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Autore: Prandaman    06/10/2015    0 recensioni
[Comic Italiani]
Ogni autore di fumetti mette l'anima nei suoi lavori, amando i propri protagonisti al punto che nella sua mente prendono vita ed acquistano coscienza di se, separati dal resto del mondo dall' invalicabile confine fra Fantasia e Realtà. E se un giorno questo muro impenetrabile si assottigliasse fino a renderli comunicabili ? Come si comporterebbero i fumetti nello scoprire di essere solo marionette inchiostrate sul foglio, di essere il frutto dell'ingegno umano e non dell'unione dei propri genitori ? L'umanità accetterebbe la loro condizione o li combatterebbe perchè diversi e troppo pericolosi ? Questa umile fan fiction prova a dare una risposta a queste domande dando voce ad alcuni dei fumetti indie italiani più importanti che potreste avere la fortuna di leggere.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Paura, rabbia, ansia, frustrazione... una tempesta di emozioni fra di loro contrastanti si era abbattuta sulla mia isola e non riuscivo a trovare un punto a cui aggrapparmi per non rischiare di essere travolta.

Chi era quella donna per me? E chi ero io? Da dove venivo e perchè mi ero svegliata dentro una scatola su cui spiccava prepotentemente il simbolo di un frutto mangiucchiato?

L’occhio, senza più la ragione a controllarne i movimenti, si posò su un pezzo di carta gialla quadrata appiccicata sullo schermo che  riportava la seguente frase scritta a penna: “Rifinire le bozze di Hunters J entro il 4 Gennaio. Ultimare artwork-regalo per JeJe”.

“S-Sei una pittrice?” chiesi a voce bassa a me stessa, lanciando uno sguardo verso la figura dormiente che ancora non si era accorta della mia presenza; sentii crescere in me il desiderio di correre verso di lei e svegliarla a scossoni finchè non avesse confessato ogni cosa,finchè non avesse saziato la mia fame di verità ma il poco buon senso che rimaneva in me suggerì di andare cauta con la sconosciuta: la donna non si era ancora rivelata una minaccia e dovevo approfittarne per raccogliere informazioni e poter scovare le bugie che mi avrebbe potuto propinare.

Spostai le mie esplorazioni sulla scrivania e mi addentrai in quel mondo di carta e cancelleria alla ricerca di una risposta; allontanai dalla mia vista un paio di grandi opuscoli dai colori sgargianti per ritrovarmi fra le mani un mio ritratto a matita blu mentre sorridevo.

L’inquietudine crebbe come un’onda durante la propria corsa verso il lido, un flutto che inevitabilmente si infranse con furia quando mi accordi che ,oltre a quel foglio , gran parte della sua “produzione artistica” aveva come soggetto la sottoscritta o i miei amici più cari.

 

Mi stava spiando? Era una pazza ossessionata di me? Con quali capacità sovrumane era riuscita ad imprigionarmi?

 

Strinsi il foglio fino a contorcelo in una palletta minuscola che lasciai cadere sul pavimento della stanza; avrei voluto gridare e strappare ogni pezzo di carta presente nella stanza, senonchè un rumore di serrature aperte mi investì le orecchie.

Riconobbi il respiro di un animale ed i passi di una figura leggera che era appena entrata nell’abitazione, il complice?

“Sveglia pigrona, sono tornata a casa!” urlò con fare deciso una voce femminile, mentre la creatura con più zampe trottò in mia direzione.

Ad improvviso la bestiola cominciò ad abbaiare con trasporto, agitando energicamente le zampe sulla porta che scricchiolava rumorosamente sotto i potenti colpi : aveva percepito il mio odore.

Una goccia di sudore mi attraversò il viso mentre la “bella addormentata” si stava destando per il casino, biascicando qualche parole di rimprovero al cane che soprannominò “Kiba”; allungò una delle mani sul comodino, muovendolo alla cieca a destra e a sinistra, forse per cercare gli occhiali riposti sull’altro estremo.

 

Il panico si impadronì di me , lasciando il posto ad una Tenaga insicura ed fragile a me sconosciuta ; tra due fuochi ed impreparata sul da farsi, optai per una “coraggiosa” ritirata, attraversando nuovamente la Barriera Azzurra proprio mentre il pomello della porta girava su se stesso.

Ripiombai così nell’odiato mondo natalizio dove ogni elemento è immutabile, ricomponendomi nella medesima e scomoda posizione che occupavo prima del risveglio e rimandendo in impassibile silenzio nell’attesa che le acque si calmassero.

