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Autore: ale_9038    15/02/2009    0 recensioni
“Neliel” riconobbi la voce di Ariel, anche se l’avevo sentita solo per pochi secondi “sai cosa succede alle bambine cattive?!” fece una breve pausa “Vengono punite” disse le ultime due parole tutte d’un fiato e senza lasciarmi il tempo per ribattere riagganciò...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando non si sa cosa raccontare è difficile narrare una storia, ma io, in questo caso vi racconterò la mia, ancora in corso e

Questa è la mia prima fanfic, non sono mai stata una brava scrittrice e spero che possiate perdonarmi eventuali errori grammaticali e magari segnalarmeli. Un enorme saluto a tutti nella speranza che la storia sia di vostro gradimento.

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Capitolo 1° » Una notte come tante »

 

Quando non si sa cosa raccontare è difficile narrare una storia, ma io, in questo caso vi racconterò la mia, ancora in corso e destinata a non vedere mai la parola Fine.

Tutto ebbe inizio il giorno del mio diciassettesimo compleanno. Allora odiavo tutto ciò che faceva parte della mia vita: la mia casa, ricca di tristi ricordi e promesse mai mantenute; la scuola che frequentavo, piena di ragazzine griffate dalla testa ai piedi, ragazzi senza un minimo di quoziente intellettivo e arroganti come non mai; i miei genitori che non facevano altro se non lavorare; il pigro gatto di mia madre che di tanto in tanto, mentre dormivo mi leccava il viso; la donna delle pulizie indiscreta e completamente fuori di testa; gli insegnati che solo Dio sa quanti ritardi riuscivano a mettermi nel giro di qualche giorno; la mia unica nonna che non faceva altro se non creare problemi; mia zia Elena che con la sua severità aveva cresciuto me e mio fratello in Russia quando io avevo appena quattro anni e che ci costringeva, con un grande assenso da parte di mia madre, a passare le vacanze estive da lei.

Non sarei mai riuscita a trovare un senso alla mia vita se non ci fossero stati mio fratello Edgardo, soprannominato dalla sottoscritta Ed, e le auto. Certo, una ragazza di regola dovrebbe passare gran parte della sua vita tra smalti, rossetti e pettegolezzi, ma come diceva Ed io non ero normale, imparai a guidare a quindici anni e da allora iniziai a frequentare dei ragazzi che organizzavano corse d’auto, a 16 anni gareggiai e vinsi per la prima volta e da allora ogni giovedì sera, non appena i miei genitori si addormentavano, sgattaiolavo fuori dalla finestra con in tasca le chiavi della BMW di mio padre e alcune volte, quando lui andava fuori città per lavorare, prendevo la Mercedes di Ed. Di solito mentre guidavo lasciavo i finestrini aperti per sentire il vento tra i capelli ed era in quei momenti che mi sentivo veramente libera e riuscivo ad amare il mondo. Quando correvo per vincere poi, era come se tutto intorno a me scomparisse: le case, la gente, gli alberi; qualsiasi cosa. L’adrenalina iniziava a fluirmi nelle vene e non pensavo ad altro se non a correre. Non perdevo mai, vincevo e basta. L’unica volta che persi fu una settimana prima del mio compleanno.

Quella sera avevo litigato con Ed per colpa di Siria, la sua fidanzata. Non l’avevo mai sopportata era precisa ed eccentrica. Mi aveva detto senza mezzi termini che ero una ragazzina ribelle sgraziata e vittima di una generazione priva di ideali, istintivamente risposi alla provocazione versandole tutta l’aranciata che stavo bevendo in testa.

“Ed come fai a sopportare una vipera del genere?!” si rivolse a mio fratello come se le avessi ucciso il gatto, il cane o forse il criceto di casa, non badai a ciò che disse, mi in quel momento mi interessai solo alla reazione di mio fratello, mi ignorò e si rivolse alla fidanzata

“Andiamocene, non avevi detto che volevi andare al cinema?” non mi salutò ne tanto meno mi degnò di uno sguardo, pur di non vederlo arrabbiato con me, mi sarei fatta uccidere, ma non volevo darla vinta a Siria chiedendole scusa.

