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Autore: BebaTaylor    10/10/2015    3 recensioni
"Lui mi ha messo le corna e mi ha piantato dicendomi che non mi amava più, che vedeva un'altra da sei mesi e che era meglio lasciarci.
E io avrei voluto piantargli il coltello in mezzo agli occhi.
E in più... il Nerd sta suonando la chitarra. Alle nove del mattino. Di domenica. Dio, lo ucciderei spaccandogli la chitarra in testa.
Lancio via i cuscini, mi alzo e vado verso la porta finestra, guardando quella di fronte, quella della stanza del Nerd. Faccio scorrere la porta finestra e percorro a grandi passi la breve distanza che ci separa.
«Vuoi smetterla?» sbraito battendo il pugno sul vetro, «Te la ficco nel cu-»
La porta finestra si apre.
«Sì?»
E questo è il Nerd brufoloso? Oh. Mio. Dio.
«Piantala di suonare.» dico, puntando lo sguardo sul suo viso, «Io vorrei deprimermi in pace e tu, con la tua musichetta allegra, me lo impedisci.»
«Tu devi essere Lindsay.» dice lui. «Io sono Ryan.»
«E chi se ne frega?» sbraito.
«Bel pigiama.»
Che cosa? Che cosa?"
***
"Io lo odio. Giuro che lo odio, 'sto cretino di Ryan.
Lui ride, «Che c'è?» domando.
«Oh,» dice, «Adesso mi odi, ma poi mi amerai, lo so.»"
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In a World Like this'
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Straight Through
My Heart

Tredici
Straight Through My Heart
*** want you tonight ***



Santo Cielo, perché mi sono cacciata in questa situazione? Ah, già, perché sono una cogliona. E perché Ryan è un cretino. Uno scemo. Uno stupido. Un'imbecille che non capisce.
Svetlana mi ha detto che sono una cretina, che dovrei dirgli tutto... ma come faccio? Lui esce con quella! Dovrei andare da lui e dirgli: “Ehi, Ryan! Sai perché sono così isterica? Perché mi piaci, brutto idiota!”
No, non potrei mai farlo.
Sospiro e mi rigiro nel letto, ascoltando la musichetta natalizia che proviene dal salotto.
Manca una settimana a Natale e io sono praticamente depressa. E devo pure organizzare l'evento del trentun Dicembre al Soleil.
Idiota, idiota e ancora idiota.
E in più devo ancora comprare qualche regalo. Ci sarà un casino infernale là fuori, ma mi tocca, così mi alzo, prendo dei vestiti puliti — indosso il pigiama da ieri pomeriggio, sono quasi ventiquattr'ore che lo ho addosso — e vado in bagno a farmi la doccia perché, fra le altre cose, puzzo da morire.
Mezz'ora dopo apro la portiera della mia auto e mi blocco quando vedo uscire Savannah dalla dependance.
«Sei uno stupido!» strilla.
Eh, brava. Te ne sei accorta.
«Savannah!» esclama Ryan seguendola, «Aspetta!» dice.
Io inspiro profondamente. Vederlo seguire quella stupida mi fa più male di tutto il resto.
“Tu non gli parli! Come può capirlo se stai zitta, brutta scema?”
Dio, perché mi viene in mente quello che mi ha detto Svetlana ieri sera?
«Oh, Lindsay.» mormora Ryan.
Io lo ignoro perché sono scema, entro in macchina, schiaccio il pulsante del telecomando del cancello e parto.
Sono cretina.

***

Rientro in casa che è ormai ora di cena. E i miei non ci sono, sono al locale. Meglio per me, così potrò disperarmi in pace. E incartare i regali sul bancone della cucina invece di farlo sul pavimento della mia stanza.
Ordino una pizza gigante e mentre l'aspetto incarto un paio di regali per Cam. Mio fratello mi ucciderà quando vedrà la montagna di regali che ho comprato per lui ma cavolo, è il mio unico nipotino e non lo vedo mai!
No, in realtà l'ho visto al Ringraziamento ma Greg e Brenda sono rimasti qui solo tre giorni, quindi non conta molto.
Riesco ad incartare tre regali prima che arrivi il ragazzo che consegna le pizze, lo pago, gli lascio la mancia e me ne torno a casa con la mia pizza. Mi hanno anche regalato una bottiglia di Coca Cola e una rotella taglia-pizza.
«Ciao.»
Mi volto verso Ryan e lo fisso. «Ciao.» borbotto. Sta uscendo, è vestito troppo bene per uno che vuole rimanere a casa. Andrà da quella là.
«Tutto bene?» chiede.
No, vorrei rispondergli, non va bene per niente. «Sì.» rispondo.
«Ti aiuto?» mi chiede.
Io mi limito ad alzare le spalle e a rimanere in silenzio perché sono cretina. Così lui mi guarda, sospira e poi si allontana, lasciandomi qui come la scema che sono. Lo vedo salire in auto, attendere che si apra il cancello posteriore e partire. Sbuffo ed entro in casa, poso la scatola sul bancone, getto il taglia-pizza nel cassetto, metto la bottiglia nella dispensa e prendo quella che ho già iniziato.
Che depressione. Martedì sedici Dicembre e io sono da sola, una pizza gigante e due porzioni di zuppa inglese come cena. 
Che gioia.
Sono proprio stupida. 

*-*-*

Lindsay mi ha parlato! Okay, mia ha detto solo una parola, ma è sempre meglio di niente. Mi mancano le nostre chiacchierate, quando ci prendevamo in giro, quando lei si imbarazzava, diventava rossa e mi strillava che ero un cretino.
Mi manca.
«Lindsay...»
«Che cosa?» grida Savannah, spalancando gli occhi e spingendomi via, «Perché pensi a lei quando sei con me?» urla.
Perché non ne posso fare a meno, vorrei dirle. «Scusa.» borbotto rotolando sul letto. Afferro i miei vestiti sparsi sul pavimento e inizio a rivestirmi.
«Non è la prima volta che capita.» borbotta lei, «Non è carino da fare...»
Smetto di ascoltarla, perché tanto mi dice le stesse cose che ha detto oggi pomeriggio, insieme a “Non voglio vederti più!”.
«Oh, ma chiudi quella bocca!» sbotto, «Mi stai facendo venire il mal di testa.» sospiro, prendo le scarpe e le indosso.
Savannah si siede sul letto e incrocia le braccia, «Non voglio più vederti.» dice e so che mente perché farà come prima, basterà lasciarla sbollire un po' e sarà di nuovo disponibile.
«Me ne vado.» esclamo alzandomi in piedi, «Ci vediamo.» le dico perché so che o mi chiamerà lei oppure lo farò io.
Quando torno a casa mi accorgo che le luci della stanza di Lindsay sono accese e che lei non ha chiuso le persiane; attraverso il terrazzo e mi fermo a due passi dalla porta finestra. Potrei bussare e chiederle di nuovo scusa, supplicarla di perdonarmi e dirle che sono un coglione. 
Sta guardando la tv ma il volume è troppo basso e non riesco a capire che programma sia. Inspiro a fondo e fisso il vetro davanti a me, sentendomi sempre più stupido ogni secondo che passa. Sospiro di nuovo e torno in casa. Mi getto sul letto e penso che questo sarà il Natale più brutto della mia vita, i genitori di Lindsay mi hanno invitato a trascorrerlo insieme a loro ma come farò? Lindsay mi guarda appena, non mi parla, mi odia...
Che schifo. E se penso che mi ci sono ficcato da solo in questa situazione mi prenderei a pugni.
Che schifo. E devo ancora comprare il regalo per Linds, anche se so che lei non mi farà nulla.
Buon Natale, Ryan, il re degli imbecilli.

