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Autore: Kurokage    10/10/2015    0 recensioni
[Storia in fase di revisione | Sarà interrotta per un lungo periodo]
Era una calda giornata di sole e Eris Williams stava salvando la vita ad una persona.
Quello sarebbe stato l'errore più grande della sua vita.
Ma Eris si era dimenticata, o forse scordata, che un'invisibile legge aleggia fra la vita di tutti gli esseri umani, dimenticata ma sempre presente.
Sarà questa invisibile legge a trasformare la vista di Eris, e a farle vedere che dove c'è luce c'è ombra, dove c'è bene c'è male, dove c'è vita c'è morte.
Eris non sarà sola in questo viaggio, un viaggio dove sarà soppesata la sua vita e la sua anima.
...Dicci, Eris, ci sono sconti nel luna park della vita?
...E tu, il tuo, lo otterrai?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9 - Tsunami
9. Tsunami

«Tesoro, tutto bene?» chiese mia mamma con aria preoccupata.
«Domani, tre metri di neve!» disse sarcastico papà.
Per quanto riguardava me, ero annoiatamente seduta a tavola e giocavo a far fuggire un pisellino dalle grinfie della mia forchetta.
«Sì... sì... tutto ok» dissi svogliatamente.
«Tesoro, non è tutto ok. D'accordo? Cos'è successo?» chiese mamma con aria spazientita, portandosi le mani ai fianchi.
«Ma nulla, davvero...»
«Io e te dobbiamo parlare» e questa, più che un'amorevole preoccupazione materna, era una bella e buona minaccia.
«Guarda che-» il suo sguardo mi fece fermare a metà della frase.
Sospirai.
"Accidenti a te!" pensai, rivolta a tutto in generale ma a Thy nello specifico.
In fondo, era colpa sua questa assurda situazione.
Ecco. Pensare a lui mi aveva fatto passare la fame.
«Mi dispiace, oggi non ho molta fame...» dissi alzandomi.
«Questo non rimanderà la chiacchierata» finì mia madre tagliando accuratamente un boccone di bistecca.
"Dannato....!"
Sospirai di nuovo.
Ora che ci riflettevo, non avevo mai sospirato tanto in una sola giornata come oggi.
Doveva essere seriamente un caso grave.
E poi-
«AHIA!»
Guardai il piede
«Ma per la miseria di Giove!»
«Eris, che è successo?» disse la voce preoccupata di mia madre dalla cucina.
«Nulla. Ho solo... inciampato sullo scalino...»
Mentre tentavo di placare mentalmente il dolore, un silenzio innaturale calò sulla casa.
«... ... ... Sì. Dobbiamo parlare, Eris»
Per la sesta volta, sospirai.

Mi buttai sul letto: non avevo nemmeno la forza di leggere un libro.
Il che era sia un male che un bene: potevo tranquillamente rilassarmi, ma la mia mente non si sarebbe concentrata su nient'altro che quello, ed era un grosso problema.
Aspetta, avevo detto sia una male che un bene?
Risi.
«Ma quale bene?!»
«Quindi... ho il piacere di notare che ti è tornata la parola. Stavo incominciando a preoccuparmi»
«Molto. Spiritoso» dissi piatta e priva di sarcasmo.
«Che è successo? Sembra che tu abbia visto un fantasma e sia scioccata per lui è corso via spaventato da te»
«Quest'iniezione di sarcasmo mi sta facendo diventare diabetica, Ael»
«D'accordo, d'accordo, la smetto. Tu mi dici che è successo?» chiese lui con voce più seria e sincera.
«... Cose da ragazze» dissi semplicemente.
Non mi andava di raccontare le mie peripezie ad Ael.
No, ad uomo e basta.
Avevo dell'orgoglio anch'io, e lui non era mica la mia fata madrina!
"... Beh, per la verità sarebbe fato madrino..." pensai, tentando di trattenere una risata.
«Che c'è ora?»
«Oh, nulla... nulla... stavo solo-»
«SHH! Sta arrivando tua madre» disse mentre spariva.
Sbuffai di nuovo e la porta si aprì.
«Tesoro, oggi è il giorno in cui hai sbuffato di più. Dobbiamo segnarlo sul calendario» disse con un sorriso.
Si chiuse la porta alle spalle e si mise a sedere sul letto, di fianco a me.
«Quindi... cos'è successo? Sii sincera, che tanto lo scopro se menti» disse mamma fissandomi negli occhi.
«Ma non è successo nulla!» le rispose, tentando di evadere il suo sguardo.
Lei mi prese il mento con una mano.
«Ah-Ah. Non dire bugie. Non ti ho mai visto in questo stato, ma ci sono passata anch'io e lo riconosco. Se non vuoi parlare tu, andrò io dritta al punto»
Sospirai.
«Mamma, non è nulla, davvero. Ho solo... questa è stata una giornata "no", ecco»
lei continuò a fissarmi per un paio di minuti.
«Chi è?» chiese infine.
«Cosa?»
«Chi è?»
«"Chi è" chi?»
«Eris, non girarci intorno, perché penso proprio di sapere chi sia»
Oh-oh.
«D'accordo, d'accordo» le dissi arrendendomi «è... è Thy»
«Thy? Il ragazzo nuovo di cui ci hai parlato?» chiese lei con curiosità, non riuscendo totalmente a mascherare che, però, sapeva già la risposta.
«Non fare la finta tonta, mamma. Sì, è lui»
Un piccolo sorriso le si aprì sulle labbra.
«E?»
«E... e niente. Non capisco cosa gli passi per la testa»
«È un ragazzo, cara, nemmeno io so cosa passa per la testa di tuo padre» disse con una risatina.
«No, mamma... è... è diverso. Non capisco veramente cosa gli passi per la testa»
Le mi strinse in un abbraccio «Su, parti. Vedrai che ti sentirai meglio»
Stanca, sospirai per quella che speravo essere l'ultima volta in tutta la giornata, e incominciai a raccontarle tutto quello che era successo.
Ebbi il buon senso di evitare ombre e voci nella testa, ma per il resto le raccontai tutto.


