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Autore: Reiko_Hatsune    11/10/2015    2 recensioni
Scritta con la collaborazione di Akari Sakura Uchiha ♥
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Quattro amiche ricevono all'improvviso un incarico piuttosto impegnativo che le costringerà a viaggiare per tutto il Giappone e ad avere a che fare con i Miracoli e con i Generali Senza Corona, come reagiranno alle contrastanti personalità dei giocatori più forti di tutta la Nazione? Cosa succederà quando si riuniranno tutti in un unico luogo?
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ATTENZIONE: potrebbero esserci modifiche nel rating.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiseki No Sedai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 4
Coraggio, delle volte manca, lo sai?
 
 

 
 
 
Avercelo davanti le mandò il cervello in pappa. Suo fratello era di fronte a lei in tutta la sua altezza e la osservava con sguardo assente:
  “A-Atsushi.”, la ragazza dagli occhi viola balbettò e sentì le mani umide, stava sudando freddo dalla tensione.
  “Eh-? E tu chi saresti?”, quel tono annoiato e l'occhiata indifferente mandarono l'animo della mora in frantumi.
  “Sono io Atsushi-nii! Sono Reiko, Murasakibara Hatsune Reiko! Tua sorella!”, la ragazza batté il palmo sinistro sul petto indicando la propria persona.
  “Impossibile. Non ti conosco, non so chi tu sia, perché dovresti essere mia sorella? Ah- che seccatura.” Murasakibara sbadigliò aprendosi un pacchetto di patatine e iniziando a mangiare. Hatsune, davanti a lui, lo guardava immobile.
  “E così papà non ti ha detto nulla, vero? Nemmeno la zia a quanto pare... Figuriamoci se ti dovevano dire di me, la figlia illegittima di Murasakibara Renzou.”, ribatté lei stringendo i pugni e guardando per terra. Il gigante della Yosen si abbassò - e di parecchio - per arrivare alla sua bassezza altezza. La fissò con occhi gelidi.
  “Tu non sei nessuno per me, né per mio padre. Non so come tu faccia a sapere che ho una zia e il nome di mio padre, ma se non ti levi subito io-”, non finì la frase, occhi d'ametista ricolmi di frustrazione si piantarono nei suoi.
  “Mi schiacci, lo so. Sappi che però ti sto dicendo la verità e per nulla al mondo rinuncerò a te!”, era determinata. Aveva atteso tutta la vita, perché non aspettare ancora? Nonostante la sua convinzione sentì le lacrime correre lungo le sue guance.
Atsushi era confuso, quella che a lui era apparsa come una bambina si era rivelata una ragazza dal carattere forte, anche se ferito, e quella scintilla che ardeva nelle sue pupille era qualcosa che lui non aveva mai visto. Con un sospiro si tirò su, ficcò la mano nel sacchetto che aveva appeso al braccio, e ne tirò fuori una barretta di cioccolato:
  “Tieni. Smetti di frignare o ti schiaccio veramente.”, le porse quel dolce, ma lei scosse la testa facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli neri.
  “Non mi corromperai con del semplice e banale cacao. Se proprio vuoi farti perdonare, anche solo un po’, devi darmi un Mayu-Bou.”, perché stava gettando zucchero nell'oceano nel tentativo di renderlo dolce? Sarebbe stato inutile. Fargli capire di essere come lui in tutto e per tutto non sarebbe mai bastato.
 
  “Perché? Perché hai accettato di uscire lui? Spiegamelo Sakura, perché?”, il dolore non venne celato, il ragazzo afferrò Akari per le spalle e la scosse appena.
  “Io-”, cercò di spiegare, ci provò davvero, ma non ce la fece. Il punto era che nemmeno lei sapeva il motivo di tale scelta, aveva parlato senza pensare. L'altro capì e la lasciò andare fissandola sconcertato.
  “Tu, credevo fossi il mio migliore amico, mio fratello!”, Kagami si voltò verso il moro. Negli occhi prese a brillare una rabbia che gli faceva dolere il petto.
  “Credevi che sarei andato avanti a farti da guida per tutta la vita? Cresci Taiga, non siamo più bambini! Come siamo rivali sul campo, siamo anche rivali qui, per Akari. Sei tu quello che ha taciuto per tutto il tempo, sei stato codardo!”, le parole dette con rabbia fecero innervosire ancora di più il numero 10 del Seirin.
  “Codardo? A chi dai del codardo? A me lei piace davvero! È lo so, è passato poco tempo, quindi non so quanto siano profondi i miei sentimenti,  ma la cosa vale anche per te!”, Kagami, rabbioso, afferrò il più grande per il bavero, lo guardò dall’alto in basso e gli sferrò un pugno tale da ferirlo al labbro.
  “Cosa credi di fare ora, minacciarmi qui? Davanti ad Akari?”, gelido il moro afferrò il polso dell’altro ragazzo che mollò la presa con uno schiocco della lingua infastidito. Himuro si tastò la ferita che aveva iniziato a sanguinare.
  “Proprio perché lei è qui tu sei ancora vivo, Tatsuya.”, biascicò prima di allontanarsi con passo trascinato e con un aura negativa che lo circondava.
  “Perché?”, una voce flebile giunse all’orecchio del moro che si voltò.
  “Akari?”, sbarrò gli occhi nel vedere ciò che mai, mai, avrebbe voluto avere di fronte.
  “Perché?”, ripeté la castana con le lacrime che scorrevano lungo le gote arrossate.
 