***

Gironzolo per il centro commerciale e mi fermo davanti a una gioielleria. Mancano cinque giorni a Natale e qui c'è un casino infernale. Guardo le vetrine, alla ricerca del regalo per Lindsay e spero che non lo rifiuti, sarebbe troppo.
Almeno non ha detto ai suoi di mandarmi via...
Dopo dieci minuti in cui vago da una vetrina all'altra mi fermo e fisso il bracciale nella vetrina. È perfetto. Semplicemente perfetto. E il piccolo ciondolo a forma di cuore con la scritta “Love” dovrebbe far capire un sacco di cose...
Forse.
Il bracciale è in argento, una catenella né troppo piccola né troppo grande, la chiusura credo che sia quel fiore. Si possono attaccare dei charms, oltre al già citato cuore c'è anche un muffin, una scarpa con il tacco, una minuscola borsetta, una stellina, una mezza luna e un quadrifogli.
«Le piace?»
Mi volto verso la commessa, «Sì.» dico, «Lo prendo.» aggiungo, «E voglio tutti i charms.» aggiungo ignorando quanto mi costerà tutto quanto.
La commessa annuisce, prende la chiave che è appesa al suo collo e apre uno sportello sotto alla vetrina, prende alcune scatole, richiude lo sportello e mi dice di seguirla a uno dei banconi. Mi mostra il bracciale, facendomi vedere come si apre e si chiude, mi mostra i charms, spiegandomi come si attaccano.
«Le faccio un pacchetto regalo?» domanda.
«Sì, grazie.» rispondo e a momenti svengo quando vedo il totale: quattrocentosettantacinque dollari. Ma è per Linds, quindi va benissimo. Pago con la carta di credito, ringrazio ancora la commessa ed esco dalla gioielleria, rimetto gli occhiali da sole e proseguo il mio giro, l'ultima cosa che voglio è essere fermato da qualche fan, non sono in vena di fare foto o firmare qualche autografo. Basta stare lontano dal negozio di cd e dvd.
Non faccio neanche dieci metri quando mi fermo. È un negozio di borse. A Lindsay piacciono le borse. Una in particolare attira la mia attenzione: è grande, di un verde chiarissimo e c'è una borsa più piccola — credo che serva per i trucchi — e il portafogli coordinato.
Un quarto d'ora dopo sono fuori dal centro commerciale, in una mano il sacchetto della gioielleria, nell'altra quello del negozio di borse. Lì non ho fatto incartare nulla, perché voglio mettere dentro la borsa la scatola del bracciale, il portafogli e l'altra borsetta. Poi ficcherò il tutto in un sacchetto carino, che devo ancora comprare.

Lindsay è in casa quando torno, appoggiata alla ringhiera del terrazzo. «Ciao.» esclamo e prendo le buste dal portabagagli. «Ciao.» ripeto nel caso non mi abbia sentito.
La fisso voltarsi e rientrare in camera sua, chiudendo le persiane. Perché? Perché fa così?
Potrei chiamare Savannah... ma, mentre cerco il suo numero nella rubrica del cellulare mi accorgo che non mi va di vederla. Però non mi va neppure di restare qui, a fissare la porta finestra della stanza di Lindsay e sperare che mi perdoni.
Sarebbe davvero un miracolo se accadesse, quindi non ci spero troppo. Sistemo i sacchetti nel mobile all'ingresso e mi getto sul divano con un sospiro. Perché deve essere tutto così complicato?
Perché devo essere così stupido?

***

Altri quattro giorni in cui Lindsay mi guarda appena e non mi dice nulla, se non qualche “Ciao” stiracchiato. Con uno sbuffo mi lascio cadere sulla sedia e osservo le locandine sparse sul tavolo. È domenica e dobbiamo lavorare. Che palle.
«Dovete firmale.» dice Carl.
«Saranno un migliaio!» geme Jake, «Mi cadrà la mano!» ansima.
«Sono duecento cinquanta.» replica Lindsay, «Come le persone che hanno comprato i biglietti per l'evento.» dice, «Con gli autografi inizia Jake,» esclama, «poi vi passate le locandine.» aggiunge.
Jake sospira, apre il pennarello argento, prende una delle locandine sparse sul tavolo e lascia la sua firma, «Tieni.» mi dice passandola, la firmo anche io e la faccio scivolare verso Liam. Credo che resteremo qui delle ore se procediamo così lentamente.
Due ore dopo abbiamo finito. Ho le dita sporche di argento e mi fa male il braccio destro. «Ho sete.» esclamo alzandomi in piedi.
«Tu vieni con noi?» chiede Aaron a Lindsay.
Lei impila le locandine, «Fra cinque minuti.» risponde, «Voi andate.» aggiunge guardando lui e non me, che sono proprio accanto ad Aaron.
Mi fisso le mani ed esco dalla stanza, entro nel bagno e mi fisso nello specchio.
«Sei un coglione.» dico al mio riflesso.
«Per fortuna te lo dici da solo.» commenta Liam iniziando a lavarsi le mani.
«Non iniziare anche tu.» sbotto.
«Dovresti dirglielo.» dice.
«Io non le dico nulla.» ribatto, «Tanto non servirebbe a nulla...» sospiro, «E poi lei mi odia, quindi...» alzo le spalle e mi lavo le mani, fissando l'acqua sporca d'argento che scivola nello scarico. Come il mio rapporto con Lindsay.
«Sei stupido.» sbotta Aaron, «Stupido forte.» dice.
«E basta!» esclamo, «Lo so che sono stupido, non serve che me lo diciate anche voi!»
Aaron sospira, «Senti, se continui così sarà sempre peggio.» dice, «Tira fuori le palle e parla con lei.» continua, «Chissà, magari non è come sembra...» aggiunge entrando in uno dei cubicoli con la tazza.
Che cosa vuol dire? «Aaron!» lo chiamo, «Cosa cazzo vuoi dire?» chiedo, «Aaron!»
«Che sei scemo.» ribatte lui. «Fatti un giro da me che ti spiego alcune cose.»
Io guardo Liam, che sorride. Agita le mani per togliere l'acqua in eccesso, «Cosa diavolo voleva dire?» domando.
Lui alza le spalle, «Se non lo sai tu non posso dirtelo io.» esclama, «Io vi aspetto fuori!» aggiunge, si asciuga le mani sul jeans ed esce dal bagno.
Cosa hanno capito più di me? Dio, mi sento ancora più imbecille perché loro sanno qualcosa che io ignoro e — 'sti stronzi, aggiungerei — non vogliono dirmi di che si tratta!
Begli amici che ho, proprio belli. Io mi dispero e loro si divertono a prendermi per il culo.

***

«Savannah?» esclamo quando la vedo. È venuta qui a casa, in taxi, ed è al cancello principale, «Cosa vuoi?» chiedo.
«Possiamo parlare?» pigola.
No, vorrei dirle. «Okay.» sospiro e spingo il pulsante per aprire il cancello. «Ma in fretta, perché ho da fare.» mento, perché, a parte deprimermi e pensare a quanto sia stupido, non ho nulla da fare.
«Pensavo che potevamo continuare da dove ci eravamo interrotti.» mormora languida prima di tentare di abbracciarmi.
«Non qui.» la blocco, «Vieni.» le dico. Una volta davanti alla dependance la fermo di nuovo, «Aspetta.» sbuffo, entro, prendo il cellulare, il portafoglio e le chiavi. «Andiamo.» esclamo avvicinandomi alla mia auto.
Lindsay è in casa e non voglio che mi veda con Savannah, quindi è meglio andare da un'altra parte.
Mentre mi immetto sulla strada principale, e Savannah non fa che parlare, parlare e parlare, mi accorgo che non me ne è mai importato nulla di lei, così svolto a destra invece che proseguire diritto.
«Stai andando da me?» domanda lei, «Ma ci sono i miei zii a casa!» squittisce e mi dà fastidio, facendomi quasi rimpiangere la risatina di Melanie, «Sarebbe imbarazzante.»
«Tu torni a casa.» esclamo, «Non cercarmi più, non chiamarmi più, non presentarti più a casa mia.» dico, «Non voglio più vederti.»
Lei mi fissa, «Idiota.» sbotta.
Io non replico, penso che voglio mollarla a casa sua al più presto, andare da Aaron e costringerlo a spiegarmi quello che intendeva dire questa mattina.
Perché voglio sapere cosa devo fare con Lindsay.
Perché mi manca.
Perché sono innamorato di lei. 

