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Autore: mynameismartina_    07/10/2015    1 recensioni
Niall Horan ha sempre avuto il meglio dalla vita. Una famiglia perfetta che gli vuole bene, ottimi voti alle medie, popolarità alle superiori, e la possibilità di realizzare il suo sogno.
L'unica cosa che gli manca è una ragazza.
Ma lui non vuole una di quelle ragazze false che conosce in discoteca grazie alla sua fama.
Lui vuole una di quelle ragazze rare. Una di quelle che arrossiscono al minimo sguardo, e che quando sorridono esprimono così tanto amore e dolcezza da far crescere in te la voglia di proteggerle per sempre.
Ma se dovesse trovare una ragazza così, sarebbe capace di tenerla per sé? Sarebbe capace di abbattere tutti i suoi muri?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Primo trimestre.

M E L I S S A

Non sono mai stata una persona ritardataria. L'ordine è sempre stato al primo posto per me. In tutta la mia carriera scolastica non ho mai osato fare un ritardo, forse perché sapevo che se non fossi entrata in tempo sarei dovuta passare davanti a tutti.

Quello sì che mi spaventata.

Da quando frequento la Juilliard la mia puntualità, se possibile, è migliorata. La sveglia è sempre suonata in orario, e quella mezz'ora mi è sempre bastata per prepararmi al meglio. Riuscivo sempre ad arrivare in classe cinque minuti prima degli altri, e questo mi è sempre andato bene.

Avrei volentieri mantenuto questa mia routine, se non fosse che sta mattina la mia sveglia non ha suonato. Di punto in bianco ha deciso di spegnersi alle tre di notte, e questo ha sballato completamente i miei orari.

Mi guardo allo specchio mentre mi spazzolo freneticamente i capelli rossi, essendo perfettamente a conoscenza che la lezione è già iniziata da ben venti minuti.

Sospirando combattuta esco dalla mia camera, sorpassando senza problemi i corridoi dei dormitori ormai vuoti. Sento delle voci  al corridoio e, volendo evitare figure imbarazzanti di prima mattina, mi avvio alla classe seguendo la strada più lunga.

Stringo nervosa il mio solito quaderno per gli appunti tra le mani appena inizio a vedere la porta dell'aula di storia della musica, finché non mi ci fermo esattamente davanti. Sospiro pesantemente, alzando una mano e preparandomi mentalmente a bussare, quando qualcuno tossisce alle mie spalle, facendomi spaventare.

Il mio corpo reagisce di scatto, girandosi in fretta e scontrandosi contro l'immagine di diverse persone.

"Non volevo spaventarti." Dice uno di loro, sorridendomi imbarazzato. "Stai bene?"

Sto quasi per rispondergli, sorpresa dalla gentilezza con cui mi ha rivolto la parola, ma poi mi ricordo: io non devo parlare. Mi limito a tenere la testa bassa, per evitare di incrociare i miei occhi con uno qualsiasi di loro, e ad annuire.

"Direi che possiamo entrare, allora." Ordina un uomo, e riconosco la voce del vice-preside Whitmore. Con un colpo di tosse si fa strada attraverso di noi, aprendo la porta ed entrando nell'aula. La voce della professoressa Fitzgerald si interrompe, e la sua attenzione passa a noi.

"Signorina Thompson, come mai in ritardo?" Mi chiede, scrutandomi in volto.

la guardo inarcando un sopracciglio. Seriamente si aspetta che io parli davanti a tutti?

Probabilmente, guardando la mia espressione, si rende conto di quello che ha appena detto, guardandomi mortificata. "Giusto, prenda posto e basta."

Senza aspettare un minuto di più mi avvio verso l'ultimo banco dell'aula, cercando di passare il più possibile inosservata stretto nel mio maglione di tre taglie più grande. Quando mi siedo mi lascio scappare un sospiro di sollievo, appoggiandomi allo schienale della sedia e mettendomi i capelli davanti al viso, come una sorta di protezione.

