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Autore: Gora_DC    07/10/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se una mattina ti svegliassi di colpo e ti rendessi conto di non essere più padrone di te stesso? Se dopo aver ripreso conoscenza la tua vita è del tutto diversa e non riesci più a ricordare cosa ti ha portato a trovarti in quella situazione? Blaine è nel buio più totale e solo grazie alla visita delle persone che ama cercherà di ricordare cosa è successo nelle ultime trenta ore e del motivo per cui si trova in quello stato.
Ambientata dopo la 5x01
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sam Evans, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Può crescere da solo esaurire come niente perché nulla lo trattiene o lo lega a te per sempre,
cambia il senso alle parole…
L'amore non ha un senso…
l'amore non ha un nome…
l'amore bagna gli occhi…
l'amore scalda il cuore…
l'amore batte i denti…
l'amore non ha ragione…
E' grande da sembrarti indefinito, può lasciarti senza fiato,
il suo abbraccio ti allontanerà per sempre dal passato…
l'amore mio sei tu!
[Francesca Michelini, L’amore esiste]
 
            Epilogo.
 
Luce.

Calda, luminosa, forse fin troppo. Mi abbaglia. Non riesco a capire dove mi trovo, non riesco a distinguere le cose. È troppo forte e i miei occhi troppo deboli. Forse questa è la luce che devo seguire, quella che tutti vedono prima di morire, quella che porta a Dio. Infondo non so neanche se ci ho mai creduto in Dio. Kurt sostiene che é un sadico, ci ha prima creato gay e poi ci fa accusare dai suoi seguaci di essere dei mostri, degli errori della natura, di andare all'inferno.

Ma alla fin fine etero o gay chi merita il paradiso?

E io sono stato così buono da esserci entrato?

Batto le palpebre che a fatica riesco a malapena a tenere aperte. Non vedo nulla se non un bianco accecante.

Bianco.

Quando descrivono il paradiso usano sempre questa tonalità.

Bianco puro, come le nuvole nel cielo d'estate, come i petali di un fiore o il vestito di una sposa.

Pensare al matrimonio mi fa trattenere il respiro.

“Non posso” mi ripeto per l'ennesima volta. “Non posso continuare a farmi questo.”

Mi chiedo se è davvero il paradiso. È tutto troppo luminoso. Troppo bianco. Perché dovrei essere qui allora? A me il bianco neanche piace.  A me piacciono i colori forti, accesi, il blu brillante o il rosso fuoco. Motivo in più per bruciare all'inferno.

E poi eccola, una figura, mi appare avvolto da un alone magico.

“Un angelo” penso.

Il mio angelo custode, il mio amico immaginario dagli occhi cristallini e la pelle così chiara da sembrare trasparente, quello che era ogni giorno con me, quello che non mi abbandonava mai, che mi proteggeva e non mi faceva sentire solo, quello che amavo ritrarre sui muri di casa, prima di essere sgridato dalla mamma, l’unico a non avermi lasciato solo.

Fino a quando non sono cresciuto.

E poi lo sento, un sussurro, una voce melodiosa. Quell'angelo mi sta chiamando e io non so come faccia a sapere il mio nome.

Ma sicuramente qui tutto è possibile, come è possibile che il mio angelo somigli all'unica persona che abbia mai amato davvero.

Poi vedo il viso dell'angelo aprirsi in un sorriso ma allo stesso istante sporcarsi di lacrime. Vorrei dirgli di non piangere ma è bellissimo. Pura e semplice perfezione.

Continua a ripetere il mio nome” penso tra me e me.

Inizio a essere troppo stanco, provo a chiudere gli occhi per riposarli un attimo, anche se sarebbe l’ultima cosa che vorrei fare restare sveglio il più possibile per cercare di capire dove mi trovo, e, in quel momento, sento gridare.

"Papà, Carole correte!!! Blaine si è svegliato!"
 

***

 
I ricordi di cosa sia successo dopo essermi svegliato sono vaghi e confusi. Ricordo appena che il medico, quello che sembrava uno stronzo, si è invece rivelato una persona attenta e capace, molto preparata nel suo lavoro. Quando ha saputo del mio risveglio è corso a visitarmi ed è stato davvero molto scrupoloso.