*-*-*

Appena vedo l'auto di Ryan entrare nel cortile esco in terrazzo, mi appoggio alla balaustra e lo osservo. «Ti pare l'ora di tornare?» strillo, «Datti un contegno, cazzo!» continuo a strillare. «Ricordati cosa ti hanno detto, brutto imbecille!» strillo ancora.
Ryan mi fissa, sospira e chiude la portiera dell'auto. «Linds, smettila.» dice, «Basta.»
«Basta un corno!» sbotto, «Ma ti rendi conto?» grido. «Io lo faccio per te!» sbotto. Lui continua a fissarmi, incurante della pioggia che scende, «Ed entra in casa, altrimenti ti ammali!» grido.
«Vuoi smetterla?» grida lui, «Cazzo, Linds, sei più isterica e insopportabile del solito!» urla.
«Sei un cretino che non capisce nulla!» sbotto e mi rendo conto che forse sono un tantino isterica. Poi mi ricordo che lui è rimasto per tutto questo tempo a casa di quella là, «Idiota!» esclamo.
Ryan mi guarda, si passa una mano sulla fronte, «Lindsay... basta, per favore.» dice a bassa voce.
«No!» ribatto e mi stacco dalla balaustra, sono quasi alla porta finestra quando mi accorgo che lui sta salendo le scale.
«Cosa vuoi?» chiedo girandomi.
«Parlare.» risponde salendo gli ultimi due gradini.
«Vai al diavolo.» dico.
«Cosa ti prende?» chiede raggiungendomi.
Cosa mi prende? Un sacco di cose, al momento. «Niente che ti interessi.» dico.
«Magari potrebbe interessarmi, invece.» replica lui e io non lo guardo, perché ha su la maglietta bianca a maniche corte che si sta appiccicando al suo corpo.
«Ti becchi l'influenza.» esclamo ignorando quello che ha detto.
«Fanculo l'influenza.» ribatte, «Lindsay...» dice.
«Vai al diavolo!» sbotto e mi volto per tornare in camera mia.
«Sei insopportabile!» esclama.
«E tu lo sei di più!» ribatto voltandomi di nuovo. «Lasciami in pace!» strillo.
Sono scema. Ma tanto scema.
«Vuoi dirmi cosa ti prende?» chiede Ryan, «Linds... sei ancora più insopportabile quando fai così!»
«Cosa mi prende?» urlo, «Sei tu quello che porta in casa una ragazza diversa ogni due settimane, non io!» continuo e Dio, se sono gelosa. Così gelosa che potrei prendere a sberle la prossima donna che varca il cancello. «E il mio lavoro è anche controllare che tu non faccia stronzate!»
«Io non cambio ragazza ogni due settimane!» ribatte Ryan, «È una settimana che non esco con una!»
«E Savannah?» chiedo, «L'hai vista ieri!»
«Lei è venuta qui, io l'ho solo riaccompagnata a casa!»
«E adesso sono le undici di sera!» gli ricordo e temo che gli occhi possano esplodermi dalla rabbia. «Sei uscito alle sette!» grido, «E adesso sono le dieci passate! Sei stato fuori per un giorno intero!» urlo.
«Mi controlli?»
«Sì!» grido. «Eri con lei, vero?»
Lui mi fissa, con i suoi occhi così azzurri, «No.» risponde, «L'ho riaccompagnata a casa e poi sono andato da Aaron.»
«E dovrei crederti?» chiedo io, abbassando la voce e incrociando le braccia. Ovviamente non gli credo.
«Sì.» risponde lui. «Perché sei gelosa?»
«Non sono gelosa.» mento e mi scosto i capelli bagnati dal viso, lui sorride. «Non sono gelosa.»
«Lo sei, Linds.» dice con l'aria di uno che ha capito tutto, «Perché?»
«Perché cosa?»
«Perché sei gelosa?»
Sbuffo, «Perché sei un grandissimo idiota!» sbraito mentre la pioggia mi bagna ancora di più, «Non te ne sei accorto?» chiedo e cavolo, mi taglierei la lingua. Quanto sono idiota?
«Ti amo.»
Eh? Ho sentito bene? «Cosa?» pigolo, sicura di aver capito male.
«Ti amo.» ripete e no, non ho capito male. «Sono andato da Aaron per parlargli di questo...» aggiunge mentre le gocce di pioggia scendo sul suo viso, seguendo i lineamenti per poi cadere nel vuoto.
«Tu non puoi amarmi.» ribatto, «Sei insopportabile!»
«E tu lo sei quando non mi rispondi!» dice. «Perché sei gelosa?» chiede e mi afferra i polsi e li alza, portandoli all'altezza delle mie spalle e non smette di fissarmi neppure un attimo.
Lo odio, lo odio, lo odio così tanto... lo amo. Lo odio così tanto che lo amo.
Ryan continua a guardarmi, in attesa di una risposta, mentre io mi limito a fissare una goccia d'acqua che scende lentamente dai suoi capelli, scivola sulla fronte, si fra strada lungo il naso... «Linds?»
«Oh, quanto sei idiota.» sbotto, «Ti amo, brutto scemo!»
Le labbra di Ryan si piegano in un sorriso e io non so se vorrei toglierlo a forza di schiaffi o di baci. «Sei innamorata di me?» chiede.
«Bhe... sì.» rispondo, «Ovviamente.»
Lui mi sorride ancora e si china su di me, la mia pelle bagnata viene riscaldata dal suo respiro, «Sono felice di sentirtelo dire.» mormora. «Anche se sei la solita scorbutica.»
«Cretino.»
«Isterica.»
«Baciami.»
Lui si lascia sfuggire una risatina, «È una richiesta?» chiede.
«È un ordine, scemo.» ribatto io.
Ryan piega ancora di più la testa e mi fissa sorridendo, poi le sue labbra sfiorano la mia guancia destra, muovendosi su e giù, sfiorando il mio orecchio, per poi scendere lungo la mandibola...
«Mi baci sì o no?» sbotto, «O ti diverti a farmi impazzire?» chiedo.
Ryan ride, «Sei impaziente...» sussurra e mi guarda prima di sfiorare le mie labbra con le sue.
L'unica cosa che mi viene in mente è: finalmente.
Le sue labbra sono morbide mentre mi baciano, e sanno di caffè, cioccolato, pioggia e... di lui. Sì, sanno di lui.
Le sue mani mi sfiorano la schiena e le sento calde anche se ho la maglietta zuppa d'acqua. Io mi stringo a lui, passandogli una mano fra i capelli e quasi rido nel pensare a quanto sia fissato con i suoi capelli...
Ryan smette di baciarmi e sto per chiedergli il perché quando sento le sue labbra sul mio collo, proprio su quel punto che mi fa impazzire...
Gemo e lo sento sospirare sul mio collo mentre scosta i capelli per poi riprendermi a baciarmi. «Non farmi un succhiotto.» mormoro ad occhi chiusi.
Lui ride, «Ma è quello che voglio.» dice e alza il viso, mi fissa così intensamente che potrei quasi sciogliermi all'istante. Ryan sorride e le sue labbra si avventano sulle mie e io continuo a pensare che sia la cosa più giusta che io abbia mai fatto.
Sento le mani di Ryan scendere sulla mia schiena e fermarsi per qualche secondo sui fianchi, per poi proseguire sul sedere. Mi solleva da terra e stringo le gambe attorno alla sua vita.
«Uhm, sei focosa, Linds.» mormora Ryan con voce rauca, e mi fissa, mentre la pioggia inizia a placarsi. «Ti amo.» dice e mi bacia piano e io gemo mentre chiudo gli occhi. Lo sento muoversi e intuisco che si sta dirigendo verso la mia stanza.
«Ho appena cambiato le lenzuola.» mormoro mentre lui mi posa sul letto.
«Meglio.» mormora Ryan mentre si sdraia su di me.
«Le bagneremo tutte.» mi lamento e mi sistemo meglio contro i cuscini.
«Oh, è proprio quello che voglio...» dice lui con voce languida.
Spalanco gli occhi rendendomi conto di quello che vuol dire in realtà. «Porco!» esclamo.
Ryan ride e mi bacia una guancia, «Sei adorabile.» dice e mi sfiora la pancia, infilando la mano sotto alla maglietta, muove le dita piano, disegnando cerchi e spirali sulla mia pelle.
Chiudo gli occhi e sospiro di piacere mentre mi bacia il collo e le sue mani vanno sempre più su, sfiorandomi il reggiseno.
«Ryan...» mormoro il suo nome quando scosta la coppa e mi sfiora il seno, sto per aprire gli occhi quando sento le labbra di Ryan solleticarmi la pelle attorno all'ombelico, chiudo gli occhi e sprofondo nel morbido cuscino con un gemito.
Sento il respiro di Ryan e la cosa è ancora più... eccitante. Mi alzo piano quando lui mi sfila la maglietta e lo fa con una lentezza tale che, se non lo volessi così disperatamente, probabilmente gli urlerei di andare al diavolo. Ryan getta il pezzo di stoffa sul pavimento, sorride e mi bacia, di nuovo.
Ogni suo tocco, ogni sua carezza, ogni volta che le sue labbra si posano su di me... è una pura e semplice scarica di piacere, che parte dal centro della mia pancia, proprio lì, dove c'è l'ombelico, e si sparge per tutto il mio corpo, in ogni nervo...
«Ti piace.» mormora Ryan mentre le sue mani scendono lungo i fianchi, sfiorandomi il bordo dei jeans, «Ma questi sono di troppo...» aggiunge, mi bacia l'ombelico e poi prosegue verso il basso mentre lo sento armeggiare con il bottone e la cerniera.
Gemo e chiudo gli occhi, gli stringo la maglia e tiro, «Me la strappi...» dice lui.
«È quello che voglio.» ribatto e apro gli occhi, guardandolo mentre si mette in ginocchio e poi mi sfila i jeans, facendoli cadere per terra. In un attimo si spoglia anche lui, rimanendo con solo dei boxer blu scuro. Ryan sorride e si sdraia su di me, muove i fianchi finché non apro le gambe per fargli spazio.
«Così va meglio.» soffia sulle mie labbra, passa una mano fra i miei capelli e mi fissa, i suoi occhi mi guardano come se fossi la cosa più bella e preziosa che ha.
Gioca con i miei capelli e poi mi bacia, con dolcezza. Poi le sue labbra si fanno più avide e mi ritrovo a graffiargli la schiena quasi senza accorgermene.
L'unica cosa che so, in questo preciso istante, è che non posso fare a meno di lui, dei suoi baci, del suo amore. Di averlo accanto a me, dentro di me.

