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Autore: Vienellium    10/10/2015    0 recensioni
Sophie, per quanto ci provi, non riesce a ricordare nulla prima di una nevosa giornata d'inverno in cui viene soccorsa da Charles Nightingale.
Si troverà a vivere in un mondo (che potremmo definire Vittoriano con accenni Steampunk) subbuglio: per le strade serpeggia l'inquietudine e la criminalità è alle stelle. Nessuno si sente più al sicuro.
Si sussurra che un mostruoso esercito si sta radunano ai confini del Regno.
La miccia è l'attentato al cuore della Capitale in cui perde la vita la Maga di Corte, precipitando il mondo sull'orlo della guerra più sanguinosa che abbia mai conosciuto.
Sophie si ritrova suo malgrado nell'occhio del ciclone a causa della Maledizione di una Strega gelosa. Con l'obbiettivo di spezzarla, Sophie parte per l'ignoto.
Districando il filo del suo passato e quello del suo futuro, finirà per intrecciarlo, che lo voglia o meno, con quello dell'affascinante, misterioso e temuto Mago Whol, che si dice essere il più potente di tutti i tempi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Da questo cielo livido, strano, confuso come il tuo destino,
che pensieri ti scendono nel cuore deserto?"

Charles Baudelaire - I fiori del male

Maledetto tempaccio.
Queste parole occupavano completamente la mente del signor Nightingale. Avanzava faticosamente in mezzo alla neve, il freddo e la difficoltà nel procedere in quel terreno accidentato avevano scacciato ogni altro pensiero.
Un cambiamento climatico improvviso, questo, che lo aveva colto del tutto impreparato. Il giorno precedente la carroza di linea diretta ad Horsham, partita da Victoria City, aveva percorso strade ingombre di foglie, un tripudio di colori autunnali, aria frizzante e sole splendente.
Di bianco, solo qualche sporadica nuvoletta. Ora il candido manto aveva inglobato ogni cosa, tanto assoluto da far male agli occhi, cielo e terra uniti.
Se l'inferno è freddo, allora sono morto e sto scontando la mia pena.
A vedersi, era una figura piuttosto bizzarra. Le vesti eleganti e il pastrano avvolgente che portava, a nulla servivano contro la temperatura rigida, e men che meno gli stivali di camoscio ormai fradici.
Il padrone della locanda in cui aveva pernottato, mosso a pietà, gli aveva ceduto un cappellaccio e una sciarpa di lana. Benché orgoglioso, il signor Nightingale non era di certo stupido ed aveva accettato di buon grado l'offerta.
Finalmente, dopo una lunga camminata in mezzo al nulla assoluto, il fuoco della locanda un miraggio lontano, mezzo morto di freddo, con la faccia, il collo e la testa preda di un prurito insopportabile, ecco stagliarsi sullo sfondo monocromo delle figure verticali: un circolo di pietre. Per l'esattezza, doppio, costituito da due file concentriche.
Come ne conoscesse a memoria l'esatta disposizione, il signor Nightingale si diresse spedito verso uno dei massi del girone esterno, si inginocchiò, appoggiò la mano sulla pietra in cerca di rilievi, difficili a vedersi ad occhio nudo, ma percepibili più facilmente al tatto prestando la dovuta attenzione.
Assorto nel suo intento, in un primo momento non si accorse di ciò che aveva alle spalle.
Qualcosa smosse la neve, emettendo un gemito.
Il signor Nightingale si immobilizzò, il corpo in tensione, il tremore provocato dal freddo cacciato dall'adrenalina.
Lentamente si voltò. Qualche metro più avanti, proprio al centro del complesso di pietra, distinse un mucchietto di neve. Come sapesse di essere osservato, nell'esatto momento in cui l'uomo lo guardò, si mosse.
Con movimenti lenti e fluidi, il signor Nightingale si avvicinò alla fonte della sua inquietudine. Arrivato a poco meno di una metro di distanza, la neve tremò e dal cumulo spuntò un lembo di stoffa rossa.
L'uomo si decise a svelare il mistero e con uno scatto veloce, scostò un po' di neve dal tessuto in vista. Compreso ciò che gli stava davanti, si adoperò a dissotterrare il resto.
Uno sconvolto signor Nightingale liberò dalla neve un corpicino avvolto in una cappa cremisi. Subito si mise in moto: non sapeva da dove arrivasse la bambina - perché di ciò si trattava, dato il vestitino a fiori e le scarpette nere lucide che spuntavano dalla mantellina - ma di sicuro rischiava il congelamento. Sperò non fosse troppo tardi. Prese in braccio il fagottino, quasi privo di peso, cercando di scaldarlo con il proprio corpo. Una manina si mosse e afferrò il bavero della sua giacca. C'era speranza.
Poi una serie di illuminazioni improvvise lo colsero in successione, componendo un quadro allarmante: la bambina non tremava, i suoi vestiti erano quasi asciutti. Un ulteriore evidenza lo colpì: come mai non si era accorto prima che, attorno a loro, erano impresse sul manto nevoso solo le impronte dell'uomo? Aveva nevicato tutta la notte, ora era mattino inoltrato. Come poteva quella bambina essere stata accovacciata per tanto tempo al freddo, fino ad essere ricoperta di neve e sopravvivere? Di certo non poteva essere caduta dal cielo. In qualche modo riuscì a ricordarsi di dover impedire alla bambina di addormentarsi, se l'oblio l'avesse presa, le sarebbe costata la vita. Avrebbe avuto tempo in seguito per ragionare su quelle stranezze.
«Come ti chiami, piccola?»
Un movimento sulla sua spalla sinistra, dove poggiava il capo celato dalla cappa della bambina. Per questo movimento, il cappuccio scese, rivelandone il volto.
Il signor Nightingale non era di certo un uomo facilmente suggestionabile. I suoi nervi d'acciaio erano arcinoti nel regno ed oltre, non ci si aspettava niente di meno da un uomo che si era valso uno dei più alti gradi di comando nell'esercito della Regina. Anche se ritirato a vita privata da un paio d'anni, di certo non si era rammollito.
Ma in quel momento, fissando il visino della bimba, il suo cuore perse il suo ritmo e sprofondò nello stomaco, come neanche nel pieno della battaglia più cruenta gli era capitato.
«Sophie.»
  
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