Con le mani afferro nervosamente le maniche della felpa, fino a coprirmi completamente le dita. La professoressa, nel frattempo, si è messa a parlare insieme al vice-preside e ai ragazzi che sono entrati insieme a lui. Dopo qualche minuto si girano tutti verso gli studenti, mentre la signora Fitzgerald batte ripetutamente le mani, cercando di attirare l'attenzione di tutti su di loro.

Tutti gli studenti si zittiscono, e iniziano a fissare i cinque ragazzi con espressioni sorprese. Ma chi sono?

"Allora ragazzi, come sapete ogni anno cerchiamo di realizzare uno spettacolo con tutti gli studenti del quarto anno," Dice, passandosi una mano fra i capelli. "Quest'anno, però, abbiamo deciso di rendere le cose un po' più divertenti. Conoscete tutti gli One Direction?" Si gira verso i ragazzi, invitandoli a fare un passo avanti.

Tutte le ragazze lanciano piccole urla imbarazzanti mentre si muovono frenetiche sulla sedia.

"Quest'anno staranno con noi, e lavoreranno con voi al progetto dello spettacolo. Vi chiediamo solo di non aggredirli costantemente. Per ora la lezione è sospesa, e se volete potete parlare con loro."

La maggior parte degli studenti si alza, correndo incontro ai cinque ragazzi. Guardandomi intorno ridacchio quando vedo piccoli gruppi di ragazzi guardare male tutta la folla di ragazze urlanti.

Non ho la minima intenzione di andare la con loro, e con la testa bassa decido di dirigermi verso l'uscita della classe. Sono praticamente fuori dalla porta, quando una voce mi fa bloccare sul mio posto, costringendomi a girarmi.

"Dove stai andando?" Chiede uno dei ragazzi. Gli occhi azzurri risaltano alla perfezione con il castano dei capelli, alzati in un ciuffo perfettamente pettinato. Porta una maglietta a righe bianche e blu, dei jeans stretti e rossi, e un paio di vans blu ai piedi. "Non hai niente da chiederci?"

Alcune ragazze cominciano a ridacchiare, portandosi una mano davanti alla bocca facendo finta di voler nascondere la cosa. Ma non lo vogliono veramente, molto probabilmente trovano gratificante che io possa sentire le loro risatine di scherno nei miei confronti.

Il ragazzo che mi aveva parlato si gira a guardarle confuso, mentre loro provano a far finta di niente. Sto cercando un modo per spiegargli la situazione, quando loro mi anticipano acidamente. "Lei è muta."

Le mie guance bruciano sotto lo sguardo dispiaciuto del ragazzo, e mi dispiace, perché quella non è la verità. Lui mi guarda mortificato. "Io-- Mi dispiace."

Tutto il gruppo mi sta guardando, e sento la sensazione del loro sguardo su di me farsi sempre più potente. Guardo un'ultima volta il ragazzo, girandomi e scomparendo in mezzo agli altri studenti.

A passo veloce mi avvio verso la prossima lezione: pianoforte.

La classe è ancora vuota, e per passare il tempo prendo il telefono, entrando su wikipedia, e le mie dita digitano le lettere ancora prima che me ne renda conto. La scritta One Direction compare sull'angolo sinistro, mentre inizio a concentrarmi sul testo. "Gli One Direction  sono una boy band  di origini anglo-irlandesi formata da Niall Horan, Liam Payne, Harry Styles e Louis Tomlinson. Hanno firmato un contratto con l'etichetta discografica Syco di Simon Cowell  dopo essersi formati come gruppo e sono arrivati terzi nella settima edizione del talent show The X Factor nel 2010.."

"Stai facendo ricerche su di noi?" Chiede una voce alle mie spalle, facendomi sobbalzare. Ma è una persecuzione?