***

Apro piano gli occhi e sorrido quando vedo il torace di Ryan sotto al mio viso, gli sfioro il petto, sentendo sotto alle dita i peli che mi solleticano la pelle. Inspiro e chiudo gli occhi, ancora mezza addormentata e poso la testa sul cuscino, sbadiglio e mi sembra di sentire la porta che si apre ma sicuramente è solo la mia impressione, così non mi preoccupo neppure quando sento un altro peso sul letto... magari è solo il gatto.
Qualcosa zampetta fino a me e mi viene in mente che noi non abbiamo un gatto! Apro gli occhi e trovo quelli di mio nipote che mi fissano, «Linds!» trilla, «Zia Linds!»
Cosa ci fa qui Cameron? Come è arrivato? Non può essersi fatto Houston-Miami da solo, ha solo due anni e mezzo!
«Zia Linds!»
Io lo fisso, incapace di dire o fare qualsiasi cosa, al momento non so neppure se i miei pensieri abbiano un filo logico.
Prima che possa impedirlo, Cam, che è seduto sulla mia pancia — e posso assicurare che pesa —, tira giù il lenzuolo che mi copre, «Tette!» grida, poi si gira verso la porta, «Papi... tette!» dice indicando il mio seno nudo.
«Oh, merda.»
Già, concordo con mio fratello.
Non ho il coraggio di guardarlo in faccia. «Ehm... ciao.» balbetto coprendomi.
«Oddio.» geme Greg, «Non avrei mai voluto vederlo.» esclama. «Mi sento male.»
Lui? Lui si sente male?
E io? Io sono qui, nuda, coperta solo da un lenzuolo, ho mio nipote che continua a dire “Tette!” ridendo e Ryan dorme!
Io mi sento male, non lui!
«Che succede?»
No, anche Brenda no!
«Oh!» esclama apparendo sulla soglia, «Oh.» ripete e ridacchia. «Vieni qui, giovanotto.» dice entrando nella mia camera, afferra Cameron e lo solleva, «Lascia stare la zia.» dice.
«Tette!» ride il mio malefico nipotino.
«Ma fate silenzio.» borbotta Ryan e io gli do una gomitata, lui apre gli occhi e si pietrifica. «Oops.» dice, «Buongiorno.» aggiunge.
«Lindsay sta bene?»
No, mamma ti prego fermati, altrimenti partirò per la luna.
«Sta bene.» dice Brenda uscendo con Cam, «È con Ryan.»
«Era anche ora.» commenta mamma.
Io fisso Ryan, non sapendo da che parte guardare e quasi rido nel vederlo completamente rosso in viso, poi mi accorgo di quello che ha detto mia madre e sento il viso andare a fuoco.
«Greg? Tesoro, andiamo.» dice Brenda ma mio fratello sembra pietrificato, con la bocca aperta e le braccia lungo i fianchi, «Gregory!» esclama mia cognata e lo afferra per un braccio, «Se rimani lì Lindsay non si alzerà mai.» ride.
«Ma è nuda!» mormora lui, «La mia sorellina...» aggiunge voltandosi e, finalmente, esce dalla mia stanza.
«Tu lo sapevi?» chiede Ryan quando la porta si chiude. «Sapevi che dovevano venire?»
È così adorabile quando ha la voce stridula! «Me ne ero dimenticata.» ammetto, «Sai, ieri sera ero impegnata con il ragazzo più affascinante dell'universo...» dico, «Se vuoi te lo presento.»
Ryan sbuffa e si mette seduto, «Quanto sei simpatica.» dice e si sporge verso di me e, quando le sue labbra sono a mezzo millimetro dalle mie, qualcuno bussa alla porta.
«Il brunch sarà pronto fra mezz'ora.» esclama Brenda da dietro la porta, «Anche Ryan è invitato.»
«Uhm, okay.» dico, «Grazie.» aggiungo e guardo Ryan, «È meglio se ci prepariamo.»
«Uh, la nostra prima doccia insieme.» mormora Ryan e mi bacia.
«Ehm... no.» lo correggo e ridacchio quando vedo le sue labbra piegate in un broncio, «Io faccio la doccia qui, tu nel tuo bagno.» continuo. «Altrimenti se Greg lo scoprisse...»
«Ehm... già.» borbotta e si alza, lo guardo mentre raccatta i suoi vestiti, «Meglio non fargli sapere nulla.»
Rido, «Ma mica è scemo!» esclamo, «Lo sa già cosa abbiamo fatto.»
«Bhe, sì, però sai...» sospira mentre indossa la maglietta, «È meglio non dargli la certezza assoluta...» 
Rido ancora e mi alzo in piedi, recupero le mutandine e la maglietta e li indosso. «Okay.» dico e bacio la guancia di Ryan, «Ci vediamo fra mezz'ora.»
Lui annuisce e mi bacia le labbra, «Perfetto.»
«E passa dalla porta, non dalla mia camera.» esclamo, «Altrimenti rischi di farti beccare da Greg!»
Ryan sembra impallidire, «Tu dici?» chiede e io sbuffo, «Sì, okay, forse hai ragione.» dice, mi bacia di nuovo — e non mi stancherei mai di baciarlo — e se ne va, uscendo dalla porta finestra.
Venticinque minuti dopo scendo le scale e guardo Ryan che passa davanti alla porta finestra, «Entra.» esclamo dopo averla aperta.
«Credevo di dover entrare dalla porta.» dice lui.
Io scrollo le spalle, «Qui va bene.»
Ryan entra e mi posa le mani sui fianchi, poi si china e mi bacia sulle labbra.
«Oh, no.» geme Greg, «Non davanti a me, per favore.»
Mi stacco da Ryan e rido, «Oh, Greg... dovrai abituarti!»
Lui borbotta qualcosa d'incomprensibile, poi si gira ed entra nella sala da pranzo.
«Oh, è divertente vederlo imbarazzato!» esclamo, «Non trovi?» mi giro verso Ryan e trattengo una risata, è di un adorabile rosso pomodoro. «Ehm... sei in imbarazzo?»
Lui deglutisce e annuisce, «Eh... bhe...» balbetta, «Sì.» sospira.
Sorrido, lo prendo sottobraccio e lo porto verso la sala da pranzo. Entriamo e prendo il mio solito posto, quello accanto al capotavola vicino a Brenda. Ryan si mette accanto a me, alla mia sinistra e quando alza lo sguardo sbianca, rendendosi conto di essere seduto di fronte a Greg.
I due si guardano, come se si stessero studiando.
«Non voglio sapere nulla.» biascica mio fratello, «Assolutamente e categoricamente nulla.»
«Tette! Zia Linds ha le tette!» ride il mio nipotino.
Greg abbassa la testa mentre Ryan arrossisce, fortunatamente entrano i miei con le pietanze del brunch, così possiamo mangiare e non parlare delle mie tette.
Devo assolutamente raccontare tutto a Svetlana!

