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Autore: Oblakom    09/10/2015    1 recensioni
- Avrebbe potuto lasciarlo lì. Sarebbe stato semplice, sarebbe stato ovvio. Forse, in qualche modo, sarebbe persino stato giusto. Se non giusto, almeno necessario; se non necessario, inevitabile.
E dire che ne aveva avute di ragioni per voltare le spalle, e non erano nemmeno poche. Anzi, erano molte, moltissime. [...] Decisamente, più di quante avrebbe avuto bisogno – di quante chiunque avrebbe avuto bisogno – di metterne sul piatto per dire che sì, : il sacrificio valeva tutto il guadagno e anche di più.
- C’era stata la collera, e c’era stato l’odio e c’era stato il potere straripante, ma c’era stata anche quella consapevolezza che aveva attenuato il resto e poi… e poi… e poi c’era stata la pietà.
- “Scusa, Crilin…” pensò, rivolto ad un amico scomparso da troppo poco tempo perché la nostalgia avesse già potuto prendere il posto del dolore. Scomparso da troppo poco, e scomparso per sempre.
- E sarebbe stato perfetto, se ci fosse stato qualcosa che poteva essere salvato.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Freezer, Goku
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il tempo restante.




Erano brava gente, gli ethberiani.
Non gli avevano fatto neppure una domanda, e lui… lui non aveva detto niente. Dopotutto, nessuno, specie chi è rimasto un bambino nel cuore, è impaziente di confessare le proprie colpe. E non sarebbe stato giusto, ma almeno sarebbe stato naturale, se solo la colpa fosse stata un’altra, se solo non fosse stato Freezer, se solo loro non fossero stati Freezer e Goku. Ethbera aveva tutto il diritto di sapere chi – cosa – fosse appena atterrato sul suo suolo, ma i suoi abitanti, loro… loro erano brava gente e quando l’avevano visto non avevano fatto domande e lui non aveva detto niente.
Erano brava gente, non avevano bisogno di appellarsi a ragioni per salvare una vita. Neppure una vita dannata e condannata. Goku cercò di non chiedersi cosa sarebbe cambiato se l’avessero saputo.

Un’infermiera spalancò di botto la porta facendolo sussultare, e lo cercò con gli occhi. Era pallida, sembrava esausta, per quanto gli riuscisse ancora difficile leggere le espressioni di quei volti alieni color sabbia, ma la disperazione nei suoi occhi era un linguaggio universale che non aveva bisogno di venire tradotto.
Corse per raggiungerlo, e la sua toga, che in un giorno più felice sarebbe rimasta candida, gocciolò sangue per tutto il corridoio, al suo passaggio. Goku non riuscì ad impedirsi di fissarle, quelle gocce, una ad una, ed avrebbe davvero voluto poter avere una speranza in merito, nel bene o nel male.
«Il suo amico, sa se è allergico o meno allo Hysteb?» lo interrogò con una certa urgenza.
Si riscosse e la guardò come se le fosse spuntata una testa in più. Se Freezer era allergico a cosa? «Non… non credo… Io non lo conosco poi così bene, ma… non credo, dai…».
La giovane ethberiana sospirò. «‘Non credo’ non basta» disse affranta. «Se gliene diamo e poi è allergico… Siamo già ben oltre il cosiddetto colpo di grazia».
E questo era il punto in cui un amico l’avrebbe guardata con il terrore negli occhi ed il cuore che perdeva battiti nel petto, era il punto in cui si sarebbe alzato e l’avrebbe presa per un braccio. ‘Ma se la caverà, vero?’, avrebbe chiesto un amico.
Ma Goku scoprì solamente che, oltre la pietà, gli riusciva molto, molto difficile pregare per la vita di un mostro.

Se le viscere erano state messe dentro, era perché non dovessero vedere la luce del sole. Poco ma sicuro. Ancor meno ed ancora più sicuro: nessuno avrebbe dovuto maneggiare le viscere di qualcosa che fosse ancora vivo, specie di qualcosa che fosse ancora cosciente.
