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Autore: Knuckster    11/10/2015    7 recensioni
Evento Argus. Il fenomeno che ha sradicato dal suolo di Mobius un'intera civilizzazione, che ha intrappolato il Clan di Nocturnus nei meandri di Twilight Cage, che ha sconvolto il mondo come lo si conosceva in maniera del tutto imprevista. Ma è davvero solo questo? Sonic the Hedgehog e i suoi compagni, per la prima volta, si ritrovano ad affrontare forze universali ed eterne molto più grandi di loro. Un gruppo di membri eletti di un pericoloso Cenacolo sta preparando il terreno per l'arrivo della misteriosa entità Argus... ed una cosa è sicura: dopo il suo avvento, nulla sarà più come prima.
Sonic e il suo gruppo hanno davvero quello che ci vuole per fermare questa nuova immortale minaccia?
01/03/2019 - STORIA COMPLETATA. A partire da adesso, ci sarà una revisione completa, capitolo per capitolo, con correzioni al contenuto e al layout, riassunte volta per volta in note a piè pagina. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno seguito questa storia gigantesca per tutti questi cinque anni!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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SONIC THE HEDGEHOG: LEGACY OF ARGUS

Questo matrimonio non s'ha da fare (Quarta parte)

    - Super Metal Sonic, disintegralo! -
    Ad un solo comando del suo padrone, il robot da combattimento attivò i reattori in sua dotazione e spiccò il volo per entrare in rotta di collisione con l’Egg Drive, sospeso a mezz’aria ad una decina di metri da terra.
    - Hai premuto il tuo ultimo grilletto, gonzo! - gli sibilò contro Cubot, di rimando, imitando la scena di un pessimo film western.
    Ignorando la battuta del suo assistente svalvolato, Eggman armeggiò per un secondo con i comandi della sua navicella e quello che ne seguì fu inaspettato per tutti. Un acuto stridio riempì l’aria attorno a loro, così intenso da costringere tutti quelli che erano nelle vicinanze a coprirsi le orecchie per evitare che gli esplodessero i timpani. Orbot si era tappato i canali uditivi ai lati della testa sferica con entrambe le mani, ma non appena vide Cubot vibrare senza controllo, si affrettò a colpirlo con uno scappellotto e ad esortarlo a fare lo stesso.
    Metal Sonic bloccò il suo attacco a mezz’aria, rimase impalato per un istante e poi precipitò al suolo con un forte tonfo. Nega, per lo stupore, si sporse così oltre il suo veicolo fluttuante che rischiò quasi di cadere.
    - Che cosa gli è preso? - sbraitò, battendo i pugni sul quadro di comando - L’ho progettato per essere imbattibile. Perché non si rialza? -
    - Metal Sonic è un mio progetto, Nega - replicò Eggman, con soddisfazione - Lo conosco come le mie tasche e so quali sono i suoi punti deboli. Tu ti sei semplicemente appropriato del mio lavoro, non potrai mai conoscerlo bene quanto me! -
    Un cavo d’acciaio sgusciò come una serpe dalla parte inferiore dell’Egg Drive di Nega, agganciandosi al corpo inerte di Metal Sonic tramite una calamita e trascinandolo verso di sé.
    - Era solo un semplice impulso elettromagnetico - disse Nega, sforzandosi di mantenere il controllo - Quanto pensi che mi ci voglia per sistemare e schermare i suoi circuiti? Sentirete ancora parlare di me! -
    - Le sue cupe minacce non riusciranno mai ad incutere timore nel fulgido genio dell’illustre dottor Eggman! - esclamò Orbot, lanciando un pugno verso l’alto.
    - Esatto! - concordò Cubot - E poi… hai l’alito che sa di sardine! -
    - Ora capisco perché nessuno dei Robotnik dopo di te ha continuato la produzione di quei due modelli - sbottò Nega, di rimando - Hai disonorato la nostra famiglia per l’ultima volta, Julian! Aspetta e vedrai! -
    E senza dare modo a nessun altro di replicare, volò via a tutta velocità, trascinandosi un Metal Sonic senza vita che sbatacchiava qua e là. Sonic e gli altri ne approfittarono per riprendere fiato e si avvicinarono con cautela al dottor Eggman, atterrato piano sull’asfalto.