***

Dopo aver finito di mangiare ci spostiamo in salotto e Cameron è attratto dal grande albero di Natale che troneggia sotto la scala.
Lo fissa, sfiora le decorazioni e ride, felice, battendo le manine. «Mio!» trilla cercando di prendere una decorazione a forma di pupazzo di neve.
«Non è tuo.» esclama Brenda e lo riporta al divano. Il bambino viene da me e mi sale sulle gambe, mi dà un bacio umidiccio sulla guancia e ride.
«Tette!» strilla e, per rimarcare il concetto, mi sfiora il seno.
Io divento rossa e guardo Ryan che sta fissando il tappeto.
«Allora... da quanto?» chiede mamma.
«Quanto cosa?» domanda mio fratello.
«Lindsay e Ryan.» risponde mamma, «Da quanto?» ripete.
Terra, apriti e inghiottimi. Adesso. Non posso parlare di certe cose con mia madre! «Da ieri.» mormoro.
«Oh.» sussurra Greg, «La mia sorellina.» geme e io guardo Ryan che continua a fissare il tappeto.
«Hai le guance rosse.» mormoro e sorrido perché è davvero adorabile quando è in imbarazzo.
«Oh, sono felice per voi.» dice mamma.
«Grazie.» dico.
«Mamma!» strilla Greg.
«Come se tu non lo avessi mai fatto!» sbotta mamma, «E poi era ora che Lindsay si trovasse un altro!» continua.
Fisso mio fratello che sembra un pesce con la bocca aperta, «Mamma!» squittisce.
Mamma e papà ridono, «Su, Greg, lo sapevamo tutti che sarebbe finita così!» dice mamma.
Questo è troppo! Sposto Cam in braccio a Ryan, «Vado in bagno.» squittisco e fuggo.
Una volta dentro la stanza, dopo aver chiuso la porta e fatto un paio di respiri profondi mi accorgo di quello che ha detto mia madre. Sapevano che sarebbe finita così fra me e Ryan e non mi hanno mai detto un tubo?
Cavolo.
Mi lavo le mani e il viso e mi accorgo che un'orribile brufolo sta spuntando sul mento e la colpa è mia e delle troppo schifezze che ho mangiato in questi giorni.
Spero che di là non stiano parlando di me e di Ryan e di quello che abbiamo fatto questa notte.
Oddio, Ryan! L'ho lasciato solo con quelli!
Mi asciugo le mani e torno in salotto, «Brenda?» chiedo non vedendola.
«Ha portato Cam a dormire.» dice Greg e io annuisco. Ryan sta ancora fissando il pavimento.
«Anche noi andiamo.» esclamo e tocco la spalla di Ryan.
«Dove?» chiedono sia mio fratello che Ryan. Il primo è sbiancato, probabilmente pensa che ci chiuderemo nella prima stanza disponibile e faremo del sesso, Ryan invece ha l'aria di uno che non ha capito un cavolo.
«In spiaggia.» rispondo perché è l'unico posto dove possiamo stare tranquilli. Se rimaniamo qui e andiamo in camera mia o nella dependance rischiamo di ritrovarci mio fratello fra i piedi.
O i miei genitori. O tutti loro insieme.
Così salutiamo tutti, prendo la mia borsetta e usciamo di casa, arrivando alla spiaggia attraverso una piccola scaletta poco lontano dell'abitazione.
Non c'è nessuno qui, così possiamo stare tranquilli.
«Se fossi rimasto ancora un minuto di più credo che sarei scappato.» dice Ryan.
Rido, «Perché?» chiedo.
«Per lo stesso motivo per cui tu sei scappata in bagno.» replica e mi prende la mano, sfiora il palmo e fa scivolare le sue dita tra le mie.
È bellissimo.
«Non volevo stare lì a sentire mamma che parlava della mia vita sentimentale, ecco.» mi giustifico mentre camminiamo vicino alla riva.
«Però hai lasciato me.» ribatte, «Non sapevo più da che parte guardare!»
«Però Greg era imbarazzato quanto noi.» rido ma mi blocco quando mi ricordo che ci ha visti insieme, a letto, poche ore fa. Per fortuna stavamo solo dormendo...
Ryan ride, «Non è colpa mia se qualcuna si è dimenticata del suo arrivo...» dice.
Io sbuffo, «Ero impegnata.» ribatto, «Avrei dovuto cacciarti subito dopo e dirti che sarebbe arrivato mio fratello?» chiedo e lo fisso. 
Lui sospira, «No.» risponde, «E comunque sarei rimasto con te, giusto per farti dispetto.» sorride e si ferma, mi tocca i capelli e mette la mano sinistra dietro il mio collo. «E poi...» soffia, «Ora che è successo non voglio sprecare nemmeno un minuto.» mormora e mi bacia le labbra. «Non dici nulla?» chiede quando smettiamo di baciarci.
«Cosa dovrei dire?» chiedo.
Lui ride e scrolla le spalle, «Bhe, che siamo in pubblico, che stiamo dando spettacolo, che la casa discografica s'incazza e tutte 'ste cose.» dice.
Oh. Cavolo, ha ragione! «Ecco, io...» borbotto.
«O lo dicevi solo perché eri gelosa?» ride Ryan toccandomi il viso.
E adesso chi gli dice che in parte ha ragione? Merda. «Oh, sì.» esclamo dopo essermi schiarita la voce, «Non ci dobbiamo baciare in pubblico.» continuo e mi stacco da lui, «Assolutamente e categoricamente no.» dico allontanandomi di un paio di passi.
Ma chi voglio prendere in giro?
Mi volto, torno da Ryan, gli prendo il viso fra le mani e gli bacio le labbra.
«E questo sarebbe un categoricamente no?» ride sulle mie labbra, «Allora un sì cosa sarebbe?» soffia prima di baciarmi il collo.
Rido, «Stavo solo puntualizzando.» esclamo e mi scosto un poco da lui, alzo il braccio destro e gli tocco i capelli.
«Mi spettini.» si lamenta Ryan, «Smettila.»
Io rido, «Stamattina eri adorabile con i capelli spettinati.» lo prendo in giro, «Sembravi un pulcino.»
Lui fa una smorfia e mi blocca la mano, «Non voglio sembrare un pulcino!» esclama.
Io rido e gli tocco ancora i capelli, spettinandolo.
«Lindsay!» esclama e io... io scappo, ridendo mentre lui mi insegue. Mi fermo vicino a una grossa pietra con una parte piatta in cima.
«E dai, non prendertela!» esclamo, «Sei adorabile anche così!»
Lui sbuffa, «Però se ti spettino ti arrabbi!» dice.
«Tu lo fai per farmi incazzare, io perché mi diverto.» esclamo e mi siedo sulla pietra.
«È la stessa cosa.» replica e si siede accanto a me, «Stai occupando tutto lo spazio!» dice.
Io rido e lo abbraccio, poso la fronte contro il suo collo e mi rendo conto di quanto sono felice, di quanto questo momento sia perfetto.
Assolutamente perfetto.
E mi rendo conto di quanto sia stata imbecille in questi mesi, sopratutto in queste ultime due settimane. Certo, se Ryan avesse fatto meno l'imbecille...
«A che pensi?»
Alzo il viso per poter vedere Ryan, «A tutto e a niente.» rispondo e mi sistemo meglio contro di lui, «Tu a cosa pensi?» chiedo.
«A tutto e niente.» dice.
«Non è una risposta!» esclamo.
«È la stessa risposta che mi hai dato te!» ribatte lui.
Sorrido e mi stringo di più a lui, «A quanto sono, siamo, stati imbecilli.» dico. «Tu mi hai fatto incazzare uscendo con Savannah.» continuo, «Dio, ero così gelosa...» confesso.
«Bhe, quando uscivi con il web-coso ero io quello geloso.» ammette, «Avrei voluto prenderlo a pugni.»
Sorrido, «Su serio?» chiedo. Mi sembra ancora tutto così strano e ho paura di svegliarmi e scoprire che è stato un sogno.
