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Autore: _Giuls17_    11/10/2015    0 recensioni
~Clarke deve affrontare la parte più difficile della guerra, ascoltare se stessa, la propria coscienza e convivere col proprio cuore, ma riuscirà a farlo? Poichè si sa, la linea che la separa dalla perdizione è sottile e facile da superare e lei verrà messa alla prova.
•[...] Non era più innamorata di Finn.
“Ma…”
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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‹I’ve turned into Someone else.
 
Raggiunse velocemente i sotterranei del Mount Weather, aveva studiato la mappa di Lincoln nei minimi dettagli e sarebbe riuscita ad arrivarci anche ad occhi chiusi, avanzò lentamente, sperando di non trovare ostacoli lungo il suo cammino.
Nel silenzio di quel posto percepì i resti del suo cuore battere, battere veloce e costante, posò una mano sul petto ma non sentì lo stesso calore che aveva percepito tutte le altre volte, colse semplicemente il freddo.
Lo stesso freddo che aveva provato quando suo padre era morto, quando era stata spedita sulla Terra, quando aveva dovuto lasciare andare Bellamy e uccidere Finn, lo stesso freddo che l’aveva accompagnata per troppo tempo e che solo lui, per un breve periodo, era riuscito a riscaldare.
Girò l’angolo velocemente e si scontrò con Octavia.
-Sei rimasta?- sussurrò, sorprendendosi.
-Certo! Ma cos’è successo lì sopra?-
-Lexa. Lexa ci ha tradito.- riprese, guardandola negli occhi.
-Ah… Adesso capisco.-
Un leggero cigolio li fece voltare e Clarke posò i suoi occhi sulla porta poco distante da loro, si alzò in piedi e appoggiò la mano sulla pistola nella fondina, sarebbe stata pronta,  a qualsiasi costo, ma quando la porta si aprì, la lasciò ricadere.
 
*
 
Bellamy aprì la porta, con molta difficoltà ma grazie a Monty e a Jasper riuscì a farlo e poco dopo la rivide: percepì il suo cuore fermarsi anche solo per un breve istante, per poi pompare sangue sempre più velocemente, aumentando l’adrenalina in circolo e offuscandogli la mente, i polmoni andarono alla ricerca di aria ma lui non distolse mai lo sguardo, e notò che lei fece lo stesso.
Clarke non era mai stata così bella, anche se individuò subito delle piccole differenze, come delle crepe di uno specchio rotto in più punti.
Aveva delle brutte occhiaie sotto gli occhi, il colorito era pallido e non aveva più lo stesso sguardo.
Quello lo fece preoccupare e fare un passo verso di lei: aveva gli occhi spenti, non brillavano più come il mare che aveva scoperto sulla Terra, ma sembravano di nuovo morti, come quando l’aveva incontrata sull’Arca.
-Siete vivi!- esclamò Octavia, andando ad abbracciare Monty e Jasper.
-Potremo dire lo stesso di voi.- rispose il ragazzo.
 
Clarke fece un passo avanti non credendolo possibile, lo aveva sognato fin dal giorno che lo aveva salutato, lo aveva immaginato così assiduamente che adesso non riusciva a crederci, ma lui era lì, davanti a lei e la stava guardando nell’esatto modo in cui lei aveva sempre sognato che la guardasse: con amore.
Improvvisamente si ritrovò tra le sue braccia e seppe per certo che per lei non ci sarebbe stato posto più sicuro di quello, che mai avrebbe desiderato sciogliere quel contatto che per tanto tempo aveva anelato: rassicurante, caldo, così caldo che riuscì a riscaldare il suo cuore freddo e morto; ma purtroppo dovette farlo, la guerra non era ancora finita e lei non aveva ancora completato la sua missione.
Forse solo in quel momento si sarebbe concessa quel lusso, avrebbe lasciato libero il suo cuore e sapeva per certo che lui l’avrebbe accolto, protetto e amato.
 
