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Autore: Malec Lovers_    09/10/2015    2 recensioni
Ian è un ragazzo piuttosto solitario. Odia il liceo, lo frequenta solo perché offre un addestramento militare e il suo sogno è di diventare un soldato. Ma un giorno la sua solita routine verrà sconvolta da Mickey Milkovich, capitano di rugby della sua scuola, e la sua fama di bullo lo precede.
Come andrà a finire? Riusciranno a cambiare l'uno il mondo dell'altro o addirittura a crearne uno nuovo tutto loro?
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lip aspettava impaziente alla guida di un vecchio camioncino dei gelati, battendo ripetutamente la mano sul volante. Finalmente Ian uscì di casa con un grande zaino nero sulle spalle, salì in macchina e diede il consenso per partire.
«Hai preso tutto?» si assicurò Lip. Ian sembrava nervoso – niente in quella faccenda era qualcosa da prendere alla leggera.
«Sì. Ora vai» gli ordinò Ian, guardandolo con i suoi tipici occhi da cucciolo. Lip schiacciò sull'acceleratore e subito partirono. Si era fatto consigliare da Mickey i posti migliori dove poter vendere. Arrivati ai giardinetti, quasi rimasero impressionati dalla quantità di genitori che veniva ad acquistare roba e contemporaneamente un gelato per i figli. Sin da subito gli affari sembrarono andare a gonfie vele, e c’era da ammettere che quella roba era buona. I due fratelli ne avevano provata un po’ nel furgoncino il giorno stesso, per valutarne l’effettivo prezzo. Riuscirono ad alzarlo anche più del dovuto, ma non ci fu una notevole differenza nel numero di clienti, grazie alle capacità oratorie e persuasive di Lip. Quel ragazzo era un fottuto genio. Dio solo sa quante volte era riuscito a fregare quelli del North Side con un sacco di soldi in tasca: in quei momenti si sentiva tanto Robin Hood, rubare ai ricchi figli di papà per dare ai più bisognosi – ovvero loro stessi o loro conoscenze.
«Ce ne serve altra Ian, qui è quasi finita» lo informò Lip, frugando nel sacchetto di plastica in cui avevano messo la marijuana. Lasciarono il furgoncino in una strada poco frequentata e a piedi si avviarono a casa dei vicini per fare rifornimento, caricando tutto in un grosso sacco dell'immondizia. Stavano camminando per la strada con in spalla l’ultimo sacco rimasto, ignorando che intanto Vi e Kev erano stati costretti a bruciare tutto, perché in casa l'odore si era fatto troppo forte, e avrebbe potuto destare sospetti. Proprio per questo i due ragazzi si ritrovarono ben presto un poliziotto davanti.
«Ehi, voi due! Che state facendo?» domandò all’improvviso il conducente dell’auto, facendo sobbalzare Lip e Ian, che, spaventati dalla situazione, buttarono immediatamente i sacchi nella spazzatura. Poi si voltarono di nuovo verso la macchina. Il poliziotto era Tony. Lavorava sempre nella loro zona, ed era innamorato perso di Fiona da tempo immemore.
«Che fate?» domandò di nuovo Tony, pensando che la prima volta non lo avessero sentito.
«Passavamo di qua e la signora Pert ci ha chiesto di buttare la spazzatura» mentì Lip.                                                                 Nonostante tutti sapessero che la vecchia odiava i ragazzini, soprattutto i figli di Frank Gallagher, Tony ci credette.
«Sto tornando a casa, vi serve un passaggio?» domandò allora, sorridendo allegramente. Si vedeva che almeno a lui la giornata era andata piuttosto bene.
«No, non ci serve, davvero.» si intromise Ian, cercando di sembrare convincente.
«Su forza salite, è tardi e Fiona non mi perdonerebbe mai se lasciassi i suoi fratellini in mezzo alla strada» disse Tony, mettendo in mezzo la sorella maggiore, e ottenendo così ciò che voleva.
I ragazzi salirono in macchina e Tony subito ripartì: l’aria era tesa e i due fratelli si scambiarono sguardi complici.