"«Pensa a questo, tesoro: chi è la prima persona che ti viene in mente, se ti dico "ragazzo"? Non c'è bisogno che tu mi risponda. La risposta serve a te, non me»"
E arrivederci ai sorci verdi, dannazione!
Mia mamma non mi aveva di certo semplificato l'esistenza.
Osservai la sveglia, e mi resi conto che erano già passate due ore da quando avevamo parlato.
"Ragazzo..." pensai "Ragazzo... chi mi viene in mente se penso alla parola ragaz-oh no"
Ed eccolo lì.
Con il suo sorriso gentile, ed i capelli mori.
Con la sua voce dolce e gli occhi di smeraldo.
«Noooo...» mi lamentai.
Non volevo vedere lui.
Lui era l'unica persona che avrei fatto molto volentieri a meno di vedere.
"Sii la mia Persefone e le faremo a pezzi insieme"
Oh!, dannazione a me, te, Ade, Persefone e me di nuovo!
Perché mi doveva tornare in mente quella stupida frase?!
"Però devi ammettere che come frase di conquista è originale..." elaborò un piccolo angolino di me.
«Oh, ma taci!» gli risposi.
«Guarda che io non ho detto niente, eh...» disse Ael sbucato fuori dal nulla.
Lo guardai in cagnesco.
«Che... che c'è? Che ho fatto ora? Non mi sono fatto vedere, non ho mangiato biscotti, ho fatto il mio lavoro e tu non hai diritto di guardarmi così» sbottò lui.
«Tu... mangi biscotti?» gli chiesi confusa.
Un versetto proveniente da quell'ombra mi disse che si era appena tagliato le gambe da solo.
«Mi avevi detto che non mangiavi»
«Uhg.... Oh, d'accordo. Sì, è vero, non mangio, ma i biscotti sono troppo buoni» si arrese lui.
«Ma se hai appena detto che non mangi?!»
«Sì, sì, d'accordo. Non è vero che non mangio. Io non non ho bisogno di mangiare. Ma questo non mi impedisce di mangiare»
«Quindi... puoi mangiare?»
Lui annuì.
«E... ti piacciono i biscotti»
Annuì di nuovo.
«E... quali biscotti?»
«Pasta frolla con gocce di cioccolato che si sciolgo in bocca...» mi rispose con voce sognante.
Sospirai, e lui con me.
Solo che c'era un abisso di differenza: lui sospirava per i biscotti, io per il nervosismo che bussava alla porta.
«Hei, che hai? Ah, no, aspetta, mettiamo in chiaro: niente mugugni, chiaro?»
Risi
«Sì, sì»
Presi un profondo sospiro.
«Avevi ragione tu»
«Eh?»
«Avevi ragione tu. "Perché la storia si ripete", no?»
Lui rimase in silenzio per un paio di secondi.
«Quindi... ti sei presa una cotta per questo Thy?» disse serio.
«A quanto pare, sì»
«A q-a quanto pare?! Ma che risposta è? O è sì o è no!»
«È un "a quanto pare". Io non ci capisco niente e no so nemmeno se mi piace, ma la conversazione che ho avuto con mamma mi ha fatto ragionare, ecco tutto»
«Quindi... ti piace a livello inconscio ma non a livello mentale?»
Ci pensai un su per un paio di minuti.
«Credo... credo sia così»
«... Certo che sei un caso come pochi...»
«Scusa tanto, eh!» dissi, guardandolo con due fessure al posto degli occhi.
Sbuffai.
«È tutto così... così... così complicato! Ma le cose non potevano essere un po' più semplici?»
«Guarda che sei tu che rendi le cose complicate» mi disse Ael con tono da "capitan ovvio".
Mi presi la testa fra le mani.
«Non so cosa fare...»
«Provaci»
«Cosa?»
«Provaci. Confessati. Digli che provi qualcosa per lui, spiegagli i tuoi sentimenti. Se è giusto per te, ti capirà»
«COSA?!»
Mi tappai la bocca con una mano.
Maledizione! Mi dimenticavo sempre che per gli altri stavo parlando da sola.
«Domani posso provare a venire con te a scuola, e darti-» «No, grazie» lo interruppi bruscamente.
«Eris, se non ci provi hai perso in partenza. Cosa ti costa?»
«Una gigantesca figura di cacca, ecco cosa mi costa»
«Mia cara, fidati di me che non è la prima volta che vedo le cose. Se ci tiene a te dirà di sì. Se non ci tiene ti rifiuterà e tutto tornerà normale»
Alla sua affermazione dovetti trattenere una risata isterica.
«Normale, eh? Ma sai cosa vuol dire, almeno?»
«Sì che lo so, Eris. Non sei la prima che lo fa e non sarai nemmeno l'ultima. All'inizio ci sarà dell'imbarazzo, ma poi tutto tornerà normale, fidati»
«Umh...» mugugnai.
«Ah no eh! Non di nuovo!» disse lui esasperato.
«E come... come dovrei fare a dirglielo...?»
«Sii semplice e diretta. Parlagli. So che venite a casa insieme, chiediglielo lungo la strada»
«Tu. Mi. Vuoi. Morta»
«Eris...» disse in tono accusatorio.
«D'accordo, d'accordo. Vedrò quello che posso fare»
Tornai a distendermi sul letto, buttandomi non poi così dolcemente, e fissai il soffitto.


