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Autore: Symphoniies    09/10/2015    2 recensioni
Los Angels, anni 50.
Damon, un vampiro diventato cattivo per colpa di un amore non corrisposto, incontrerà Desdemona, una ragazza diciassettenne che riuscirà a salvarlo dalle tenebre eterne.
Ma cosa succederà quando Desdemona scoprirà il grande segreto di Damon?
E Damon come si comporterà una volta rivelata la vera identità di Desdemona, appena appresa anche da lei?
Da uno dei capitoli:
«Voglio che tu stia con me.» rispose, raggiungendola.
«D - davvero?»
«Sì, ma ho paura. Paura che…»
«Che effettivamente per una volta qualcuno voglia stare davvero con te.» disse lei, interrompendolo.
«Non so come amarti, Desdemona.»
«Non importa.» disse la giovane, poggiandogli una mano sulla guancia destra.
Ps. Il primo capitolo, che non è ancora ambientato negli anni 50, si sviluppa dalla metà della terza stagione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DESDEMONA

-Capitolo uno-












Il vento freddo che entrava dalla finestra spalancata e che si scagliava contro la sua pelle, fece svegliare Damon. Aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno. Dalla finestra, oltre all’aria fredda, entravano anche alcuni raggi del sole mattutino. Accanto a lui, Elena, si mosse sotto le lenzuola.
«Buongiorno
» mugugnò, con la voce ancora impastata dal sonno, girandosi verso il vampiro per baciarlo.
«Buongiorno, Elena
» pronunciò il suo nome con un forte accento italiano, rispondendo al bacio e stringendola a sé.
«Che ore sono?
» chiese, sbadigliando.
Il ragazzo girò la testa verso il comodino dove, Elena, qualche settimana prima aveva posto una sveglia digitale di forma rettangolare e nera, «Le sette.»
«Fra poco dobbiamo alzarci..” borbottò lei, facendo un piccola smorfia.
«Possiamo rimanere a letto tutto il giorno, nessuno ce lo impedisce.» sussurrò suadente Damon, iniziando a mordicchiarle il lobo dell’orecchio sinistro.
«No che non possiamo, dobbiamo portare in soffitta gli ultimi scatoloni e iniziare a trasferire le mie cose nella tua stanza.»
Damon avrebbe voluto protestare, ma sapeva benissimo che quando la sua ragazza - sì, gli faceva un po’ strano dirlo o anche solo pensarlo – si intestardiva su qualcosa, era molto difficile farle cambiare idea. «Ok, come vuoi.» acconsentì quindi, «Allora vado a farmi una doccia. Se vuoi seguirmi...»
«Damon!» lo ammonì in modo affettuoso.
«Va bene, ho capito.» annuì, «Non abbiamo tempo.» le fece il verso.
Elena sorrise e lui, tutto felice,  si diresse in bagno. Appena entrato, accese l’acqua della doccia e, raggiunta la temperatura ideale, si infilò sotto. Mentre le gocce d’ acqua calda gli scorrevano lungo il corpo, Damon ripensò a tutto quello che era successo nell’ultimo mese, dopo aver sottratto Stefan dalle grinfie di Klaus.
Non era stato facile trovarli, ma alla fine ce l’avevamo fatta e, li doleva ammetterlo, grazie a Bonnie, erano riusciti a imprigionare Klaus in una specie di gabbia di ghiaccio e poi l’avevano nascosto nella cripta nel bosco, lì a Mystic Falls. Dopo un mese in cantina, Stefan era riuscito a riprendere il controllo delle proprie azioni e a ritornare il fratello buono, ma con grande sorpresa di tutti, non era ritornato a stare con Elena.
No, aveva lasciato tutti ed era partito per un viaggio, un viaggio che consentiva nel compiere opere buone per placare il senso di colpa nei confronti delle vittime che aveva massacrato, sottomesso dal desiderio di sangue.
Elena non l’aveva presa molto bene, ma alla fine se ne era fatta una ragione e sì, finalmente dopo tanto tempo, si era innamorata di lui. Il vampiro non ci poteva ancora credere. Molto spesso, di notte, si svegliava, semplicemente per controllare che lei fosse ancora al suo fianco, per controllare che tutto quello che aveva vissuto il giorno prima, non era stato semplicemente un sogno, ma la pura realtà.
Stefan era ancora in viaggio e per questo motivo Damon aveva colto l’occasione di chiedere ad Elena di trasferirsi alla pensione, insieme a quell’emo di suo fratello, purtroppo. Mentre Jeremy dormiva in una delle tante stanze della casa, Elena aveva deciso di trasferirsi nella sua di stanza. Il problema era che la camera di Damon era completamente piena di oggetti, collezionati in quegli ultimi 145 anni, perciò aveva deciso di portare alcuni oggetti non tanto importanti e ingombranti in soffitta, in modo che gli effetti personali della sua “nuova compagna di stanza” potessero essere messi al loro posto.
Damon spense l’acqua e uscì dalla doccia, si avvolse un asciugamano attorno ai fianchi e si posizionò davanti all’enorme specchio che sormontava il lavandino di marmo, pronto a farsi la barba ed iniziare una nuova giornata.
 
