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Autore: Julia of Elaja    11/10/2015    0 recensioni
Fantasy-Crossover
Elaja: splendida isola in un universo parallelo al nostro.
Un tiranno la governa da secoli e il popolo è stremato, nessuno riesce più a vivere serenamente; la speranza di tutti è riposta nella profezia della ninfa Dedale e tutti aspettano il giorno in cui i quattro terrestri arriveranno a salvare l'isola dal declino.
Siete pronti a vivere un'avventura mortalmente divertente?
Allora questa storia fa per voi: eccovi il primo volume della Saga dei quattro re di Elaja!
I personaggi che troverete vi saranno familiari, ne sono certa... ;)
Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei quattro re'
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“Eragon”.
Julia rispose al saluto del ragazzo, che a spada sguainata le si parava davanti, un ghigno malvagio sul volto e gli occhi color del fuoco più vividi che mai.
Julia cercò di razionalizzare e trovare un perché alla presenza di Eragon lì, nel Limbo: era forse morto anche lui?
Improbabile.
Forse era una di quelle prove di cui parlava Ade?
Decisamente questa poteva essere l’unica spiegazione plausibile.
Fissandolo intensamente, prese un gran respiro e gli si rivolse nuovamente: “Vuoi combattere, Cavaliere?”.
“Voglio ucciderti” echeggiò lui in risposta “Ti voglio a brandelli, desidero più di ogni altra cosa vederti soffrire, urlare, patire e implorarmi di darti il colpo di grazia”.
Julia piegò la testa da un lato, fingendosi impressionata: “Sembra interessante. Solo… c’è un problema. Io sono già morta. Come possiamo risolvere la cosa?”.
Ma Eragon schioccò la lingua, in disapprovazione: “Mia cara, in questo momento tu non sei più morta. Nel Limbo si è in stato di transizione. Tu sei un’anima che si sta corporizzando. E uccidendo il tuo corpo io ti confinerò per sempre negli Inferi”.
Non convinta dalle parole di Eragon, Julia prese a tastarsi il braccio; sussultò nel momento in cui sentì la carne, le ossa, la rugosità della sua pelle… era vero, dunque. Stava tornando a corporizzarsi!
Allarmatasi, alzò lo sguardo e fronteggiò Eragon: “Bene. Allora diamo inizio a questo combattimento. La mia vita contro la tua smania di morte. Vedremo chi l’avrà vinta, Cavaliere Maledetto”.
E prima ancora che potesse prendere un respiro, si ritrovò spada contro spada, occhi contro occhi, petto contro petto.
Il combattimento era iniziato.

*

“Mio Signore, le truppe sono pronte. Siamo tutti in posizione per la marcia sui ribelli. Non sospettano nulla”.
Abu congedò con un cenno della mano il luogotenente che aveva appena parlato, per dirigersi invece in direzione della Sala del Trono; doveva recuperare il suo Scettro, nel vano segreto sotto al trono…
Mentre camminava, continuava a rimuginare sul crollo di potenza che aveva subìto e di cui ancora non aveva ricevuto giustificazione… ma, soprattutto, dell’improvvisa scomparsa di un’aura molto intensa che aveva avvertito fino a circa trenta minuti prima.
Nel cervello gli ronzava un’appagante idea, fin troppo appagante… ma sapeva dentro di sé che era una cosa alquanto improbabile… almeno finché non se ne fosse occupato lui personalmente.
Camminando, dunque, immerso nei suoi pensieri, cominciò a far mente locale; era giunto il momento di estirpare ogni ribelle dall’isola e confermare nuovamente la sua supremazia incontrastabile sull’isola di Elaja?
Se era quello che il popolo voleva, allora lo avrebbe accontentato, senza troppo sforzo.
E i quattro ragazzini di altro mondo si sarebbero amaramente pentiti di aver infastidito lui, il grande signore.
“Vostra Maestà”.
Abu si fermò di colpo alla visione di Eragon; non lo aspettava a palazzo, ed era convinto che lo avrebbe poi trovato sul campo di battaglia.
Ma Eragon era lì, euforico, davanti a lui; i suoi occhi brillavano nella semioscurità del castello e sembrava particolarmente appagato.
“Mio Signore” ricominciò Eragon, ma Abu non aveva tempo di pensare a lui.
“Va’ via” gli intimò quindi, riprendendo a camminare e sorpassandolo velocemente.
“Mio Signore… JULIA”.
Il monarca rivolse nuovamente la sua attenzione al ragazzo; dopo aver percorso qualche metro e esserselo lasciato alle spalle, si voltò a guardarlo di nuovo.
Si fissarono per qualche secondo; poi nuovamente Eragon prese la parola.
“Julia. L’ho uccisa. Lei è morta, mio Signore!”.
Fu un istante.
Abu si insinuò nella mente del suo servo, che gli si mostrava come un libro aperto; ed ecco, Julia cadeva a terra dopo che Eragon le aveva lanciato un attacco di fuoco al centro del petto.
Vegeta in volo raggiungeva la ragazza e la portava via giusto un istante prima che Eragon potesse trafiggerla con la spada.
Eragon esultante, Vegeta che fuggiva con il cadavere in braccio.
LA VITTORIA. L’EUFORIA.
Dunque era di Julia quell’aura potente che era scomparsa.
Era davvero morta.