    - Potrei abituarmi a salvarvi la pellaccia - commentò, ghignando - E’ soddisfacente sapere che mi siete debitori -
    - Piantala, testa d’uovo! - replicò Sonic, punto sul vivo - Non dimenticare che il più delle volte hai cercato di farci la festa proprio insieme a lui. Cos’è successo? Avete bisticciato? -
    - Ha sviluppato questa ossessione solo di recente - spiegò Silver, alle sue spalle - E’ convinto che se riuscirà a sconfiggerti in questo tempo, nel nostro futuro il nome dei Robotnik verrà riabilitato -
    - Riabilitato? - ripeté Eggman, sollevando un sopracciglio - Riabilitato da cosa? Tutti conoscono l’impareggiabile genio della mia famiglia. Guarda mio nonno Gerald, guarda me! Se Nega cerca qui in questo tempo una mela marcia, ha sbagliato di grosso! -
    Sonic evitò di commentare, ma si limitò a fare un colpo di tosse che poteva benissimo dissimulare una risata di scherno.
    - Ad ogni modo - riprese, come se niente fosse - Da dove viene quel Metal Sonic? Credevo che si fosse messo in proprio e si divertisse a comandare a bacchetta i Tekkadron! -
    - La sua struttura possiede proprietà del modello originale e della sua versione 3.0, oltre ad avere componenti di Gizoide - riassunse Eggman, pensieroso.
    - Gemerl! - esclamò Knuckles - Cream mi aveva detto che era scomparso. Ora sappiamo dov’è andato a finire! Degno di un farabutto come lui derubare una bambina! -
    - Se adesso è alle dipendenze di Eggman Nega, chi è al comando dei Tekkadron, allora? - si domandò Tails.
    - Pare che quel robot sarà fuorigioco almeno per un po’, comunque - precisò Blaze - Se non avete nulla in contrario, io e Silver cercheremo di stanare Eggman Nega. Dobbiamo scoprire come ha fatto a raggiungere questo tempo, in modo che Silver possa tornare indietro e assicurarlo alla giustizia una volta per tutte! -
    Silver guardò Blaze con una vaga aria di rimprovero, ma la gatta evitò di incrociare il suo sguardo, rimanendo ferma e decisa.
    - Buona idea! - assentì Sonic - Sperando che nel frattempo non gli salti in mente qualche altra strana idea. Abbiamo già altre gatte da pelare… senza offesa, Blaze! -

    - Affascinante. Quel suo robot… assomiglia molto ad uno dei miei vecchi Gizoidi. Ha un talento notevole, dottor Eggman -
    - Nega, per favore! Non voglio mai più essere associato a quella sottospecie di traditore del suo sangue! -
    - Non dovrà più esservi costretto. Sono qui per conto del Cenacolo di Argus, dottore, e le sto per fare un’offerta che, le assicuro, metterà bene a frutto le sue doti, in modo che entrambi potremo raggiungere i nostri obiettivi -
    Lord Ix guardò Eggman Nega con bramosia, ma quest’ultimo non aveva ancora idea a quante allettanti possibilità avrebbe condotto accettare l’offerta di quella misteriosa echidna che aveva incrociato sulla via di fuga dal centro cittadino.

    - Sarebbe stato troppo chiedere una cerimonia tranquilla e senza imprevisti! Ma tu, no, hai dovuto attirare quei due imbecilli e il loro robot piromane dritti a noi e proprio prima delle promesse! -
    Le porte del salone sbatterono alle sue spalle con un forte tonfo, sfogo della rabbia che aveva così faticosamente tentato di reprimere per tutto il viaggio di ritorno. Levine si strappò di dosso ciò che rimaneva del suo abito nuziale, tornando ad indossare il suo consueto e affezionato completo di pelle nera che portava al di sotto. Misurò ad ampi passi incolleriti il salone centrale, fin quando non raggiunse il suo tanto agognato trono e ci si tuffò con avidità. T. Talon e Mr. Trick la seguirono, l’uno silenzioso e impassibile come suo solito, l’altro talmente emozionato da saltellare qua e là come un bimbetto.
