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Autore: Shainareth    09/10/2015    3 recensioni
Il giovane ebbe un moto d’orgoglio e tornò a rizzarsi sulle gambe, corrucciando lo sguardo e puntando un dito a mezz’aria con fare minaccioso. «La mia felicità non è una sciocchezza!» protestò a viva voce, rintronandole l’udito e disturbando anche quello degli altri tre ragazzi presenti nella stanza. «Come puoi anche solo pensarlo?! Credevo che fossimo amici!»
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SECONDO




Trovarsi in camera di Raven, per di più da solo con lei, gli dava una sensazione piuttosto strana. Non avrebbe saputo definirla in altro modo, poiché non ci era abituato e ancora non aveva avuto modo di farsi un’idea precisa in proposito. Certo avvertiva un vago disagio, forse causato dall’imbarazzo di essere ammesso nell’intimità di quella stanza con il suo benestare; eppure non si trattava di qualcosa di spiacevole, no davvero.
   «Vorrei anzitutto farti presente che ho poteri di postcognizione, non di precognizione», iniziò Raven, interrompendo senza saperlo il piccolo, profondo momento di introspezione del compagno.
   Seduto sul pavimento di fronte a lei, al centro della camera, Beast Boy si fece tutto orecchi, fissandola con malcelato stupore. «Hai davvero il potere di vedere nel passato?»
   «Non sempre», rispose l’altra. «Ma a volte accade e… spesso non si fanno belle scoperte», fu costretta ad ammettere, abbassando le ciglia sul viso. L’ultima volta che le era capitato era stato quando Terra era tornata alla Torre: sfiorandola, Raven aveva avuto una visione di lei e del patto che aveva fatto con Slade. Non lo aveva detto a nessuno per una sorta di scaramanzia, forse, e poi aveva continuato a tacere per rispetto nei confronti della ragazza, che, pur dopo averli traditi e manipolati a proprio piacimento, aveva infine scelto di sacrificarsi per il bene di tutti.
   «E per quel che riguarda il futuro, invece?»
   La voce di Beast Boy la riscosse da quei tristi ricordi che riguardavano lui forse più che lei stessa. «Dovremo ricorrere ad un altro mezzo, ma non so quanto potrà essere attendibile.»
   «Perché?»
   «Il futuro è mutevole», prese allora a spiegare con calma. «Come è già accaduto con l’intervento di Starfire, basta una minima, insignificante intromissione per modificarlo in modo più o meno significativo.»
   «Compreso il mio aspetto esteriore?» chiese il ragazzo, additandosi da solo.
   «Forse», rispose lei. «Prima di fare qualsiasi cosa, però, vorrei farti una domanda: sei davvero convinto di voler interferire?»
   Beast Boy abbassò gli occhi, incrociando le braccia al petto e imbronciandosi appena, senza neanche rendersene conto. «Non voglio diventare un patetico grassone che vive in gabbia.»
   La maga si concesse un sorriso. «In tal caso, direi che hai già modificato il tuo futuro.» Lo sguardo confuso che lui le lanciò la spinse a continuare. «Se hai già deciso di voler lavorare su te stesso, diventando una persona migliore, non ha senso che io faccia alcunché.»
   «Nemmeno una lozioncina-ina-ina che possa evitarmi la caduta dei capelli?» s’interessò di sapere l’altro, tanto per la cronaca.
   «Ci sono molti rimedi naturali che possono fare al caso tuo», sospirò Raven, cercando di portare pazienza. «Comunque, non capisco perché tu debba dare tanta importanza all’aspetto fisico: quello che conta realmente, in una persona, è ciò che ha dentro.»
   «Dentro sono già bellissimo», le assicurò Beast Boy, agitando una mano per aria come se quella fosse un’ovvietà inutile da ribadire a voce alta. «Se lo fossi anche esteriormente, sarebbe di gran lunga meglio, no?» insistette poi, ignorando a bella posta l’espressione contrariata della ragazza.
   «Alla faccia dei problemi di autostima…» borbottò difatti lei a mezza voce. «Ad ogni modo, se hai già deciso cosa fare per il futuro, direi che è del tutto inutile proseguire in questa follia.»