Ora sono di nuovo nella mia stanza. Gli esami di routine dopo una situazione come la mia sono stati tutti positivi. Ci sono ancora delle piccole difficoltà come muovermi o parlare, fatico ad emettere un qualsiasi suono, ma il medico dice che potrebbe dipendere dallo stato comatoso in cui ero finito e che con un po’ di buona volontà tutto questo sarebbe stato solo un capitolo, aperto e subito chiuso, della mia vita.

Quello che non ha detto il medico, però, è che per quanto sia andato tutto bene e io possa riprendere in mano la mia vita, non riesco a chiudere completamente questa storia, perché non potrò ricordare tutto per filo e per segno, la mia memoria potrà essere comunque offuscata, ma non dimentico. Non potrei mai dimenticare quel bacio, ormai impresso nella mia mente.

Nella mia stanza c'è un continuo via vai di persone.

Da quando mi sono svegliato mia madre e Cooper, Burt e Carole si alternano per starmi vicino. Il dottore Hastings si è raccomandato di farmi ricevere una visita per volta, dopo aver visto i compagni di scuola accalcati su di me a festeggiare il mio risveglio. Devo ammetterlo, anche se hanno dovuto lottare per far allontanare Tina e Sam, sono felice di poter essere di nuovo padrone, per modo di dire, del mio corpo e aver potuto ricambiare quei due abbracci, i soli che mi sono apparsi sinceri.

L'unico a non aver mai lasciato la stanza per nessuna ragione è Kurt.

È sempre qui accanto a me, a stringermi la mano o a occuparsi di me e, per quanto l’ho desiderato, ora quasi mi infastidisce. Vorrei semplicemente sfilare la mia mano dalla sua e dirgli di smetterla di essermi così attaccato, che avrebbe dovuto pensare a me prima che lo vedessi baciare Adam. Eppure sembra non averlo neanche ascoltato il medico. Ora se ne sta li, immobile, seduto sulla sua sedia a sfogliare Vogue, credendo che io stia riposando.

È bello.

Cavolo se è bello.

C'è uno spiraglio di luce che passa attraverso la persiana, non sono del tutto alzate perché faccio ancora fatica a tenere gli occhi aperti, eppure è la sua bellezza che mi abbaglia, quel po’ di luce illumina principalmente il suo volto, dandogli l'aspetto di un Dio. Ha dei lineamenti perfetti, due occhi meravigliosamente penetranti e, per quanto io mi sia perso nel guardarli un milione di volte, mi rendo conto che non ne ho mai abbastanza.

E poi il ricordo di quello che mi ha fatto mi colpisce in pieno.

È stato con un altro.

Ha avuto una relazione con qualcuno di migliore di me, che lui considerava migliore, quando io non aspettavo altro che mi perdonasse, che tornasse da me.

Ed è come rivivere i nostri peccati ancora e ancora... Come se mai e poi mai potremo cancellarli. Come tatuaggi sulla pelle, i nostri sbagli sono incisi nelle nostre menti.

Si può dimenticare un dolore tanto intenso? Si può fingere che nulla sia successo, credendo che tutto possa tornare come prima?
Non ne ho la più pallida idea.

L'unica cosa che so è che guardarlo, poter ammirare tanta bellezza mi fa capire che mai, non amerò mai qualcuno come ho amato lui, che per quanto mi sforzi nessuno sarà completamente parte di me come lui. Lui è stato il mio primo vero amore e nessuno potrà prendere il suo posto. Lo porterò nel cuore per sempre. Ma non so se sarò capace a perdonarlo. Quello che provo dentro è un dolore che non riesco a descrivere, è come se mi avessero squarciato il petto e, dopo avermi strappato il cuore, io sia ancora a terra in agonia. Vorrei parlargli, urlargli in faccia che vorrei odiarlo, fargli capire che mi ha spezzato il cuore e, mentre cerco le parole da potergli dire fargli capire che per quanto mi sforzi non riesco a cancellare dalla mia mente quello che ho visto, qualcuno bussa alla porta.

