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Autore: LesA7X    10/10/2015    1 recensioni
Una nuova vita qui ad Huntington Beach, nuovi amici, nuova scuola, nuove abitudini. Leslie,una ragazza timida e insicura, dovrà iniziare tutto daccapo, cercando di trovarsi a suo agio in ogni situazione. Ma un ragazzo in particolare la aiuterà a rifarsi una vita, sarà per lei un punto di riferimento, un nuovo amico...o forse no. Ecco una storia incentrata su colpi di scena, amore, amicizia e naturalmente gli Avenged Sevenfold non possono mancare!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 12

 

 

Quel giorno in cui a scuola facemmo le esercitazioni del primo pronto soccorso approfondendo i vari tipi di shock e di sintomi, ricordo di aver sbadigliato tutto il tempo e di aver passato un'intera lezione ad ammirare il panorama fuori dalla finestra, confidando nel suono della campanella e in un imminente cambio dell'ora.


Ma adesso le cose erano un po' diverse.


Mi trovavo in uno stato a dir poco surreale in cui non provavo nulla, né gioia né dolore. Nemmeno paura.
Mi sentivo debole, non avevo la forza di reagire ai più semplici comandi che cercavo di impormi, come muovere la testa, le dita, o persino le palpebre; lo sforzo di pensare poteva essere equiparato a quello che si aveva dopo tre ore consecutive di un intenso incontro di tennis, e spesso tutto ciò si concludeva con un vero e proprio letargo.

C'erano dei momenti in cui provavo quel piacevole senso di torpore in cui ti crogioli la mattina, altre volte invece avevo la sensazione di staccarmi dal mio corpo e fluttuare altrove con la mente. Ma, intorno a me, riuscivo a sentire tutto.
Voci che mi parlavano, mani che mi sfioravano, respiri e singhiozzi sul mio corpo.

 

Ma la cosa più straziante era sentire i miei genitori che mi tenevano le mani fredde e che mi accarezzavano la testa, raccontandomi cosa accadeva in mia assenza. Non so di preciso da quanto tempo mi trovavo in questo stato, avevo perso la concezione del tempo, potevo solo sentire il mondo intorno a me…senza la mia presenza.

Ma, peggio ancora, odiavo sentire la SUA voce singhiozzare, i SUOI pugni battere sul letto, i SUOI lunghi momenti di silenzio alternati a lunghi racconti di aneddoti di noi due assieme. La tristezza di Zacky era la cosa più disarmante del mondo, anzi, forse la cosa peggiore era il non saper reagire a tali scene.

Mi sentivo egoista, fottutamente incapace e una buona a nulla, mi ripetevo:
"Dai cazzo, reagisci, stringigli la mano! Apri gli occhi Leslie! Ce la puoi fare, ti chiedo solo di mostrare che ci sei, che lo senti!"
Le lacrime mi scorrevano dentro alla vista di quel Zacky così afflitto e debole che nessuno conosceva, tutto perché mente e corpo non collaboravano. 

Eh sì, signori e signore, benvenuti nell'inferno, nella situazione che mai e poi mai vorreste vivere.

 

Ogni giorno Zacky si scusava e si malediceva per non essere stato lì con me "quella sera" e di tante altre cose che avrebbe potuto fare.
Avrei voluto stringerlo fra le mie braccia e dirgli che non aveva proprio niente da rimproverarsi, che era la persona più importante del mondo e che lo amavo come mai avrei potuto.

Dio solo sa quanto mi dispiaceva vedere tutti soffrire così per colpa mia, mi sentivo l'artefice di un male collettivo che avrei potuto riparare solo se fossi stata in grado di mostrare qualche cenno fisico.

Ma non potevo, il mio corpo me lo proibiva, vincendo sulla mente in modo inesorabile.

 


 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

Chissà perché, riuscivo ad attirare l'attenzione anche di chi non mi conosceva, che, proprio come se fossi una valvola di sfogo gratuita, mi raccontava dei propri problemi o della propria giornata: infermiere stanche del proprio lavoro, problemi di cuore, discussioni con il proprio capo erano all'ordine del giorno.
Tutto ciò mi faceva sentire onorata, insomma, il fatto che degli sconosciuti si confidassero con una sottospecie di "vegetale" farebbe sentire importante chiunque. 

In particolare c'era una giovane infermiera che si occupava di cambiarmi quotidianamente la sacca della flebo; si chiamava Margie e quando nella stanza non c'era nessuno, le piaceva sedersi accanto a me e sfogarsi per ore e ore dei suoi drammi amorosi, chiedendomi ogni tanto cosa ne pensassi, ignorando forse il piccolo particolare che ero in coma.