-Immagino che Lexa abbia ottenuto ciò che voleva.- disse Bellamy, una volta che lasciò andare.
-Sì, ha stretto un accordo con Cage per ottenere i suoi uomini, lasciando i nostri qui.- disse, freddamente.
-Quel’è il piano?- chiese Octavia, notando solo in quel momento la presenza di un’altra ragazza.
-Dobbiamo portare Maya al Livello 5, Cage ha irradiato tutta la struttura e quel piano è l’unico che le permettere di vivere.- concluse Jasper, guardandoli.
Clarke alzò lo sguardo su Bellamy e lo vide annuire, sapevano benissimo entrambi cosa avrebbero dovuto fare e non si meravigliò di quello, con lui era sempre stato così, con uno sguardo riuscivano a trovare il piano perfetto, nonostante le avversità.
-Octavia porta Jasper e Maya al sicuro, noi andremo a parlare con Dante.-
-E´ l’unico che può fermare Cage, ci darà una mano.- disse Clarke, concludendo al posto di Bellamy.
-Okay, andiamo.-
Bellamy abbracciò sua sorella velocemente, nonostante fosse felice di vedere Clarke non sarebbe andato via senza abbracciarla almeno una volta, lei era la sua famiglia, quella famiglia che aveva protetto fin da quando era piccolo e non l’avrebbe mai lasciata.
 
***
 
-Perché sei qui?- domandò Clarke, guardandolo negli occhi e lasciando entrare gli altri nella stanza d’isolamento.
-Sono qui per espiare le mie colpe, così che non debba farlo il mio popolo.-
La ragazza arretrò e nonostante il pensiero fulminante che le aveva attraversato il cervello, le mani di Bellamy sulle sue spalle la distassero anche se momentaneamente, perché alla fine aveva capito.
-Sei stato tu.-
Clarke si stacco e si avvicinò nuovamente a Dante, percepì il suo sguardo addosso ma non interruppe mai il contatto, voleva scorgere l’esatto momento in cui anche lui lo avrebbe capito e come si era aspettata non tardò ad arrivare: le pupille si dilatarono, anche se non eccessivamente e fu lui ad abbassare lo sguardo.
-Sì, dovevo fare quello che andava fatto per salvarli.-
-Così però hai segnato la nostra condanna.- disse Bellamy, guardandolo.
-Mi dispiace.-
-Non è vero e non mi lasci altra scelta.- sussurrò Clarke, uscì la pistola dalla fondina e la puntò contro l’uomo, sicura di ogni suo movimento, a suo agio con la possibilità di togliere la vita a qualcun altro, anche perché ormai lo sapeva, non era più in sé, non era più la stessa Clarke dell’Arca e quella che si era innamorata di Bellamy.
Era solo un mostro.
-Adesso verrai con noi, Monty puoi portarci al Centro di Comando?- domandò.
-Certo.- rispose il ragazzo uscendo dalla porta.
-Cosa vuoi fare?- chiese Bellamy, fermandola prima di uscire.
-Fidati di me.- sussurrò, non sarebbe riuscita a dire nient’altro, aveva bisogno che lui le credesse, che lui avesse fiducia in lei e forse si sarebbe convinta, in qualche modo, di evitare quell’unico piano che le era venuto in mente.
 
*
 
-Eccoci.- Octavia aiutò Maya e poi Jasper ad uscire dal condotto di scarico e si ritrovarono tutti al Livello 5.
Maya si tolse velocemente la maschera e finalmente riuscì a respirare, mentre Octavia teneva sotto controllo il corridoio.
-Cosa facciamo adesso? Maya non è ancora in salvo.- disse Jasper, avvicinandosi.
-Possiamo restare qui e fare la guardia, ma sinceramente spero in un qualche intervento di Clarke e Bellamy.-
-Bellamy farà qualsiasi cosa per salvarci.-
-Sì, ma è su Clarke che ho qualche dubbio.-
-Perché?-
-Non te ne sei accorto? Non è più Clarke ormai, non sa più chi è.-
 
*
 
Clarke si lasciò guidare per quei corridoi che col tempo aveva imparato a conoscere, ma le erano successe così tante cose che la sua mente aveva prontamente deciso di cancellarli.
Da quando aveva messo piede sulla Terra era stata messa alla prova, costantemente, ed aveva cercato, in ogni momento, di comportarsi come avrebbe fatto suo padre: come una brava persona.
Solo che adesso aveva capito qualcosa che suo padre non poteva conoscere: l’Arca non è la Terra, e se lì potevano anche esistere le brave persone, qua non ce n’erano.
E lei rientrava in quell’ultima categoria.
Aveva capito fin dal primo giorno che tutti avrebbero contato su di lei, ma non aveva messo in conto che lei si sarebbe potuta perdere lungo il percorso, che la sua anima l’avrebbe abbandonata a un certo punto.
 