I secondi trascorrevano con una lentezza esasperante  mentre il cuore batteva con così tanta insistenza che ebbi il timore che stesse per uscire dal petto e nascondersi a sua volta dietro qualche manichino, eppure non successe nulla e nessuno intruso varcò la soglia invisibile della mia cella.

Solo quando gli attimi accumulati poterono definirsi minuti,  cominciai a udire un fastidioso rumore metallico che si aggiungeva al ronzio di sottofondo ed intravidi con la coda dell’occhio che si stavano formando in aria delle strane nuvole bianche con delle scritte al loro interno.

E fu così che, da ignara osservatrice, nacque dentro di me un tremendo sospetto, un male che crebbe di intensità ad ogni improvviso cambio di tonalità degli altri modelli o modifica.

Trasformarmi in una statua con il sorriso falso scolpito sul viso  era il veleno più amaro che avessi mai dovuto ingoiare e persi persino il conto di quante volte supplicai il cielo che lo ”il misterioso ed invisible tocco” non mi sfiorasse.

Fortunatamente qualcuno o qualcosa doveva aver risposto alla mia preghiera e l’inarvertibile mano del maga smise di intervenire poco dopo senza alcuna conseguenza per la sottoscritta.

Trascorso altro tempo ,anche il ronzio della scatola si ridusse notevolmente così come la luce ambientale, costringendomi a dilatare le pupille per riuscire ancora a scorgere qualcosa.L’oscurità aveva inghiottito ed uniformato ogni manichino della stanza, regalando un aspetto ancora più spettrale alle mia prigione addobbata a festa.

Che avesse definitivamente spento l’orribile aggeggio? Qualunque fosse la verità, approfittai delle tenebre e mi alzai dal divano,stirandomi i muscoli delle braccia verso il cielo che ringraziarono per quel breve momento di sollievo.

“Si torna all’inferno” pensai raggiungendo la barriera che sembrò ancora agibile ed illuminò l’intera area con il suo lampo celeste che avvolgeva il braccio.

Forse era meglio premunirsi in qualche modo ma non vi era nulla da poter utilizzare come arma nella casa , tranne  l’agopunturista a forma di albero che esclusi categoricamente visti i nostri trascorsi burrascosi.

Riaffrontai l’arcano mezzo di trasporto e mi ritrovai nella medesima stanza dell’altra volta, seppur ricoperta dal manto della notte; nessun’anima in giro, ad accompagnarmi solo i rintocchi di una sveglia dalla forma stravagante posta sul comodino.

Con la mente finalmente sgombera dalla paura, compresi che mi trovavano nella camera da letto di una donna apparentemente normale, a parte certa paccottiglia che non riuscì ad comprendere il significato.

Nulla faceva pensare che la donna occhialuta avesse intenzioni malevoli ad imprigionarmi, anzi, sembrava proprio che non si aspettasse un mio risveglio.

Non riuscivo proprio a trovare la chiave di lettura, il tassello del mosaico che avrebbe spiegato la faccenda o forse, con il senno di poi, non volevo .

Incurante di lasciare indizi, chiusi a chiave la stanza e cominciai a perlustrare ogni anfratto della camera, spulciando non so quanti libri,album o letture. Il mio primo pensiero era che, escludendo propositi malvagi, fosse una sorta di artista interessata così tanto alla mia ciurma da volerne fare un soggetto per qualche rivista per ragazzi.

Eppure era una spiegazione che lasciava l’amaro in bocca e non spiegava la miriade di disegni perfettamente dettagliati, alcuni recanti avvenimenti che riguardavano il mio clan e che praticamente nessuno conosceva.

Le ricerche continuarono imperterrite per almeno una mezz’ora, finchè non esplorai con rassegnazione uno strano scatolone opportunamente nascosto sotto il letto; a parte solite ciasfusaglie, mi colpì uno strano quaderno ad anelli ricolmo di fogli ed appunti.

La copertina era abbastanza anonima ma recava un titolo più che emblematico: “Storia di HuntersJ”; quel nome inglese ricorreva costantemente nei fogli ed era giunto il momento di darli un senso.

Mi diressi alla scrivania con il mio prezioso carico , ma l’oscurità impediva ogni mi tentativo di arrivare alla verità.

Nonostante il sangue di lupo che scorreva nella vene mi garantiva una vista più che discreta, fui costretta a cercare un accendino, una lampada ad olio o chissà quale altra diavoleria per illuminare il testo.Nulla di tutto questo sfiorò le mie dita, chiedendomi come diavolo facesse quella donna a vivere senza tali strumenti.

