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Autore: kay33    05/10/2015    0 recensioni
Sansa è in viaggio con la propria famiglia, di ritorno da un viaggio in Oriente. Viene rapita e condotta alla corte del Sultano. Diventerà una concubina? Riuscirà a scappare? Troverà di nuovo i fratelli e i genitori?
AU - ispirato a Le Mille e una Notte
Jon/Sansa
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Catelyn Tully, Jon Snow, Ramsay Bolton, Roose Bolton, Sansa Stark
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Venne sbattuta a terra rudemente e sentì le ginocchia ed i palmi delle mani bruciare. Il bel completo per andare a cavallo che indossava al momento del rapimento si era macchiato e impolverato, e lo stesso triste destino era occorso ai suoi capelli; se solitamente erano lucidi e lisci ora si erano trasformati in un groviglio di sabbia e nodi.
Sansa non sapeva da quanto tempo fossero in marcia. Aveva perso ormai il conto dei giorni, troppo stanca ed abbattuta per curarsene. Lei e i suoi carcerieri viaggiavano senza sosta, fermandosi solo per le tappe indispensabili della notte; loro avevano una precisa meta in mente e desideravano raggiungerla il prima possibile.
Il capo si chiamava Bronn, e gli altri due scagnozzi sembravano aver timore di lui; aveva l’aspetto di un uomo pronto a fare qualsiasi cosa per guadagnare un po’ di soldi.
Era alto, muscoloso e dall’aspetto forte. Portava sempre la spada al fianco ed i capelli neri gli ricadevano a ciocche sugli occhi scuri.
Sansa aveva paura di lui e non aveva mai provato a rivolgergli la parola. Parlava poco e solo con uno degli altri due, quello più grasso e basso incaricato di tenerla d’occhio e di darle da mangiare.
“Ehi, Mord, mi dici dove stiamo andando?” Sansa provò a scucigli qualche informazione. Mord era il suo personale guardiano e sembrava il più facile da raggirare.
“Lo scoprirai tra poco zuccherino. Ti piacerà, vedrai…” Il tono con cui pronunciò quell’ultima frase non le piacque proprio per niente.
Che ne sarà di me? Vogliono chiedere un riscatto alla mia famiglia? Finirò a fare la serva? O peggio…?
Sansa si impose la calma. Non sarebbe servito a nulla far vagare la mente in certe direzioni.
Finalmente, dopo altri giorni di viaggio, Sansa vide i tetti di una città e le cupole di un edificio sacro. Non sapeva se sentirsi sollevata di essere di nuovo in mezzo ad altre persone che non fossero i tre banditi o se cominciare a temere seriamente per la propria sorte.
Appena varcate le porte della città straniera Bronn diede ordini agli altri due con voce sicura e loro si avviarono per obbedire; Sansa rimase per la prima volta sola con lui, ed il groppo che sentiva in gola aumentò.
Non le piaceva nemmeno la via che avevano iniziato a percorrere: ben presto la folla e le voci della strada si facevano più rade e i banchetti del mercato lasciavano il posto a botteghe malfamate ed equivoche. Non si vedevano più i volti indaffarati ma sereni della gente comune ma quelli corrucciati e all’erta dei malfattori. L’orrore di Sansa toccò il punto massimo quando realizzò che Bronn si era fermato davanti a quello che sembrava un bordello.
“No! No! No! Lasciami andare!” Sansa provò ad urlare con tutte le proprie forze, ma Bronn non ci mise molto a spingerla dentro ed a chiamare una delle ragazze del locale.
“Ehi Shae, ti sono mancato tesoro?” Chiese lui dando una palpatina al fianco di lei, coperto solo da una leggera veste.
“Lasciami stare Bronn, che vuoi? Non lavoriamo a quest’ora, lo sai”.
“Tranquilla, non mi servi in quel modo” tagliò corto lui. “La voglio pulita e ben vestita. Vengo a prenderla tra un’ora.”
Vedendo il volto perplesso della prostituta le allungò alcune monetine.
“Non farmi fare brutta figura, altrimenti la pagherai cara” minacciò, prima di infilare la porta e sparire nella stradina deserta.