Vagò per la biblioteca senza interesse nei libri, ma cercando una certa testa verde. Lo trovò al suo solito posto che leggeva e, di tanto in tanto, appuntava qualcosa. Lentamente, Itou si avvicinò sedendosi di fronte a lui:
  “Buon pomeriggio, Midorima-kun.”, salutò con non-chalance. Gli occhi di smeraldo del ragazzo si alzarono appena per scrutarla, prima di tornare fissi sulle pagine.
  “Ciao.”, Shintarou si sentiva a disagio nell’avvertire lo sguardo cremisi della ragazza su di sé, non riusciva a concentrarsi finché non rinunciò.
  “Che vuoi?”, sbottò con i suoi soliti modi di fare burberi. Hana giocherellò con una ciocca di capelli prima di rispondere.
  “Che cosa leggi?”, domandò sorridendo appena e sporgendosi in avanti.
  “Non dirmi che sei venuta fin qui solo per sapere cosa sto- OI TAKAO!”, proprio in quel momento un ragazzo dai capelli corvini e dagli occhi di ghiaccio si era precipitato lì. Sghignazzava come fanno i bambini dopo aver combinato un danno serio e se ne stava a pochi centimetri da Midorima.
  “Shin-chan, per oggi vedo che sei occupato, perciò me ne torno a casa e ti lascio al tuo mortorio di appuntamento!”, disse in una mezza risata fra le occhiatacce generali di tutti.
  “Appun-”, eh? Cosa? Itou spalancò gli occhi e Shintarou divenne di un intenso color pomodoro e, con i suoi capelli, lo sembrava veramente. Calò un silenzio pregno d’imbarazzo e i due si limitarono a guardare altrove.
 
Era lì a pochi passi da lei, ma era irraggiungibile. Motivo? Una schiera di ragazze lo avevano assalito appena uscito dall’istituto. Kise stava tentando di superare la marea adorante, gli ci volle qualche secondo per accorgersi della rossa. Per evitare pedinamenti e altri atti da stalker, il biondo si mise a correre afferrando Nagai per un braccio e trascinandola via.
Dopo un po’ - troppo, a detta della ragazza - si fermarono ansimanti dentro un bar piuttosto anonimo:
  “Ehilà Nagaicchi!”, salutò dunque Ryouta con un sorriso smagliante degno di un attore hollywoodiano.
  “Vaffanculo.”, sbottò lei lasciandosi cadere sul divanetto vicino alla vetrata. Si sentiva il cuore esploderle nel petto sia per la fatica che per la presa del modello.
  “Cattiva!”, piagnucolò il ragazzo facendo una smorfia. Yuki ridacchiò pensando che, probabilmente, quel biondino non era altro che un bambino viziato troppo cresciuto.
Rimasero seduti giusto il tempo di recuperare un po’ di ossigeno e per permettere a Kise di offrire qualcosa alla ragazza. Non aveva particolarmente fame o sete, ma si sentì il dovere di farsi perdonare vista l’improvvisa corsa. Yuki lo fissò con i suoi occhi dorati e non poté fare a meno di pensare che, nonostante tutto, forse così infantile non era e che forse aveva solo bisogno di qualcuno che gli desse la giusta motivazione per spingersi sempre al massimo.
 
