He’s
a
stranger to some
And a vision to none
He can never get enough,
Get enough of the one
Si
voltò e il suo sguardo si posò su quella cornice
di legno, ancora sulla sua
scrivania. Lui la guardava. Sembrava fissarla, con quello sguardo si
ghiaccio,
quello sguardo che solo lei sapeva domare, che lo faceva sembrare uno
sconosciuto, uno straniero.
Lo
guardò ancora e ancora e ancora.
Non
poteva fare a meno di quella foto, dei suoi occhi, di lui.
For
a
fortune he'd quit
But it’s hard to admit
How it ends and begins
On his face is a map of the world, a map of the world
On his face is a map of the world, a map of the world
E
ora lui non era lì. Non c’erano le sue mani sempre
fredde, i suoi capelli neri,
i suoi jeans sempre di una taglia più grande.
C’era
solo quella foto, ricordo sempre nitido di una persona sbiadita,
svanita.
Era
difficile solo da pensare o ammettere, figuriamoci dirla, quella parola.
No,
proprio non ci riusciva, anche mettendoci tutta se stessa, era
impossibile,
impensabile.
Il
viso di quel ragazzo esprimeva tutto, tutto. La felicità di
quell’istante, ma
anche la tristezza o meglio l’angoscia che lo attanagliava,
l’angoscia della
consapevolezza, l’angoscia dell’impotenza.
From
yesterday, it’s coming
From yesterday, the fear
From yesterday, it calls him
But he doesn't want to write the message...
Spense
la musica.
Basta!
Le
ricordava troppo lui. Forse perchè era la sua canzone
preferita, o perchè
sembrava descriverlo perfettamente, appartenergli, quasi fosse stata
scritta da
lui.
Perchè
la paura era arrivata, si, era arrivata così, da un giorno
all’altro,
chiamandolo. Solo che lui...Lui non rispondeva, o meglio, non voleva
rispondere,
la ignorava. Ma si sa, tutti i nodi vengono al pettine, prima o poi...
La
musica si diffuse nuovamente...
On
a
mountain, he sits,
Not of gold but of shit
Through the blood he can look,
See the lives that he took
From a council of one
He’ll decide when he's done with the innocent
On his face is a map of the world, a map of the world
On his face is a map of the world, a map of the world
Un
sorriso dai contorni amari si dipinse sul suo volto osservandolo. Era
seduto su
un masso verde di muschio, ai piedi di una cascata. Quella era forse
l’unica
foto in cui non compariva la sua solita espressione seria e arrabbiata,
il suo
voler sembrare distaccato da tutto e da tutti. Ma non da lei. Non da
lei che
aveva preso il suo cuore, l’aveva addolcito e unito al suo.
Non da lei.
Rideva.
Rideva e sembrava felice davvero. Non era il sorriso forzato di chi si
trova
costretto a dire “Cheese” davanti
all’obbiettivo, ma il riso sincero di una
persona felice.
Le
labbra schiuse mostravano due file di denti bianchi e perfetti e due
buffe
fossette comparse sulle guance.
From
yesterday, it’s coming
From yesterday, the fear
From yesterday, it calls him
But he doesn't want to write the message
But he doesn't want to write the message
He doesn't want to write the messages
On his face is a map of the world
E
se lo portò via. Lo strappò dalle sue braccia,
dal suo respiro, dal suo urlo di
terrore. Quell’urlo che ancora le sembrava risuonasse dentro
di sé.
Quei
momenti che per lei erano stati un’angoscia interminabili,
eppure troppo,
troppo brevi e poi, in un soffio, nulla.
Lui
non c’era più. Ogni sua certezza non
c’era più, era svanita con lui, come
castelli di sabbia distrutti da un’onda troppo violenta.
Lo
sapeva, quel terrore, quella paura dipinta su gli occhi di lui le
sarebbe per
sempre rimasta incisa nel cuore, nell’anima, come un marchio,
che non le
avrebbe più permesso di sorridere, ridere, scherzare, amare.
No,
lo avrebbe amato, per sempre.
From
yesterday, it’s coming
From yesterday, the fear
From yesterday, it calls him
But he doesn't want to write the message
From yesterday,
From yesterday,
From yesterday, the fear
From yesterday
From yesterday
But he doesn't want to write the message
He doesn't want to write the message
He doesn't want to write the messages
Le
note della canzone affievolirono mano a mano, le parole sfumarono e si
spensero. La sua canzona finì, come lui era finito, in un
attimo, un secondo
troppo breve.
Ma
ora, sarebbe riuscita a pronunciare quella parola, ora. Ora aveva
più forza,
forse, la sentiva dentro di sé, donata da lui, dal suo
ricordo e da quelle
note.
E
lo urlò.
Urlò
quella parola che la opprimeva e costringeva in lacrime perpetue...
...La
morte.
La
morte che glielo aveva portato via.