 In quel momento fu come se il mondo mi fosse caduto addosso, l’orgoglio mi impediva di chiamarlo e sapevo che anche lui mi stava abbandonando proprio come avevano fatto mamma e papà tanti anni prima quando scoprirono di avere una figlia ribelle ed eccessivamente scontrosa. Quella sera mi rinchiusi in camera e come un pulcino spaurito mi rannicchiai in un angolo a piangere, non andai a mangiare e nemmeno mi preparai per andare a letto, rimasi lì fino a quando non sentii vibrare il mio cellulare. Mi era arrivato un messaggio:

Nel dove sei? C’è un ragazzo che vuole conoscerti… Adele

Guardai l’orologio erano le due di giovedì mattina, avevo perso la cognizione del tempo, senza esitare mi alzai svuotando la mente da ogni pensiero negativo, presi il cappotto, la chiave della BMW di mio padre e scesi senza problemi dalla finestra. Guardai il cielo, nubi minacciose preannunciavano un imminente temporale, vidi un lampo squarciare il cielo, la mia casa apparì e sparì subito, un tuono rimbombò nella nera notte.

Arrivai al posto scelto per la corsa in pochi minuti e notai subito una Ferrari rosso fiammeggiante parcheggiata vicino al traguardo, un ragazzo appoggiato ad essa fumava tranquillamente. Mi fermai vicino alla sua auto e guardandomi allo specchietto retrovisore notai i miei occhi ancora rossi e gonfi a causa del pianto. Scesi e mi avvicinai ad Adele:

“’Sera.”

“Vorresti dire buongiorno visto che sono le due giusto?” mi puntò i suoi occhi verdi in faccia “Che hai fatto? Sembri appena uscita da un film dell’orrore.”

“Niente.Non ho fatto niente e soprattutto non è successo niente.”

“Ok” disse senza insistere e continuando “allora… vedi il moro appoggiato alla Ferrari?”

“Difficile non notarlo non credi?”

“Hai ragione, togliendo la macchina non passerebbe inosservato in qualsiasi caso”

“Ok che vuole?”

“Ehi?! Sicura di star bene? Uno come quello cosa potrebbe volere da te?! Il tuo numero di telefono forse?”

“Che vorresti dire che sono brutta?”

“Certo che no, ma le tue domande sono troppo scontate.”

“Ok ho capito quanto ha puntato?”

“Trecento”

“Va bene punto altrettanto”

“Nel viene verso di noi, Nel mi raccomando non farmi fare brutte figure” iniziò ad agitarsi e a mettersi apposto i capelli “ come sto?”

“Impeccabile come sempre” mi fece cenno di voltarmi e non esitai.

Vedendolo di sfuggita, non ero riuscita ad apprezzare la bellezza di quel ragazzo. Sembrava un angelo sceso dal cielo, anzi era mille volte meglio, aveva i capelli neri e i suoi occhi celesti come il cielo in una giornata di sole, come un mare tropicale, come un “non ti scordar di me”, rapirono la mia anima. Quel ragazzo non era un angelo, ma un diavolo tentatore. Mi lanciò un sorriso radioso e mi offrì la mano, l’accettai

“Ciao, sono Ariel” disse con una voce roca, ma sensuale

“Melania, qui tutti mi chiamano Nel, ma probabilmente tu non avrai nemmeno il tempo per chiamarmi per nome, verrai sconfitto ed umiliato da una bambina e come tutti quelli prima di te non avrai più il coraggio di avvicinarti a me” detto questo non gli diedi nemmeno il tempo di rispondere e spavalda mi diressi verso la BMW, quella frase la sapevo a memoria ed era diventata per me una specie di rito scaramantico, mi portava fortuna. Sedendomi al posto di guida mi voltai verso l’angelo nero,  rideva come se avesse sentito la più divertente delle barzellette. Irritata dal suo comportamento puntai gli occhi sulla strada e dopo pochi secondi il mio telefono vibrò, era una chiamata da parte di un numero sconosciuto, non esitai a rispondere e non feci in tempo a dire “pronto” che un’altra voce mi zittì all’istante:

“Neliel” riconobbi la voce di Ariel, anche se l’avevo sentita solo per pochi secondi “sei stata troppo presuntuosa non credi? E sai cosa succede alle bambine cattive?!” fece una breve pausa  “Vengono punite” disse le ultime due parole tutte d’un fiato e senza lasciarmi il tempo per ribattere riagganciò.

Una ragazza diede il via e io automaticamente, dando gas, sfrecciai sull’asfalto.

  
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