Ryan annuisce prima di baciarmi la testa, «Sì.» soffia, «Ero gelosissimo.» dice e io sorrido ancora di più, felice di questa rivelazione.
Il vento si alza e Ryan mi stringe ancora di più, mi prende le mani e intreccia le sue dite con le mie. «Siamo imbecilli.» mormoro, «Proprio tanto.» dico, «Se solo avessi parlato...» continuo e taccio sul fatto che Svetlana è da mesi che mi dice di dirglielo.
«Già.» commenta lui, «Avresti potuto dirmelo, Linds.»
«Io?» esclamo e lo guardo, «Avresti potuto farlo tu!» dico e gli scompiglio i capelli.
«Lindsay!» si lamenta Ryan, «Smettila.» brontola e io rido.
E lo bacio.
Non mi stancherei mai di farlo.
«Stiamo dando spettacolo.» soffia Ryan sulle mie labbra.
«Oh, piantala.» sbuffo, «Non c'è nessuno.»
«Meglio.» mormora lui e ci baciamo di nuovo. «Hai freddo?» mi chiede quando si accorge che tremo.
«No.» rispondo, «È solo un po' d'aria.» dico, «Non preoccuparti.» sorrido e socchiudo gli occhi per evitare che della sabbia ci finisca dentro. «Però vorrei del caffè.»
«Andiamo da me?» dice lui.
«No,» rispondo «andiamo lì.» indico un bar in lontananza.
«Ma sarà almeno a un chilometro!» sbuffa Ryan.
«Se torniamo indietro rischiamo di trovarci Greg fra i piedi...» gli ricordo.
Lui inspira lentamente, «Okay.» acconsente, «Andiamo.» dice, si alza in piedi e mi aiuta. Camminiamo in silenzio, tenendoci per mano ma, quando siamo a una cinquantina di metri dal locale, Ryan lascia andare la mia mano. «Perché?» chiedo.
«Non dobbiamo dare spettacolo.» mi scimmiotta.
Io sbuffo e incrocio le braccia al petto, «Andrai avanti per molto?» chiedo.
Lui ride, «Sì.» risponde.
«Non sei simpatico.» dico e vado verso sinistra, in direzione della passerella di legno, prendo il cellulare per chiamare Svetlana, «Uffa.» mi lamento, «Ho solo il quindici percento di batteria!» sbuffo, «Non posso chiamare Svetlana!»
«Perché vuoi chiamarla?»
Alzo gli occhi al cielo e mi giro verso Ryan, «Per dirgli di noi, mi pare ovvio.»
Lui mi afferra il polso, «Non dirglielo.» dice.
«Perché?» domando, «È la mia migliore amica!»
«Teniamolo per noi fino a quando non arriva.» dice Ryan, la voce dolce, «Tanto arriva il ventisette, giusto?» chiede e io annuisco, «E visto che ceneremo insieme... lo diciamo a tutti in quel momento.»
Lo osservo, guardo le sue labbra piegate in un sorriso, il sole che regala riflessi dorati ai suoi capelli e sorrido, «Okay.» esclamo, «Sembra una buona idea.»
«Lo è.» replica lui e riprendiamo a camminare, «Io ho solo buone idee.» dice.
Rido, «Non mi pare.» replico, «Altrimenti mi avresti detto tutto tempo fa...»
Ryan si ferma davanti a me, «Potrei dirti la stessa cosa.» dice.
Sbuffo, «Smettila.» borbotto e mi rendo conto che dobbiamo parlare, che dobbiamo spiegarci perché siamo stai così coglioni. Io perché avevo paura di soffrire, ma lui? Sospiro, «Entriamo.» esclamo. Il locale è piccolo e accogliente e i tavolini sono divisi da alcuni separé.
Ci accomodiamo a uno dei pochi tavolini liberi e afferro il menu. «Dovremo dirlo anche a Carl.» esclama Ryan.
Alzo il viso dal menu, «Bhe... penso di sì.» dico, «Insomma, dovrebbe saperlo.» scrollo le spalle, «E comunque se non glielo diciamo noi o lo scoprirà da solo o glielo diranno gli altri.»
Ryan sorride, «Sì giusto.» dice, «Lo informi tu?» chiede.
Io fisso l'elenco delle cioccolate calde e sbuffo, «Lo informo io un corno.» rispondo, «Insieme.»
Ryan fa una smorfia, «Uffa.» dice, «Sei tu la sua aiutante, non io.»
Chiudo il menu e lo poso sul tavolino. «Insieme, altrimenti ti do un calcio.» dico e sorrido.
Ryan apre la bocca per ribattere ma arriva la cameriera per prendere le ordinazioni, la ragazza lo fissa, sbatte le ciglia e gli sorride.
«Gelosa?» domanda Ryan quando quelle se ne va.
«No.» rispondo.
«Bugiarda.» ride lui, «Sei gelosa.» sorride.
Poso le mani sul tavolo e faccio un respiro profondo. «No.» ripeto. «Non sono gelosa.» dico e sbuffo, «Un pochino.» ammetto.
Ryan sorride ancora di più, «Lo sapevo.» gongola e mi guarda, «Tu sei sempre stata gelosa.» aggiunge a bassa voce, «E non negarlo, ormai ti ho scoperto.» sorride.
Io sbuffo, «Eh, per forza lo hai scoperto, te l'ho detto io.» gli faccio notare ma lui agita la mano come se non fosse importante, «Idiota.» mormoro e lui sorride.
Che idiota.
La cameriera ritorna con i nostri caffè, fa gli occhi dolci a Ryan e se ne va, non le dico nulla solo perché non sono in vena di scenate. E anche perché sono felice. Così mi limito a sorridere e a prendere la schiuma del cappuccino con il cucchiaino. Il mio cellulare si lamenta che si sta scaricando la batteria e io sbuffo perché non posso chiamare Svetlana per raccontargli tutto.
«Non dirglielo.» borbotta Ryan che, evidentemente, sa cosa voglio fare, «Abbiamo deciso di aspettare a dirlo.»
«Tu lo hai deciso.» dico, «È la mia migliore amica.» esclamo e verso lo zucchero nel cappuccino, «Io le dico tutto.»
«Tutto?» domanda lui, «Tutto-tutto? Ma proprio tutto?»
«Già.» rispondo, «Tutto, ogni singolo dettaglio.»
Ryan smette di sorseggiare il suo caffè e mi fissa, deglutisce e posa la tazza sul tavolo, «Le racconti tutto?» mormora, «Anche quello?»
Annuisco, «Oh, sì.» dico, «Quindi vedi di non fare figuracce.» sorrido.
Lui spinge in fuori le labbra e mi trattengo dal baciarlo, «Io non faccio mai figuracce.» replica.
«Ah, no?» domando, «Nemmeno una volta?» chiedo e sorrido, «Niente pillolina blu?»
Ryan fa una smorfia offesa, «Niente pillola blu.» borbotta, «Mi pare di avertelo dimostrato.» aggiunge.
Io sospiro e sorseggio il cappuccino, «Uomini.» mormoro, «Appena tocchi la loro virilità se la prendono subito...» sorrido e guardo Ryan. Vorrei tanto baciarlo ma non posso. Inspiro lentamente e continuo a bere il cappuccino, lanciando di tanto in tanto un'occhiata a Ryan.
«Sei insopportabile.» borbotta.
«Ma ti piaccio per questo.» mormoro sporgendomi verso di lui. Ryan sorride, beve il suo caffè e mi guarda prima di darmi un calcio leggero, «Ehi.» mi lamento.
«Niente spettacolo.» ridacchia.
Finisco il mio cappuccino, «Cattivo.» borbotto, «Offri tu.» dico e mi alzo, «Vado a lavarmi le mani.» aggiungo.
Quando esco dal bagno Ryan mi aspetta alla porta, «La cameriere ha voluto foto e autografo.» mi dice.
«Okay.» dico ed esco.
«Non sei gelosa?»
«No.»
«Nemmeno un pochino?»
Sospiro, «No.» rispondo, «È il tuo lavoro.»
Ryan ride mentre camminiamo, «Eddai, Linds... lo hai detto tu di essere gelosa!» dice, «Non mentire.» esclama. Non rispondo e incrocio le braccia al petto, quando siamo a una cinquantina di metri dal locale Ryan mi prende la mano, mi sfiora il palmo con la punta delle dita, mi accarezza il pollice prima di far scivolare le sue dita fra le mie.