“Sei ancora qui?” Kurt ha distolto lo sguardo dalla rivista e lo capisco dal suo tono di voce quanto sia infastidito.

È bello finalmente poter aprire gli occhi e vedere chi è appena entrato.

“Potrei farti la stessa domanda.”

E come un flash tutto quello che era nella mia mente, come uno scaffale i cui cassetti si aprono e rivelano un ricordo, magicamente io so, so perché quei due continuano a litigare e so che quello che dovrò affrontare adesso… Sarà anche più duro di tutto il resto.

“Cosa vuoi?” Chiede con lo stesso tono nervoso Kurt.

“Parlare con lui, adesso che è sveglio.”

“In realtà sta riposando!”

Capisco che nascondermi non sarebbe più bastato, forse è arrivato il momento di prendermi le mie responsabilità e affrontare la realtà. O almeno in parte.

Così mi faccio forza sulle braccia, alzandomi appena così da attirare l’attenzione di entrambi.

“Blaine!” esclama Kurt agitato, come ogni volta che mi vede muovermi, per poi correre a darmi una mano.

Vorrei dirgli di non preoccuparsi, che non sono un bambino a cui servono cure, che trattarmi così alimenta solo la mia rabbia, ma riesco a mala pena a dire “sto bene” per farlo allontanare. È così ormai, ogni mia parola sembra ferirlo e, come capita sempre da quando mi sono svegliato, allontana le mani come se si fosse scottato. Quelle mani, le stesse a cui prima volevo afferrarmi per ogni paura o preoccupazione, quelle che potevano aiutarmi a tirare su, quelle che volevo stringere per il resto dei miei giorni, ora sembrano di lava incandescente che al minimo sfioramento mi ustionano la pelle e, non so come, lui avverte la stessa sensazione.

Si allontana leggermente, per poi rivolgere lo stesso sguardo pieno d’odio verso il ragazzo ancora in piedi sulla porta.

“Ho capito,” sospira poco dopo Kurt, “vado a prendermi un caffè. Ma stai attento a te” punta il dito verso di lui, “se lo fai agitare o fai qualcosa contro la sua volontà non ci sarà mio padre a trattenermi dallo spaccarti la faccia, questa volta!”

Resto interdetto da ciò che ha appena detto Kurt, non immaginavo potesse rispondere una cosa simile, mi fa quasi sorridere vederlo nelle vesti di difensore. Ma perché difendermi ora, quando ormai non c’è più nulla da difendere?

Non dà modo al ragazzo di rispondere, si avvia alla porta e se la richiude alle sue spalle.

“Finalmente ci siamo liberati di quella checca isterica!” esclama il mio migliore amico nello stesso istante.

“Sebastian…” lo ammonisco con quel filo di voce che riesco ad utilizzare.

E come se non avessi detto niente, trascina la sedia verso il bordo del mio letto e mi si siede accanto.

“Lo sapevo!” dice entusiasta accanto a me.

“Cosa?” sussurro.

“Che ti saresti risvegliato. Io lo sapevo, non mi avresti mai fatto una carognata simile. Bastava il bacio del principe azzurro a farti riaprire gli occhi!” Afferma prima di scoppiare a ridere.

“Tu cosa?” chiedo sbalordito.

E in quel momento ricordo, ricordo la canzone, le sue parole, il bacio, il perché.

Sebastian è innamorato di me.

Penso a cosa dirgli, penso a cosa sia giusto, a cosa dovrei fare ora che lo so, fingere di non sapere? O dirgli la verità? Raccontargli che l’ho sentito, che so che mi ama
e che non vorrebbe altro che stare con me.  Ma io? Io cosa voglio?

“Seb…” dico con un filo di voce, notando il suo sguardo passare da una luce accesa a un buio pesto.

“Ho una grande notizia, mio caro!” Urla quasi, con un sorriso che però non raggiunge gli occhi. “Me ne vado!!! Finirò le ultime settimane alla Dalton e non appena avrò il diploma mi trasferirò a Chicago.”