La mattina dopo, mi accorsi di essermi addormentata giusto perché mi svegliai.
Ma era solo una cosa apparente, dato che il mio cervello non mi aveva dato tregua.
Calciai le coperte e mi alzai in piedi.
Guardai la sveglia e constatai con noncuranza che quella mattina mi ero svegliata con trenta minuti di anticipo.
Mi diressi in bagno, mi sistemai, e poi mi piazzai davanti la cabina armadio.
Con le ante spalancate, non mi resi conto di quello che stavo facendo, finché Ael non compare e sentenziò una delle sue frasi-giudizio.
«Trovo che se mettessi quel vestito grigio con dei leggins sotto, Thy farebbe più fatica a dirti di no»
«Quindi, mi stai dicendo che se mi mettessi quello sarei... carina?» gli chiesi, indicando col pollice un vestitino invernale grigio, semplice semplice con lo scollo a barca, lungo fino alle ginocchia.
«Non ho detto carina. Ho detto solo che farebbe più fatica a rifiutarti»
«Ah» gli risposi alquanto confusa «E dovrei prenderlo come..» «Un complimento, mi sembra ovvio» aggiunse lui con la voce da "capitan ovvio".
«Ah»
Seguii in suo consiglio: infondo era una giornata ventosa, e l'inverno si stava avvicinando.
Non ci fu nemmeno bisogno che mi chiamasse mia madre per la colazione: ero magicamente apparsa prima ancora che lei arrivasse.
Come mi vide, mi lanciò un'occhiata d'approvazione e poi mi fece un sorriso.
Passandomi accanto mi sussurrò 
«Se ti dice di no, giuro che diventa una razza estinta»
Risi di quell'affermazione e lei con me.
Passato il tempo a mia disposizione, quando chiusi la porta di casa alle spalle mi crollò il mondo addosso.
Non mi sentivo minimamente pronta per una cosa del genere.
Sì, avevo avuto delle mezze cotte, ma mai mi ero presa il coraggio di andarlo a spiattellare in faccia al povero disgraziato.
"Questa volta, fa le cose diverse, Eris. Ne va della tua sanità mentale. Della sanità mentale di tutti e due"
Mi incamminai, infilando le cuffiette nelle orecchie e ascoltando un po' di musica, tanto per distrar- no, tanto per fuggire da quel dannato e fatidico momento che, sapevo, mi stava aspettando.
Arrivai a scuola e mi venne uno scombussolo di budella mica indifferente.
"Diamine, ora vomito..."
"No, Eris, no. Finisci la faccenda e poi vedrai che tutto si sistema"
"Mah, secondo me avevo anche qualche linea di febbre, stamattina. Forse è meglio..."
"ERIS!"
Sospirai disperata, mentre varcavo l'ingresso della scuola.
«Buon giorno, Eris! Come va?» mi chiese solare Mary.
«Mah...» le dissi con aria interrogativa «... non lo so nemmeno io»
Lei mi guardò a metà fra il preoccupato e il confuso, ma non fece ulteriori domande e andammo verso l'aula.
In tutta onestà, posso dire che quella giornata passò calma e tranquilla.
Le lezioni erano normalmente monotone, e a pranzo le solite coppiette si sbaciucchiavano.
Ah, avevo preso la solita pizza ai funghi.
Nonostante il mio odio anomalo per la monotonia, quel giorno ero più che contenta che tutto fosse grigio.
Alla fine della giornata scolastica, davanti gli armadietti, decisi di fare un tutto per tutto.
Vidi Thy che usciva dalla sua classe e si dirigeva al suo armadietto, così lo raggiunsi.
«Hei...» inizia la conversazione col tono più casuale possibile.
«Heilà! Come va Eris?» mi rispose lui calmo come il mare e raggiante come il sole.
Guardarlo mi scatenava una reazione allergica che facevo fatica ad ignorare: non tanto per quello che era successo, ma proprio perché lui era calmo e pacifico ed io, in confronto, ero un tsunami col grado più alto della scala che qualcuno avesse mai visto.
«Bene...»
"Sorridi, Eris, su, forza, SORRIDI!"
«Emh.. sei.. sei impegnato, per caso, ora?»
«Perché?» 
Il suo sorriso mi stava scatenando intensi istinti omicidi.
«Ecco, volevo.. volevo solo chiederti se ti andava di venire a casa con me»
"Ok, Ok, bomba sganciata. Ripeto: BOMBA SGANCIATA!"
«Umh...» fece lui con espressione seria «Aspetta solo un attimo» aggiunse.
Si voltò con noncuranza e dannata eleganza, per poi dirigersi verso Phy, Sherley e gruppetto vario.
Vidi che parlottò un po', poi si arrabbiò, si rattristò, fece valere le sue ragioni, suo fratello sospirò, Sherley fece una faccia disgustata, Thy parlò ancora un po' e poi suo fratello annuì con la testa, sconfitto.
Thy tornò da me raggiante più del sole.
«Vogliamo andare?»
«S-Sì...»