Rimase lì, per terra in mezzo alla strada con gli occhi vuoti puntati per terra. Le ginocchia avevano ceduto non appena Murasakibara le aveva voltato le spalle e se n’era andato, si era lasciata cadere ignorando la fitta alle gambe. Le braccia ricadevano mollemente lungo i fianchi e i capelli sembravano una cascata informe di pece. Non pianse, lo shock era stato troppo forte per permetterle di mostrare una simile debolezza. Si accorse a malapena delle persone che la urtavano accidentalmente per poi maledirla e dirle di non intralciare il passaggio. Nessuno si fermò, nessuno tranne un ragazzo dai capelli corvini che camminava fischiettando. Appena l’aveva notata, si era precipitato al suo fianco chiedendole se andasse tutto bene e se era ferita. No, non andava tutto bene e no, non era ferita... Non fisicamente almeno.
Lo sconosciuto la scrollò appena tentando di farla tornare in sé, ma inutilmente. Occhi di ghiaccio la fissarono preoccupati e mani gentili la sollevarono come se fosse stata una bambola di pezza e la trasportò fino… a Reiko non importò dove, quella persona l’avrebbe potuta anche rapire e lei se ne sarebbe fregata, o forse no. Aveva ancora un obiettivo, nonostante tutto, e le ferite nel suo cuore non le avrebbero impedito di lottare. Cercò quindi di parlare, ma lo stress prese il sopravvento facendola cadere in un sonno agitato e pieno di incubi.
Al suo risveglio si ricordò ben poco di quanto successo finché lo sconosciuto non apparve. A quel punto lei scattò accovacciandosi sul letto e mettendosi sulla difensiva:
  “Cosa vuoi da me?”, sibilò assottigliando lo sguardo e stringendo i pugni pronta ad attaccare.
  “Di solito ringrazi così i tuoi soccorritori?”, un ghigno da scemo le fece abbassare la guardia e il ragazzo si avvicinò porgendole un bicchiere d’acqua. Lei tracannò in un sorso per poi borbottare un ringraziamento.
  “Certo che parli mentre dormi eh? Ti ho sentita dire più volte il nome di quel Centro della Yosen, Murasakibara Atsushi.”, il corvino sorrideva, ma i suoi occhi chiari erano ancora intrisi di preoccupazione e di domande.
  “Lascia perdere, è colpa sua se ero in quello stato. Ora, se permetti, me ne vado, non vorrei recare altro disturbo.”, Hatsune si inchinò leggermente in saluto e fece per andarsene, ma la voce alle sue spalle la fermò.
  “Non puoi andare, è notte fonda e sarebbe pericoloso. È meglio se resti qui. Stai tranquilla, non ti farei nulla.”, la ragazza dagli occhi d’ametista lo fissò scettica, ma effettivamente non sapeva nemmeno dove fosse e perciò non vide troppe scappatoie.
  “Comunque sono Takao Kazunari, e te?”, il corvino sorrise a trentadue denti. Un idiota, pensò Reiko.
  “Hatsune Reiko.”, rispose lei fredda come il ghiaccio mentre incrociava le braccia al petto.
  “Bene Rei-chan, che ne dici di mangiare qualcosa? Ho voluto aspettare che ti risvegliassi”, Rei… chan? Ma come faceva quel ragazzo a essere ancora vivo se faceva così con gli sconosciuti? Hatsune lo reputò un mistero, ma decise di stare al suo gioco.
  “Non dovevi disturbarti, potevi mangiare anche mentre dormivo, Kazu-chan.”, non si era mai rivolta a nessuno con quel suffisso onorifico, men che meno con un ragazzo. Takao sorrise ancor più apertamente e trotterellò felice verso la cucina. Decisamente un idiota e pure ebete, confermò la ragazza nella sua testa mentre si apprestava a seguirlo.
 
Perché? Perché?
Quella domanda prese a rimbombare all'infinito dentro la sua testa. Era confuso, aveva agito d'istinto e non si era accorto di nulla. Questo almeno finché non vide Akari piangere. Annullò quei pochi passi che li dividevano prendendole il viso fra le mani, fece in modo di guardarla negli occhi prima di asciugarle le lacrime con baci leggeri. Sakura sentì il cuore che prendeva il volo, le gote arrossare e un tremore sommesso per tutto il corpo:
  “Akari, non piangere, ti prego.”, Himuro si sentì in colpa, credeva di essere lui la causa di tutto.
  “T-Tatsuya…”, la ragazza si lasciò andare a qualche singhiozzo prima di sentire il proprio viso premuto contro il petto del moro. Con mani tremanti Akari afferrò la stoffa aggrappandosi a colui che era diventato la sua ancora.
  “Credi che ora Tai-chan mi odi?”, la sola idea fece rabbrividire la castana, totalmente immersa in quel momento di debolezza.
  “Come potrebbe? Semmai odia me.”. sospirò lui accarezzandole dolcemente la schiena e sussurrandole nell’orecchio.
  “Non lo farà mai. È troppo stupido e affezionato a te per arrivare ad avercela con te.”, ridacchiò piano Sakura mentre inspirava a fondo il profumo di Himuro.
  “Chissà.”, rispose lui, poi sprofondarono nel silenzio.
 
