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Autore: norawasabi    11/10/2015    2 recensioni
Newtmas | AU | OOC
Thomas e Minho custodiscono un segreto, ma per un errore maldestro compiuto da Thomas questo segreto verrà condiviso con una terza persona.
Ciò che tiene nascosto Newt, invece, è ben diverso. E non sarà rivelato tanto facilmente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Minho, Newt, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia suonò otto volte prima che Thomas riuscisse a svegliarsi completamente.
Le tende bianche erano attraversate da una flebile luce mattutina che illuminava debolmente la stanza, la radio del vicino si sentiva attraverso il muro che separava le due camere, il rumore della lavatrice già in funzione rimbombava in tutto il piano superiore e gli uccellini cinguettavano ininterrottamente.
“Ah, quanto mi piace il tipico trambusto mattutino” pensò ironicamente Thomas.
Dopo essersi seduto sul bordo del materasso, annusò l’aria cercando di indovinare cosa stesse preparando suo padre per colazione.
< Frittelle di mele. Grazie papà. > sussurrò, alzandosi svogliatamente dal letto tenendo gli occhi chiusi.
Avvicinatosi alle tende le aprì e, dopo essersi abituato alla luce improvvisa, cominciò a scrutare la sua camera. In mezzo al disastro disumano che regnava sul pavimento, Thomas afferrò un paio di pantaloni sotto la sedia e una maglietta accanto ad essi.
Non si ricordava l’ultima volta in cui li avesse messi, ma quel mattino non aveva né voglia né forze di pensare a cosa indossare. A dire il vero, quel mattino non era proprio quello giusto per alzarsi dal letto ed affrontare la giornata.
Mentre si lavava i denti, si prese un momento per ripensare al weekend appena passato.
Avrebbe volentieri evitato di ammetterlo a se stesso, ma sentiva il bisogno di parlare con Teresa.
C’erano troppe cose che teneva nascoste e a volte gli sembrava che lei si divertisse a tenerlo sulle spine, all’oscuro di tutto.
Era proprio da lei attirare le persone nel suo labirinto per poi lasciarle lì, da sole, a cercare una via d’uscita che probabilmente nemmeno esisteva.
Ma lui voleva capire. Voleva capirla. Non avrebbe rinunciato.
A Thomas capitava di pensare che se non ci fossero stati i suoi amici sarebbe impazzito.
Più che altro, se non ci fosse stato Newt avrebbe completamente perso il senno.
Non aveva idea di cosa gli stesse accadendo, ma da qualche mese aveva cominciato a vedere Newt in maniera diversa rispetto agli anni precedenti.
Ne ebbe la conferma quando ripresero a parlare come se non si fossero mai separati, quando si abbracciavano per scacciare via i mali che tentavano di distruggerli, per fortificare ancora di più il loro rapporto, per non lasciarsi mai più.
Per Thomas il contatto con lui rappresentava questo, e sperava sempre con tutto il suo cuore che anche per Newt fosse così. Sperava di non essere l’unico ad aver visto la scintilla.
Scosse la testa dopo essersi reso conto di aver fantasticato troppo.
“Torna alla realtà, idiota” pensò, quasi vergognandosi di se stesso.
Terminò velocemente di prepararsi e scese gli scalini due alla volta temendo di fare tardi.
Afferrò una frittella dal piatto sul tavolo in cucina, la mise in un sacchetto che poi ripose nello zaino ed uscì di casa.
Prima di salire sulla moto che aveva preso in prestito da Minho, controllò il telefono per leggere eventuali nuovi messaggi.

Newt: Grazie per ieri, Tommy. Grazie per essere tornato. Grazie per quello che stai facendo per me. Oggi non ci sarò a scuola, ma ci tengo che tu sappia che mi dispiace. Volevo vederti.
A presto, spero.


“Spero?” si chiese.
Ignorò per un istante il resto del messaggio e si concentrò sull’ultima parola.
Cosa avrà voluto dire?

Ci vedremo presto, Newt. Non dubitarne.
Mi manchi.