Era fidanzata da poco più di un mese con un uomo della sua stessa età a cui piaceva fare la bella vita, in tre parole sesso, droga e rock and roll.
Lei un'inguaribile romantica, lui un blocco di ghiaccio.
Lei passionale, lui materialistico.
Lei fiori e cioccolatini, lui, se andava bene, un pacco nuovo di preservativi.

La storia in breve era questa e seguire tutti gli sviluppi stava diventando più complicato di una puntata di Beautiful. Ogni giorno Margie mi aggiornava sui suoi dolori più profondi o di quanto soffrisse nel vedere il suo ragazzo ridursi a certi stati del tutto indecorosi; oggi per esempio, quel verme del suo ragazzo non si è fatto sentire dopo aver passato una bella nottata a far festa e non potendo fuggire da quella situazione, fui costretta ad assorbirmi le disgrazie della sfortunata infermiera (come se io non ne avessi già abbastanza):

<< Nemmeno un messaggio, ti rendi conto? Mi lascia sempre così, a soffrire come un cane; esce, si diverte, magari è così ubriaco da non riuscire più a tornare a casa e io sono qui, come una cretina a cercare di rintracciarlo, ma nulla, il telefono è spento e la madre non ha idea di dove sia >>

"Cara, fossi in te lo avrei già lasciato da un pezzo"

<< Ma non riesco a odiarlo, capisci? Io lo amo… >>

"Non potevi sparare una menzogna più grande di questa"

<< Può sembrare assurdo, ma l'amore può farti uscire fuori di testa; non capisci più nulla, stai sotto a delle regole alle quali normalmente non staresti, non riesci a dormire la notte…spero che tu possa capirmi, anche se sei solo una ragazzina >>

"Oh, eccome se posso capirlo. Ho passato numerose notti in bianco per colpa di Zacky, il solo pensiero di quel ragazzo è un ottimo eccitante, te lo assicuro"

<< Ho paura che possa tradirmi, quando lui varca la soglia di casa non sono per niente tranquilla. Donne migliori di me in giro ce ne sono, ho paura di non essere abbastanza. I-io lo amo ma lui n-non se ne rende conto. Sai cosa vuol dire avere l'ansia costante che lui possa fare qualcosa con…qualcuna? Non si può vivere così. è orribile, è angosciante >>.

è in questi momenti che ringrazio chiunque ci sia lassù per avere incontrato uno come Zacky. Lui non mi farebbe mai una cosa del genere, lo so. Lo vedo da come mi guardava, da come si preoccupava per me per ogni cosa, da come soffre nel vedermi stesa su un letto d'ospedale priva di coscienza. 

 

Dio, se stai ascoltando le mie preghiere, per favore, fammi aprire gli occhi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Quella mattina feci il boom di visitatori: zia Amelie era arrivata con la mia fantastica collezione di cd e me li fece ascoltare uno ad uno. 

La forza della musica.
Straordinaria, ineguagliabile.

Il piccolo Chris invece, entrò nella stanza con ancora lo zaino di scuola sulle spalle, si sedette accanto al mio corpicino esile e, con il suo lettore DVD portatile, mi rese partecipe con grida e incitamenti ad un incontro di box: un piccolo gesto che mi scaldò il cuore. Avrei versato una lacrima di commozione se avessi potuto farlo.

La mamma invece si era munita di spazzola per capelli e iniziò a pettinarmi come quando ero bambina.
Ricordo che ogni sera mi mettevo sopra le sue gambe e lei, con infinita pazienza, mi districava i capelli da tutti i nodi.
Con dolcezza, pettinò ciocca per ciocca e mi intrecciò la chioma con fiocchi e fermagli.

Zacky e i ragazzi erano venuti nel pomeriggio e anche in un contesto più che malinconico come un ospedale riuscirono a scambiarsi qualche risata: Johnny era inciampato su un filo del marchingegno che registrava i miei dati e per poco non finiva a faccia in terra; una vecchia bisbetica dottoressa del mio reparto bisbigliò qualcosa e con un giro di parole lo avvertì di stare più attento. I ragazzi non poterono astenersi dal deriderlo e cominciarono a tempestarlo di battute sulla sua statura, così, come se niente fosse.

La sua statura era la colpa a tutto.
Inevitabilmente.
 