“Almeno fosse accesa la scatola luminosa…” commentai frustrata mentre buttavo per terra ogni elemento scartato dalla mia esplorazione; la Fortuna , forse impietosita dalla mia storia, decise di condurre le mani su una strana pulsantiera che, dopo una lieve pressione del polpastrello , accese una strana sfera di sottile vetro con del metallo al suo interno che, resosi incandescente, irradiò di luce il mobile e tutto quello che vi era appoggiato sopra.

Incuriosita, da quella tecnologia che rasentava la magia, toccai l’oggetto trasparente che, in tutta risposta, mi scaldò il dito al punto che lo ritirai immediatamente prima che si bruciasse.

 

“Bah, meglio le classiche lampade, fanno una luce più calda e non ti ingannano così, ma ora torniamo a noi…” commentai prima di aprire il volume.

 

Erano note che risalivano molto in la negli anni, quasi fosse il diario di un’adolescente, ma i suoi appunti mi agitarono fin da subito.

Un brivido  percorse la schiena ed il sospetto che nacque nella mia mente durante la mia prigionia prese sempre più corpo ad ogni pagina che svoltavo;  tutta la mia vita e quella dei miei conoscenti era lì, con una miriade di modifiche, aggiunte e cancellazioni ad arricchire il mosaico.

Senza parlare dei disegni, uno sterminato insieme di bozze e sketch sempre più raffinati e precisi ad ogni capitolo che sfogliavo fino a convergere all’ultimo e definitivo paragrafo, quello che mi conduceva all’ultima rivelazione che non volevo accettare.

“Final outfit e concept definitivo di Tenaga” , un titolo le cui parole rimarranno scolpite nella memoria per sempre; quando spostai l’ultimo foglia di carta che mi separava dal disegno , fu come trovarsi di fronte ad uno specchio di carta, una Tenaga riflessa perfettamente in ogni particolare,sfumatura o difetto, ad esclusione del sorriso che non era minimamente accennato sulla sottoscritta.

 

“Sono un fumetto…”  fu la definitiva risposta a tutte le mie domande precedenti.Le mani scivolarono sulla carta senza che questa oppose resistenza. Finalmente avevo trovato il tassello mancante, ma a quale prezzo?

 

“Era tutto finto,la mia vita...i miei amici...la mia famiglia…tutto...”  sentenziai mentre iniziavo a rendermi conto delle conseguenze: non ero una persona vera, ma solo il frutto della mente di una disegnatrice, una marionetta fatta di inchiostro deposta su carta che era riuscita a scappare non so come dal giogo del burattinaio prendendo coscienza.

E le persone che amavo? La burbera Jessie con Alex dal mordente facile, la solare Chloe, l’integerrimo Jaded e le continue frecciatine di quel porco amabile di Yakov? Tutte inesistenti come la sottoscritta qualche ora prima, dei semplici disegni su carta o dentro la scatola luminosa erano le sole cose che mi rimanevano di loro.

Un enorme voragine si propagò nel cuore, mentre mi rendevo conto che la mia esistenza non era altro che un copione pieno di avvenimenti per renderlo vendibile e più interessante ad un “pubblico”.

 

Fu la goccia che fece traboccare il mio vaso, rompendo l’ultimo sigillo che teneva ancora insieme la mia stabilità.

 

“sono un f*****o fumetto!” gridai in preda alla rabbia più isteria: il vuoto che sentivo andava riempito con qualcosa e l’ira sembrava il modo più veloce per colmarlo; stracciai i fogli ad uno ad uno a gran velocità , agitando compulsivamente le mani davanti a me al pari di un cane che scavava una fossa e lasciando dietro di me un tappeto di carta intrisi delle speranze della mia autrice.

Quando la carta finì, scaraventai l’album contro la parete opposta, con una forza tale che si ruppe a metà. Ancora non sazia di distruzione, rovesciai il tavolo per terra ed una valanga di libri e soprammobili invase la stanza, rendendola un autentico pantano.

 

La Tenaga furiosa si acquietò finalmente, lasciando spazio ad una Sheridan dal cuore di cristallo ormai in frantumi: non mi importava di venire scoperta, volevo solo qualcosa che facesse svanire quel dolore, quella morsa che mi stringeva la gola quasi al soffocamento.

Cominciai a piangere, coprendomi il viso con entrambi le mani quasi a volerle fermare, ma neppure una diga in cemento avrebbe potuto arginare lo sgorgare di quelle lacrime.

 

Il mio mondo , qualunque fosse, era crollando su di me.

 
Note: Character Tenaga © Valeria Romanazzi alias "Tenaga"
Soundtrack del capitolo mentre veniva scritta: (Soul Sacrifice OST) Hope and Future on the Same Page (Instrumental)
   
 
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