Non appena premette invio si sentì mancare. Scrisse la risposta di getto, senza pensarci, e in quel momento si pentì di tutto quanto. E se Newt si stesse allontanando? Se si stesse allontanando proprio per quello che Thomas aveva osato fare negli ultimi giorni?
Si maledisse mentalmente per aver frainteso i gesti dell’amico e per essersi allargato fin troppo.
Temeva di averlo messo a disagio, credeva di avergli dato un’impressione sbagliata.
Thomas aveva paura che Newt non ricambiasse i sentimenti che cominciavano a nascere in lui.
“Sei un coglione.” si insultò com’era solito fare.
Decise di non darci peso fin quando non fosse stato sicuro fino in fondo di cosa pensasse Newt.
Quindi, aprì un’altra chat e scrisse a Brenda.

Oggi a scuola ci sei?

Brenda: Purtroppo devo rimanere a casa. Dopo avermi vista, i miei mi hanno scannerizzata e hanno deciso che mi ero sbronzata. Si sono incazzati, ma hanno comunque voluto che mi riposassi. Se gli avessi detto cosa è successo davvero mi avrebbero rinchiusa in casa fino alla fine dei miei giorni.
A domani, testa vuota.


Thomas non capiva come riuscisse a prendere tutto alla leggera, come se non fosse successo nulla. In un certo senso si sentì persino sollevato. Questo suo lato le permetteva di essere meno vulnerabile, o almeno così sembrava.
Salì sulla moto e partì, sperando di trovare Minho davanti all’ingresso della scuola che l’aspettava come al solito.
Pensò anche a Teresa e sperò con tutto se stesso che almeno quel giorno gli avrebbe concesso le risposte che cercava.
 

< Come mai sei così in anticipo? > chiese Thomas non appena raggiunse Minho, che si rilassava seduto sugli scalini davanti all’ingresso principale.
Il ragazzo si alzò e si avvicinò a Thomas, dandogli una delle sue solite pacche sulla spalla. < Sapevo che saresti arrivato presto, così mi sono dato una mossa. E noto con piacere che non mi hai distrutto la moto. >
Thomas ridacchiò. < Sai che ci tengo. Comunque, hai sentito ancora Brenda? >
< Sì, stamattina mi ha detto che non sarebbe venuta a scuola. Sono contento che si possa riposare, anche se crede di non averne bisogno. Almeno evita quello stronzo di Gally. >
Dopo aver sentito pronunciare quel nome, Thomas notò lo sguardo di Minho abbassarsi.
< Non succederanno più cose del genere. Okay? In qualche modo la pagherà. >
L’asiatico si limitò ad annuire, dopodiché si avviò verso la scuola sorridendo all’amico.
Thomas sapeva di non averlo convinto nemmeno un po’, ma capiva che avesse bisogno di tempo per superare la cosa.
Il fatto che Minho stesse peggio rispetto a Brenda lo fece riflettere. Gli importava davvero di lei, e forse non nel modo che credeva lui.
Thomas avrebbe voluto che se ne accorgesse, avrebbe fatto qualcosa per aiutare, ma decise che non sarebbe stato necessario forzare l’andatura degli eventi.
Non aveva intenzione di rovinare l’ennesima cosa che cercava di far andare avanti.
Non dopo tutto il disastro che era convinto avesse creato con le sue stesse mani.
 

Un’altra giornata scolastica era passata, una delle più pesanti che Thomas avesse mai affrontato.
Rileggeva continuamente il messaggio di Newt, sperando che rispondesse al suo.

Mi manchi.

Aveva sbagliato?
E se quella fosse stata l’ultima cosa che gli avrebbe mai detto?
Temeva di aver assunto un comportamento fin troppo espansivo per le abitudini di Newt.
Era sempre stato un ragazzo riservato, sulle sue, tutt’altro che affettuoso.
Anche se in quel periodo pareva essere cambiato, Thomas non riusciva a non pensare che l’avrebbe perso di nuovo per colpa sua.

Newt: Mi manchi anche tu, Tommy.