«Ragazzi puzzate tantissimo, non so di cosa... sembra erba.» constatò il poliziotto. «Non è che avete fumato?» domandò girandosi verso di loro. I ragazzi subito scossero la testa, e Ian fu il primo a parlare. «Prima siamo passati dietro il vecchio supermercato, là i senzatetto si fanno di qualsiasi cosa si possa fumare o iniettare, stavamo cercando Frank.» raccontò il rosso, sorprendendo il fratello. Di solito era sempre Lip a inventare scuse o bugie, perché Ian non era capace di mentire. Ma la voglia di partire era talmente forte da mettere a tacere la sua etica morale. La bugia risultò perfettamente credibile, dopotutto non era la prima volta che Frank scompariva, e la maggior parte delle volte lo si ritrovava insieme ai barboni completamente ubriaco.  Dopo qualche minuto di viaggio, Tony si accostò al ciglio della strada e, mentre Ian e Lip stavano per ringraziarlo per il passaggio, scese anche lui dalla macchina e si diresse verso la casa. Voleva entrare, ma questo complicava tutto il piano che Ian e Lip avevano silenziosamente messo su. Entrarono tutti insieme e i ragazzi salirono al piano di sopra, mentre il poliziotto parlava con Fiona. Si nascosero dietro la scala e iniziarono ad origliare la loro conversazione.
«Mi hanno detto di Frank» le disse Tony con rammarico nella voce «Mi dispiace» continuò.                                                           Al sol ricordo Fiona fu presa da una serie di tic dovuti al nervosismo «Grazie» cercò di sembrare gentile, posandogli una mano sul braccio e in un’altra teneva saldo un bicchiere di vino comprato al discount il giorno prima. Tony sorseggiava il suo, degustandolo a fondo quasi si fosse trattato di chissà quale vino pregiato, sempre che ne avesse mai assaggiato qualcuno. Afferrò la mano di Fiona e se la portò al petto «Se vi servono soldi potrei aiutarvi, vivo da solo e ho qualcosa da parte» cominciò, ma prima che potesse continuare Fiona lo fermò. Non si sarebbe mai fatta prestare nulla per pietà.
«La tua offerta è gentilissima Tony, davvero, ma non posso accettare» gli spiegò la più grande, mentre Lip e Ian, ascoltando, speravano fortemente che il poliziotto se ne andasse il prima possibile, così che loro sarebbero potuti tornare a quei cestini della spazzatura e riprendere i loro affari. Tony sembrò quasi dispiaciuto dell’esito della sua gentilezza, ma in fondo capiva Fiona. Sin da piccola ha fatto da madre ai suoi fratelli, contando sulle sue uniche forze, e avrebbe fatto tutto ciò che fosse stato in suo potere per potergli assicurare una discreta esistenza, ma accettare soldi da terzi sarebbe equivalso a un fallimento per lei.
«Devo andare a lavoro ora Tony » lo liquidò la ragazza, avviandosi alla porta, seguita a ruota dal poliziotto, come fosse un bravo cagnolino.
«Vuoi un passaggio? » domandò educatamente il ragazzo, ma Fiona nemmeno lo guardava in viso.
«No, grazie, faccio due passi a piedi» gli rispose con tono gentile mentre si incamminava verso il locale presso il quale lavorava come cameriera. Il poliziotto salì in macchina e vi rimase fermo per alcuni minuti, poi girò la chiave, accese la sirena lampeggiante e sgommò via. Finalmente i due ragazzi poterono uscire e raggiunsero con evidente facilità la via di prima. Frugarono incessantemente nei bidoni, ma non trovarono nulla, dei sacchi nemmeno l’ombra. Lip irritato diede un calcio a un bidone facendolo cadere e rotolare a terra.
«Calmati, Lip» bisbigliò Ian, ma suscitò solo l’effetto contrario.
«Ci hanno rubato l’erba, cazzo, Ian!» gli spiegò con un tono misto a rabbia e frustrazione.
«Quanti soldi sono rimasti?» chiese il rosso, cercando di capirci qualcosa per fare il punto della situazione.