    - E’ la nostra prima lite matrimoniale, non è vero? - domandò, eccitato - Mi sono preparato a fondo per questo momento. Preferisci avere il martello o il mattarello? -
    Levine fece roteare gli occhi, spazientita. Se solo fosse stata al corrente dei seri problemi mentali del leader degli Scorpex, avrebbe pensato a fondo se procedere o meno con il piano che aveva escogitato.
    - Che cosa stai blaterando? Mi ascolti quando parlo? - gracchiò, inviperita - Cosa ti è saltato in mente a permettere a due agenti G.U.N. di interferire con le nostre nozze? -
    - Ma, pasticcino al miele, avevamo entrambi bisogno di due testimoni - replicò Trick, dolcemente, prendendole la mano - Non dovresti uscire fuori dai gangheri in quel modo, fa male alla pelle. E poi gli Steel Scorpions sono ormai una realtà, così come lo è il nostro matrimonio. Non avrebbero potuto fare niente per impedire il coronamento dei nostri sogni -
    Levine avrebbe tanto voluto precisare quanto fosse in errore nel dire “nostri”, ma il suo punto di vista fu comunque abbastanza convincente da migliorare il suo umore. In fondo, a parte un po’ di trambusto, l’unione degli Steelix e degli Scorpex era ormai compiuta e nessuno avrebbe potuto disfare ciò che era stato creato con quell’assurdo matrimonio.
    - Forse hai ragione - replicò lei, addolcendosi un minimo - Non dovrei preoccuparmi. Adesso ho tutto ciò che ho sempre desiderato - e si sistemò più comodamente sul trono, ripensando a con quanta facilità lo aveva sottratto a Luba.
    - Fossi in te aspetterei a mettermi così comodo - proferì una voce fredda e tagliente alle sue spalle.
    Una voce raggelante, così orribilmente familiare da far saltare il cuore in gola a Levine. Si alzò di scatto, come se si fosse seduta sui carboni ardenti, e si voltò per fronteggiare l’ospite indesiderato che aveva varcato la soglia del suo regno indiscusso. Alto e imponente, con gli occhi grigi come il ferro e la regale gemma a forma di goccia sulla fronte, Seth squadrava Levine dall’alto in basso con cipiglio torvo.
    - Come hai fatto ad entrare? Cosa ci fai qui? - domandò la ragazza, visibilmente in preda al panico.
    - E’ questo il modo di dare il benvenuto ad un vecchio amico? - ribatté lo sciacallo, con un impercettibile sorriso - Sbaglio o sei piuttosto nervosa, Levine? -
    - No… no di certo - si affrettò a dire lei, senza togliergli gli occhi di dosso - E’ solo che… non mi aspettavo una tua visita -
    - Sarà forse perché eri perfettamente consapevole, quando hai tradito il Cenacolo di Argus, di quale fosse la punizione che ti aspettava? -
    Levine arretrò istintivamente di un passo, ma poi si ricordò che aveva giurato di non farsi mai più intimidire dalle oscure minacce di Seth, di non essere mai più alle dipendenze di qualcuno. Di cosa aveva paura, in fondo? Era al comando di due delle più pericolose bande criminali del pianeta, unite sotto un’unica bandiera grazie a lei. Non doveva fare altre che schioccare le dita e farsi liberare da quella seccatura, quella che non era altro che un’ombra sfocata di un passato a cui aveva rinunciato.
    - Non sono più tenuta ad ascoltare le tue farneticazioni - ribatté, sprezzante - Come non sono più tenuta ad obbedire ai tuoi ordini. Ho trovato la mia strada adesso e non potrebbe piacermi di più -
    Voltò il capo verso le due persone che più le erano fedeli al mondo, entrambe presenti in quella stanza e pronte a difenderla.
    - Talon! Trick! Toglietemelo di torno! -
    Era sicura che, ad un suo minimo cenno, sarebbero entrambi scattati ai sui lati, come due diligenti guardie del corpo, ma non udì alcun movimento. Non vide alcun cenno di assenso. I due rimasero fermi nelle loro posizioni.
    - Sembra essere piuttosto solitaria la tua strada, non ti pare? - la provocò Seth, godendo della sua espressione spiazzata.
