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Autore: Black Iris    07/10/2015    2 recensioni
Una fiaba diversa dal solito, forse una di quelle più realiste e non perchè manca la magia (no, qui manca la serietà), ma perchè il tema è più credibile del solito, per esempio principessa ricca bella buona indifesa, ma coraggiosa e per niente superficiale sarebbe troppo scontato.
Questa è stata scritta più per passare il tempo, ma rileggendola l'ho trovata orecchiabile in alcuni punti e ho pensato di condividerla con voi. è fatta per ridere, non è niente di speciale.
Magica lettura a tutti ;D
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta,
in una falsa e brutta storia
una principessa finta
e la sua finta gloria.
Aveva finti modi,
anche se beneducati
nei capelli non c'eran nodi,
li aveva sempre pettinati,
sempre molto elegante,
nella sua finta nobiltà,
goffa come un elefante,
ma nessun mai lo dirà!
Di soldi, ne aveva assai
ma non li usava molto spesso,
anzi non li usava mai
ma spendeva lei lo stesso.
Nel suo finto regno
era molto idolatrata,
ciò era vero segno 
di quanto fosse odiata,
perché anche i sudditi
facevano così,
servire era illuderti,
negavano con 'sì'.
Così una sera
la falsa servetta
disse che era vera
una piccola cosetta,
che le tasse dello stato
almeno in percentuale
andavano ogni tanto
alla famiglia reale.
Il che era evidente,
ma il popolo non sapeva
e prese la notizia
come gli pareva.
Così in poco tempo
tra quei popolani
si diffuse il malcontento
come la rabbia ai cani.
Ma nessuno ne parlava
meglio non proferir parola
meno a castello si sapeva
più la famiglia era sola.
Si erano ben organizzati,
chi con asce, chi con forconi,
e volevano restituiti
tutti i loro bei soldoni.
Così iniziò il torneo,
i giavellotti erano pronti,
la principessa sul trono aureo
osservava i giocatori;
Era un gioco detestato,
perché a volte non si tornava,
ma la principessa aveva parlato
e quindi non si contestava.
Quando poi, all'improvviso,
si alzò un possente coro
la principessa guardò il viso
della gente, proprio loro
che dicevan di amarla,
perché era assai divina,
or volevano amazzarla,
or volevan la sua vita.
"Ma che ho fatto, chiedo, oibò,
per meritare questo servigio?!
tutti quanti frusterò,
sarà un orribile castigo!".
E come lei alzò la voce
il popolo si incattivì:
"Lei, mia principessa
non uscirà viva da qui",
la servetta accanto a essa
le disse riluttante:
"Non c'è peggior principessa 
di quella arrogante",
"Come osi tu, servetta
usar con me quel tono
credevo fossi amica stretta,
starmi affianco per te è un dono!".
Ahimè, era proprio recettiva,
principessa altezzosa,
oltre anche che cattiva
ora era presuntuosa.
Ma ben poco le servì 
tutta quella irriverenza
perché il popolo era lì
e aveva perso la pazienza.
Così per i bei capelli
fu trascinata lei nel campo
così i cavalieri
le erano affianco.
La presero per le braccia
e la buttarono nel fango
così fu la sua faccia
lercia assai tanto
e le misero la testa
sopra ad uno sgabello
"Lo sai, principessa,
il tuo volto è molto bello"
disse la servetta 
con un ascia in mano
"Quindi cercherò 
di colpirti un po' più piano
e se arrecherò
al tuo volto danno
sarà un vile peccato
per quelli che verranno,
non vedranno il tuo stato
nei tuoi ultimi secondi".
i paesani applaudirono,
i loro volti iracondi.
Alzò una volta l'ascia
e l'abbassò con forza,
or il grido squarcia,
or l'aria è percossa
da quell'urlo solo
da quella grande mossa.
Ora la servetta
mostra trionfante
la testa tagliata netta
grondante assai di sangue.
Il popolo acclama,
alza complimenti,
lei alza la lama
e mostra tutti i denti
in un sorriso vero,
forse è il primo,
l'unico e sincero,
che c'è nel suo destino.
Passarono dei giorni
giorni eclatanti,
adesso a governare
erano in tanti
c'era l'avvocato
e anche il boscaiolo,
c'era un deputato
e anche il suo figliolo
e sopratutto c'era la regina,
era la più astuta 
e la più felina,
era la più attenta,
quella più rispettata
quella da cui ci si aspetta
un regno di lunga data.
E ormai per le strade 
non c'era più falsità
la gente che parlava
si diceva la verità,
perché ormai tutti 
conoscevan la lezione
con quello che dicevan
dovevan fare attenzione,
perché dire bugie 
causava una sanzione
nel vero ora si vive
e non nelle menzogne.
La nuova regina 
osserva fieramente
il suo nuovo regno,
la sua nuova gente,
e si ricorda 
di quanto ha combattuto
e come nessuno
le dava mai aiuto,
e poi di quella volta,
che strana sorte,
che da poverella,
cominciò a lavorare a corte,
serviva la principessa,
che all'ora governava,
era la sua servetta
e non se ne parlava.
Ora è il suo turno,
di gioire in quei momenti
in cui popolo la acclama 
e non può fare altrimenti 
che sorridere e sorridere,
di quei bei momenti,
ma quanto è bello vivere.
Così ormai di tutti
eran soddisfatti i sentimenti
e vissero per sempre
felici e contenti.
  
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