La suoneria improvvisa cacciò via i pensieri negativi.
Quelle poche parole sullo schermo del telefono fecero avvampare Thomas, il suo battito cardiaco accelerò e si sforzò di non sorridere.
Si sentiva un completo idiota a reagire così per un messaggio.
< Con chi parli? >
Una voce femminile interruppe il suo momento di meritata felicità, facendolo spaventare.
< Teresa, oh, ehm. Ho scritto a mia madre. >
La ragazza ridacchiò e stampò un bacio sulle labbra di Thomas.
Poco dopo, il sorriso svanì. < Ti volevo parlare di ciò che è successo sabato sera. > cominciò.
Thomas annuì, intento a lasciarla continuare.
< Gally ha messo un po’ di GHB nel bicchiere di Brenda. Aveva bevuto e lui l’ha trovata fuori, così le ha offerto dell’acqua con quella merda dentro. Lei gli ha chiesto una sigaretta, poi lui se n’è andato e non ha saputo dirmi dove si stesse dirigendo lei. >
Thomas serrò la mascella e strinse i pugni. < Di’ alla tua scimmia ammaestrata che se osa ancora toccare i miei amici gli fracasso la testa contro il muro. Come può aver fatto una cosa del genere a Brenda? È un essere ripugnante. Non so come tu faccia a considerarlo amico. >
Teresa si avvicinò a Thomas e appoggiò una mano sulla sua spalla, accarezzandola. < Lo so, Tom, lo so. Non fa più parte del gruppo ora, non gli rivolgerò più la parola. Non si merita né la nostra comprensione, né il nostro perdono. >
Thomas si lasciò sfuggire una lacrima e Teresa, prontamente, la asciugò.
< Non sono neanche in grado di proteggere i miei amici, Teresa. Non so più cosa fare, mi sento impotente. > disse Thomas singhiozzando leggermente.
Non se ne era reso conto immediatamente, ma poco dopo realizzò di aver nuovamente mostrato il suo lato debole alla più abile manipolatrice che conoscesse.
Non aveva paura di lei, o almeno, non troppa.
Sapeva che con lui era diversa, in un certo senso era come se avesse accesso ai sentimenti celati della ragazza, a quella parte di lei che nessuno pareva meritare di comprendere.
Non appena percepì le braccia di Teresa attorno alla sua vita ricambiò l’abbraccio senza esitare, sperando che non andasse oltre.
< Sei sempre stato sensibile e altruista, non puoi dire una cosa simile. Non puoi neanche pretendere che non accadano cose brutte. Fa parte della vita, Tom. Come la morte della sorella di Newt. Non è colpa tua se ha deciso di attraversare il ponte proprio quel giorno. Non è colpa tua se il ponte è crollato. >
Thomas rimase immobile, allentò la presa delle braccia e rimase con lo sguardo fisso.
< Perché l’hai nominata? > chiese spazientito.
< Perché so come ti senti a riguardo, Tom. So che non vuoi che Newt lo sappia, so che hai paura che lui possa odiarti. Ma prima o poi dovrà saperlo, trovi? > affermò con un sorriso tutt’altro che rincuorante.
< No. Ora devo… devo andare. Parliamo un’altra volta. > tagliò corto Thomas, percependo il suo viso andare in fiamme.
Teresa indietreggiò. < Non sopporterai a lungo. >
Detto questo, si voltò di scatto e raggiunse Harriet e Sonya che l’aspettavano appoggiate ad una macchina nera.
Gli occhi di Thomas, nel frattempo, si erano riempiti di lacrime.
Sentire quelle parole uscire dalla bocca di Teresa fu un colpo al cuore.
La pura e semplice verità lo stava uccidendo, aveva ragione, non avrebbe sopportato a lungo.
Con le mani tremanti, prese il suo telefono dalla tasca e cliccò sulla chat con Minho.

Devo parlarti.
 
 

A/N
Lo so. LO SO.
Questo capitolo è penoso. Mi sono sforzata di scrivere nonostante il blocco, nonostante i mille pensieri che non mi lasciano in pace e mi distraggono. Diciamo che questa parte serviva un po’ per introdurre i casini che arriveranno dopo.
Ho pensato ad un sacco di cose e sono entusiasta per il seguito, ma questo capitolo mi ha un po’ delusa.
Sono davvero dispiaciuta ;w;
In ogni caso, grazie se deciderete comunque di continuare a leggere e/o recensire.
Vi mando un abbraccio.
Saluto come al solito le mie belle e perfide Culopesche.
Bacini e gattini

- Nora
   
 
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