Resto senza parole, incapace di rispondere, cercando di rielaborare quello che mi sta dicendo, cercando di capire se sia uno scherzo. “Chi… Chicago?” Balbetto.

“Si, sono stato ammesso alla University of Chicago e studierò economia, come vuole mio padre.”

Economia? Tuo padre? Perché?

“Seb perché? Avevamo dei progetti!” riesco con fatica a chiedere, pensando quanto questa cosa mi faccia star male.

“Lo so Blaine, ma alla NYU non mi hanno preso.”

“Come? Cosa?” resto basito dalla sua affermazione.

E come se la mia mente lavorasse da sola, faccio veloci calcoli e rivivo quella terribile giornata. Io che scappo dalla NYADA e corro per strada, saranno stato all’incirca le dieci del mattino, l’orario dei colloqui. Sebastian stava andando all’NYU per il suo incontro e nel vedere me distrutto ha preferito accompagnarmi a casa, a Lima, pur di non lasciarmi solo.

Ennesima dimostrazione d’amore che non sono stato capace di capire.

Mi sento così stupido e vuoto.

Sono stato così cieco.

“Tu avevi il colloquio quella mattina, vero?” chiedo subito conferma e quando lo vedo annuire riesco solo a sentirmi ancora di più una merda.

Sebastian ha messo in discussione tutta la sua vita per me e io non sono stato neanche stato in grado di accorgermene.

“Seb… Io…”

“Non fa nulla, Blaine.” Mi interrompe immediatamente. “L’ho fatto per i miei motivi ma ora ho bisogno di andare via, di staccare la spina, di cambiare.”

“Perché?” chiedo mentre il viso mi si riempie di lacrime. Resto senza fiato, è come se ogni mia sicurezza fosse svanita, come se l’unico appiglio che mi era rimasto fosse andato perso. È vero non posso ricambiare i sentimenti di Sebastian, in un modo o nell’altro il mio cuore apparterrà sempre a Kurt, ma non riesco a dimenticare tutti i giorni passati con il mio migliore amico a sognare di vivere a New York, di scoprire posti nuovi e di poter finalmente realizzarci, lontano da quella cittadina, che in un modo o nell’altro ci aveva oppresso. Mi sto così rendendo conto che non ho perso solo l’amore della mia vita, ma anche il mio migliore amico.

“Sai Blaine, mi è già successo in passato. Quando ero piccolo i miei genitori mi portavano in un hotel lussuoso la domenica. Servivano ogni genere di pietanze, figurati che non riuscivo neanche a leggere tutto il menù… Ma non c’era nulla che mi piacesse più dei gamberi. Continuavo a prenderne ancora e ancora… I miei mi dicevano “perché non provi il roastbef, il pollo alla cacciatora o un bel filetto…” Ma a me piacevano i gamberi, volevo solo quelli. Se venissi a New York con te non riuscirei più ad andare avanti, continuerei ad amarti e questo non farebbe bene a nessuno di noi due.”

“Seb… No…” provo a dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma il mio volto è pieno di lacrime e fatico a parlare.

“Va tutto bene, Blaine. Va tutto bene.” Sussurra stringendomi tra le sue braccia. “Lo sapevamo entrambi che non potevamo andare avanti così.”

Resto immobile, a singhiozzare tra le sue braccia, come ho fatto milioni di volte nell’ultimo anno, ma mai avrei pensato di piangere perché sarebbe stato lui a lasciarmi.

Ho perso davvero tutto, per quanto mi rendo conto che Sebastian ha ragione e che non amerò mai nessuno come amo Kurt, non saprei neanche cosa fare per sistemare le cose.

Mi stringo un’ultima volta al mio migliore amico e mi sfogo, fino a quando le lacrime si esauriscono lasciando spazio solo alla stanchezza e, dopo un suo lieve bacio sulla fronte, mi addormento.

Credo che questa sia la prima volta che Sebastian sia così aperto con me, che veramente mi abbia parlato con il cuore in mano, anche se, come il mio, credo che non siano rimaste altro che briciole e non posso fare a meno di sentirmi in colpa.
 