Dietro di me c'è lo stesso ragazzo di prima, che mi guarda con sguardo fin troppo curioso. Arrossisco, abbassando lo sguardo sul mio telefono e chiudendo in fretta la pagina. Quando rialzo lo sguardo lo trovo ancora lì, intento a guardarmi con un sorriso intenerito.

"Mi dispiace per prima, non volevo offenderti in alcun modo." Dice, torturandosi imbarazzato le dita delle mani. "Non sapevo che tu fossi, sai... Muta."

Con le mani tremanti sblocco il telefono, digitando poche lettere che lo lasciano confuso: "Io non sono muta."

Lui mi guarda attentamente, facendo diventare rosse le mie guance e facendomi abbassare lo sguardo. "Se non sei muta, perché non parli?"

Alzo le spalle, non volendogli dare una risposta. Sta per chiedermi altro ma si interrompe quando vede i suoi amici entrare in classe, seguiti da tutto il resto degli studenti della classe.
Quando tutti i banchi si riempono noto uno dei ragazzi chiudere la porta, anche se il professore non è ancora arrivato.

Un ragazzo riccio e dagli occhi verdi prende la parola, sedendosi al centro della cattedra. "Oggi il vostro professore non verrà, ha lasciato a noi il compito di iniziare a lavorare insieme. Penso che oggi ci presenteremo soltanto, e dalle prossime lezioni inizieremo il vero lavoro." Si alza, sistemandosi la maglietta nera che gli si era arrotolata sui fianchi. "Io inizierò a presentarmi, e dopo deciderò a chi dare la parola."

Tutti annuiscono, mentre inizia a camminare tra i banchi. "Mi chiamo Harry Styles, ho 21 anni e ho una sorella di nome Gemma. Uhm.. Mi piace la fotografia e la musica. Per ora non ho altro da dire, quindi passo la parola a te." Dice, indicando un ragazzo alla sua destra. Tutti iniziano a presentarsi, e dopo poco la parola ritorna ad uno dei membri della band.

"Mi chiamo Niall Horan, ho 22 anni e un fratello di nome Greg. Mi piace la musica, e anche lo sport. Dal golf al calcio e a tanti altri." Dice sorridendo. Quando finisce inizia a guardarsi in giro, guardando tutti gli studenti.

Mi si blocca il respiro quando il suo sguardo si ferma su di me. "La ragazza con i capelli rossi. Tocca a te."

Tossisco imbarazzata mentre tutti i miei compagni si girano verso di me, ridendo leggermente.

"Uhm, scegline un'altra, Niall." Si intromette il ragazzo dagli occhi azzurri di prima, di cui non so ancora il nome.

Il biondo si imbroncia leggermente, guardando il suo compagno di band. "Ma Louis, io ho scelto lei."
Sembra tanto un bambino.

Louis gli si avvicina, e gli mormora qualcosa all'orecchio. Quando si staccano entrambi mi guardano, facendomi sprofondare nella vergogna ancora di più. Non mi piace stare al centro dell'attenzione.

Niall abbassa lo sguardo, "Va bene, scelgo lei allora." Afferma, indicando una ragazza bionda in prima fila. La lezione passa in fretta, e lentamente anche i ragazzi della band si presentano tutti.

Quando la campanella segna la fine delle due ore aspetto che tutti siano usciti dall'aula, per raggiungere indisturbata i dormitori. Ho la mattinata libera fino alle due di pomeriggio, quindi decido di andare in camera mia a riposarmi.

Il corridoio dei dormitori non è pieno, ma le poche persone che ci sono non si soffermano più di tanto a guardarmi. Con passo spedito mi avvio verso la porta che da sulla sala comune di un gruppo di camere, tra cui la mia. Per fortuna, o sfortuna, la scuola non ha mai avuto gli studenti al completo, e le altre camere sono sempre rimaste vuote. Nella camera ci sono solo io, anche se i letti sono due. Le altre tre camere sono vuote, una delle quali è inagibile a causa di un incidente dello scorso anno.