«Più o meno cento dollari ciascuno, abbiamo speso la maggior parte in gelati e per ripagare Kevin» spiegò Lip passandosi una mano nei capelli ricci «Torniamo a casa, stare qui è inutile» sbuffò, voltandosi di scatto e incamminandosi verso casa, seguito da Ian. 
 
 
Il giorno seguente fu un disastro sin dal risveglio. Fiona era tornata tardi la sera prima, e non aveva sentito la sveglia: la cosa comportò che nessuno si svegliò in tempo. I Gallagher si prepararono in  tempo record e riuscirono, correndo, a raggiungere la scuola. Purtroppo per Ian, alla prima ora aveva l’insegnante più pesante della scuola, poco tollerante sui ritardi: a volte succedeva che nemmeno faceva entrare i suoi studenti in classe, o almeno non li riteneva presenti.
Purtroppo fu così anche per lui. Quindi gli risultò complicato spiegare al professore della seconda ora perché risultasse assente, ma nonostante il piccolo teatrino iniziale, l’insegnante consegnò i test corretti.
Sui visi dei compagni comparirono sorrisi compiaciuti, mentre sul foglio di Ian, c'era una grande e rossa F, che sembrava urlare tutta la sua ignoranza. In più, poiché al professore non bastava mettere un brutto voto, gli aveva anche scritto un commento ironico, di un sarcasmo tanto sottile da essere quasi invisibile.
Arrivati alla terza ora, il destino sembrò volergli concedere una tregua. Ian era seduto sugli spalti mentre tutti gli altri correvano lungo il perimetro del campo da rugby, quando Mandy gli posò pesantemente due mani sulle spalle, facendolo sobbalzare e sbagliare il disegno che stava facendo con tanto impegno.
«Ehi Mandy» la salutò Ian, voltandosi verso di lei. La ragazza gli si sedette affianco e si stiracchiò unendo le mani e portando le braccia in avanti.
«Non dovresti essere in classe a quest’ora?» domandò il ragazzo, senza distogliere lo sguardo da ciò che stava disegnando.
«Dovrei, ma ho fatto tardi e la vecchia megera ha fatto finta che non esistessi, perciò me ne sono andata» spiegò l’amica, scrollando le spalle con noncuranza. Notando che Ian era concentrato sul suo foglio, sbirciò ciò che l’amico con tanta cura stava facendo.
«Oh, non sapevo disegnassi» disse, mentre si sporgeva, ma appena ebbe una visuale completa del disegno, non riuscì a non scoppiare a ridere. «Oddio Ian ma è orribile»
Ian tolse la matita dal foglio, accartocciò tutto e lo lanciò verso il campo. Nonostante molti si sarebbero offesi per un commento del genere, una delle cose che più adorava di Mandy era la sua schiettezza e la sua sincerità, quindi semplicemente si voltò verso di lei e iniziò a ridere.
«Lo so, era tanto che non disegnavo e speravo che l’astinenza mi avesse portato un  po’ di talento. Ma a quanto pare non è stato così» spiegò Ian, portandosi una mano dietro la testa rossa.
«Perché hai ricominciato?» Mandy sembrò molto curiosa, o forse solo annoiata.
«Speravo che se fossi stato bravo, avrei potuto vendere i miei disegni e guadagnare qualcosa per il viaggio, ma i disegni di mio fratello Liam sono meglio dei miei» raccontò l’amico, senza smettere di ridere.
«Non avete ancora trovato i soldi? Cosa è successo al camioncino?» domandò la ragazza.
«Avevamo nascosto l’erba e quando siamo tornati a prenderla non c’era più» raccontò brevemente, e calò il silenzio tra i due.
La quiete fu interrotta dai passi pesanti e dagli schiamazzi dei giocatori di rugby che facevano il loro ingresso nel campo. Mandy salutò qualcuno con la mano, ma inizialmente Ian non riuscì a capire di chi si trattasse. Mickey non era certo tipo da salutare la sorella sugli spalti, ma se avesse voluto salutare lui?
Alzò di scatto lo sguardo e notò che Mickey era impegnato a indossare la protezione. Che sciocco era stato, solo a pensarci.
Mickey non l’avrebbe mai salutato, non davanti a tutti: in pubblico quasi facevano finta di non conoscersi.