   Il giovane aggrottò la fronte. «Non è una follia», protestò. «Sono solo curioso di sapere se, prendendomi maggiormente cura di me stesso, le cose miglioreranno davvero.»
   «Rendendoti più efficace durante le missioni?»
   «E più affascinante col gentil sesso.»
   Stizzita, Raven allungò una mano per dargli una schicchera fra gli occhi. «Per Azarath…» sbuffò poi, mettendosi in piedi mentre l’altro si sfregava il punto in cui era stato colpito. «Non posso credere di dover fare davvero una cosa del genere…»
   Beast Boy seguì i suoi movimenti all’interno della stanza e la vide avvicinarsi agli scaffali traboccanti di libri, tutti grossi come mattoni e dall’aspetto decisamente antico. Sapeva che Raven era in grado di leggere diverse lingue ormai morte, per cui il mutaforma non poté fare a meno di domandarsi dove e come diamine si fosse procurata quei tomi. Solleticato dalla curiosità, per un attimo desiderò possedere lo stesso potere di postcognizione di lei, in modo da poter indagare almeno in parte nel suo passato e scoprire così qualcosa di più sul suo conto. Tra i membri dei Titans, in effetti, Raven era senza subbio la più misteriosa, anche se ormai tutti loro erano a conoscenza di ciò che era e del suo legame con Trigon, il demone interdimensionale che l’aveva messa al mondo. Quest’ultimo, Beast Boy lo aveva visto con i propri occhi e ancora si domandava come potesse, Raven, essere sua figlia: grazie al cielo, lei era l’esatto opposto di suo padre, che invece poteva benissimo essere considerato il male incarnato.
   «Eccolo», disse la maga dopo diversi istanti di silenzio, durante i quali il giovane non era riuscito a toglierle gli occhi di dosso, perdendosi in riflessioni fin troppo profonde riguardo a lei e alla sua condizione di mezzo demone. Da qualunque parte la guardasse, a dispetto delle apparenze, Beast Boy non poteva fare a meno di pensare che Raven fosse una delle persone più buone che lui avesse mai conosciuto. Si domandò anche se lei avrebbe continuato a far parte del suo futuro, in qualche modo, e scoprì che quell’interrogativo era capace di serrargli lo stomaco.
   «Credo che sia questo», stava continuando la ragazza, prendendo un libro dallo scaffale. Iniziò a sfogliarlo con una sicurezza tale da lasciar presupporre che conoscesse bene il contenuto di quel volume, come se lo avesse letto e riletto più volte. Ciò indusse Beast Boy a credere che lo stesso discorso potesse farsi anche per gli altri presenti nella stanza e a domandarsi quanto fosse grande il cervello dell’amica per memorizzare tutte quelle informazioni. Una volta di più, si sentì davvero stupido, in confronto a lei, e la cosa lo mortificò un po’.
   Raven diede segno di aver trovato ciò che le interessava, perché, con il volume ben aperto fra le mani, si spostò nei pressi della scrivania e ne aprì uno dei cassetti, dal quale prese una manciata di candele. «Verresti ad aiutarmi?»
   Il giovane obbedì all’istante, avvicinandosi a lei e prendendo in consegna tutto ciò che gli passava, compreso un sacchetto di cuoio scuro che gli mise i brividi e il cui contenuto sembrava morbido al tatto, ma quasi inconsistente. Tornarono insieme al centro della camera, dove la maga lo fece sedere di nuovo a gambe incrociate. Quindi, slacciò le estremità del nastrino che chiudeva la piccola borsetta di pelle e iniziò a vuotarne lentamente il contenuto. Beast Boy scoprì così che si trattava di una polvere grigia, che il suo naso sensibile non riuscì a identificare in alcun modo tramite l’odore. Per mezzo di essa, Raven tracciò tutt’intorno a lui un grosso cerchio, il cui perimetro venne pian piano ornato da strani simboli che a primo acchito avrebbero potuto apparire come semplici ornamenti. Le sue labbra si muovevano silenziosamente, come se stesse recitando degli antichi incantesimi che altri avrebbero fatto meglio a non udire.