Lo avevano allontanato a pochi passi dalla porta di quella che doveva essere una sala operatoria, spintonandolo via con l’urgenza chi non ha neppure mezzo secondo da perdere e, se possibile, è perfino già in conto negativo con le lancette dell’orologio. Sulla barella, Freezer non aveva più emesso un suono, neppure quando l’avevano raccolto; fissava un punto imprecisato con occhi sbarrati ed il volto segnato dal dolore, e muoveva le labbra e snudava i denti ed apriva la bocca in modo incoerente, ma Goku non sentiva neppure il suono del suo respiro. Era una scena grottesca, era una scena spaventosa, era una scena sbagliata.
‘Lui…’ aveva iniziato, ma aveva anche scoperto di non poter continuare. Per dire cosa, poi?
Si era voltato con un sussulto quando un ethberiano gli aveva messo una mano sulla spalla. Era un maschio, e sembrava più vecchio degli altri – sempre che avere una maculazione rossa più estesa sugli avambracci e sulle tempie fosse effettivamente sinonimo di vecchiaia – e indossava una tunica differente dalla liscia stoffa sintetica di coloro che avevano preso in custodia Freezer, più ricca, più ornata e più pesante.
L’ethberiano si era fermato e aveva fatto cenno ai medici di iniziare a preparare la sala senza di lui. Aveva guardato Goku con pietà e dispiacere, ma quando aveva parlato la sua voce ovattata era stata ferma e sicura.
‘Può capitare che si renda necessario un intervento di trapianto pluriorganico, ma persino nei casi più estremi io lo sconsiglio. Qualora debba venire coinvolta più del 35% della massa corporea e del 20% degli organi vitali, persino con le preparazioni migliori e le cure pre-intervento iniziate per tempo, la percentuale di successo oscilla fra il 55 ed il 60%’ aveva spiegato con il tono pratico di chi vuole mettere a nudo la realtà. ‘Non serve che io faccia notare di quanto, questa povera creatura, sia ormai fuori asse. Se l’amputazione fosse stata eseguita clinicamente e secondo le procedure avrei dato massimo un 30% di probabilità di sopravvivenza, ma questa è una ferita di guerra e, benché riconosca la sua straordinaria resistenza laddove una persona normale non sarebbe durata cinque minuti, credo comunque che, data la situazione, ci troviamo attorno ad un 10%, forse anche meno’ aveva esitato ed aveva gettato un occhiata oltre la porta prima di riportare la propria attenzione su Goku. ‘Non posso promettere che non morirà fra cinque minuti sul tavolo operatorio’.

Non era stato gentile, non nel senso umano del termine, ma era stato onesto. Lui era stato onesto, aveva pensato con il cuore. Perché se qualcuno ti porta davanti ad una creatura con metà corpo amputato e i visceri riversi al suolo, e ti chiede se per caso non è possibile fare qualcosa, se nonostante l’evidenza si sente in dovere di chiedere, allora cosa pensi? Un amico. Un fratello. Un familiare. Non un assassino, mostro, tiranno, nemico… chi andrebbe a pensarlo? Ecco la verità: non si mente solo con le parole, ma anche con i gesti. Ed ecco l’ironia: non si mente solo con l’intenzione di mentire, ma anche con il semplice desiderio di fare la cosa più giusta e umana ed essere onesto, onesto con tutti. Esiste una parola, per questo: fraintendimento, che diventa inganno, nel momento in cui non viene corretto. Il dottore l’aveva frainteso, e lui non l’aveva corretto, e il dottore… il dottore aveva detto ‘ci proverò’, ma senza convinzione: non si sopravvive con metà corpo amputato e i visceri riversi al suolo, ma c’era un ragazzo che chiedeva aiuto, che sperava ancora per quella vita – e la speranza è legame. Goku glielo aveva letto negli occhi e nell’energia vitale.
Anche l’odio è un legame: forse avrebbe dovuto spiegarglielo. E correggerlo, quando per Ethbera Freezer era diventato ‘suo amico’. Ma non lo aveva fatto. Il dottore era stato onesto, era stato umano, aveva deciso di tentare l’impossibile per salvare un mostro indegno di continuare a respirare e aveva scelto di essere buono con una creatura mai gli avrebbe restituito una frazione di gentilezza che non fosse da intendersi con l’ossimoro di una morta rapida e indolore e lui, l’eroe, non aveva detto niente.