Ma mentre ispezionava con cura il campo, Ian si accorse di un ragazzo biondo che scuoteva la mano nella loro direzione. Riflettendoci, capì che quello era Todd.
Todd Marcus era stata la prima cotta di Ian, grazie alla quale aveva capito di essere gay. Eppure da quando era iniziata quella tresca amorosa-sessuale con Mickey, i suoi bicipiti non gli sembravano più tanto grandi, i suoi occhi non più così luminosi: aveva assunto le forme di un misero, normalissimo essere umano, e non più quell’adone greco che per anni aveva pensato di amare.
Invece erano i capelli corvini di Mickey che quasi sembravano brillare al sole. I suoi occhi erano come due pozze blu, che quasi gli penetravano l'anima quando si posavano su di lui.
Il viso era sempre crucciato, ma le rare volte che Mickey sorrideva, si illuminava e ti trasmetteva voglia di vivere e di vivere lui.
«Te lo stai mangiando con gli occhi» lo prese in giro Mandy.
Ian sobbalzò terrorizzato dal fatto che si fosse resa conto che guardava in modo famelico il fratello.
«Chi?» chiese nervosamente, fingendo di nulla.
«Todd. Si è fatto proprio bello. Da piccola avevo una cotta per lui» confessò Mandy.
«Oh mio Dio. Davvero?» chiese con finto sconcerto, portandosi in modo molto eccentrico la mano davanti la bocca aperta dalla sorpresa. La ragazza rise e annuì.
«Lui e Mickey erano molto amici prima, unitissimi, due fratelli. Poi di punto in bianco è scomparso e ora a stento si parlano. Non ho mai capito perché.» raccontò, con un po’ di nostalgia nel ricordare il passato.
«Non gliel’hai mai chiesto?» chiese Ian, curioso di conoscere tutti i retroscena che riguardassero Mickey e la sua vita. Era sempre circondato da ragazzi e ragazze a scuola, ma dopo, nella sua routine quotidiana era solo, solo come si sentiva Ian.
«Evita l’argomento, ma una volta l’ho sentito urlargli “frocio di merda”. Non so perché non sopporti proprio i gay, mi sorprende che con te abbia un rapporto tanto quanto pacifico.» raccontò, facendo nascere in Ian molti dubbi sul giovane Milkovich.


Finito il turno al Kash&Grab, i due ragazzi si incontrarono sotto i binari della metropolitana. Mickey aveva portato una cassa di birra e lo guardava sorridendo –  o sorrideva alle birre, a Ian non era molto chiaro.
Di norma arrivati a questo punto si sarebbero già spogliati, ma ultimamente gli incontri di Ian e Mickey duravano molto di più di una scopata. Parlavano, si sfogavano, scherzavano insieme, come se fossero una coppia. Ma per essere ufficialmente una coppia, uno dei due avrebbe dovuto riconoscere di esserlo, ma nessuno lo fece.
«Trovato i soldi, palle di fuoco?» chiese Mickey sorseggiando la sua birra.
«Non abbastanza» rispose Ian, buttandosi giù.
L’altro se ne accorse e gli porse una birra.
«Cerca di trovare i soldi. Il viaggio a New York è un’ottima opportunità per metterlo nel culo a quella fighetta di Todd Marcus» al sol nominare quel nome, gli venne un moto di vomito. Ian sobbalzò in piedi, ripensando a tutto ciò che Mandy gli aveva detto.
«Qual è il tuo gioco?» domandò serio guardandolo dall’alto.
«Farglielo mettere nel culo e fotografarlo, non so, qualcosa mi inventerò» rispose Mickey facendo tanti piccoli sorsi alla birra.
«No, Mickey. Perché?» replicò in modo più rabbioso.
«Perché non lo voglio tra le palle» gli rispose lui con calma apparente, si alzò e fece per allontanarsi, ma Ian gli prese il polso con forza e lo bloccò.
«Ma che cazzo Gallagher!» esclamò, sorpreso dalla forza del ragazzo.
«Eravate amici prima, perché ora vuoi fargli questo?» quasi gli ringhiò contro, spaventandolo.