Elena
Elena si mise a pancia in su e iniziò a osservare il soffitto bianco della camera di Damon, anzi, si corresse, della loro stanza, mentre lui era ancora sotto alla doccia. Tutta quella situazione le sembrava così irreale. Fino a poco tempo prima, il suo cuore era appartenuto sempre e solo a Stefan. Era sicura dei sentimenti che provava, ma dopo il breve periodo passato affianco a Damon per cercare di ritrovarlo, il suo cuore si era diviso in due parti e infine avevo fatto la sua scelta, cioè, in realtà non l’aveva fatta proprio lei, l’aveva fatta Stefan al posto suo, lasciandola sola. Aveva davvero sofferto, ma Stefan aveva preso la sua decisione e lei aveva dovuto rispettarla. A dire il vero avrebbe dovuto ringraziarlo. Se non forse stato per lui non si sarebbe mai accorta di amare Damon, perché non avremmo mai avuto il coraggio di lasciarsi andare completamente e accettare i suoi sentimenti nei confronti del maggiore dei Salvatore.
Elena fece un respiro profondo e si alzò dal letto. Sbadigliando si diresse verso la grande scrivania di legno  posta al centro della stanza e iniziò ad esaminare alcuni scatoloni. Su ognuno di essi vi era scritta una data. Era impressionante come fosse riuscito a tenerli per tutte quegli anni. Probabilmente ogni oggetto era per lui un prezioso ricordo. Ce n’era uno del 1864, uno degli anni 30 e infine, la ragazza, ne trovò uno degli anni 50. La scatola era di un azzurrino chiaro e straboccava di oggetti. Curiosa, decise di esaminarne alcuni. Forse, in questo modo, sarebbe riuscita a scoprire qualcosa in più su di lui, visto che Damon sembrava sempre restio a raccontarle com’era la sua vita prima del loro incontro.
Aprì così la scatola e iniziò a guardare: una radiolina, una delle prime macchine fotografiche, delle vecchie riviste, un orologio e infine, sotto diversi vestiti, trovò una scatolina di latta rossa, con delle decorazioni argentee. Cercò di aprirla, ma purtroppo aveva una piccola serratura sul davanti e l’unico modo era trovare la chiave apposita. Elena rovistò ancora nella scatola e infine trovò una piccola chiavetta di ferro. Provò ad infilarla nella serratura della scatolina che aveva in mano e girandola questa scattò. Appoggiò la chiavetta appena usata sulla scrivania e facendo molta attenzione aprì il cofanetto. All’interno vi era uno specchietto, una fotografia e un ciondolino. Corrugando la fronte, prese in mano la fotografia per osservarla da vicino: era in bianco e nero e raffigurava Damon, con indosso dei jeans e una giacca di pelle - in effetti non era vestito tanto diversamente da adesso e anche la pettinatura era più o meno la stessa - e una ragazza. Carina, pensò. Indossava un abito lungo fino alle ginocchia e la parte sopra del vestito non aveva le spalline. Il punto vita sottile era evidenziato una cintura decorata con un grande fiore al centro e, da come si gonfiava, l’abito doveva essere realizzato in tulle. Peccato non poter vedere il colore. La ragazza era girata sia con il corpo che con il viso verso Damon, si trovava sulle punte e gli stava dando un bacio sulla guancia, mentre lui guardava in macchina sorridente. Sembra felice, notò.
«Si chiamava Desdemona.» Damon comparì alle sue spalle, facendola sussultare.
«Un nome un po’ particolare...»
Girando la foto, si accorse che sul retro vi era scritto qualcosa.
 