    Levine agì repentinamente e spalancò le ali, ma Seth fu ancora più veloce. Aprì il palmo della mano e la sua forza telecinetica scaraventò dolorosamente sul suolo la farfalla, proprio nello spazio che separava T. Talon e Mr. Trick.
    - Che cosa aspettate? - tentò ancora, con una nota di panico nella voce - Attaccatelo! -
    - E perché mai dovrei, cara? - le rispose la iena - E’ uno spettacolo così divertente! -
    Levine imprecò sottovoce e, ancora stesa sul freddo pavimento, si rivolse verso Talon.
    - Dammi una mano! - gli intimò - Siamo ancora soci! -
    - Spiacente di deluderti - si limitò a dire la tigre - Come ti ho già detto, la mia fedeltà è solo per gli Steelix… e per la sua legittima sovrana -
    - Io sono il capo qui! - esclamò Levine, mettendosi in piedi e stringendo i pugni per la rabbia.
    - Su questo c’è un margine di dubbio -
    La quinta voce che aveva parlato proveniva dall’ingresso e, per la seconda volta, Levine si ritrovò a sgranare gli occhi per lo stupore, proprio come avrebbe fatto di fronte ad un fantasma. Luba era apparsa dal nulla e veniva verso di loro con passi lenti e un’andatura regale. Nella sua elegante figura nulla era cambiato, non una piega sul suo vestito, non un’ombra di debolezza o di cedimento. Niente che indicasse che qualcosa fosse cambiato per lei.
    - Non è possibile! - strillò Levine, assolutamente atterrita - Tu sei morta! Ti ho visto morire! -
    - Non avrai pensato - disse Luba, alzando la voce con imponenza - Che Twinkle Talon, il più fedele e integerrimo degli Steelix, sarebbe davvero sceso a patti con una vile piccola canaglia come te? -
    Levine fulminò Talon con uno sguardo, un misto di collera e di orrore. La tigre le ricambiò l’occhiata con lo stesso interesse che avrebbe dimostrato per un moscerino.
    - Hai scambiato i calici! - proferì, accecata da un lampo di comprensione - Non le hai dato quello con il veleno. Lo hai tenuto per te e hai fatto finta di berlo! Mi hai mentito! -
    - Tutto quello che ti ha detto è la pura verità - intervenne ancora Luba - Era davvero in cantiere il progetto di unificare Steelix e Scorpex, ma c’era bisogno di qualcuno disposto ad accettare le condizioni del signor Garrett e celebrare un matrimonio che ufficializzasse la nascita degli Steel Scorpions. E’ da quando sei entrata a far parte del nostro gruppo che hai messo gli occhi sulla mia carica… perché allora non darti la possibilità di provare a fare il capo? -
    - Mi avete ingannato - disse Levine, tremante, ma non ancora sconfitta - Un piano ben congegnato, non c’è che dire. Ma non vi servirà a niente, resto comunque io al comando. Ho ottenuto la leadership come stabilito dal codice degli Steelix e nessuno potrà costringermi ad abbandonare il trono! -
    - Neanche se, per puro caso, si scoprisse che sei rimasta ferita durante la sparatoria? - incalzò Luba, in tono soave - Neanche se dovessi misteriosamente sparire da un giorno all’altro? -
    L’espressione di Levine non poteva essere più disgustata.
    - I miei uomini sono fedeli a me. Non accetteranno mai un simile… -
    - Gli Steel Scorpions sono fedeli solo alla causa. E’ indifferente chi sia al comando e, sinceramente parlando, quando si scoprirà che io sono viva e tutti i dettagli del tuo tradimento verranno a galla, chi pensi che vorrà ancora seguirti? -
    Il cuore di Levine batteva nel suo petto come un martello pneumatico. La sua fronte era imperlata di sudore freddo e mai, prima di allora, ricordava di essersi sentita così tanto con le spalle al muro. Si rivolse immediatamente a Trick, in quel momento impegnato a canticchiare un motivetto stonato, e gli prese bruscamente la mano.
    - Tu non lascerai che mi facciano questo, vero? - domandò, esasperata - Sei pur sempre mio marito. Siamo una cosa sola ormai! -
    Trick la guardò con condiscendenza, sorridendo in maniera maniacale e per niente confortante.
