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Autore: ellyb1611    06/10/2015    7 recensioni
Storia che partecipa al contest "Vizi e Virtù".
La Temperanza.
Eloise è precisa, sa cosa vuole nella vita e non si scompone mai.
Fino a quando incontra Aiden.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tra l’acqua ed il fuoco
Parte prima
Eloise
Eloise se ne stava seduta su una fredda panchina, di una fredda stazione, in una fredda mattina di Dicembre.
Il gelo le penetrava nelle ossa e le sue gambe non la smettevano di tremare. Portò le mani vicino alla bocca e le scaldò con il caldo alito, che fece uscire dalla sua bocca.
La stazione era in fermento. A causa del maltempo i viaggiatori continuavano a sbuffare prendendosela con chiunque capitasse a tiro.
Eloise sorrise tra sé e sé, non riusciva a comprendere perché le persone se la prendessero così tanto per delle cose alquanto futili. In vita sua non aveva mai perso la pazienza neppure una volta, aveva sempre valutato con accuratezza le scelte da compiere e anche ora, che si trovava lontano dalla sua famiglia, sapeva sempre cosa era meglio fare. La ragazza, a differenza delle sue coetanee che non pensavano ad altro che a divertirsi e ai ragazzi, era quella che potremo definire una giovane con la testa sulle spalle.
Anche troppo.
Prima del suo corso, si stava laureando anzitempo con il massimo dei voti. Cosa che, l’avrebbe ricondotta presto al suo paese e dai suoi cari che le mancavano enormente.
Eloise sapeva benissimo che, senza distrazioni, avrebbe raggiunto i suoi obiettivi in pochissimo tempo e questo la rendeva felice.
O almeno credeva.
Già, perché a volte si chiedeva cosa provassero le sue “amiche” ad essere così poco temperate; si chiedeva cosa ci trovassero in tutti quei lustrini, in quelle serate passate allo specchio a farsi “belle” per l’uscita con il ragazzo del momento.
Eloise le guardava, a volte, sbirciando da sopra il libro in cui era immersa e davvero non capiva il motivo di tutto quel fermento, non provava invidia ma neppure contentezza per quelle ragazze.
Per lei erano semplicemente delle coetanee diverse dal suo modo d’essere.
Ester, la sua compagna di stanza, aveva più volte cercato di spronarla ad uscire, a comportarsi come loro, ma ad Eloise stava bene così. Era stata educata a non ricercare la felicità al di fuori di sé, perché il vero bene avrebbe potuto trovarlo solo in se stessa.
Il mondo esterno, con i suoi vizi, l’avrebbe distolta dalla ricerca di questo bene a cui lei ambiva più di ogni altra cosa.
La voce metallica dell’altoparlante la destò dai suoi pensieri.
“Si avvisano i gentili viaggiatori che il treno proveniente da Boston e diretto a New York City è in arrivo sul primo binario.”
Eloise, con la calma che la contraddistingueva, si alzò dalla panchina e si avvicinò al binario. Ancora poche ore e sarebbe tornata alle verdi distese del Maine e riabbracciato la sua famiglia.
Il convoglio si fermò ed Eloise vi salì.
Il treno era piuttosto gremito di gente, ma riuscì ugualmente a trovare un vagone semivuoto.
Prese posto accanto al finestrino e, dopo aver sistemato i bagagli nell’apposita cappelliera, si sedette.
Prese tra le mani il ciondolo che le aveva regalato la nonna molti anni prima. Raffigurava un triangolo di metallo azzurro con la base rivolta verso l’alto e simboleggiava l’elemento dell’acqua.
Poco prima di morire, la nonna la chiamò a sé e glielo pose nella piccola mano di bambina. Il ricordo di quel momento era ancora impresso nella mente di Eloise, come se fosse accaduto il giorno prima.
Ricordava ancora la mano tremante e raggrinzita della nonna mentre con tutta la dolcezza possibile consegnava nelle sue piccole mani il ciondolo che aveva sempre portato al collo. La piccola Eloise lo guardò con stupore e la nonna, accarezzandole il capo le ripeté una frase che ancora oggi stentava a capire.
“Tu sei l’acqua, in te c’è il significato della vita, ma ricorda che senza il suo opposto non sarai mai completa”.
Si era chiesta più volte cosa intendeva dire ma anche quando ne aveva chiesto il significato alla madre essa si limitò a rispondere che quel ciondolo simboleggiava il suo essere donna e il suo dover essere temperata in ogni azione che le si sarebbe presentata davanti. E così aveva fatto, così si era sempre comportata, ma a volte pensava che in fondo la nonna intendesse dire qualcosa d’altro.
Guardò l’orologio.
4.15 p.m.
Per l’ora di cena sarebbe stata a casa.
Appoggiò il capo al finestrino e sentì il treno muoversi per poi bloccarsi di colpo.
Sul marciapiede un giovane dall’abbigliamento trasandato, correva all’impazzata verso il convoglio agitando un braccio.
Eloise scosse la testa. Proprio non capiva come facessero alcune persone ad arrivare sempre in ritardo.
Aiden
Aiden entrò in camera sua sbattendo la porta. Questa volta era davvero arrivato al limite, era stanco di sentirsi rimproverare perché voleva fare della sua arte un lavoro.
Adorava dipingere! E adorava farlo tutto il giorno.
E con questo?
