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Autore: AngelofDrakness    10/10/2015    0 recensioni
Post Avengers
La guerra è finita e Loki è stato sconfitto. Thor decide di partire il giorno dopo, ma una nuova minaccia metterà in difficoltà lui e gli altri eroi.
Dal testo: L’aria fresca della sera gli pungeva gli occhi. Thor si passò una mano sui capelli biondi, arruffati dal vento. Era sulla grande terrazza esterna della Stark Tower, e da lì poteva vedere il disastro nella quale New York era sprofondata. Strade divelte, grattacieli distrutti e pericolanti, vecchie carcasse di automobili ormai inutilizzabili. I chitauri si erano già polverizzati, lasciando solo una scia di quello che avevano fatto. Thor era uscito per prendere un po’ d’aria, perché il clima di allegria dei suoi amici stava iniziando a soffocarlo. Era stremato dalla battaglia. Quella battaglia alla quale non voleva partecipare, perché c’èra anche suo fratello Loki.
*Non sono presenti nuovi personaggi
[Thorki, Clintasha, alcuni cenni alla Stony]
Genere: Avventura, Azione, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MAI ARRENDERSI
 
“Basta! Smettetela branco di incapaci!” nella sala calò un silenzio minaccioso quando la spia russa entrò urlando. I presenti rimasero fermi come delle statue, muti in attesa del giudizio finale. Avevano iniziato a litigare di ritorno dalla battaglia, stanchi e frustati per la sconfitta. Erano sotto pressione, come una bomba pronta ad esplodere con il timer che scandiva i minuti prima della fine. Nessuno era riuscito a disinnescarla. Così era partita una lotta di insulti e bottiglie scagliate contro il muro, che avevano solo peggiorato la situazione. Natasha era uscita per un minuto, un solo minuto, e quando era rientrata i nervi erano saltati a mille, facendola urlare di rabbia. Inspirò lentamente portandosi un dito a massaggiare il naso piccolo e femminile. I ragazzi si sedettero intorno al tavolo, un po’ agitati e impauriti. Meno male che c’èra una donna, se no sarebbe scoppiata una carneficina. Non sarebbe stato facile da spiegare a Fury.
“Calmatevi, vi prego” Natasha si sedette e poggiò le mani sul tavolo, assumendo un’aria tranquilla affinché non scoppiasse un’altra rissa Venne seguita subito dai compagni, all’inizio incerti sul da farsi. “È una situazione complicata e me ne rendo conto, ma così non siamo d’aiuto per nessuno. Dobbiamo restare uniti per il bene della squadra”. E per me stessa. Natasha sospirò. Le facce dei compagni erano indecifrabili, cosi come i pensieri disordinati nelle loro menti. Dopo alcuni minuti di silenzio, Clint sbatté un pugno sul tavolo, facendo vibrare la superficie di legno.
“Io esigo sapere perché Thor non ha detto nulla!”
Steve si animò di colpo: “Ancora con questa storia? Chi sei tu per sapere i fatti suoi?”
“Sono un vendicatore stufo marcio di farsi manipolare da Dei alieni e megalomani! Ecco chi sono!”
“Perché, noi no? Ma questo non ti da diritto di arrabbiarti con tutti”
“Poteva almeno avvisarci che era uno di loro” l’arciere abbassò la testa con uno scatto rabbioso. Si sentiva umiliato e questo lo irritava tantissimo. Provava sulla pelle una brutta sensazione di impotenza, accentuata dal precedente episodio con Loki e dalla bugia di Thor. Si sentiva come una marionetta del teatro, comandata a bacchetta attraverso i fili che lo tenevano soggiogato. Era un eroe che entrava in scena, veniva ringraziato, acclamato dalla folla ma sotto sotto trattato come uno straccio per le pulizie.
“Aspetta Clint, stai calmo. È un segreto di Loki… non poteva dirlo a noi” Natasha tentò di calmarlo. Lui di rimando, si alzò in piedi e scaravento la sedia per terra.
“Io ne sto fuori”
“Cosa?!” i presenti rimasero a fissarlo basiti.
“Io ho chiuso con questa faccenda. Arrangiatevi”
“Non… non puoi abbandonarci così!” mormorò poco convinto il capitano, valutando attentamente le alternative di ciò che sarebbe successo, nonostante non avesse abbastanza immaginazione da fantasticare cosa la spia gli avrebbe detto.
“Ohh, certo che posso” l’arciere sfoderò un mezzo sorriso di compiacimento pensando già alla sua nuova vita: viaggi senza mete precise, feste e bevute fino all’alba senza più sentire il mondo attorno a sé; Una vita libera e automa lontano da responsabilità e doveri. Ahhh Perfetto! Purtroppo il bel momento idilliaco finì per il povero Burton quando un sonoro schiaffo lo riportò alla realtà bruscamente, con il viso quasi angelico di Natasha davanti al suo.