-Eccoci.-
 
Clarke scacciò via quei pensieri, rendendosi conto che non sarebbe mai potuta tornare indietro e che se fosse successo, se avesse avuto quella possibilità non sarebbe riuscita a cambiare le cose, forse si sarebbe comportata anche peggio, ma nonostante il dolore, la rabbia qualcosa le era rimasto.
Lui era rimasto con lei e forse quella sarebbe stata l’unica cosa che non avrebbe mai cambiato, Bellamy era diventato la sua costante.
 
Entrarono al Centro di Comando, chiusero nuovamente la porta e dopo pochi attimi gli schermi presero vita grazie alle telecamere ancora attive in tutta la struttura.
-Adesso, dobbiamo capire cosa fare.- spiegò il ragazzo, osservando con attenzione ogni schermo della stanza.
Anche se Clarke aveva iniziato a fare lo stesso, il suo sguardo si era fissato su unico schermo, su un’unica postazione che forse sarebbe passata inosservata agli occhi degli altri.
-No.-
-Cos…?-
Bellamy si girò e vide la stessa scena.
-Mia madre… Il popolo del Cielo, li avete presi!-
-Il loro midollo osseo è troppo importante, il mio popolo deve vivere, gli devo questa possibilità.- puntualizzò Dante, osservandola.
 
Clarke percepì la rabbia scorrerle per tutte le vene del corpo, percepì l’adrenalina e la furia cieca che aveva provato quando Lexa l’aveva abbandonata, non avrebbe permesso a quella stessa furia di assalirla nuovamente, facendole perdere lucidità, ma sapeva altrettanto bene che senza le maniere forti Cage non si sarebbe mai sottomesso.
-Dammi la ricetrasmittente.- chiese a Monty che la passò subito.
Chiuse gli occhi momentaneamente, e si preparò ad affrontare le conseguenze della sua scelta, non avrebbe permesso a nessuno, neanche a Bellamy di prendersi quella responsabilità.
Tutto ormai era diventato un suo problema.
-Emerson, passami Cage.-
 
 
-Clarke, onestamente non credevo che ci saremo risentiti.-
-Lascia andare la mia gente, Cage, puoi evitare questa strage.-
-Mi dispiace Clarke ma il tuo popolo è indispensabile per salvare il mio, senza di loro non conosceranno mai il mondo esterno ed io gliel’ho promesso.-
La bionda inspirò a fondo un paio di volte, immaginava che lui non l’avrebbe ascoltata, anche se una piccola parte della sua coscienza aveva sperato che andasse diversamente.
-Cage, ho tuo padre e lo ucciderò se non lascerai andare la mia gente.- decretò, puntando nuovamente la pistola contro Dante.
-Non ci credo.-
Clarke, senza esitare, allungò la ricetrasmittente a Dante.
-Andrà tutto bene, Cage.- rispose, senza distogliere lo sguardo dallo schermo che inquadrava il figlio in quel momento.
-Cage non lasciarmelo fare.- riprese la ragazza, subito dopo.
-Addio papà.-
 
Posò la radio sul tavolo e guardò l’uomo che le aveva dato fin dall’inizio false speranze, non lo aveva mai disprezzato, in fondo più di una volta aveva trovato qualcosa in comune con Dante, ma adesso doveva fare una scelta, come lui l’aveva fatta poco tempo prima.
-Clarke puoi anche non farlo.-
Lei non ascoltò, sapeva bene di non avere quella scelta, o lui o il loro popolo e in quel momento aveva capito che non li avrebbe più messi nelle mani degli altri, sarebbe stata lei a decidere.
Premette il grilletto e sparò.
Veloce come lo aveva immaginato, vide il proiettile colpire il petto di Dante e dopo pochi attimi si accasciò a terra, inerme e privo di vita.
Lasciò andare la pistola sul tavolo e recuperò la radio, premette il pulsante delle telecomunicazioni e si passò la lingua sulle labbra secche.
-Adesso Cage puoi scegliere se lasciare andare la mia gente, oppure mi costringerai a irradiare il Livello 5.-
 
 
 
 
‹I’ve turned into Someone else.
 