‘Se nascondi qualcosa di solito è perché sai che è sbagliata’ gli aveva detto Chichi una volta.
E guardando la porta chiudersi alle spalle del medico Goku aveva sospirato e scosso la testa, cercando di tenere a mente che salvare una vita, malgrado il passato, le intenzioni e le circostanze non è mai sbagliato, ostinandosi a non pensare che Chichi, la sua Chichi… lei aveva sempre ragione, in un modo o nell’altro.

All’inizio aveva atteso, contando i minuti – buffo, pareva fosse destinata a diventargli un’abitudine, negli ultimi tempi. Poi aveva iniziato a fissare la porta e a dondolare i piedi, annoiato, e dopo ancora si era alzato ed era quasi ricaduto a sedere notando che – accidenti – era ancora rotto dalla testa ai piedi e le gambe non lo reggevano quasi più.
Si era massaggiato la zazzera nera e sparata con una mano, sospirando rassegnato.
Magari sarebbe stato il caso di occuparsi di sé stesso, adesso, aveva pensato, perché, davvero, ai dottori non serviva a nulla che ne stesse lì come un cane da guardia, in quel momento: Freezer non avrebbe combinato proprio un accidente di niente nello stato in cui si trovava eccetto magari morire, ma, davvero, farlo adesso sarebbe stato proprio uno scherzo di pessimo gusto.
E lui aveva bisogno di farsi dare un’occhiata e mettere qualcosa nello stomaco – non necessariamente in quest’ordine, però. E, parlando di ordine… chissà che qualcuno non riuscisse ad indicargli la mensa dell’ospedale.

Era tornato quasi tre ore dopo con movimenti e pensieri incerti e più fasciature che pelle scoperta, cercando con cautela la porta che aveva lasciato fra tante tutte uguali
‘Non posso promettere che non morirà fra cinque minuti sul tavolo operatorio’.
…Ma la porta era ancora chiusa, e sentiva voci provenire dal suo interno. Voci agitate e voci tranquille, momenti di silenzio e minuti di passi affrettati e ordini quasi gridati.
Si era seduto in silenzio, riprendendo, quasi fosse un gesto dovuto, la stessa seggiola che aveva abbandonato tempo prima e fissando la porta in silenzio. Freezer era ancora vivo. Da quasi venti ore, ormai.
E dire che il patto silenzioso per il quale l’aveva sottratto alla morente Namecc – che lui, Freezer, aveva distrutto – non prevedeva che sopravvivesse, ma solo che morisse in modo più giusto, più umano… Aveva ripensato ai genocidi e ai bambini morti e a Gohan che rischiava la vita e a… e a Crilin, e si era passato una mano sul viso, quasi sconsolato.
Ingenuo. Non si sopravvive con metà corpo amputato, verità universale – ma, a quanto pare, il fatto che Freezer non avesse l’onore di tener fede ad un patto era un più che degno avversario nella scala delle affermazioni inoppugnabili che regolavano l’universo.

Goku sospirò.
Arrivati a questo punto aveva la sensazione che fosse quasi ora di dare bandiera bianca: se Freezer fosse morto… ormai non sapeva più come pensarla. Sarebbe stato giusto, una giustizia in mondo che di giusto aveva ben poco, ma… arrivati a questo punto? Anche se Freezer fosse morto, lui aveva comunque tentato di salvarlo. Perché prima, prima c’era stato l’inevitabile, prima Freezer non sarebbe comunque potuto sopravvivere, perché non si vive con metà corpo amputato e i visceri riversi al suolo, al massimo si sopravvive per un po’, ma poi, se lui non avesse cercato Ethbera, se lui non gli avesse permesso di raggiungerla… ma era inutile. Aveva cercato Ethbera – perché, poi, si chiedeva a lavoro fatto… perché farlo se tanto Freezer non avrebbe dovuto raggiungerla? – e lui gli aveva permesso di raggiungerla e lui lo aveva consegnato alle mani dei medici. Che senso aveva, ormai, continuare a ripetersi che voleva solo lasciarlo sperare? Pace fatta con sé stessi: aveva cercato di salvarlo.