Lungo la strada di casa, rimanemmo in un silenzio tombale.
Solo il rumore dei passi mi diceva che avevo qualcuno al mio fianco.
«Thy, ti va se... ci fermiamo al prato/boschetto?» gli chiesi con un mezzo sorriso.
«Ma certo! Vuoi che ti racconti un altro mito?»
Io gli risposi con una risatina imbarazzata.
"Un altro mito... già... la storia della mia morte non mi dispiacerebbe..."
«Eccoci qui!» mi disse, sedendosi per terra.
«Si sta bene, oggi, non trovi?» chiese chiudendo gli occhi, con la faccia al sole.
«Per me... c'è un po' troppo vento...»
«Già, vero» mi rispose lui contento.
«Sai» mi disse lui «in ogni caso, questo bel tempo mi ha fatto venire in mente una cosa»
Si voltò a guardarmi, sorridendomi.
«Posso raccontarti del mito di-» «No» lo troncai subito.
Lui mi osservò stranito per un attimo.
«C'è qualcosa che non va, Eris?»
Io tacqui, tentanto di prendere il coraggio a due mani.
«Ho... Ho fatto qualcosa che non va? Ti ho offesa in qualche modo? Io... mi dis-»
«Mi piaci»
Veloce, diretta e concisa.
Non mi azzardai nemmeno ad alzare lo sguardo.
Non mossi gli occhi nemmeno quando sentii che si muoveva.
Presi un silenzioso respiro e tutto fu finalmente più chiaro.
«Tu... mi piaci, Thy»


/*Angolo Autore*/
Ritardo a parte...  FINALMENTE! NON NE POTEVO PIU'.
No, ok, era un sacco di tempo che progettavo l'attesa confessione e, da brava persona, vi farò trovare la reazione di Thy nel prossimo capitolo.
Susu, non odiatemi, si chiama
suspense!
Ad ogni modo, spero che questo capitolo sia piaciuto :D
Arrivederci fino al porsossimo... con l'attesa verità! xD

                                                                        - Kurokage
   
 
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