   «Non c’è bisogno di essere così teso», disse la maga quand’ebbe finito, senza però distogliere lo sguardo da ciò che aveva appena fatto.
   «Non sono teso», la smentì il giovane, accorgendosi tuttavia solo in quel momento di aver davvero irrigidito ogni muscolo del corpo. «Di che si tratta?»
   Raven mise via il sacchetto e iniziò a posizionare le candele lungo il cerchio. «Di un piccolo rito che ci consentirà di ficcare il naso nel futuro che hai deciso di intraprendere d’ora in poi.»
   «Sul serio?» chiese l’altro, ritrovando l’entusiasmo tutto d’un colpo.
   «Era quello che volevi, no?» gli domandò retoricamente lei, voltandosi a guardarlo da sopra la propria spalla. «O devo credere che ci hai ripensato?»
   Beast Boy tacque per un istante, ma poi tornò a parlare. «Anche questo influenzerà gli eventi che verranno?»
   «Ovviamente», rispose con onestà Raven, aspettando il suo benestare prima di accendere l’ultima candela che ancora reggeva in mano. «Venendo a conoscenza anzitempo di ciò che ti aspetta, potresti anche solo involontariamente agire in modo da modificarlo.»
   «Non c’è modo di evitare che questo accada?»
   «Dimenticare ciò che vedrai.»
   «E come?»
   «Con un incantesimo che possa cancellare la tua memoria, almeno in parte», gli fece sapere per amor di completezza.
   Il giovane strinse le labbra con aria non troppo convinta. «Mi vengono i brividi solo a pensarci.»
   «Sei ancora in tempo per fermare tutto.»
   La curiosità era grande, ma d’altro canto Beast Boy si rendeva conto che interferire con il futuro poteva essere davvero sbagliato. E se invece quel suo futuro modificato da Starfire fosse triste proprio come lo era stato quello precedente? Che bella fregatura, dover scegliere fra il certo e l’incerto… Anzi, a ben pensarci di certo non c’era assolutamente nulla.
   Alzò gli occhi verdi sull’amica. «Tu cosa faresti, al posto mio?»
   «Non scaricare le tue decisioni su di me», ribatté Raven, accigliandosi. «Sei tu a dover scegliere. Ordina ed io eseguirò la tua volontà.»
   «Quanto darei per sentirtelo dire anche in altre occasioni…» sospirò Beast Boy, per nulla sicuro di ciò che voleva davvero fare. Solo quando gli arrivò una candela in fronte realizzò quanto fosse stata equivoca la sua ultima affermazione e quasi gli venne da ridere. «Giuro che ero in buona fede», disse con voce suadente ed un sorriso sornione tutto per l’amica.
   «Finito qui, ti farò anche un rito vudù», si ripromise lei, varcando il perimetro del cerchio per raggiungerlo e sedersi di nuovo di fronte a lui, il libro in grembo. Gli strappò di mano il sottile cero che lo aveva colpito e domandò per l’ultima volta: «Hai deciso?»
   «Sì», confermò il ragazzo, fissandola negli occhi violetti e realizzando di voler scoprire anzitutto una cosa: Raven avrebbe continuato a far parte della sua vita, in futuro? «Continua, per favore.»
   Lei allora accese lo stoppino dell’ultima candela e lo posizionò fra loro. «Chiudi gli occhi», gli raccomandò. Infine, gli prese il capo fra le mani e socchiuse anche lei le palpebre. «Azarath… Metrion… Zinthos…» cominciò a recitare, ricorrendo al proprio mantra personale, al fine di raggiungere la giusta concentrazione e dare il via al rito magico.












Oltre a contare entrambe soltanto cinque capitoli, anche questa, come Fiabe, parte con comodo. La storia, comunque, entrerà davvero nel vivo già dal prossimo aggiornamento (previsto per lunedì), ma il capitolo più importante sarà senza dubbio il quarto.
E per oggi credo sia tutto, visto che ho postato anche un'altra shot nella raccolta La Bestia e la Strega. Vi do appuntamento alla prossima settimana e, ringraziando quanti hanno iniziato con me questa nuova avventura, vi auguro di passare un buon weekend. ♥
Shainareth





  
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