“Solo perché non brilli in questo mondo,
non vuol dire che non puoi brillare più di qualsiasi altra cosa
nel mondo di qualcun altro.
Baci Desi”
 
«Già, abbastanza. Sai cosa significa?» chiese lui, prendendole la foto dalle mani.
«Mh, no…» mormorò distratta, focalizzando la sua attenzione sul ciondolino a forma di cuore che si trovava sul fondo del cofanetto, prendendolo in mano. Da vicino poté notare una 'D' incisa in corsivo. Deve essere l’iniziale di Desdemona o di Damon, pensò.
«Significa destino avverso.» rispose.
«Non è un significato poi così…felice.» costatò, notando che il ciondolo si poteva aprire. Al suo interno vi era, da una parte la fotografia di una donna che non doveva avere più di quarant’anni e, dall’altra parte, un fiorellino un po’ essiccato. «Chi è questa donna?» gli chiese, mostrandogli la piccola fotografia in bianco e nero.
«La madre di Desdemona. Si chiamava Alejandra. E’ morta quando lei era molto piccola.»
Annuì, «E questo fiorellino essiccato?»
«Verbena…»
«Verbena!?» ripeté lei stupita, «Quindi sapeva che tu eri un vampiro?»
«No, quel ciondolo non era un mio regalo, l’ha sempre avuto.»
«Ma com’è possibile?»
«E’ una storia lunga, Elena. Magari un giorno te la racconterò. Ora abbiamo altro da fare.»
«Ma…»
«Un giorno Elena…» ripeté lui, interrompendola, rimettendo il ciondolo e la fotografia nella scatoletta, come a volerli proteggere.
«Almeno dimmi che fina ha fatto.»
«E’...» si avvicinò alla porta, poi si bloccò, «Lei è…morta.» sussurrò, uscendo dalla stanza.
Morta. Forse è per questo che non mi vuole parare di lei? Chissà magari erano stati grandi amici e lui aveva sofferto molto per la sua morte. No, mi sembra quasi impossibile. Stefan mi ha raccontato che Damon dopo il 1864 era diventato cattivo, che odiava gli umani e che li uccideva senza scrupoli. Vi era forse stato qualcosa tra loro? D’un tratto, Elena si accorse di volerne sapere di più e se Damon non voleva spiegarle niente, avrebbe fatto ricorso alle maniere forti.
Prese in mano la scatoletta e la richiuse, poi afferrò il cellulare, componendo il numero di Bonnie. Dopo qualche squillo, rispose, «Pronto?»
«Pronto Bonnie, sono Elena. Avrei bisogno di un favore, posso venire a casa tua?»
 
