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Autore: Zandramas    11/10/2015    0 recensioni
L'ambizione è il motore dei grandi uomini: come si può avanzare senza di essa? Forse serve un uomo ancora più grande...
Genere: Generale, Malinconico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta una coppia di adulti che viveva in una piccola città. Desideravano avere un figlio e il caso li accontentò. Nacque un bambino normale ma, questa era la sua unica particolarità, senza troppe pretese.
I genitori, i primi tempi, pensarono  fosse solo troppo buono: non gli interessava essere al centro dell’attenzione e si accontentava di tutto, dal cibo ai giocattoli.
Ma il tempo passava e i genitori non cambiarono idea sul figlio fino a quando, durante il primo anno di medie, il professore di Italiano assegnò un tema alla sua classe. Il titolo era “descrivi un tuo sogno”.
Il bambino scrisse sul foglio “vorrei una vita tranquilla” e consegnò. Il professore fu così sconvolto che quasi svenne nel correggerlo. Convocò i genitori d’urgenza e gli espose la situazione, sventolando il tema del bambino davanti ai loro occhi. Prima di congedarsi li ammonì dicendo:
“Senza ambizioni, il suo nome è destinato all’oblio. ”
I genitori decisero di prendere misure drastiche:
lo iscrissero alla squadra di calcio del paese, a concorsi letterari e ad ogni altra attività in cui dimostrasse una qualità sopra la media. Ogni sera lo incitavano a uscire con gli amici e fare tardi per distinguersi.
Ogni sforzo risultava vano: il bambino si accontentava di seguire le partite dalla panchina e coltivare le sue passioni a livello amatoriale. La sera era l’unico a litigare per restare a casa.
Le medie finirono e il bambino divenne un ragazzo. I genitori lo mandarono, con qualche sacrificio, in un liceo famoso: molte celebrità erano passate da lì. Avvertirono l’anziano preside del loro caso speciale. Questi sorrise:
“Tra queste mura c’è ambizione per tutti: La troverà anche vostro  figlio. Ci scommetto i miei baffi.”
Il ragazzo proseguì gli studi, circondato da compagni ambiziosi e professori che ogni giorno presentavano argomenti affascinanti, incredibili futuri e professioni eccezionali a portata di mano.
Le influenze e i tentativi fallirono: il ragazzo continuava il suo percorso scolastico senza distinguersi dalla massa e lasciando nella memoria di amici e professori  una labile impronta.
Quando l’esame di maturità era ormai prossimo il preside fece un ultimo tentativo: ordinò che il ragazzo sedesse vicino a Giovanni fino al termine dell’anno.
Giovanni era il suo opposto vivente: voleva essere tutto e al più presto. Passava i  giorni cercando di realizzare i propri desideri e chiedendosi se il tempo ancora a disposizione sarebbe bastato per tutti.
 I due fecero amicizia e presero a discutere di tanto in tanto. Un giorno Giovanni chiese al ragazzo quali sogni avesse.
“Una vita tranquilla.”
Giovanni rise: “Ma questo non è un sogno!”
“è troppo semplice perché tu lo possa capire.”
La risposta colpì Giovanni:  non parlò per mesi, tormentandosi in silenzio.
Il liceo finì, Il ragazzo si diplomò e l’anziano preside morì di dolore per la perdita dei propri baffi.
 I genitori si rassegnarono alla natura del loro figlio e non interferirono più nelle sue scelte. Si limitarono a sospirare.
Lo videro mentre studiava all’università, si laureava e veniva assunto come modesto impiegato. Si disperarono mentre  gli anni e i colleghi passavano davanti al figlio senza che questi  reagisse:
si accontentava di ciò che era.
Una mattina i genitori non lo trovarono a letto. Chiamarono l’ufficio dove lavorava e gli fu risposto che si era licenziato il giorno prima. Chiamarono i suoi colleghi ma anche questi si stupirono della scomparsa. Gli amici più intimi rimasero muti alla domanda.
Erano pronti a chiamare la polizia quando trovarono una piccola lettera sul comodino. Era un messaggio del figlio e diceva:
“Ho realizzato il mio sogno.” Furono le sue ultime parole conosciute.
Del ragazzo non si seppe più nulla di certo. Alcuni dicono che fosse proprio lui il misterioso vincitore della lotteria nazionale, la cui estrazione era avvenuta qualche giorno prima della scomparsa. Altri affermano di averlo incontrato o di averlo visto sereno e contento, chi vicino una bella donna, chi alla guida di una macchina sportiva. Altri ancora pensano che abbia lasciato lo stesso messaggio anche a Giovanni e che lui sia morto divorato dall’invidia.
Nessuno sa se queste voci corrispondono a verità.
I genitori non sporsero denuncia e morirono anni dopo. Se ne andarono con il cuore in pace perché la profezia del professore si avverò in parte: il nome del figlio si perse nella memoria collettiva, la sua condotta di vita no. Nacque così la leggenda dell’uomo senza troppe pretese.
  
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