    - Sono spiacente, crostatina al rabarbaro, ma mi sono appena reso conto che abitiamo su due mondi diversi, abbiamo bisogno dei nostri spazi, non sei tu il problema, ma sono io, devo rimettermi in contatto con il vero me stesso… insomma, le solite cose, scegli tu la spiegazione che più ti piace. Ne ho altre, se vuoi! -
    - Cosa? - sbottò lei, non osando credere alle sue orecchie - Ti sei dato tanta pena per organizzare il matrimonio… solo per poi piantarmi in asso? Eri d’accordo anche tu? -
    - Io volevo semplicemente collezionare la mia mogliettina numero dieci, amoruccio! - spiegò Trick, con una semplicità fanciullesca - Vuoi che ti racconti cosa è successo alla numero nove? Si chiamava Ada… Ada Bat! - e scoppiò a ridere sguaiatamente.
    Levine si guardò intorno, terrorizzata, senza riuscire a trovare una via di uscita da quella situazione. Si sentiva ferita, tradita, presa orribilmente in giro come non mai.
    - Tu! - sibilò, puntando il dito contro Seth, ogni sua parola intrisa di veleno - Sei stato tu ad organizzare tutto questo, lo so. La tua sete di vendetta era così grande da arrivare a progettare tutto quanto? -
    - Hai sempre fatto finta di essere interessata alla sacralità della missione del Cenacolo - ribatté Seth, duramente - Quando in realtà ti importava soltanto accumulare potere. E’ vero, questo affronto, da solo, merita una punizione esemplare, ma non dovresti ritenerti così importante, mia cara. C’è un motivo ben preciso per cui ho desiderato la nascita degli Steel Scorpions ed è qualcosa che non ha assolutamente a che fare con te! -
    Seth piegò le dita della mano destra e una morsa psichica inesorabile afferrò il corpo di Levine e la sollevò di peso. Talon, Luba e Mr. Trick osservarono in silenzio la farfalla che levitava di fronte a loro, con gli occhi fissi e trepidanti.
    - Il momento della purificazione sta per arrivare - continuò Seth, in tono solenne - Le armate si stanno raccogliendo. Tu hai scelto di non fare più parte di quanto sta per accadere e mi sembra, quindi, giusto privarti del dono che ti ha concesso Argus e che hai deciso di sprecare con la tua squallida avidità! -
    Lo sciacallo chiuse a pugno la mano. Ci fu un forte rumore di strappo, un urlo di dolore e un tonfo sordo. Le ali di Levine vennero recise di netto e la ragazza cadde a terra, singhiozzante e dolorante. Le delicate ali variopinte, ora nient’altro che due sottili lembi di pelle inerte, fluttuarono verso il pavimento accanto a lei.
    - Ora porta ciò che rimane della tua misera vita fuori di qui - sentenziò Seth - Non fai più parte degli Steel Scorpions. Non fai più parte del Cenacolo di Argus. Non sei più nessuno ormai -

    A chilometri di distanza, in quello stesso momento, l’imponente veicolo che ospitava il Team Dark si era appena fermato in un’area di sosta situata appena al di fuori della Bingo Highway, sulla strada che li avrebbe riportati, in poco meno di un’ora, a Central City… anche se era difficile dire se vittoriosi o meno. Shadow era più taciturno e corrucciato del solito, probabilmente a causa dell’ennesima fuga di quello che era diventato uno dei suoi nemici più giurati. Omega, d’altra parte, non si poteva definire, già di suo, un chissà quale chiacchierone. In quel momento, in particolare, era comodamente sistemato nel retro del furgone, a ricaricare le batterie dopo lo scontro a fuoco senza esclusione di colpi avuto con gli Steelix e gli Scorpex. Rouge, dal canto suo, non era in vena delle sue solite battute e delle sue giocose provocazioni ai due compagni di squadra. Forse l’esito incerto della missione per la testa, forse qualcos’altro, sembrava lontana miglia di distanza.