Circa venti minuti dopo, Elena stava percorrendo il vialetto che conduceva verso la casa dell’amica. Per liberarsi di Damon si era inventata che doveva correre al supermercato a comprare gli assorbenti - che alla fine non era del tutto una bugia, perché gli assorbenti le servivano davvero - perciò non aveva poi così tanto tempo. Dal canto suo il vampiro disse che anche lui aveva una cosa importantissima da fare, quindi la ragazza decise di passare prima da Bonnie e poi al supermercato.
«Elena.» Bonnie le si parò davanti prima ancora che potesse bussare alla porta.
«Mi hai spaventata!»
«Scusami.» le sorrise, «Vieni, entra.»
Le piaceva tantissimo la casa di Bonnie, era tutta colorata e profumava di camomilla.
«Allora, hai portato quello che ti ho detto?» le chiese, andando dritta al sodo.
«Sì, però sbrighiamoci. Ho detto a Damon che sarei andata a comprare degli assorbenti, quindi non ho molto tempo.» rispose, prendendo dalla borsa il cofanetto rosso.
Bonnie corrugò la fronte, ma evitò di fare domande sulla parte degli assorbenti, «Posso almeno sapere perché lo fai?» le chiese, iniziando a posizionare delle candele in cerchio sul pavimento.
«A dire il vero non lo so neanche io, ma lui non vuole parlarmi di lei e ho la strana sensazione che mi stia nascondendo qualcosa.»
«E tu vuoi capire cosa.»
«Già...»
«Ok va bene, allora passami la sua foto.»
Elena aprì il cofanetto e le passò la fotografia, «Che cosa intendi farne?»
«La userò insieme al ciondolo per invocare il fantasma di questa ragazza. Come si chiamava…?»
«Desdemona.»
«Sì, ecco, Desdemona. Potrai farle tutte le domande che vuoi.»
«Non si può evitare di bruciare la foto? Non credo che Damon ne sarebbe felice.»
«Non ti preoccupare, finito tutto ritornerà come nuova. Ora, per favore, mi puoi passare qualcosa che appartiene a Damon?»
La ragazza frugò nella borsa e ne estrasse una spazzola, «Tieni.»
«Bene.» annuì l’amica soddisfatta, sedendosi poi sul pavimento e incrociando le gambe. Mise tutti gli oggetti che Elena le aveva dato all’interno nel cerchio di candele accese, posto davanti a lei. Elena appoggiò la borsa sul divano e anche lei si sedette, mettendosi di fronte all’amica, dalla parte opposta del cerchio.
«Perfetto, sono pronta. Ti va di aiutarmi?»
«Certo, che devo fare?»
«Chiudi gli occhi e concentrati su di lei.»
Elena chiuse gli occhi e fece come le era stato detto. Non sia mai di contraddire un strega!
«Terra, ossa e lenzuolo funebre, lasciate che questo spirito venga a me. Inviatemelo in pace, o non lasciatelo oltrepassare le porte della vita.» sussurrò Bonnie, con quella voce così apatica da farle venire i brividi lungo la schiena. Non è che l’idea di richiamare un morto le facesse tanto piacere. Cioè, con tutti film sui fenomeni paranormali che si era guardata, sapeva benissimo che doveva avere almeno un po’ di timore. O, comunque, già il fatto di vivere a Mystic Falls avrebbe dovuto almeno farle venire il dubbio di praticare questo genere di magia. Era, però, la prima volta che Elena la sentiva recitare una formula in una lingua comprensibile e questo un po’ la tranquillizzò.
Ad un tratto un vento gelido entrò dalla porta - finestra del soggiorno, facendo spegnere tutte le candele. Elena aprì gli occhi per lo spavento. Ecco, lo sapevo, pensò con il cuore già in gola. Dopo poco le candele si riaccesero come d’incanto e una figura leggermente sbiadita apparve all’interno del cerchio. La giovane Gilbert alzò lo sguardo per osservarla meglio: davanti  a lei vi era una ragazza in tunica bianca a maniche lunghe, dai lunghi capelli neri e mossi, legati in una treccia, mentre gli occhi verdi, erano incorniciati da delle ciglia folte e nere.
Ci fu un attimo di silenzio, poi la figura parlò, «Tu devi essere Elena. E’ un onore per me conoscerti, io sono Desdemona.»
«Come…come fai a conoscermi?» le chiese, impaurita.
“Oh, io so tutto di te. Allora dimmi, perché mi hai evocato?»
“Pensavo sapessi tutto...» borbottò Elena, cercando di temporeggiare, in modo da riprendersi dallo shock.
“Bè, magari non proprio tutto.» forse fu semplicemente la sua immaginazione, ma le sembrò di vederla arrossire.
Quel gesto la fece sembrare più umana e iniziò a rilassarsi un po’. Dietro di lei, Bon teneva ancora gli occhi chiusi, come se stesse dormendo. «Io volevo sapere cosa è successo tra te e Damon.»
«Ahh, capisco. Quindi semplice curiosità?»
«Bè, sì.»
«Nessuna scintilla di gelosia?» scherzò.
«Perché? Dovrei esserlo?» domandò, scattando sulla difensiva.
«Vorrei ricordarti che tu sei viva, Elena, mentre io sono morta.» mentre le faceva notare l’evidenza, sul volto le si disegnò un’espressione triste.
«Come sei morta?» osò chiedere.
«Per parlarti della mia morte, devo farti vivere quei mesi con Damon come gli ho vissuti io.»
«Cosa intendi?»
«Prendi la mia mano.» allungò una mano verso di lei, ma vedendola tentennare aggiunse, «Ti puoi fidare di me, Elena.»
La ragazza si morse l’interno della guancia destra. Era molto combattuta: da un lato le sarebbe davvero piaciuto scoprire cosa aveva combinato Damon in quegli anni e magari scoprire qualche cosa di nuovo su di lui, ma dall’altro lato, la lunga esperienza dovuta agli incontri con creature sovrannaturali la faceva rimanere un po’ restia a fidarsi del fantasma. Scosse la testa. Non poteva davvero essere così fifona. Si era spinta fin lì per un motivo e ora doveva fidarsi di lei. Non poteva tirarsi indietro. “D’accordo.» Elena fece un respiro profondo e poi le afferrò la mano.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autore:
Salve a tutti!
Ho deciso di ripostare questa FF per sistemarla, non solo dal punto di vista grammaticale, ma anche per quanto riguarda la storyline. Per cui, se sei già un vecchio lettore, spero che questo ti invogli a rileggere la storia per vedere quali parti o particolari sono stati cambiati. Se, invece, sei un nuovo lettore, ti do il benvenuto e spero che questo primo capitolo ti abbia invogliato a continuare la storia:)
Un bacio!
 

 
 

 
   
 
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