Raggiunse velocemente i sotterranei del Mount Weather, aveva studiato la mappa di Lincoln nei minimi dettagli e sarebbe riuscita ad arrivarci anche ad occhi chiusi, avanzò lentamente, sperando di non trovare ostacoli lungo il suo cammino.
Nel silenzio di quel posto percepì i resti del suo cuore battere, battere veloce e costante, posò una mano sul petto ma non sentì lo stesso calore che aveva percepito tutte le altre volte, colse semplicemente il freddo.
Lo stesso freddo che aveva provato quando suo padre era morto, quando era stata spedita sulla Terra, quando aveva dovuto lasciare andare Bellamy e uccidere Finn, lo stesso freddo che l’aveva accompagnata per troppo tempo e che solo lui, per un breve periodo, era riuscito a riscaldare.
Girò l’angolo velocemente e si scontrò con Octavia.
-Sei rimasta?- sussurrò, sorprendendosi.
-Certo! Ma cos’è successo lì sopra?-
-Lexa. Lexa ci ha tradito.- riprese, guardandola negli occhi.
-Ah… Adesso capisco.-
Un leggero cigolio li fece voltare e Clarke posò i suoi occhi sulla porta poco distante da loro, si alzò in piedi e appoggiò la mano sulla pistola nella fondina, sarebbe stata pronta,  a qualsiasi costo, ma quando la porta si aprì, la lasciò ricadere.
 
*
 
Bellamy aprì la porta, con molta difficoltà ma grazie a Monty e a Jasper riuscì a farlo e poco dopo la rivide: percepì il suo cuore fermarsi anche solo per un breve istante, per poi pompare sangue sempre più velocemente, aumentando l’adrenalina in circolo e offuscandogli la mente, i polmoni andarono alla ricerca di aria ma lui non distolse mai lo sguardo, e notò che lei fece lo stesso.
Clarke non era mai stata così bella, anche se individuò subito delle piccole differenze, come delle crepe di uno specchio rotto in più punti.
Aveva delle brutte occhiaie sotto gli occhi, il colorito era pallido e non aveva più lo stesso sguardo.
Quello lo fece preoccupare e fare un passo verso di lei: aveva gli occhi spenti, non brillavano più come il mare che aveva scoperto sulla Terra, ma sembravano di nuovo morti, come quando l’aveva incontrata sull’Arca.
-Siete vivi!- esclamò Octavia, andando ad abbracciare Monty e Jasper.
-Potremo dire lo stesso di voi.- rispose il ragazzo.
 
Clarke fece un passo avanti non credendolo possibile, lo aveva sognato fin dal giorno che lo aveva salutato, lo aveva immaginato così assiduamente che adesso non riusciva a crederci, ma lui era lì, davanti a lei e la stava guardando nell’esatto modo in cui lei aveva sempre sognato che la guardasse: con amore.
Improvvisamente si ritrovò tra le sue braccia e seppe per certo che per lei non ci sarebbe stato posto più sicuro di quello, che mai avrebbe desiderato sciogliere quel contatto che per tanto tempo aveva anelato: rassicurante, caldo, così caldo che riuscì a riscaldare il suo cuore freddo e morto; ma purtroppo dovette farlo, la guerra non era ancora finita e lei non aveva ancora completato la sua missione.
Forse solo in quel momento si sarebbe concessa quel lusso, avrebbe lasciato libero il suo cuore e sapeva per certo che lui l’avrebbe accolto, protetto e amato.
 
-Immagino che Lexa abbia ottenuto ciò che voleva.- disse Bellamy, una volta che lasciò andare.
-Sì, ha stretto un accordo con Cage per ottenere i suoi uomini, lasciando i nostri qui.- disse, freddamente.
-Quel’è il piano?- chiese Octavia, notando solo in quel momento la presenza di un’altra ragazza.
-Dobbiamo portare Maya al Livello 5, Cage ha irradiato tutta la struttura e quel piano è l’unico che le permettere di vivere.- concluse Jasper, guardandoli.
Clarke alzò lo sguardo su Bellamy e lo vide annuire, sapevano benissimo entrambi cosa avrebbero dovuto fare e non si meravigliò di quello, con lui era sempre stato così, con uno sguardo riuscivano a trovare il piano perfetto, nonostante le avversità.
-Octavia porta Jasper e Maya al sicuro, noi andremo a parlare con Dante.-
-E´ l’unico che può fermare Cage, ci darà una mano.- disse Clarke, concludendo al posto di Bellamy.
-Okay, andiamo.-
Bellamy abbracciò sua sorella velocemente, nonostante fosse felice di vedere Clarke non sarebbe andato via senza abbracciarla almeno una volta, lei era la sua famiglia, quella famiglia che aveva protetto fin da quando era piccolo e non l’avrebbe mai lasciata.
 