“Adesso hai rotto Burton! Smettila di fare il bambino e comportati da uomo e assumiti i tuoi doveri. Ti ricordo che sei un vendicatore. Anche noi ci troviamo in questa situazione come te, però non facciamo simili cretinate!” la ragazza lo guardò seria e poi se ne ritornò a sedere in tutta calma, sfoderando un sorriso divertito.  Steve aggrottò le sopracciglia e sorrise. Questa poi, non l’avevo proprio immaginata! Tony verso un po’ si scotch nei bicchieri di tutti e li passò lentamente, soffermandosi su ognuno. Clint si sedette nervoso continuando a tenere una mano sulla guancia rossa, fissando il tavolo di legno con intensità.
“Bene! Ora che ci siamo chiariti...” Indicò con un cenno veloce i due assassini “…Passiamo al nostro piccolo problema: che si fa?” Tony sbatté il bicchiere sul tavolo, riversando tutto il contenuto sulla superficie e su Bruce. Il dottore si scostò subito imprecando, mentre si toglieva la giacca viola inumidita di alcool. Il miliardario si scusò mentre valutava se Hulk si potesse risvegliare per una simile sciocchezza.
“Adesso chiediamo a Thor cosa diamine fare, se lui è a conoscenza di dove abitano quei giganti ce lo dirà” sentenziò il dottore mentre usciva dalla stanza, diretto in lavanderia. Mannaggia a te, Stark. Giuro che un giorno o l’altro te la faccio pagare cara, stanne certo.
“Bruce ha ragione. Basta chiedere a Heidi”
“Mi vuoi almeno spiegare perché mi chiami cosi?” la voce possente di Thor echeggiò nella grande sala, facendo girare i vendicatori verso la grande porta dove, pigramente appoggiato allo stipite, stava il dio.
“Non credo che tu possa capire” farfugliò Tony imbarazzato.
“Aspetta, la so! È quel cartone con la bambina che vive sui monti con le capre?” esclamò Steve euforico. “Sì, sì c’è anche il nonnino!” Tutti lo guardarono con sospetto. Steve alzò le spalle, per nulla offeso.
“Capre hai detto? Loki ha quell’elmetto con le corna, è perfetto” Clint si decise a parlare, nascondendo un sorrisetto divertito.
“Stai dicendo che mio fratello è una capra?” Thor si sedette sulla poltrona in pelle, tirando un sospiro di sollievo per la morbidezza e il relax che sentì.
“Probabile” mormorò l’arciere.
“Thor cosa hai intenzione di fare?” Bruce rientrò nella stanza, serio in volto, tenendo in mano una camicia viola pressoché uguale a quella precedente.
“Cambiare abbigliamento ogni tanto no?” gli sussurrò Tony all’orecchio e beccandosi poi un pugno amichevole sulla spalla.
Il dio biondo si fece subito serio. Si grattò la barba ispida e, facendo un grande respiro, si rialzò in piedi. Calò il silenzio.
“Ho letto la lettera. Devo tornare ad Asgard per avvertire mio padre  e mia madre degli eventi. Sono quasi certo che Laufey abbia portato Loki a Jötunheim , per interrogarlo. Non vedo altre possibilità”
“Come pensi di andare?”
“Bhè, con il Tesseract” Thor fece per andarsene quando Natasha, che si era avvicinata a lui, lo bloccò prendendolo per un braccio.
“Aspetta. Prima abbiamo parlato tutti insieme e vogliamo aiutarti. Se possiamo renderci utili in qualche modo, non esiteremo un istante. Puoi fidarti, Thor”
Il biondo si morse un labbro, pensieroso. In una situazione come quella più persone lo avrebbero aiutato più la missione sarebbe riuscita al meglio. Ma poteva rischiare di catapultare i suoi nuovi amici in quella avventura? Li squadrò uno ad uno, e vide nei loro sguardi determinazione, coraggio e voglia di avventura: un mix di emozioni fortissime che avrebbero fatto impallidire anche il più temerario. D’altronde, erano con l’acqua alla gola e rischiavano di sprofondare se non iniziavano a nuotare. Che poteva fare Thor se non tirarseli dietro?
“Vi avverto che ne vedrete delle belle” Tutti esultarono felici come l’ultimo giorno di scuola… peccato che fossero in guerra. Thor sorrise bonario, pensando che tutti loro non sarebbero mai cambiati. Steve diede cinque minuti per prepararsi alla partenza, giusto per essere per pochi minuti il leader. Uscirono sulla terrazza esterna della Stark Tower, dove il teletrasporto sarebbe riuscito al meglio. Thor prese il Tesseract, collocato in un cilindro di vetro per proteggere i malcapitati dal suo malefico potere, a una estremità. Quando ogni mano fu posizionata correttamente il teletrasporto si attivò, e in un battito di ciglia, il profilo incantevole della città eterna si stagliò ai loro occhi.
“Benvenuti ad Asgard, amici”
 