    Shadow non aveva mancato di notare questo suo comportamento così fuori dal comune e, aggiungendolo ad un pensiero che gli frullava per la testa da un po’, era più che mai deciso a prendere il toro per le corna e cavare fuori dalla sua collega una verità che, lo sapeva, gli stava tenendo nascosta. Approfittò della breve sosta per mettere benzina per avvicinarglisi e parlare in tutta franchezza.
    - C’è un altro motivo per cui mi hai chiesto di venire con voi, vero? - le domandò, senza preamboli.
    Lei gli si rivolse con sguardo interrogativo, quasi come se fosse capitata lì per caso.
    - Come, scusa? -
    - Mi hai capito benissimo, Rouge - ribatté lui, secco - Hai qualcosa in mente sin da quando hai chiesto il mio aiuto e voglio sapere cosa -
    - E, anche se fosse, perché dovrei parlartene? -
    Il suo tono era evasivo e noncurante, ma con una sospetta punta di fastidio nella voce.
    - Per esempio perché non sopporto i segreti. Mi sono state nascoste troppe cose perché possa ancora prenderli alla leggera. E poi, se proprio vuoi un’altra motivazione, ci conosciamo da tanto tempo ormai… siamo colleghi, siamo… amici. E dovrebbe esserci la massima sincerità e fiducia tra di noi, specie se vogliamo continuare a lavorare bene insieme -
    - E’ solo così che ci vedi? - lo rimbeccò lei, quasi senza volerlo - Come amici? Come partner occasionali di lavoro? -
    Shadow sollevò un sopracciglio. Forse aveva vagamente intuito che cosa ci fosse che non andava e decisamente non gli piaceva.
    - Come altro dovrei vederci? - incalzò lui, provando a fare finta di niente.
    Rouge sbuffò sonoramente, ma il suo viso si tinse di un vago colorito roseo.
    - A volte penso di essere una calamita per gli ottusi testa dura - disse Rouge, più tra sé e sé che rivolta al riccio - E va bene, giochiamo a carte scoperte. Pensi che potrà mai esserci qualcosa tra di noi? E se provi a rispondere “in che senso” ti stritolo… hai capito benissimo! -
    Ci fu qualche istante di silenzio. Rouge era più che decisa a non guardare Shadow negli occhi, in questo modo ignorando che lui, invece, le aveva rivolto una delle sue occhiate penetranti.
    - E’ per questo motivo che mi hai chiesto di venire con te e Omega? - fu la ponderata replica - Era una missione che potevate portare a termine anche da soli. Una spia esperta non avrebbe avuto difficoltà ad intrufolarsi in quel ridicolo matrimonio. E un arsenale semovente come Omega ti avrebbe tirata fuori da qualunque guaio -
    - Non è solo per questo - ammise la ragazza, sempre decisa a non voltarsi - Mi sentivo davvero più sicura sapendo che eri con me. Lavorare senza di te non sarà più lo stesso, ora che hai abbandonato la G.U.N. Ma… volevo anche capire cosa sentissi tu per me e cosa sentissi io per te. Ci conosciamo da tanto tempo, lo hai detto tu… da troppo, forse, per essere rimasti semplicemente colleghi o amici -
    Shadow si appoggiò alla fiancata del furgone. Implicitamente, questo gesto riuscì a far rilassare Rouge quanto bastava perché riuscisse a dare una sbirciata verso di lui. Era serio come al solito, ma c’era una venatura un po’ più dolce nelle pieghe del suo viso.
    - Pensavo che Knuckles… - iniziò lui, ma Rouge lo interruppe subito.
    - Knuckles non c’entra… almeno non del tutto. E’ di te e me che stiamo parlando. E’ vero, provo qualcosa per quella stupida testa di rapa che non saprò mai spiegarmi, ma con te ho un legame diverso, un legame speciale. E prima di scervellarmi per capire che cosa sento per Knuckles, devo sapere se potrò mai avere un posto nel tuo cuore. Quello che non voglio è svegliarmi una mattina e chiedermi cosa sarebbe potuto succedere, vivere con un rimorso. Quindi ho bisogno di una risposta sincera da te -
    Shadow aveva compreso al volo la situazione. Non gli piaceva affrontare quel discorso, vero, ma non poteva negare di provare un vago senso di calore nel sapere cosa lui significasse per Rouge. Ad uno come lui non capitava tutti i giorni e, sebbene indesiderata, era una sensazione che non poteva negare essere piacevole. Tuttavia, lei aveva tutto il diritto di ottenere una risposta sincera, forse dura, ma onesta, come era stato finora il loro rapporto. Glielo doveva.