***

 
Dalla visita di Sebastian, sono passati esattamente due settimane.

Quella trascorsa in ospedale è passata piuttosto velocemente, tra controlli medici e la compagnia della famiglia, ma come ogni cosa è destinata a finire. Cooper è ripartito, non appena le mie condizioni sono migliorate e mia madre è tornata a lavoro.

Ma stare a casa da solo non mi piace, è come se la mia mente si staccasse dal resto di me e iniziasse a vagare, vivendo e rivivendo per l’ennesima volta quel momento.

Provo a far qualsiasi cosa pur di distrarmi. Così accendo la radio e inizio a prepararmi il pranzo.

Da quando sono uscito dall’ospedale ricevo chiamate e messaggi da parte di chiunque, Sam e Tina passano ogni pomeriggio per portarmi i compiti e i loro appunti, Carole per varie medicazioni e Kurt. Non sono riuscito a parlare molto con lui, ho cercato di evitare ogni tipo di contatto, qualsiasi momento in cui rischiavamo di restare soli chiamavo mia madre o qualcun altro. Non riesco ancora a capire cosa provo, la rabbia sembra essere sparita, ma la delusione, quella brucia ancora.

Sto preparando gli ingredienti che mi servono per prepararmi un panino, quando la radio manda una canzone, la canzone.

Le note di All you need is love riempiono l’aria, facendomi mancare il respiro. Mentre i Beatles cantano uno dei loro grandi successi io rivivo mentalmente la mia grande storia d’amore.

Quando siamo bambini cresciamo con l’idea dell’amore perfetto, della famiglia perfetta, dove tutto è spinto dai sentimenti e tutto è giusto. Crediamo che i nostri genitori siano dei super eroi e viviamo con la certezza che sarà sempre tutto meraviglioso. Poi cresciamo e ci rendiamo conto che al bene si contrappone il male, il dolore. Nel mio caso era stata la segretaria con cui era scappato mio padre, il lavoro di mia madre che la costringeva a stare lontano, il sogno di mio fratello di diventare un attore e quindi di vivere dall’altra parte del paese, la mia omosessualità e i bulli della scuola pubblica. In ogni caso ero stato privato di quell’amore che consideravo perfetto e duraturo, e che dopo tanta sofferenza consideravo, in un certo senso, dovuto.

Ma poi conobbi Kurt, Kurt che sognava l’amore, lo sfiorarsi delle dita. Era la persona più pura e pulita che avessi mai incontrato. Non capivo come facesse ad essere così, io al posto suo avrei perso la testa. Invece nonostante tutto era riuscito a mantenere quella sua purezza. E credo sia stato inevitabile innamorarmi di lui, come se qualcosa dentro di me si fosse risvegliato, ricordandomi che la mia vita potesse essere completa solo se accanto avessi avuto lui.

Lui era il mio nuovo eroe, l’amore perfetto che sogna ogni bambino. Il proprio principe azzurro.

Ma questo non era bastato, perché nulla a sedici anni è facile. O meglio tutto ciò che sembra un pochino complicato, per un ragazzino di quell’età sembra un enorme macigno da dover sollevare.

Ricordo chiaramente il momento in cui chiesi a mia madre di cambiare scuola, quanto dovetti lottare per farla acconsentire, aveva più paura di me di rimandarmi ad una scuola pubblica. Ma lì c’era il mio Kurt, il mio amore perfetto, e sarei morto se non avessi passato il resto del suo ultimo anno con lui, a sognare in ogni singolo momento quel futuro insieme che tanto desideravamo.

Eravamo una cosa sola e io ero completamente pazzo di lui.

Nulla servì a farmi cambiare idea, nulla servì a farmi pensare a nient’altro se non al suo amore.

Eppure come tutte le cose belle finiscono, Kurt si diplomò, finì il liceo e per quanto io fossi felice per lui, orgoglioso di come stesse realizzando i suoi sogni, vivevo con la costante paura di perderlo. Tutto sarebbe cambiato e, purtroppo, non bastavano le sue rassicurazioni a farmi credere che tutto sarebbe andato per il meglio. E ammetto che una parte di me ha gioito quando la NYADA lo aveva rifiutato, sarebbe stato con me un altro anno e poi saremmo partiti insieme per conquistare la Grande Mela.