***
 
-Perché sei qui?- domandò Clarke, guardandolo negli occhi e lasciando entrare gli altri nella stanza d’isolamento.
-Sono qui per espiare le mie colpe, così che non debba farlo il mio popolo.-
La ragazza arretrò e nonostante il pensiero fulminante che le aveva attraversato il cervello, le mani di Bellamy sulle sue spalle la distassero anche se momentaneamente, perché alla fine aveva capito.
-Sei stato tu.-
Clarke si stacco e si avvicinò nuovamente a Dante, percepì il suo sguardo addosso ma non interruppe mai il contatto, voleva scorgere l’esatto momento in cui anche lui lo avrebbe capito e come si era aspettata non tardò ad arrivare: le pupille si dilatarono, anche se non eccessivamente e fu lui ad abbassare lo sguardo.
-Sì, dovevo fare quello che andava fatto per salvarli.-
-Così però hai segnato la nostra condanna.- disse Bellamy, guardandolo.
-Mi dispiace.-
-Non è vero e non mi lasci altra scelta.- sussurrò Clarke, uscì la pistola dalla fondina e la puntò contro l’uomo, sicura di ogni suo movimento, a suo agio con la possibilità di togliere la vita a qualcun altro, anche perché ormai lo sapeva, non era più in sé, non era più la stessa Clarke dell’Arca e quella che si era innamorata di Bellamy.
Era solo un mostro.
-Adesso verrai con noi, Monty puoi portarci al Centro di Comando?- domandò.
-Certo.- rispose il ragazzo uscendo dalla porta.
-Cosa vuoi fare?- chiese Bellamy, fermandola prima di uscire.
-Fidati di me.- sussurrò, non sarebbe riuscita a dire nient’altro, aveva bisogno che lui le credesse, che lui avesse fiducia in lei e forse si sarebbe convinta, in qualche modo, di evitare quell’unico piano che le era venuto in mente.
 
*
 
-Eccoci.- Octavia aiutò Maya e poi Jasper ad uscire dal condotto di scarico e si ritrovarono tutti al Livello 5.
Maya si tolse velocemente la maschera e finalmente riuscì a respirare, mentre Octavia teneva sotto controllo il corridoio.
-Cosa facciamo adesso? Maya non è ancora in salvo.- disse Jasper, avvicinandosi.
-Possiamo restare qui e fare la guardia, ma sinceramente spero in un qualche intervento di Clarke e Bellamy.-
-Bellamy farà qualsiasi cosa per salvarci.-
-Sì, ma è su Clarke che ho qualche dubbio.-
-Perché?-
-Non te ne sei accorto? Non è più Clarke ormai, non sa più chi è.-
 
*
 
Clarke si lasciò guidare per quei corridoi che col tempo aveva imparato a conoscere, ma le erano successe così tante cose che la sua mente aveva prontamente deciso di cancellarli.
Da quando aveva messo piede sulla Terra era stata messa alla prova, costantemente, ed aveva cercato, in ogni momento, di comportarsi come avrebbe fatto suo padre: come una brava persona.
Solo che adesso aveva capito qualcosa che suo padre non poteva conoscere: l’Arca non è la Terra, e se lì potevano anche esistere le brave persone, qua non ce n’erano.
E lei rientrava in quell’ultima categoria.
Aveva capito fin dal primo giorno che tutti avrebbero contato su di lei, ma non aveva messo in conto che lei si sarebbe potuta perdere lungo il percorso, che la sua anima l’avrebbe abbandonata a un certo punto.
 
-Eccoci.-
 
Clarke scacciò via quei pensieri, rendendosi conto che non sarebbe mai potuta tornare indietro e che se fosse successo, se avesse avuto quella possibilità non sarebbe riuscita a cambiare le cose, forse si sarebbe comportata anche peggio, ma nonostante il dolore, la rabbia qualcosa le era rimasto.
Lui era rimasto con lei e forse quella sarebbe stata l’unica cosa che non avrebbe mai cambiato, Bellamy era diventato la sua costante.
 