 
Attraverso la finestra appannata di ghiaccio, Loki osservava la bufera che imperversava brutalmente sulla fortezza di Laufey. Il vento scorreva impetuoso, facendo ondeggiare i rami rinsecchiti degli alberi e le bandiere squarciate appese alle torri. La neve scendeva placidamente, imbiancando ogni centimetro libero senza tregua, creando una nebbia fitta e ingannatrice. Loki si trovava su una delle torri più alte, a nordest della struttura, vicino alle prigioni e agli appartamenti reali. La stanza era piccola e stretta, adatta ad una sola persona. Le mura di pietra grezza erano solide mentre il soffitto era parecchio elevato: basso per un normale gigante di ghiaccio ma non per lui. Dai blocchi di pietra fuoriuscivano, in alcuni punti, dei soffi di aria gelida provenienti dall’esterno. Loki lo sentiva appena, il freddo. Niente è  paragonabile alla mia solitudine. Appoggiò incerto la mano sul vetro e un sottile graffio rosso si disegnò sul suo palmo azzurro. Era strano per lui vedersi in quella forma, ormai poteva essersi abituato, però ogni volta se ne dimenticava, continuando a immaginarsi la pelle rosa degli Aesir… Come Thor. Sussultò al solo pensiero. Lui lo aveva visto, aveva visto il mostro che albergava in lui, il suo vero io. Si guardò il palmo: il taglietto si rigenerò subito, sparendo in un istante. Peccato che il dolore non sparisca cosi in fretta. La ferita sulla spalla che gli aveva procurato Laufey stava guarendo lentamente, ma ad ogni movimento fitte di dolore lo tormentavano, cosi come quelle sulla schiena di poche ore prima. Loki sentiva che quelle che non si sarebbero mai rimarginate erano quelle nello spirito e nel suo cuore a pezzi. Ne era certo. Troppo dolore lo stava consumando dentro, facendolo cadere in un baratro di tristezza e sconforto sempre più profondo e oscuro. Il suo pallido riflesso si stagliò nel ghiaccio e il suo viso si unì alla bufera. L’unico colore visibile in tutto quel bianco era il rosso sangue dei suoi occhi. Sentì un tonfo provenire dalle scale in fondo alla torre. Per quanto ancora avrebbe resistito? Prima Thanos, e ora Laufey. Per un attimo gli balenò in testa un unico pensiero. Non poteva semplicemente parlare, sputare fuori tutto quello che sapeva sulla sua città: i passaggi magici, le difese a palazzo e nel centro cittadino, tutti i segreti che aveva letto nei libri nella grande biblioteca, poteva rivelarli e fare in modo che Asgard bruciasse? Pensò a tutti coloro che lo avevano deriso; ai giardini reali dove trascorreva il tempo con sua madre; alla sala delle armi e al mare…                                                                        
No. Per quanto lui ammettesse all’infinito di odiare gli asgardiani non poteva condurre due mondi alla rovina. Un re giusto non va ­alla ricerca della guerra, è deciso a fronteggiarla. E lui si sentiva pronto. O quasi. Dei passi pesanti percorrevano la scala a chiocciola, fendendo il silenzio della torre, avvicinandosi sempre di più all’entrata. Loki sentiva una strana sensazione, la voglia di non mollare per nessun motivo e continuare a credere costantemente in qualcosa. O in qualcuno. Rise per la sua debolezza. Era la speranza che gli diceva che Thor, suo fratello, sarebbe venuto a prenderlo?  No, lui era un mostro. Il rumore si avvicinava sempre di più. Loki si girò di scatto verso la piccola porta, terrorizzato. Nonostante tutto sentiva che avrebbe continuato a lottare, solo per far vedere che era forte e degno come Thor. Odino sarebbe stato fiero di lui. La porta si spalancò.
Non vi dirò nulla.


Le ore successive le passò urlando. 






_Angolino piccino piccino per l'autrice_
Ehm... buonasera! Sono un pò in ritardo, pardon T-T Non sapete che faticaccia trovare le parole più belle per raccontare questa storia... comunque bene bene siamo ad un buon punto direi. Ok basta vi lascio in pace (per ora é-è)
Se avete dubbi o perplessità chiedete :) le critiche sono sempre ben accette...
Kiss xD
p.s: un grazie ad Anto e Angy <3 *sparge petali di fiori dappertutto* 
AngelofDrakness

Ah, ho spostato la storia dalla categoria <> a <
 
   
 
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