di Sofi. Da quanto ho capito un’altra loro amica, Aleja, credo, ha percepito l’Aura di Giovanni a Roma. Dice che fosse molto instabile, e questo le ha insospettite» rispose Laurence.
   «Ma se Giovanni è a Roma» domandò André costernato, «Sofia dov’è?».

*

«E tu sei venuta a fare delle foto qui?».
   Il tono di Martina fece scuotere la testa a Claire.
   «È un posto affascinante: il vuoto, i colori… sono unici» replicò.
   Aleja abbassò lo sguardo verso i propri piedi, prima di interromperle.
   «Che ci fa uno zaino abbandonato qui?» disse.
   Martina si inginocchiò sulla sabbia ed esaminò lo zaino.
   «Questo è di Sofi» decretò.
   Le altre due la guardarono perplesse.
   «Come fai a saperlo?» chiese Claire. Per tutta risposta, Martina indicò un pupazzetto attaccato a un gancio.
   «Questo gliel’ho regalato io» disse, accarezzando il piccolo pelouche.
   Claire afferrò lo zaino e se lo mise in spalla mentre Martina si rialzava e insieme ad Aleja iniziava a guardarsi intorno. Senza proferire parola, Claire iniziò a correre.
   «Ma dove va?» chiese Martina ad Aleja.
   «Laggiù» rispose l’altra con voce tremante, indicando un punto molto più avanti.
   Anche le altre due ragazze iniziarono a correre; quando raggiunsero Claire, la trovarono inginocchiata accanto a Sofia.
   «Sofi svegliati!» disse, rivoltandola senza troppi complimenti. Con un sonoro brontolio, la ragazza aprì a fatica gli occhi e le guardò una a una.
   «Che ci fate qui?» chiese con voce impastata.
   «Siamo venute a fare una scampagnata» sbuffò Martina, strappandole un sorriso stiracchiato.
   «Datemi una mano a tirarla su» ordinò Claire; stringendo Sofia tra di loro si aggrapparono alla coda di Akram e la portarono via dal deserto.
   
 
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