Sansa e la ragazza di nome Shae si trovarono sole nella stanza vuota. Sansa non aveva mai visto dei bordelli, ma quello era proprio come se li era immaginati: buio nonostante fosse giorno, sporco e pieno di panche su cui i clienti avrebbero consumato birra quella sera. In fondo alla sala una scala conduceva al piano superiore.
È lì che le donne conducono gli uomini per…Sansa scacciò il pensiero. Devo rimanere calma se voglio trovare un modo per andarmene da qui.
Dallo sguardo interrogativo di Shae Sansa realizzò di essersi persa di nuovo a rimuginare. Docilmente seguì la donna in una delle camere.
Qui gli ambienti erano leggermente migliori, perlomeno c’era un minimo di mobilio in più e delle tende alle finestre, anche se dubitava che ai frequentatori del locale questo interessasse. Probabilmente era tutta opera delle ragazze per rendere confortevole il luogo in cui erano costrette a stare.
Shae non disse niente mentre andava e veniva per riempire la tinozza del bagno. Conoscendo Bronn penserà che è meglio non far domande si disse mestamente Sansa.
Sansa ebbe così l’opportunità di osservarla meglio: Shae era bassa e magrolina, con dei lunghi capelli ricci a coprirle quasi interamente la schiena. Era più vecchia di Sansa di parecchi anni, ma l’aspetto minuto la faceva apparire giovane. Si muoveva con passi veloci e sicuri, conosceva bene quel posto. Sansa si chiese da quanti anni fosse lì.

Una volta nella vasca Sansa provò a prendere la spugna dalle mani della mora, ma questa non glielo permise e cominciò a strofinarla con vigore. “So lavarmi da sola” mugugnò Sansa.
“Lo so cara, ma lo hai sentito il nostro amico” Sansa non si aspettava una risposta “non possiamo farti fare brutta figura”.
Dopo il bagno Shae la aiutò ad intrecciarsi i capelli, di nuovo splendenti, e a cospargersi il corpo con un olio profumato. Chiudendo gli occhi Sansa poteva quasi dimenticare dove fosse ed a cosa sarebbero serviti tutti quei preparativi.
Una leggera pelle d’oca le comparve sulle braccia al pensiero; se Shae se ne accorse non disse nulla.

Bronn venne a prelevarla come stabilito. Sansa aveva indossato un abito verde smeraldo, un po’ logoro e piuttosto semplice, senza fronzoli o decori. Perlomeno non è trasparente come il vestito di Shae si rincuorò tra sé la rossa.
I due si avviarono a cavallo verso la parte nobile della città; il cambiamento era evidente negli edifici, nelle strade più ampie e pulite e nell’abbigliamento delle altre persone nella folla. Sansa osservava meglio possibile tutto ciò che la circondava, anche se il velo che le copriva il volto rendeva questo compito difficoltoso.
Non era abituata a portare il velo, durante il viaggio con la famiglia le era capitato di farlo poche volte e solo se indispensabile. La stoffa leggera le lambiva le tempie, provocandole un leggero solletico e limitandole la visuale. Dopo un po’ rinunciò a controllare le stradine laterali e si concentrò solo sul viale davanti a sé.

Stavano ora percorrendo un lungo tratto di strada pavimentata con due file di alte palme ai lati e, alla fine di esso, il più bel palazzo che Sansa avesse mai visto. Imponente, costruito in quello che sembrava marmo bianco, si ergeva fiero e regale. Sansa si chiese chi potesse abitare lì. Sicuramente un uomo molto importante, forse potrei chiedergli di riportarmi da mio padre.

Bronn la aiutò a smontare da cavallo, stavolta gentilmente forse per non insospettire le guardie all’ingresso e la scortò dentro. Nessuno li bloccò o fece loro domande; Bronn doveva essere una faccia nota. Un paio di uomini le lanciarono occhiate lascive mentre camminavano e Bronn accelerò il passo.
Giunsero infine in una stanzetta riservata e lì aspettarono fino a quando non furono chiamati. L’uomo importante o uno dei suoi collaboratori doveva essere finalmente pronto a riceverli. Sansa era quasi curiosa di vedere con chi avrebbero parlato.
Vennero condotti in una sala riccamente decorata, con tende vaporose alle ampie finestre e comodi divani color porpora sui lati. Sansa non aveva mai visto così tanti cuscini diversi in vita propria, ce n’erano di ogni dimensione e fantasia. Nello spazio ricavato tra i divani era posto un basso tavolino imbandito con frutta e dolci. Sansa era così affamata che avrebbe rubato volentieri una tortina al limone, ma si impose di stare ferma e di non guardare.
Seduti di fronte a loro c’erano due persone, presumibilmente padre e figlio. Anche se molto diversi nell’aspetto avevano gli stessi occhi color ghiaccio, così inusuali da quelle parti.
Il padre parlò per primo e Sansa dovette sforzarsi per capire da quanto parlava piano; la sua voce era un sussurro, ma non appariva debole. Era come se l’uomo facesse apposta a bisbigliare per farsi ascoltare meglio.
“Bene, bene, cosa ci hai portato oggi Bronn? Una nuova ragazza? Ramsay ne stava giusto cercando una…”
Gli occhi del giovane scintillarono di malizioso divertimento “sì padre, e speriamo che questa sia meglio dell’ultima” rispose con ghigno.