Si passò una mano fra i capelli.
Ingenuamente, inconsapevolmente, agendo di anima e non di testa, ma l’aveva fatto. E anche se Freezer fosse morto, lui aveva comunque cercato di salvarlo.
E fosse vissuto, sarebbe vissuto grazie a lui e aveva la netta – spaventosa – sensazione che avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di quelle sue azioni sconsiderate, anche se in che modo non osava neppure provare a trovare il coraggio di pensarlo.
“Ma perché mi caccio sempre nei guai?” pensò levando gli occhi al cielo con uno sguardo che aveva un che di disperato.
Decise di venire a patti con l’emicrania che già gli bussava alle tempie lasciando da parte il dopo in favore dell’adesso: Freezer era ancora vivo e forse sarebbe sopravvissuto, ma adesso era ancora in quella stanza bianca, adesso non c’era un futuro certo, adesso il Freezer di domani era sia vivo che morto, per quel che ne sapeva. Chichi tempo prima gli aveva detto che qualcuno aveva studiato una situazione simile, una volta, e forse la cosa sarebbe potuta essere utile alla sua situazione, ma non l’aveva ascoltata attentamente e non riusciva a ricordarsi niente di niente; sapeva solo che – forse – da qualche parte dovesse c’entrarci un gatto…
Scosse la testa e sospirò di nuovo, e questa volta c’era una nota di divertimento, in quel sospiro, mentre un pensiero si affacciava alla sua mente: male – o bene? – che andasse, aveva già imparato una cosa su Freezer, almeno.
‘Una persona normale non sarebbe durata cinque minuti’, ma Freezer era ancora vivo.
‘Non posso promettere che non morirà fra cinque minuti sul tavolo operatorio’, ma Freezer c’era già da mezza giornata.
Decisamente, Freezer doveva avere un rapporto molto conflittuale con gli ultimatum da cinque minuti.



Sussultò quando si sentì toccare sul braccio.
«Cos… dottore!» esclamò, svegliandosi di botto dal sonno in cui era scivolato. «Ha… ehm… finito?» tentennò, non sapendo bene come porre la domanda.
L’ethberiano annuì con espressione grave. «Vieni con me, ragazzo, è il caso di parlare un attimo a quattrocchi».
Goku esitò, grattandosi la testa, confuso. «Come mai?» chiese, e fece per chiedere anche altro, ma il suo stomaco lo interruppe con un ringhio rumoroso che li fece bloccare entrambi. Il Sayan gettò imbarazzato un’occhiata verso il basso, quasi a voler rimproverare le proprie viscere, e ridacchiò scompigliandosi ancor di più la zazzera nera e sparata. «Scusi tanto, di solito quando mi sveglio ho fame… Non è che mi accompagna in mensa e parliamo lì?».
Per tutta risposta l’ethberiano gli gettò un occhiata moderatamente attonita; solo qualche secondo dopo Goku realizzò che questa era una situazione simile a quelle per cui lo rimproverava sempre Chichi a causa del suo comportamento sconveniente negli incontri con i professori di Gohan.
Il sorriso sciocco gli scivolò dalla faccia lentamente, quasi speculare al movimento della mano che ricadde lungo al fianco. «Ehm, scusi… non volevo mancarle di rispetto».
Con suo sollievo il dottore sorrise. «Non è un problema, lo posso capire, dopo aver passato quasi una giornata intera in questo corridoio, preoccupato per il tuo amico…» gli concesse, compassionevole e Goku dovette usare tutto il suo autocontrollo per non spiegare al dottore che, guardi, quello è Freezer, ed un mostro psicopatico e… davvero, ‘amico’ non lo è neanche un po’. «Ma temo che la mensa sia chiusa a quest’ora, d’altronde è ormai notte inoltrata» proseguì il dottore, mentre Goku gettava una rapida occhiata fuori dalla finestra – accidenti, ma quanto aveva dormito? «Ti offrirò qualcosa nel mio ufficio, e intanto discuteremo del quadro generale».