Fuori mi potevo immaginare un vegetale inespressivo, ma dentro la mia coscienza stava ridendo a crepapelle e batteva i piatti e i tamburi.
Anche se potevo solo sentirli, me li immaginavo e sapevo che i miei amici erano lì, accanto a me.

Mamma, papà, Chris, zia Amelie, i ragazzi, avevano una cosa in comune: erano tutti convinti che la chiave del mio risveglio stesse nel trovare la parola giusta, quella che avrebbe rotto l'incantesimo della strega malvagia riportandomi in vita, come fossi stata La Bella Addormentata Nel Bosco.

Si era scatenata una specie di gara a chi fosse riuscito a farmi svegliare per primo.
O forse erano lì per aiutarmi ad uscire da quel tunnel che mi teneva segregata in quella condizione di "ci sono, ma non ci sono", tenendomi per mano, facendomi rivivere le cose che mi tenevano in vita.
Con la musica, le storie, le parole, ognuno di loro sentiva che sarebbe riuscito a toccare quel tasto che avrebbe riacceso l'interruttore della mia mente, ma in realtà non bastava solo quello: ci voleva anche la mia collaborazione, ma per quanto mi sforzassi o pregassi chissà quale divinità conosciuta, non riuscivo a controllare il mio corpo.

Eppure, ero convinta che se io fossi riuscita a capire il perché mi trovassi lì, mi sarei potuta svegliare. 

I dottori parlavano di uno shock dovuto a un trama cranico, una violenta botta alla testa. 

Le possibilità erano due: o avevo battuto la testa da qualche parte, o qualcuno mi aveva colpito.
Entrambe le possibilità potevano essere vere, forse più la prima che la seconda, ma per ora è meglio non escludere nulla.
Potevo aver battuto ovunque, ma era da un po' che Zacky non faceva altro che ripetermi che se lui fosse stato con me non sarebbe successo quel che è successo. Allora ero sola?
In casa c'era SEMPRE qualcuno, o mamma o papà o Chris, scuola non ne parliamo.

Dunque ero sola, non mi trovavo né a casa né a scuola. E allora dove mai potevo essere?

 

Una dolorosa fitta mi fece sussultare dentro, la testa mi faceva malissimo. Sentivo che i battiti del cuore aumentare sempre di più, i "bip" dell'elettrocardiogramma si ripetevano a ritmo irrefrenabile.
Sentivo il petto fuoriuscire dal resto del corpo, gocce di sudore percorrevano la mia fronte, le mani tremavano.

Si muovevano.

 

All'improvviso, il rumore secco di una porta che si spalancava rintronò nella stanza, voci urlanti si sovrapponevano violente come frecce, delle mani mi tenevano inchiodata al lettino.

La testa mi stava scoppiando, così come il cuore. 
Che mi stava succedendo? 
Sentivo la voce spaventata di Zacky chiedere la stessa cosa, ma nessuno sembrava dargli una risposta.

 

Mi stavo spaventando, il mio corpo stava impazzendo, non riuscivo a dominarlo. Non era più mio.
Volevo piangere, supplicavo strazianti preghiere, ma quel Dio che dicevano essere accanto ai più bisognosi, in quel momento non c'era.
Cosa avevo fatto di male? Perché merito questo?!

In preda all'agitazione, la mia testa, così come il mio cuore, chiese pietà e in un secondo mi ritrovai nuovamente stesa immobile sul lettino, e caddi in un lungo, interminabile sonno.

 

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Buonasera a tutti, cari lettori :)
Ebbene sì, sono io, dopo no so quanto tempo ritorno a scrivere.
A dire il vero ho un po' paura a pubblicare questo capitolo, un po' perché so di avervi deluso facendovi aspettare così tanto, un po' perché non so se vi possa piacere…come capitolo è particolare, diverso dagli altri che ho scritto finora: scrivere ciò che Leslie sta vivendo mentre è in coma non è stato per niente facile. 
Come ben sapete, le cose nuove un po' mi spaventano, ma spero possiate apprezzare ugualmente questo tanto ritardatario Capitolo 12 :D
I motivi della mia assenza? Ok, forse non può fregare a nessuno xD, ma non è stato un bellissimo periodo per me…vi chiedo tanta pazienza, sto ricominciando a scrivere adesso, ma non so quando potrò pubblicare di nuovo :(
Spero molto presto, scrivere per me è una valvola di sfogo fondamentale, e vedere che alcune persone spendono il loro tempo nel leggere le mie storie mi conforta tantissimo :) Davvero, può sembrare pochissimo, ma per me valete veramente tanto! <3
Grazie mille <3
Un bacio,

LesA7X

   
 
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