Entrarono al Centro di Comando, chiusero nuovamente la porta e dopo pochi attimi gli schermi presero vita grazie alle telecamere ancora attive in tutta la struttura.
-Adesso, dobbiamo capire cosa fare.- spiegò il ragazzo, osservando con attenzione ogni schermo della stanza.
Anche se Clarke aveva iniziato a fare lo stesso, il suo sguardo si era fissato su unico schermo, su un’unica postazione che forse sarebbe passata inosservata agli occhi degli altri.
-No.-
-Cos…?-
Bellamy si girò e vide la stessa scena.
-Mia madre… Il popolo del Cielo, li avete presi!-
-Il loro midollo osseo è troppo importante, il mio popolo deve vivere, gli devo questa possibilità.- puntualizzò Dante, osservandola.
 
Clarke percepì la rabbia scorrerle per tutte le vene del corpo, percepì l’adrenalina e la furia cieca che aveva provato quando Lexa l’aveva abbandonata, non avrebbe permesso a quella stessa furia di assalirla nuovamente, facendole perdere lucidità, ma sapeva altrettanto bene che senza le maniere forti Cage non si sarebbe mai sottomesso.
-Dammi la ricetrasmittente.- chiese a Monty che la passò subito.
Chiuse gli occhi momentaneamente, e si preparò ad affrontare le conseguenze della sua scelta, non avrebbe permesso a nessuno, neanche a Bellamy di prendersi quella responsabilità.
Tutto ormai era diventato un suo problema.
-Emerson, passami Cage.-
 
 
-Clarke, onestamente non credevo che ci saremo risentiti.-
-Lascia andare la mia gente, Cage, puoi evitare questa strage.-
-Mi dispiace Clarke ma il tuo popolo è indispensabile per salvare il mio, senza di loro non conosceranno mai il mondo esterno ed io gliel’ho promesso.-
La bionda inspirò a fondo un paio di volte, immaginava che lui non l’avrebbe ascoltata, anche se una piccola parte della sua coscienza aveva sperato che andasse diversamente.
-Cage, ho tuo padre e lo ucciderò se non lascerai andare la mia gente.- decretò, puntando nuovamente la pistola contro Dante.
-Non ci credo.-
Clarke, senza esitare, allungò la ricetrasmittente a Dante.
-Andrà tutto bene, Cage.- rispose, senza distogliere lo sguardo dallo schermo che inquadrava il figlio in quel momento.
-Cage non lasciarmelo fare.- riprese la ragazza, subito dopo.
-Addio papà.-
 
Posò la radio sul tavolo e guardò l’uomo che le aveva dato fin dall’inizio false speranze, non lo aveva mai disprezzato, in fondo più di una volta aveva trovato qualcosa in comune con Dante, ma adesso doveva fare una scelta, come lui l’aveva fatta poco tempo prima.
-Clarke puoi anche non farlo.-
Lei non ascoltò, sapeva bene di non avere quella scelta, o lui o il loro popolo e in quel momento aveva capito che non li avrebbe più messi nelle mani degli altri, sarebbe stata lei a decidere.
Premette il grilletto e sparò.
Veloce come lo aveva immaginato, vide il proiettile colpire il petto di Dante e dopo pochi attimi si accasciò a terra, inerme e privo di vita.
Lasciò andare la pistola sul tavolo e recuperò la radio, premette il pulsante delle telecomunicazioni e si passò la lingua sulle labbra secche.
-Adesso Cage puoi scegliere se lasciare andare la mia gente, oppure mi costringerai a irradiare il Livello 5.-
 




∞Angolo dell'Autrice: Okay... In realtà sono assente da vero troppo tempo e non ho molte scusanti, in realtà non mi sembra giusto prendervi in giro.
Avevo poca invettiva e mi ero decisamente bloccata dopo le prime righe, ed ho continuato a rimandare la stesura del capitolo.
Onestamente oggi mi sono svegliata bene e qualcosa è scattato dopo mesi di silenzio ed eccomi qui :) Spero quindi che il capitolo vi piacerà comunque e spero vivamente di non metterci altrettanto tempo per riaggiornare, poi magari qualche notizia sulla terza stagione potrà darmi la giusta scarica ^^
Quindi vi voglio comunque ringraziare per la pazienza e mi dispiace di avervi deluso, sappiate comunque che siete stati sempre nei miei pensieri <3


 
 
 
   
 
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