Goku esitò, rizzando le orecchie per il tono che non pareva presagire – quasi fosse una novità, negli ultimi tempi – nulla di buono o di semplice o che – altra novità – non gli facesse capire di essersi nuovamente messo nella peggiore situazione immaginabile. «Il quadro generale di cosa, esattamente?» si azzardò a chiedere, con cautela.
E ricevette proprio la risposta che non voleva sentire: «Della situazione medica, che non è affatto buona».

«…Uhm, ghafie, dohore» articolò a fatica il Sayan, la bocca tanto piena che quasi il suono non riusciva a uscire. Deglutì l’enorme boccone e riprovò: «Urca, grazie, dottore! Questo è squisito, che cos’è?» chiese, ma non diede all’ethberiano il tempo di formulare una risposta coerente che si ributtò sullo strano pasticcio verde e terroso, ficcandosene in bocca una cucchiaiata che si avvicinava più alla mestolata.
Il medico, seduto rigido dal lato opposto della scrivania ovale, lo guardava con le labbra serrate e gli occhi sbarrati, tanto immobile che pareva non respirare neanche. ‘Ma dove metti tutto quel che mangi?’ era una domanda stampata a lettere cubitali sul viso maculato.
«P-Prego» riuscì infine a rispondere meccanicamente. «Lieto che sia di tuo gradimento, tuttavia credo che sia ora di discutere del resto, non ti pare?» suggerì cauto – forse perché, nella mentalità universale, chiunque mangi con tanta foga non dovrebbe essere interrotto.
L’allegria sul viso di Goku si attenuò leggermente. Il Sayan deglutì ed abbasso sul piatto praticamente vuoto sia lo sguardo che le posate. No, non gli pareva: l’ultima cosa che gli serviva era di discutere di Freezer, di capire fino a che punto fosse messo male, di sapere che sarebbe morto, di sapere che sarebbe vissuto.
Il medico prese il suo silenzio come un invito a continuare, e quasi di preventiva, Goku sentì immediatamente il mal di testa che minacciava di tornare. «Emicorporectomia, sei famigliare con questo termine medico?».
Goku batté le palpebre e mosse le labbra per cercare di farsi rotolare la parola sulla lingua, ma, santo cielo, non era neppure certo che sarebbe riuscito a leggerla, figurarsi ripeterla e ricordarla.
«Emicorporectomia» proseguì il dottore «è una parola complessa per indicare un particolare tipo di intervento di amputazione che comprende la perdita totale della parte interiore del corpo; può dirsi anche ‘amputazione transolombare’ o ‘transezione corporale’. L’intervento medio, per quanto di ‘medio’ ci sia poco da parlare quando si tratta di questo tipo di chirurgia, è una chirurgia radicale in cui il corpo viene amputato sotto la cintura, e la colonna lombare viene tagliata. Questo porta alla rimozione di gambe, organi genitali, del sistema urinario, pelvico, di ossa, ano, e del retto. Si tratta di una procedura mutilante che, come accennai vagamente prima di iniziare l’intervento, consiglio solo come ultima risorsa e solo per i pazienti con malattie gravi e fatali quali osteomieliti, tumori, traumi gravi» s’interruppe, per accertarsi che il suo interlocutore lo stesse seguendo.
Goku sussultò quasi, scavando nel proprio cervello per tirare fuori qualcosa di intelligente da dire, ma, onestamente, non gli venne in mente nulla – anche perché si era perso più o meno a ‘emicorto’… ‘emiorosco’… alla prima parola, ecco – quindi si limitò ad annuire con aria moderatamente perplessa pensando che, se le speranze di Freezer derivavano dalla sua capacità di destreggiarsi in quei discorsi allora, davvero, neanche Shenron sarebbe riuscito a salvarlo.