«Non sono cazzi tuoi.» rispose Mickey, fermo, liberandosi dalla presa del rosso.
«Sono cazzi miei dal momento in cui ti servo per i tuoi sporchi giochetti. O me lo dici o giuro che ti sputtano davanti a tutti» gli fece Ian, facendolo tornare indietro.
Una volta che i loro colpi  furono vicini, Mickey con una spinta lo bloccò nella colonna. Sentì il suo respiro affannoso addosso e vide scendere dalla fronte una gocciolina di sudore lungo la linea della mascella. La vena sul collo pulsava forte e Mickey aveva voglia di strappargliela a morsi.
Si avvicinò al suo collo e iniziò con baci dolci e languidi, ma tanto appassionati e coinvolgenti, facendo fremere Ian sotto di sé. Iniziò poi a mordere, prima piano, poi più forte, disinfettando con la lingua i segni rossi. Ian gli teneva la testa e lo spingeva verso di sé, affondando le dita lunghe nella sua chioma corvina.
Mickey non l'avrebbe mai ammesso, ma ormai non si trattava più di sesso. Era un famelico desiderio di averlo, averlo tutto per sé, avere i suoi capelli, i suoi occhi, il suo corpo, la sua risata irritante, tutto.
Le mani del ragazzo scesero fino ai fianchi, stringendoli sotto la sua presa. Toccarlo lo faceva stare bene, si era quasi deciso a premere le sue labbra, ormai gonfie dai baci, sulle sue rosee e terribilmente invitanti. Si mosse leggermente, ma prima che potesse arrivarci, Ian improvvisamente lo fermò e lo allontanò spingendolo via.
«No, Mickey. Dimmelo» la voce di Ian era spezzata come se stesse per cadere a pezzi da un momento all’altro. Il cuore di Mickey batteva all’impazzata, tanto forte da rallentare il respiro.
«Perché Mickey? Non dire perché è gay. Non sono stupido. Ho capito che c’è dell’altro.» continuò Ian riprendendo quello stesso tono di voce, capace di allarmare l’altro.
«Cosa vuoi sapere Gallagher?» scattò Mickey in avanti allargando le braccia «se me lo sono fatto?» gli chiese con un accenno di rabbia.
Ian deglutì con forza e annuì.
«Bene. Sì, me lo sono fatto, e vorrei tanto che non fosse mai successo.» riprese Mickey, camminando nervosamente attorno a lui. Si passò frustrato una mano sulla faccia e tornò a guardare Ian. «Un pezzo di merda, è solo un pezzo di merda» sbraitò calciando una lattina di birra ancora mezza piena, bagnando l’erba sottostante fino a quando non smise di girare.
Ian scattò in avanti e gli afferrò le braccia, cercando di calmarlo, Mickey si ribellò in preda a un attacco isterico.
«Vai via!» gli urlò contro, facendolo indietreggiare. «Ho detto vai via!» gli urlò ancora più forte, ottenendo così il risultato tanto sperato.
Ian si era allontanato a grande falcate da lui.
Maledì il mondo e iniziò a camminare per la sua strada.
 
 
 
Lucrezia: Ed eccoci qui con un nuovo capitolo! :3
Entra in scena un nuovo personaggio, Todd. Curiosi?
Spero che continuerete a seguire la storia, e ne approfitto per ringraziare come sempre tutti quelli che leggono. <3
Un vostro parere sarebbe graditissimo, anche per sapere se stiamo andando nella direzione giusta!
A presto.

Ilenia: Heilà, siamo sempre noi, le vostre autrici! :D
In questo capitolo oltre ad aver introdotto un nuovo personaggio, abbiamo fatto luce sulla vita di Mickey prima di conoscere Ian. Nel corso nella serie mi sono sempre chiesta come Mickey abbia capito di essere attratto dai maschi, e no, non credo proprio che il primo sia stato Ian (troppo esperto ). A cosa serve una fan fiction se non a far luce nei punti ciechi? Spero che vi sia piaciuto e che ci lasciate un piccolo commento per darci qualche consiglio, o anche critica, accettiamo tutto ^^
Un bacio alla prossima! :D
   
 
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