Che potevano saperne i suoi genitori di cosa era giusto per lui? A volte non lo sapeva neppure lui.
La maggior parte del tempo si sentiva confuso sul suo futuro e forse era per questo che bighellonava in giro in attesa di chissà quale miracolo, ma di una cosa era certo.
Lui sarebbe diventato un’artista. Era l’unica costante della sua vita.
Dopo l’ennesima lite con i genitori si decise che era giunto il momento di fare qualcosa. Prese il borsone e vi infilò i quattro stracci che aveva nell’armadio ed uscì.
Così, senza salutare nessuno e senza sapere dove andare.
Arrivò alla “Union Station” mentre l’altoparlante annunciò la partenza del treno per New York.
Aveva appena scoperto dove andare.
Sorridendo iniziò a correre sbracciandosi verso il treno nella speranza che si fermasse per farlo salire. Aveva quasi perso le speranze quando il convogliò si fermò di colpo. Il capotreno gli fece cenno di salire e lui non se lo fece ripetere due volte.
“New York arrivo”, pensò mentre le porte si richiudevano ed il treno iniziava la sua corsa.
 
Parte seconda
Il treno ripartì ed Eloise si sentì subito più tranquilla. Prese il libro dalla sacca e lo posò con delicatezza sopra le ginocchia.
«Posso?», una voce maschile affannata le fece distogliere gli occhi dalla lettura.
Eloise lo guardò. Era lo stesso ragazzo che aveva fatto fermare il treno. Sospirò e gli sorrise facendogli cenno di accomodarsi. Fatica sprecata perché il giovane aveva già preso posto di fronte a lei.
«Anche tu sei diretta a New York?», chiese nuovamente il ragazzo.
La ragazza annuì.
«Per me è la prima volta!», esclamò eccitato, «E per te?», domandò ancora.
Eloise inspirò, poi con gentilezza rivolse nuovamente lo sguardo al giovane.
«Ci sono stata un paio di volte. È una bellissima città!», esclamò sperando di tornare al più presto al suo libro, ma la sua risposta non fece altro che alimentare la curiosità del giovane uomo di fronte a lei.
«Fantastico!», esclamò, «Allora potrai darmi qualche dritta sui locali più alla moda da frequentare».
«Mi spiace deluderla…», iniziò Eloise richiudendo il libro, « … ma non sono molto mondana.»
«E per quale motivo vai a New York allora?», chiese stupito Aiden.
Avrebbe voluto rispondergli che la vita non era fatta solo per le bravate ed il divertimento, che nella vita c’erano cose più importanti, ma si limitò a girargli la stessa domanda.
«E lei per quale motivo si reca a New York?», domandò infine guardandolo negli occhi.
Il ragazzo sorrise,poi girando lo sguardo vero il finestrino farfugliò qualcosa di incomprensibile.
Per un breve momento il silenzio calò tra loro.
«Comunque io sono Aiden», si presentò il giovane porgendo la mano alla ragazza.
«Eloise», si presentò la donna stringendogli la mano tesa e guardandolo negli occhi provò per un momento una strana sensazione mai provata prima. Qualcosa in quegli occhi la colpì, era una sensazione sconosciuta per lei e non appena si rese conto che lo stava osservando con troppa insistenza ritrasse la mano.
Parlarono molto in quel breve viaggio verso New York e così Eloise scoprì che Aiden era scappato di casa per inseguire il suo sogno di diventare un artista affermato. Cosa che l’aveva lasciata sconvolta. Scappare di casa era una cosa così sconveniente che mai le sarebbe passato per la mente.
Erano totalmente differenti,lei posata e dedita agli studi ed alla famiglia. Lui perso in un mondo tutto suo fatto di bevute tra amici, ragazze e serate all’insegna della spericolatezza.
«Scendi con me a New York!», esclamò poi il ragazzo guardandola fissa negli occhi.
«Scusa?», domandò Eloise sgranando gli occhi.
«Hai capito bene … scendi con me. Chiami i tuoi genitori e li avvisi che arriverai col prossimo treno.»
«Ok!», rispose la ragazza senza rendersene conto. Cosa che lasciò stupita anche se stessa.
Conclusione
«Non credevo avresti accettato», disse il giovane uscendo dalla Central Station.
«Non lo credevo neppure io», confessò Eloise arrossendo.
Davvero non riusciva a capire perché l’aveva fatto, ma sentiva in cuor suo che doveva farlo, che era la scelta giusta.
Passeggiarono per un po’ in silenzio fino ad arrivare all’ingresso di Central park.
Il ragazzo le sfiorò la mano e lei lo lasciò fare. Non si era mai sentita tanto bene in compagnia di qualcuno come con lui. E la cosa la spaventava terribilmente.
Sentiva che il ragazzo la completava, che fino a quel momento non aveva vissuto al meglio la sua vita.
«Cosa significa Aiden?», chiese tutto ad un tratto
Il ragazzo la guardò stupito.
«È un nome celtico che significa fuoco!», rispose fermandosi davanti al lago nel parco.
Ora capiva il significato delle parole che le aveva detto la nonna.
Lei era l’acqua, Aiden era il fuoco.
L’una non poteva essere senza l’altro.
 
                                               **********************
La virtù della temperanza vista come il giusto equilibrio di due energie, stimolo ed il freno che non possono essere l’una senza l’altro.
La temperanza è una virtù umana. E come tale ha bisogno di entrambi gli elementi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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