Il dottore parve intercettare i suoi dubbi. «Lasciami finire, poi ti sarà più chiaro. Stavo dicendo: solitamente, l’operazione viene svolta in due fasi: nella prima ci occupiamo di interrompere le funzioni degli apparati coinvolti, e nella seconda eseguiamo la vera e propria amputazione. Ammesso che il paziente non muoia sul tavolo operatorio, bisogna considerare le complicazioni al sistema circolatorio, che viene dimezzato nella sua ampiezza, e possono esservi danni al cuore, mentre questo cerca di ristabilizzare la pressione sanguigna; i reni vengono messi sotto sforzo, ed una morte per emorragia non è una possibilità ma un rischio pressante ed effettivo e vengono necessitate trasfusioni costanti… ovviamente, non essendovi più la muscolatura né gli apparati vitali, pensare ad una protesi è quasi fantascienza, ma questo argomento viene toccato solo nel caso in cui il paziente osservato rientri sia nei pochi trenta su cento a lasciare vivi il tavolo operatorio che nell’ancor più bassa percentuale di coloro che riescono, effettivamente, a sopravvivere al post intervento».
Goku lo osservava ad occhi sbarrati, grattandosi la testa quasi meccanicamente. Dire che stava capendo poco e niente era un eufemismo, e l’unica cosa che riusciva a pensare di aver afferrato era anche l’unica che sapeva di per certo: che avere metà corpo amputato non è cosa una buona in nessun contesto. Però… «Ehm, scusi…?» azzardò, dubbioso. «Ma questo perché me lo dice? Insomma, F–orse… ehm… forse è importante, ma qui abbiamo già… eh… qualcuno tagliato a metà, no? Non è che ha dovuto farlo lei…».
Abbassò la mano, sperando con tutto il cuore che l’ethberiano non avesse notato la sua gaffe. Stava per sfuggirgli il nome di Freezer, perché stava parlando di lui, era normale, lo conosceva, no? Se conosci qualcuno non lo chiami ‘lui’ o ‘ehi, tu’… ma si era trattenuto. Di nuovo. E dire che l’occasione era buona, non serviva nascondere nulla, non c’era la necessità di nascondere qualcosa, no? Ma lui, di nuovo, non aveva detto niente. Non capiva da dove gli venisse quell’ostinazione a tenersi per sé l’identità del paziente, ma non gli piaceva. Non lo faceva stare bene con sé stesso, lo faceva sentire in colpa. Fu un sollievo quando il medico riprese a parlare.
«Tutto questo per spiegare che genere di operazione complicata sia la semplice amputazione chirurgica, un intervento volontario e controllato, eseguito con le procedure di regole e mezzi sterili, e per farti capire, persino nelle condizioni migliori, che genere di pericolo comporti. Ma qui, come tu hai giustamente sottolineato, non stiamo parlando di amputazione, ma del riattaccare una parte del corpo amputata, cosa che, te lo assicuro, presenta difficoltà ancor maggiori, specie considerando lo stato della ferita».
«Era… sporca?» buttò lì il Sayan, sentendosi vagamente ridicolo.
«Non solo» rispose l’altro, poi cambiò bruscamente argomento: «A che specie appartiene, il mio paziente?».
Goku boccheggiò. «Eh, non saprei…» borbottò, rendendosi conto solo in quel momento del punto: il suo pianeta natale, Vegeta-sei, era stato distrutto per una questione di specie, perché erano Sayan, lui e Vegeta erano entrati nel mirino di Freezer perché erano Sayan e Freezer temeva i Sayan. Avevano sofferto a causa della specie in cui erano nati, erano stati condannati a causa del loro sangue, e lui, per ironia, non conosceva neppure il nome della razza che avesse avuto la maledizione di partorire un essere abbietto come Freezer. Vegeta doveva averlo saputo, ma Vegeta era morto.
«Come temevo» sospirò il dottore. «Abbiamo tentato un prelievo di sangue ed uno di midollo spinale, ma già con il primo esame non abbiamo trovato tracce di corrispondenza biologica nei nostri archivi. Speriamo sull’analisi del midollo, ma ne dubito. Se la situazione clinica fosse diversa manderei dei campioni di tessuto biologico crioconservato su un pianeta affiliato, a dodici ghuarmts da Ethbera, ma nel nostro caso è vitale il fattore tempo e attendere che le operazioni del processo vengano espletate non è neanche lontanamente attuabile, senza contare che potrebbero comunque non portare a nulla».
«E… quindi? È un problema?».