    - Ce l’hai sempre avuto un posto nel mio cuore. Anzi, sei la prima persona, dopo Maria, con cui abbia stabilito un legame così forte. E’ vero che sono stato creato artificialmente, ma sono anch’io in grado di provare sentimenti come chiunque altro… e quelli che provo per te non possono essere niente di più di amicizia, rispetto e fiducia. E non perché non ti voglia bene o perché penso che non potremmo stare bene insieme. Il motivo è un altro -
    - E sarebbe? - domandò lei. La delusione era palpabile nella sua voce.
    - Io vivrò per sempre - rispose Shadow, con estrema semplicità - Non posso morire, a meno di non essere ucciso. Sono la Forma di Vita Perfetta e questa è la più grande maledizione che si possa immaginare. Ho perso la persona più importante che avessi non molto tempo dopo essere venuto al mondo e non voglio legarmi a qualcuno sapendo che tra dieci, venti o magari cinquant’anni lo perderò, senza poter fare niente per evitarlo. Sapere di essere costretto ad assistere alla morte delle mie persone care, una dopo l’altra, è un peso che non voglio e non posso sopportare. Non di nuovo -
    - Quindi è questa la tua soluzione? - incalzò Rouge, quasi in un sussurro - Non legarti a nessuno per paura di soffrire? -
    - E’ una mia scelta. Ed è anche la conseguenza di ciò che sono… di chi sono. E poi, se c’è una cosa che Maria mi ha insegnato è che i sentimenti hanno molte forme diverse. Non esiste solo l’amore. A volte anche soltanto sapere di poter contare su qualcuno, una solida amicizia, quello che c’è tra me e te, può essere ancora più forte -
    Le parole di Shadow avevano un tono definitivo, ma questo non gli impedì di muoversi a compassione tanto da aggiungere: - Spero che tu possa capirmi -
    Rouge sospirò sonoramente, ma non c’era traccia di rancore o rammarico in lei. Il suo sorriso era debole e leggermente stanco, ma non per questo privo di affetto.
    - Non dev’essere un granché essere te - commentò lei, riesumando parte del suo usuale tono canzonatorio - Mi fa apprezzare ancora di più il fatto di essere uno schianto -
    - A volte ha i suoi vantaggi - riconobbe Shadow, aprendole con inedita galanteria la portiera dell’auto.
    Poi, quando fu abbastanza vicina, le accarezzò delicatamente il viso. Rouge distolse lo sguardo, visibilmente imbarazzata, ma si accomodò lo stesso sul sedile e accavallò vanitosamente le gambe.
    - Lo sai, vero, che cosa ti accadrà se riferirai a chiunque questa conversazione? - minacciò burberamente lui, poco dopo.
    - Conosco il ritornello a memoria - rispose lei, soffocando una risatina.

L'amicizia si rafforza. L'odio si intensifica. Le oscure trame tessute nell'ombra cominciano a trasformarsi in un sordido reticolato che preannuncia la catastrofe imminente.
Prima, però, di passare alla successiva parte della storia, dove Necronomica sferrerà il suo ultimo e decisivo colpo, facciamo una breve pausa per andare a curiosare nel passato della ladra più abile e affascinante che si sia mai vista.
Scritto ed ideato solo per voi, come ringraziamento per il vostro supporto e affetto...

Sonic Origins - Volare in libertà (Rouge)


Nota dell'autore:
Mi scuso per il ritardo nella pubblicazione di questo capitolo e comunico che, a causa di diversi impegni giornalieri, da adesso in poi non mi sarà più possibile specificare, alla fine di ogni capitolo, una data fissa di pubblicazione per il prossimo.
Continuerò regolarmente a scrivere, naturalmente, e cercherò in tutti i modi di rispettare la pubblicazione di almeno un capitolo a settimana.
Grazie a tutti per la pazienza e la comprensione.

   
 
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