Camminiamo in silenzio per diversi minuti poi Ryan lascia la mia mano e mi abbraccia senza dire nulla. Bacia la mia testa e mi sfiora la schiena. «Ti amo.» sussurra stringendomi di più.
Mi aggrappo alla sua maglia e inspiro il suo profumo, gli bacio il collo, «Ti amo.» mormoro al suo orecchio; lui mi prende il viso fra le mani, sfiora le guance con i pollici e sorride mentre avvicina il viso al mio, poi le sue labbra sfiorano le mie e io stringo di più la sua maglia.
Lui mi bacia la guancia, «Torniamo a casa.» dice.
Riprendiamo a camminare mano nella mano, in silenzio, poi saliamo le scale, camminando con attenzione sui gradini di pietra e ci fermiamo in cima, ad osservare l'oceano, guardando i gabbiani che volteggiano prima di planare sugli scogli.
Dopo un altro paio di baci riprendiamo a camminare, entriamo dal cancello laterale e ci fermiamo davanti alla porta d'ingresso perché abbiamo le scarpe piene di sabbia. «Linds... tu prendi qualcosa?»
«Eh?» mormoro confusa guardando Ryan.
«Ieri non abbiamo usato nulla.» spiega e io capisco.
«Ah, non ti preoccupare, uso la pillola.» dico e agito l'All Stars destra, «E comunque dopo che quello che mi ha lasciato ho fatto le analisi.» dico, «È tutto okay.» sorrido, «E tu?» domando.
Lui sospira, «Io ho sempre usato il preservativo.» dice, «Ma se vuoi faccio anche io le analisi.»
«Oh, Dio, perché?»
Mi blocco, la scarpa sinistra in mano, la destra per terra, fisso mio fratello che ha aperto la porta senza che ce ne accorgessimo, ha lo sguardo rivolto in alto e il viso pallido.
«Oh.» commento e deglutisco, «Ciao.»
Lui inspira lentamente, «Ma perché?» geme, «Perché sempre io?»
Io taccio, troppo imbarazzata, raccolgo l'altra scarpa e fisso Ryan, anche lui pallido. «Bhe, se ci spii.» borbotto.
«Il ciuccio di Cam è nell'auto di papà.» replica mio fratello, «Ho aperto e voi eravate qui.»
Lo fisso e faccio un piccolo sorriso, «Okay.» dico, «Se ti sposti...»
Greg oltrepassa la soglia, fissa Ryan, «Tu cosa vuoi fare?» gli domanda, «Allora?» chiede quando l'altro non risponde.
Ryan sbianca, «Io... io vado.» dice, «Sì, vado.» mormora.
«Greg!» esclama mia madre uscendo dalla cucina, «Non trattare male Ryan.» dice, «La cena è pronta alle sette.» aggiunge rivolgendosi al mio ragazzo, — e mi fa strano chiamarlo così.
Ryan annuisce, lancia un'occhiata a Greg e si allontana di corsa. Io sbuffo ed entro in casa, attraverso il salotto e salgo le scale. Una volta in camera lascio le scarpe sul pavimento, recupero il caricabatterie e lo collego al cellulare.
Dio, quanto vorrei avvertire Svetlana ma non posso. Uffa.
Mi rigiro nel letto, finendo per sdraiarmi a pancia sotto, sprofondo con la testa nel cuscino e sento l'odore di Ryan, lo inspiro un paio di volte e sorrido.
Mi giro sulla schiena, il cuscino stretto fra le braccia e fisso il soffitto, rendendomi conto di quello che è successo: io e Ryan abbiamo litigato, ci siamo dichiarati in nostro amore e abbiamo fatto l'amore.
Dobbiamo chiarire ancora un sacco di cose, ma abbiamo tempo.
Sbadiglio e chiudo gli occhi, rilassandomi fino a quando il telefono suona e per poco non strillo. Afferro il cordless e mi accorgo che è una chiamata sulla seconda linea — la mia linea personale — ed è Svetlana. Merda, quella è un segugio! Dovrò stare attenta a quello che dico e come lo dico.
«Ehi.» rispondo, «Ciao.»
«Ehi, stella, come va?» dice, «Hai la voce strana.»
«Mi stavo addormentando.» rispondo, il che è vero. «Tutto bene.» dico, «Tu?»
«Fra pochi giorni rivedrò Liam!» trilla, «Sono così felice!» esclama, «Mi manca tanto.» sospira.
«Eh, lo so.» mormoro, «Ma dai, ancora una novantina di ore e lo vedrai.» cerco di consolarla.
«Sono ancora troppe.» borbotta, «Tu, invece? Hai fatto pace con Ryan?» chiede.
Io fisso davanti a me, la mia scrivania su cui c'è il pc che non accendo da ieri pomeriggio, «Sì.» rispondo, «Ieri sera.»
«Vi siete chiariti?» chiede.
«Parliamo.» borbotto.
«Parlate?» strilla lei costringendomi ad allontanare il telefono dall'orecchio, «Ma siete scemi?» urla, «Cos'è, devo venire lì io per farvi capire le cose?» sbotta, «Siete due imbecilli!»
«Grazie.» borbotto, «Ci parliamo ed è sempre meglio che ignorarsi, non credi?» dico. Com'è difficile non farle capire nulla!
«Bhe, sì.» acconsente, «Comunque ti ho chiamato per chiederti un consiglio: cosa posso regalare a Jake?»
«Jake?» faccio, «Perché?»
Svetlana ride, «Tu ti dimentichi sempre i compleanni!» dice.
Cosa? Mi alzo in piedi e mi avvicino alla scrivania, fisso il calendario da tavolo e guardo il ventisette Dicembre, cerchiato di rosso. “Compleanno Jake, 26” è scritto in blu, mentre “Svetlana, JFK, 12:45” è scritto in rosso. «Me ne sono dimenticata!» pigolo, «Non gli ho preso nulla!» gemo sedendomi sul letto.
«Sei la solita.» sbuffa Svetlana e la immagino alzare gli occhi al cielo, «Allora cosa posso prendergli?» domanda.
«Ehm... non so.» dico, «A lui piacciono le cose tecnologiche... so che aveva problemi con il cardiofrequenzimetro.» esclamo, «Magari prendigli una roba del genere, una cosa super
figa che ti fa il caffè quando finisci di allenarti.»
«Sembra una buona idea.» esclama la mia amica, «Tu cosa gli prendi?»
«Ah, non so.» sospiro, «Chiedo a Ryan se gli ha già preso il regalo e se posso aggiungere il mio nome sul biglietto.»
Svetlana ride, «Una scusa per parlargli!»
«Scema.» borbotto.
Lei fa una risatina, «Bhe, adesso vado e vedo se riesco a trovare sto affare, altrimenti gli compro qualche bacchetta figa per la batteria.» dice.
«Okay,» esclamo, «Ci sentiamo.»
«A domani, stella.» dice lei, «E tromba con Ryan!» ride prima di chiudere la chiamata.
Io avvampo, sistemo il cordless sulla sua base, infilo le ciabatte ed esco in terrazzo, le mattonelle sono già asciutte, non c'è traccia della pioggia di ieri sera. Busso al vetro della porta finestra di Ryan.
«Ti mancavo?» chiede lui e mi attira a sé, preme le sue labbra sulle mie e infila le mani sotto alla felpa.
«Sai che giorno è il ventisette?» chiedo quando il bacio finisce.
«Sabato.»
«E poi?»
«Il giorno in cui arriva Svetlana e Liam smetterà di dire quanto le manca.»
«E poi?»
«È il giorno in cui diremo agli altri di noi.»
Io mi dimenticherò i compleanni però neppure Ryan è messo meglio, «Jake.» mi limito a dire.
Ryan mi guarda, aggrotta le sopracciglia, «È il suo compleanno!» esclama, «Merda.» borbotta, «Non è che mi fai aggiungere il mio nome al tuo regalo?» domanda, «Per favore.» mormora e mi bacia la guancia.
Rido, «Volevo chiederti la stessa cosa.»
Ryan sbuffa, «Dobbiamo comprarlo.» dice, «Uffa.»
«Vado a mettermi le scarpe.» esclamo, gli bacio il viso, «Dovresti raderti.» faccio notare.
«Stanotte non ti dava fastidio!» esclama mentre io ritorno verso la mia camera.