Il dottore sgranò gli occhi. «Come possiamo curare qualcuno di cui non conosciamo la biologia? Specie qualcuno nel suo stato: non possiamo andare a tentativi e vedere come il suo organismo reagisce ai nostri medicamenti, perché un passo falso sarebbe fatale, e questo ci preclude molte possibilità che altrimenti avrei considerato fertili».
Goku annuì, le sopracciglia vagamente corrugate. Sì, quello più o meno l’aveva capito. «Però, mi scusi… Io continuo a non capire il punto: si riprenderà o no? E come è andato l’intervento?».
A quel punto, l’ethberiano sospirò leggermente. «Sei uno a cui piace la concretezza delle cose, eh? Parlerò più semplicemente» sorrise. «Molto bene. Il problema, con la situazione che ci troviamo fra le mani, è che non possiamo sapere neppure se domattina sarà ancora vivo né tantomeno fare piani medici a lungo termine per un recupero, eppure ci stiamo già torturando il cervello per capire come tirarlo fuori dalle crisi che potrebbero verificarsi in una prossima settimana che forse non arriverà neppure a vivere. Abbiamo una diagnosi estremamente riservata, e incerta. L’intervento, per quanto possibile, è riuscito, ma non posso promettere che supererà la notte, per vari motivi: il più urgente e pressante riguarda il tempo in cui gli arti amputati sono stati separati al resto del corpo, il processo di deterioramento, seppur in minima parte, è già iniziato e nessun chirurgo scommetterebbe sulla possibilità che non si verifichi una grave forma di infezione, o addirittura di cancrena. Se dovesse accadere, ci sarà ben poco che io possa fare se non alleviargli le sofferenze con dei palliativi, ma tenteremo di prevenire la situazione con una terapia antibiotica aggressiva. Se supererà i primi giorni, arriveranno altri ostacoli. La ferita era stata causata da un laser, dico bene?».
Goku annuì di nuovo, colto di sorpresa dal brusco cambio di argomento, ricordando con un vago brivido i due dischi laser con Freezer aveva ossessivamente tentato di ucciderlo, per di più dopo che già una volta, a ben pensarci, lui aveva tentato di risparmiargli la vita. Perfetto, aveva davvero bisogno di ricordarsi quanto fosse grata la creatura per cui si stava torturando il cervello con quel casino.
Per un attimo parve che il medico volesse indagare sul come fosse capitato il tutto, ma poi qualcosa – forse la stessa titubanza negli occhi di Goku – lo fece desistere. «Il laser, o per meglio specificare, alcune delle sue sottovarianti vengono usati anche in chirurgia. Conosci una proprietà medica del laser? No? Cicatrizza. Ed è stato questo, probabilmente, a contenere l’emorragia e a salvarlo: nel momento in cui è stata inferta, la ferita si è anche cicatrizzata. Ma questo, se da un lato è stato un vantaggio, dall’altro è stato un ulteriore danno, perché ci ha costretti a danneggiare ulteriormente il suo corpo ed i suoi organi vitali per poterla riaprire ed avere materiale che organico che potesse ricongiungersi, invece dei due lembi senza sbocco che ci siamo trovati davanti; in pratica abbiamo dovuto rimuovere millimetri quadrati di carne da entrambe le parti delle sue mutilazioni. Questo potrebbe causare emorragie interne, e la situazione richiederà un monitoraggio costante, oltre alla consapevolezza che potremmo doverlo riportare d’urgenza in sala operatoria e sinceramente dubito che potrebbe sopportare un secondo intervento: tieni conto che, oltre al fisico già provato, ha perso molto sangue e non conoscendo la sua biologia non possiamo azzardare una trasfusione sintetica».
Ci fu un’altra pausa, e Goku annuì per mostrare che stava perlomeno cercando di seguire il discorso. Il che era un po’ più facile, almeno, ora che il medico aveva smesso di mitragliarli il cervello con tutte quelle assurde parole scientifiche; un po’ più difficile, d’altro canto, era sentire e comprendere con esattezza quante e quali fossero le sofferenze che Freezer stava attraversando, provare quella pietà indesiderata per la sua terribile condizione senza riuscire ad abbandonare la consapevolezza che, dio, Freezer avrebbe potuto benissimo rivelarsi un ingrato, tentare di ucciderlo, tentare di uccidere il dottore e tutti gli innocenti e loro, loro che l’avevano salvato, gli ethberiani, che erano brava gente che si trovava in pericolo a causa di quella sua maledetta, sbagliata pietà. Strinse i pugni in grembo, lottando per non chiedersi cosa si provasse ad uccidere la creatura a cui si è salvato la vita.