Ma mi pentì subito di aver gioito, perché nonostante fosse ancora lì con me, lo stavo perdendo ugualmente. Vederlo spegnersi ogni giorno di più, vederlo deprimersi nel pensare di non esserne all’altezza, guardare come ogni momento della sua vita veniva sprecata dietro il bancone di un bar, che per quanto importante per noi, non era per niente fatto per lui, capii che l’amore perfetto è fatto anche di sacrifici. Fu la cosa più difficile del mondo dire a Kurt di partire, anche senza un progetto, anche senza la NYADA, lui ce l’avrebbe fatta semplicemente perché era Kurt Hummel, l’uomo che amavo, il più coraggioso che avessi mai incontrato, e se questo significava dividerci, avrei sopportato tutto pur di vederlo felice.

Non ho mai capito se Kurt in quel periodo fosse felice, lavorava a Vogue.com, frequentava gente importante del settore, aveva riprovato a rientrare alla NYADA. Diedi per scontato che stesse realizzando i suoi sogni, sogni che ormai non mi riguardavano più. E mentre lui viveva quella vita, non dimenticherò mai il senso di abbandono, di delusione e di perdita che provai in quelle settimane. Era come se lui fosse partito portandosi via con sé tutto ciò che mi spingesse ad andare avanti. Ero finito e non sapevo cosa altro avrei potuto fare. Non avevo la mia famiglia, non avevo i miei amici, non avevo il mio amore perfetto.

Mi sentivo perso, mentre l’amore della mia vita stava facendo semplicemente ciò che gli avevo chiesto io, andare a vivere la sua vita per rendermi orgoglioso di lui.

E io cosa feci?

Rovinai tutto.

Solo in questo momento mi rendo conto del mio egoismo, ero così preso dai miei sentimenti da non rendermi neanche conto dello sforzo che stava facendo Kurt. Sarà stato anche poco presente nell’ultimo periodo, ma continuava ad amarmi e a fare tutto quello per poter tenersi impegnato e non fare ciò che poi ho fatto io, preso da un attimo di panico.

Solo adesso realmente capisco quanto il mio errore deve aver inciso nelle nostre vite.

Solo a me va la colpa di aver distrutto il mio amore perfetto.

Kurt non avrebbe mai conosciuto Adam, Kurt non avrebbe mai iniziato qualcosa con lui se io per primo non lo avessi ferito. Kurt non mi avrebbe fatto mai una cosa simile, non il Kurt, che sulle scale della Dalton, con le lacrime agli occhi continua a ripetermi “si”, dopo avergli chiesto di sposarmi.

Il mio Kurt.

Preso da un attimo di pura follia, mollo tutto e corro fuori. Non mi importa se non fa ancora abbastanza caldo da uscire senza giacca, non mi importa se mi hanno sconsigliato di fare attività fisica fino alla fine della fisioterapia, voglio solo correre, correre tra le sue braccia e dirgli quanto io sia stato stupido a dubitare del suo amore, di urlargli di aver capito che l’unico ad aver sbagliato sono sempre stato io.

Avrei fatto qualsiasi cosa pur di riavere nella mia vita il mio amore perfetto.

Quando arrivo mi fiondo alla porta e inizio a bussare con insistenza, urlo il suo nome sperando che mi apra.

“Arrivo!” Sento dal fondo del corridoio. “Blaine!”

Chi mi apre non era chi mi aspettavo ma non fa nulla, ho solo bisogno di vederlo. “Burt dov’è Kurt? Ho bisogno di parlare con lui.”

“Blaine…” Dal tono in cui pronuncia il mio nome sento che ce qualcosa che non va.

“Cosa??? Dov’è Kurt?”

“Blaine, Kurt sta tornando a New York, è andato in aeroporto poco fa… Pensavo lo sapessi.”

Resto a bocca aperta, non riesco a spiccicare una parola.