Hatsune non smetteva di seguire i movimenti felini di Takao, lo teneva d'occhio perché non sapeva cos'avrebbe potuto fare così, all'improvviso. Continuò ad osservarlo anche mentre mangiavano:
  “Perché lo stai facendo?”, gli chiese ad un certo punto. Il ragazzo la fissò di rimando con i suoi occhi color ghiaccio.
  “Che cosa?”, ribatté con fare innocente.
  “Perché mi stai aiutando? Non sai nemmeno chi sono, dopotutto.”, rispose lei diffidente dalle maniere sfacciate del corvino.
  “In effetto no, ma potrei scoprirlo. Dimmi un po’, come mai eri ridotta in quello stato? Cosa ti ha fatto Murasakibara?”, Takao si mise con il mento appoggiato fra le mani a coppa con fare pensieroso.
  “Dovrei dirtelo?”, domandò scettica Reiko inarcando un sopracciglio e storcendo la bocca.
  “Solo se vuoi, Rei-chan.”, un sorriso d’incoraggiamento si stampò sul volto di Kazunari quando Hatsune sospirò rassegnata.
  “Siamo fratellastri, solo che i suoi genitori non gli hanno mai parlato di me e quindi sai, se una sconosciuta che ti viene a dire ‘sono tua sorella’ non è che le credi, no?”, la ragazza prese a far girare la punta dell'indice sinistro attorno al bordo del suo bicchiere incupendosi.
  “Lui? Tuo fratello? Cosa? Stai scherzando, vero? Insomma, non vi assomigliate per nulla!”, il moro scosse la testa violentemente, ma si dovette ricredere quando Reiko esibì la sua tipica espressione annoiata.
  “Ok, forse vi assomigliate più di quanto pensassi. Resta il fatto che però te sei decisamente... bassa per poter essere sua sorella.”, ridacchiò nervoso – chissà per cosa poi – e grattandosi la nuca.
  “Sta di fatto che il suo modo di fare mi ha shockata giusto un po’ e, be’, quel che è successo dopo l’hai visto anche tu.”, concluse lei chiudendo gli occhi e rivivendo momentaneamente quel momento terribile.
  “Ora è meglio se magari riposi un po’, va bene? Chi potrei contattare per farti venire a prendere?”, Kazunari sembrò molto disponibile ad aiutarla e Reiko non poté non essergli riconoscente.
  “Conosci Kiyoshi Teppei?”, era l'unica persona della zona che gli era venuta in mente. Il ragazzo scosse la testa, ma subito ribatté.
  “Non lo conosco, ma so chi è. In compenso ho costretto Shin-chan a darmi il numero di Tecchan!”, esclamò trionfante estraendo il cellulare color arancia. Shin-chan? Chi era? Hatsune si accigliò un poco perplessa, ma non disse nulla.
 
Un cellulare squillò nella notte, la suoneria particolarmente alta svegliò gli abitanti di casa Kuroko. Itou e Nagai ignorarono il più possibile il suono fastidioso rigirandosi nel letto, ma i due nuovi ospiti si alzarono cercando di capire chi fosse il disgraziato che telefonava a quell’ora indecente. Akari e Tatsuya si trascinarono nel soggiorno dalle rispettive camere e trovarono Tetsuya intento a confabulare con qualcuno. Appena l’albino attaccò, si voltò verso di loro con espressione neutra:
  “Era Takao-kun.”, rispose alle domande mute dei due ragazzi.
  “E che voleva?”, borbottò Himuro con la voce impastata dal sonno.
  “Si tratta di Hatsune-san.”, disse Kuroko. La ragazza dagli occhi verdi sobbalzò.
  “È successo qualcosa a Rei-san?”, la sua voce si tinse di preoccupazione sempre maggiore.
  “Be’, Takao-kun ha detto di aver trovato Hatsune-san in trance per terra in mezzo alla strada. L’ha portata a casa sua, quindi ora è al sicuro.”, spiegò Tetsuya. Akari deglutì a vuoto, preoccupata e incredula, mentre Himuro scosse la testa con un sospiro.
  “Atsushi… che diamine hai combinato?”, mormorò il moro, ma quella ad arrabbiarsi veramente fu Akari che maledisse il gigante della Yosen. Nessuno era mai riuscito a piegare la volontà d’acciaio della sua amica, nessuno.
 
 
 
 
 
 
 
___
 NOTE DELL'AUTRICE DISGRAZIATA: Bene gente si riparte! Io non ho nulla contro di voi, lo giuro. Non ho pubblicato perché, vi giuro, ero convintissima di averlo già fatto. E invece no! Sono cose che capitano, no? Dunque, siccome non voglio essere inseguita, comincio a correre, perciò addio.
 
Reiko_Hatsune vi vuole bene dopotutto, e anche Akari Sakura che non ha colpe per questo mio ritardo.
   
 
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