«Ma togliendo anche il danno principale ci sono molte altre ferite che necessiteranno di un intervento medico» proseguì il dottore, ed il Sayan vide una vaga disperazione nei suoi occhi mentre iniziava il secondo elenco dei danni. «Abbiamo fratture varie, contusioni, uno sterno praticamente in frantumi e costole che dire ridotte in schegge è un eufemismo, ed inoltre la massa muscolare è in sovratensione, i tessuti sono lacerati e molti tendini non hanno fatto una fine migliore. Per risolvere questo problema lo abbiamo già intubato, tenteremo di invertire il processo sovratensione tramite una serie di impulsi elettrici» il dottore fece un’altra breve pausa, poi riprese a parlare con tono sinceramente addolorato. «Non posso fare una prognosi per un recupero, ma posso dire, sempre ammesso che sopravviva, che sarà lungo e doloroso e dovremo sottoporlo ad altri interventi, con l’andare dei mesi, e forse degli anni».
Anni. Goku sentì uno strano agitarsi nello stomaco, denso e sgradevole. Anni. Freezer avrebbe impiegato anni a guarire. Cosa avrebbe significato questo, per lui, per quella situazione? Freezer non poteva restare solo con sé stesso. Non con il suo potere, non con la sua indole, neppure se era debilitato… ma se non poteva restare solo, se doveva essere tenuto sotto controllo, se doveva ricevere cure costanti…
“Dovrò restare qui con lui?” si chiese con una punta di disperazione, sentendo un macigno nel petto. Non voleva, davvero, non voleva assolutamente. Ma che scelta avrebbe avuto? Lottò per cercare una soluzione, ma Freezer… diavolo, Freezer non era affidabile, neppure un po’, e uccidere il tiranno non per le atrocità che aveva commesso, ma perché dopo averlo salvato si era reso conto le sue condizioni di salute glielo avrebbero reso scomodo… quello sarebbe stato atroce. Non lo avrebbe reso migliore dell’essere che condannava.
«E poi» proseguì il medico ethberiano, e, perso com’era nei suoi pensieri, Goku quasi non lo sentì. Col senno del poi, sarebbe stato meglio. «Rimarrebbero le conseguenze del danno al midollo spinale».
Goku rizzò di scatto la testa, fissandolo ad occhi sbarrati. Non ne sapeva quasi nulla di medicina, certo, ma una volta, in ospedale, non aveva sentito dire…? Non ci aveva pensato. Aveva visto Freezer con metà corpo tranciato, sapeva che aveva metà corpo tranciato, ma non gli era venuto in mente, non ci aveva pensato, di nuovo non aveva pensato. «Ma… se il midollo spinale si rompe, poi non si rimane…?».
«Se sopravvivrà e il suo corpo sarà abbastanza forte più avanti nel tempo forse potremo tentare una serie di interventi di ricostruzione del midollo spinale, ma sì, ora come ora la paraplegia non è un rischio, ma una certezza».









Attenzione: il discorso medico e le terminologie presenti in questo capitolo sono state trattate in maniera ovviamente semplicistica; se fra di voi c’è un dottore a cui ho fatto prendere una crisi epilettica mi scuso, ma, capitemi, è una fanfiction che sto cercando di incastrare fra studio e lavoro. Ho fatto ricerche per trovare le informazioni di cui ho fatto uso (improprio, temo) in questo capitolo, ma non è proprio il mio campo.

In realtà, temo che questo capitolo mi sia uscito un po’ noioso, proprio a causa di tutto il discorso medico, ma, capitemi, avevo bisogno di provare almeno, a spiegare qualcosa da quel punto di vista.




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