Quando entro nella stanza ormai familiare riesco finalmente a sentirmi a mio agio, e mi tolgo il maglione a causa del caldo. Mi avvicino alla finestra, guardando il cortile interno vuoto. Dopo essermi legata i capelli in una coda alta mi avvicino al letto, cominciando a rifarlo. Una volta che ho sistemato il cuscino mi avvicino al computer, mettendo su la prima canzone che trovo degli One Direction: what makes you beautiful. Le note della canzone si disperdono nella stanza, e rimango sorpresa dell'armonia che assumono le voci quando cantano tutte insieme. Mentre quella continua mi avvicino all'armadio, cominciando a mettere n ei cassetti inferiori i vestiti leggeri e portando sopra quelli pesanti. Sta partendo la quarta canzone quando qualcuno bussa alla porta della sala comune, facendomi distrarre. Essendo l'unica delle camere, ho ormai preso il vizio di chiudere a chiave quella porta, in modo da essere sicura che nessuno possa disturbarmi.

Corro ad aprire la porta, trovandomi davanti la band al completo. Che ci fanno qui?

"Uhm, ciao." Mormora incerto Liam, sorridendomi cordialmente. "Sono qui le stanze numero 146,147 e 148?"

Io annuisco, guardandoli confusa. Lentamente mi sposto dall'entrata facendoli passare.

"Tu chi sei?" Mi chiede Zayn, fermandosi davanti a me.

Non potendogli rispondere a voce, lo supero, raggiungendo la porta della mia stanza e chiudendola. Con una mano gli mostro la scritta Melissa's Room, colorata in blu e appesa su un cartoncino azzurrino appena sotto il numero della stanza.

"Tu dormi in quella stanza, Melissa?" Chiede Louis, guardandomi attentamente. Io annuisco, mentre istintivamente mi volto verso il numero della stanza, 146.

"Anche a me è stata assegnata quella stanza!" Dice Harry, controllando un foglio che tiene in mano.

"Cosa?" Urla Louis. "Credo ci sia un errore, ho letto sul sito  che i dormitori sono separati."

"E cosa facciamo?" Chiede Zayn, guardando i suoi amici.

I miei occhi sono spalancati mentre ascolto le mie parole, alternando lo sguardo tra la mia camera ed il ragazzo riccio.

"Oh mio Dio, ragazzi. State calmi, mica sta morendo qualcuno!" Urla Niall, interrompendo la discussione. "Ora andiamo in segreteria, e tu vieni con noi." Annuncia, indicandomi.

Con gli occhi spalancati e una strana sensazione nello stomaco entro in camera, mi metto la felpa e mi sciolgo i capelli, come se questi potessero proteggermi da tutto quello  c'è fuori. Quando esco dalla porta loro sono ancora lì, mentre parlano a bassa voce.

Lo sbattere della porta li fa girare verso di me, cosa che ovviamente mi fa arrossire. Senza aggiungere altro si avviano verso la porta. Harry si ferma di fianco all'entrata, chiudendo la porta subito dopo la mia uscita.

Lo sguardo di tutti gli studenti è sui ragazzi, e alcuni di loro guardano anche me. Cerco di velocizzare il passo, volendo solo uscire da quella scomoda situazione.

Finalmente arriviamo in segreteria, dove la signora Anderson ci accoglie sorridente. "Cosa posso fare per voi, ragazzi?"

Louis si appoggia al bancone, prendendo la parola. "Salve, ci sono state assegnate le camere 146,147 e 148, ma la 146 è già occupata da Melissa, quindi suppongo ci sia stato un errore."

La segretaria si mette a digitare qualcosa sul computer, leggendo attentamente sullo schermo. "A quanto pare non hanno tenuto conto della signorina Thompson, ma mi dispiace: quelle sono le uniche camere attualmente disponibili, quindi uno di voi dovrà dormire nella stanza con la signorina."

Questo sì, che potrebbe essere un problema.

   
 
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