Cinque minuti dopo scendo le scale. «Dove vai?» chiede Greg.
«Via con Ryan.» rispondo.
«Ancora?» borbotta mio fratello.
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo, «Dobbiamo pendere il regalo di compleanno per Jake.» spiego, «È il ventisette.» dico.
Greg borbotta qualcosa che non capisco mentre Brenda ridacchia.
«Tornate per cena.» si limita a urlare mamma dalla cucina.
«Okay!» esclamo, «Ciao.» aggiungo ed esco di casa.

Io e Ryan osserviamo una sveglia a forma di batteria. È tutta blu e argento, con la base in legno di betulla.
Sulla cassa c'è lo schermo LCD che segna l'orologio digitale, il giorno, il mese e l'anno; in piccolo c'è l'orario su cui è impostata la sveglia.
«È carina.» dico, «Gli piacerà.» aggiungo.
«Speriamo.» sospira Ryan. «Chissà che suono fa quando la sveglia suona?»
«Quando la sveglia suona i piatti si muovono e sbattono gli uni contro gli altri.» spiega il commesso, afferra la sveglia-batteria e ci mostra come funziona, impostando un nuovo orario per la sveglia, i piatti vibrano e poi iniziano a sbattere, facendo un gran fracasso, «Si spegne schiacciando la parte superiore della grancassa e si può regolare il volume.» continua, spegne la sveglia e la gira, mostrandoci i pulsanti.
Guardo Ryan, «A me piace.» dico, «Piacerà anche a lui.»
Ryan annuisce, «Okay.» dice, «La prendiamo.»
«Devi darmi ventisette dollari e cinquanta.» borbotta Ryan quando siamo alla cassa — il commesso ha incartato la sveglia.
«Okay.» esclamo, afferro banconote e monete dal portafogli e le ficco in quello di Ryan, «Contento?» chiedo.
Lui mi fissa, annuisce e sorride.

***

In casa c'è silenzio, sono tutti a letto. Apro la porta della mia stanza, cammino piano piano nel corridoio e osservo la porta della stanza dove dormono Greg, Brenda e Cam. È tutto tranquillo, a parte Greg che russa. Ritorno nella mia stanza, chiudo la porta e apro la porta finestra e Ryan entra senza dire una parola, getta le chiavi di casa sua e il cellulare sulla mia scrivania e mi bacia, mi prende in braccio e mi porta a letto.
«Ti amo.» mormora fra un bacio e l'altro.
E io sono così felice che potrei esplodere. 



ERA ORA!
E finalmente è successo quello che doveva succedere!
Giusto qualche info: ho iniziato a scrivere questa storia l'8 Aprile 2015 e la scena del bacio è stata scritta... l'8 Aprile 2015 xD praticamente mentre scrivevo i primi capitoli ho scritto anche quella scena.
Vi informo che non saranno più 14 capitoli ma 15, visto che questo è bello lungo (8000 e passa parole) e visto che non mi andava di dividerlo in due ho deciso di fare un altro capitolo. Insomma, manca ancora tutta la parte di Natale, quando arriva Svetlana... e altre robe che non dico altrimenti faccio spoiler xD
Il titolo è ovviamente una canzone dei Backstreet Boys.
Grazie a chi legge/commenta/mette la storia in una delle liste e mi mette fra gli autori preferiti, sieti dei biscottini pucciosi!
A presto con il capitolo 15!
   
 
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