È andato, via, senza dirmi una parola, nulla. Ha deciso di smettere di provarci. Non gli ho dato modo di avvicinarsi, lui che nelle ultime settimane non ha fatto altro che starmi accanto e io sono stato capace solo di allontanarlo. Non meritavo quelle attenzioni, non meritavo di essere coccolato eppure lui era lì a prendersi cura di me e ora tutto quello che vorrei è cancellare tutto, tornare indietro e fidarmi di lui.

Non sono stato capace di proteggere il mio amore perfetto ed è tutta colpa mia.

Saluto Burt e, con le spalle basse, sconfitto, torno a casa.

Sarebbe inutile correre all’aeroporto, sarà già partito, mi ripeto mentre cammino con il cuore spezzato.

Il ritorno a casa è estenuante. Tutta l’adrenalina che avevo in corpo è completamente evaporata. Ora sento solo la fatica, i polpacci sono diventati di piombo e ogni passo in avanti sento milioni di lame conficcarsi nei miei muscoli. Adesso ho capito perché i medici si erano raccomandati tanto.

Sto per entrare nel vialetto di casa, quando una figura accovacciata sulle scale del portico attira la mia attenzione.

Non riesco a capire chi è quando, sentendomi entrare, alza il volto.

“Kurt?” chiedo stupito di vederlo lì. “Non sei all’aeroporto.”

“Ci stavo andando, ma non potevo partire senza dirti ancora una volta quanto mi dispiace” si alza in piedi e mi viene incontro. “Blaine io non so come dirti che non è stata colpa mia, io volevo solo…”

“Kurt basta… Non serve”

“No ma io devo spiegarti…”

“Non serve… Davvero… Ho capito…” Mi siedo sulle scale e lo invito a fare lo stesso. Ha lo sguardo basso quando si avvicina. “Sai cos’è l’amore?” Gli chiedo dopo qualche secondo in silenzio, lui mi rivolge lo sguardo confuso e decido di continuare “Chissà in quanti ce lo chiediamo. Già cos'è? Stiamo li ad aspettarlo, a passare le notti a guardare le stelle finché non arriva. L'amore è quel sentimento che ci rende migliori e peggiori allo stesso tempo, ci rende diversi, ma forse per la prima volta siamo noi stessi. Tira fuori ciò che siamo, buono e cattivo, riesce a farci essere come non eravamo mai stati. L'amore ti fa scrivere da qualunque parte i tuoi pensieri, le tue emozioni, le tue sensazioni più profonde… Sul diario, sul quaderno, sui libri o anche sui banchi di scuola. L'amore è infinito e te ne accorgi quando passi intere giornate a guardare i suoi occhi. Ci vedi una luce riflessa e mentre ti dice cose carine, scopri che quella luce è l'amore che prova per te. Fissi attentamente quegli occhi, e ti accorgi che il vostro amore durerà per sempre. L'amore riesce a non farti dormire anche quando decidi che ormai è tardi e devi andare a letto. L'amore non conosce mezzi, sa renderti la vita più bella, difficile e misteriosa al tempo stesso. L'amore ti rende paranoico e geloso, fa tremare il cuore se vi dice che vi sentirete ad un orario ben preciso, mentre invece questo squillo non arriva... e tu attendi… attendi con ansia. Poi quando finalmente arriva ti senti bene e non ti manca più il respiro. L’amore ci fa commettere sciocchezze, cose insensate, a volte cattive, perché non capiamo come qualcuno possa provare qualcosa di tanto grande per noi. L’amore non ci fa sentire all’altezza, ma ci rende piccoli e indifesi, ci fa credere di essere potenti ma allo stesso tempo poveri. L’amore è spaventoso, ma allo stesso tempo bellissimo. L'amore è un caso che arriva per caso. Anche quando non lo vuoi… come te, so che è una frase "fatta" ma sinceramente è la verità e non sapevo dire di meglio... L'amore è dare una possibilità ad una persona di distruggerti e sperare che non lo faccia. E penso che non mi è stato mai più chiaro che il sentimento che provo per te è amore. Kurt, ti amo. Sei la mia vita e tutto ciò che ho e di cui ho bisogno. Vorrei solo che la nostra storia duri per sempre e sono convinto che se continueremo a tenere presente i sentimenti che proviamo l’uno per l’altro e a metterli sempre davanti a tutto, sono sicuro che resisterà a tutti i pericoli che il destino ci vorrà mettere contro.”
Ha gli occhi lucidi e quando sento una lacrima scendermi lungo il viso, mi accorgo di star piangendo anche io.