Sansa non volle chiedersi perché l’ultima donna non fosse andata bene, né che fine avesse fatto. Trattenne il respiro quando l’uomo di nome Ramsay le si avvicinò. Era alto e ben piazzato, ma il suo viso era tra i più brutti che Sansa avesse mai visto: lo sguardo era cattivo, i lineamenti troppo marcati e le labbra troppo carnose. Sembrano due vermi pensò schifata Sansa.
“Posso?” chiese provocatoriamente a Bronn, quasi a sfidarlo a dire no. Nessun lamento si levò dal bandito, e Ramsay procedette a sfilarle il velo. La stoffa cadde a terra con un fruscio e lui rimase affascinato ad ammirarle la particolare sfumatura di rosso dei capelli.
Durò solo un attimo; con un gesto impaziente provò ad abbassarle le spalline dell’abito e Sansa temette che volesse spogliarla lì davanti a tutti, ma Bronn lo bloccò con la mano. “Prima si paga e poi puoi farle ciò che ti pare.”
Ramsay sbuffò ma fece come gli era stato detto e Sansa ebbe il tempo di riaggiustarsi il corpetto.

Stavano giusto cominciando a parlare del prezzo quando entrò un’altra persona nella stanza. Sansa riconobbe anche lui come figlio dell’uomo che bisbiglia, data la grandissima somiglianza fisica. In questo caso gli occhi erano di colore differente, grigio scuro, ma il ragazzo era alto e slanciato come il padre. Di viso era piacevole, anche se un po’ malinconico. Aveva lo stesso naso aquilino dell’uomo più vecchio e la bocca sottile.

“Oh fratellino, finalmente ti unisci a noi!” lo prese in giro Ramsay “pensavo che non ti piacessero queste cose.”
“Infatti è così, non approvo certi passatempi” sputò l’ultima parola come la peggiore delle bestemmie. Il suo sguardo era duro e di rimprovero, ma si ammorbidì non appena incrociò quello di Sansa.
“Jon, figliolo, capiti proprio al momento giusto” si intromise allora il padre. Il ragazzo di nome Jon distolse lo sguardo da lei e si concentrò su di lui.
“Cosa ne dici di questa fanciulla? Ti sembra carina? Permettimi di farti un regalo” continuò, cambiando leggermente posizione sul divano ed aggiustandosi un piccolo cuscino con ricami dorati dietro la schiena.
Ramsay si agitò subito. “Padre! L’ho vista prima io!” Sembrava un bambino capriccioso a cui avessero tolto un giocattolo. Solo che il gioco sono io.
L’uomo non si scompose. Fissò il figlio con sguardo glaciale.
“Non cominciare nemmeno Ramsay. È il caso che tu ti dia una regolata con i tuoi passatempi” disse, riprendendo le parole dell’altro figlio.
“E poi, ora è il turno di tuo fratello di divertirsi un po’.”

“Allora, affare fatto?” Bronn era nervoso e Sansa immaginò che non vedesse l’ora di uscire da quella sala. Il padrone di casa metteva soggezione e Ramsay sembrava imprevedibile. Chissà cosa avrebbe potuto fare per vendicarsi di una frase sbagliata.
Attendevano tutti la risposta di Jon. Il ragazzo era indeciso, e probabilmente stava pensando ad un modo per liberarsi della gentile offerta. Alla fine si decise, raddrizzò appena le spalle e parlò con voce sicura.
“Sì, voglio lei.”




Eccoci alla fine del secondo capitolo! Come promesso è decisamente più lungo del primo :)
Un grazie immenso alle persone che hanno recensito e a chi ha messo la storia tra le seguite/preferite. Un grazie anche ai lettori silenziosi :)
Pubblicherò il prossimo capitolo mercoledì.

Kay
  
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