“Dovrei essere io a dirti queste cose.”

“Non è importante chi le abbia dette, ma che in qualche modo è ciò che pensiamo entrambi.”

“Ti amo Blaine, davvero… Io…”

“Lo so Kurt, e mi sento così stupido per aver fatto quello che ho fatto.”

“Non sei stupido…”

E sentire finalmente quel sapore sulle mie labbra mi lascia senza fiato. È tutto ciò che ho desiderato, tutto ciò che ho voluto dal momento in cui l’ho rivisto. Nonostante tutto lui è mio e io sono suo. Nessuno può (poteva) cambiare questo.

Ora posso dire di essere felice, ci ho messo tempo ma alla fine l’ho capito, mi è tutto chiaro. Quando trovi la tua anima gemella senti dentro di te una sensazione di pace e di benessere talmente intensa da avere l'impressione di essere finalmente arrivato a casa. Ti sembra di conoscere quella persona da sempre, da un'altra vita magari, e ti rendi conto che prima di lei non c'era niente, solo l'attesa di ritrovarla. E dopo che l’hai incontrata, potresti non vederla per un anno e non cambierà niente fra voi due, perché sai di poterti fidare completamente e anche senza anello, senza matrimonio, sai che quella è la tua persona ed è solo tua. Per sempre.




NOTE DELL’AUTRICE, O MEGLIO RINGRAZIAMENTI.
Eh si, ci ho messo ben 10 mesi a scrivere questo capitolo, non me ne ero dimenticata, lo giuro, ero solo "bloccata". Ho cercato mille finali diversi, mille parole, volevo rendere tutto complicato, ma era già tutto complicato e così mi sono detta “ma si Giulia, questa volta falla semplice!” E ci sono riuscita.

Non mi sembra vero di essere qui a scrivere le note finali di quella che per me è stata la battaglia più grande. Questa fanfiction è stata una sfida, una lotta continua con il mio stile e quello che credevo di non essere capace di utilizzare e invece… Ci sono riuscita.

Ultimamente non credo molto nelle mie abilità e sinceramente ora non so neanche con chi stia parlando visto che molti lettori hanno deciso di lasciare la lettura di questa ff, ma per chi c’è ancora, chi magari ha dimenticato quel “seguita” o chi non ha mai smesso di crederci dico solo una cosa GRAZIE!
GRAZIE PER AVER CREDUTO IN ME!!!

Non è stato semplice vi dico la verità, niente qui è semplice, ma ieri mi è bastato aprire il testo, la bozza lasciata a metà alcuni mesi fa, per rileggere cosa avessi scritto e, improvvisamnete, era come se le mani si muovessero da sole e finalmente ho portato a termine un grosso punto interrogativo che era rimasto a questa ff.

Non so se ho soddisfatto le vostre aspettative, se magari vi eravate create un finale diverso, ma questo credo sia quello che la mia mente aspettava, l’illuminazione.

Per quanto riguarda i ringraziamenti ci terrei a dire Grazie alla mia beta, babykit86l, a cui avrò fatto prendere un infarto quando le ho inviato questo capitolo perché non se lo aspettava minimante XD e tutte le altre ragazze, a partire da Maggie, Zurry e tutte quelle bellissime persone che grazie alle mie pazzie continuano a sopportarmi e a spingere a dare il massimo.

Mi rendo conto però di una cosa, non sono triste, anzi… Sono felice di questa fine, perché ho tante tante idee ancora da portare a termine e so che in un modo o nell’altro avrò voi accanto a spingermi a continuare a dare il meglio di me.

Perciò ragazzi miei, questo è un arriverderci.. Per chi ha voglia ancora di seguirmi io sono qui!!!
 
  
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