Abu riaprì gli occhi e sorrise a Eragon.
“Complimenti, Cavaliere” ghignò “Hai meritato ogni onore. Alla fine di questa battaglia verrai giustamente ricompensato”.
Eragon rise follemente, con gli occhi quasi fuori dalle orbite; era invaso dall’eccitazione, dall’entusiasmo, e aveva voglia di uccidere ancora.
Il suo compito, la sua più grande missione era compiuta.
Ora era libero di uccidere ancora, chiunque volesse.
Come gli altri tre terrestri.

*

“MUORI MALEDETTA!”
“Di nuovo? No grazie”
Spada contro spada, Eragon e Julia continuavano a fronteggiarsi in un pericoloso corpo a corpo, in cui nessuno dei due riusciva ad avere la meglio sull’altro.
Julia era combattuta; ferire Eragon le avrebbe permesso di tornare alla vita? O avrebbe dovuto ucciderlo obbligatoriamente, per poter andare in superficie?
E, soprattutto… quell’Eragon che stava combattendo era davvero solo una sua versione “fasulla”… o era il vero Cavaliere dei Draghi?
Nell’incertezza, Julia continuava a parare colpi, sentendo il suo corpo farsi sempre più presente, ricominciando persino ad avvertire il battito del suo cuore contro il petto, le goccioline di sudore imperlarle il volto e il ronzio nelle orecchie, segno della pressione aumentata.
Cercava con attenzione un dettaglio che potesse suggerirle quel che avrebbe dovuto fare; era sempre più tentata dall’idea di tramortire Eragon, così da poter poi regolarsi sul da fare.
E forse era l’unica cosa ragionevole, da fare.
Respirò profondamente mentre parava un affondo del ragazzo, e, dandosi coraggio, lo colpì appena dietro la nuca, lasciando che, senza nemmeno potersene rendere conto, Eragon cadesse a terra, privo di sensi.
Julia riprese fiato, una mano sul fianco e l’altra ancora serrata attorno alla spada.
Ancora con il respiro affannoso, si chinò a terra e posò due dita sul collo del ragazzo, in un punto dove poteva controllare il battito cardiaco.
Era appena accelerato; Eragon era vivo, dunque.
Cosa avrebbe dovuto fare, a quel punto? Ucciderlo? Al solo pensiero sentì il coraggio venir meno, la testa le girò e la nausea la colse… no, non poteva arrivare a tanto.
Eragon, certo, l’aveva uccisa… ma era fuori di sé. Era posseduto. Lei invece no, era perfettamente cosciente di tutto quel che le stava accadendo.
“Uccidilo”.
Una voce bassa, cupa, le rimbombò nelle orecchie e tutt’attorno a lei in quella sorta di antro; Julia si guardò attorno, stringendo ancor di più la presa sulla spada.
“Ade” rispose “Sei tu?”.
Ma non vi fu alcuna risposta.
Di nuovo nel silenzio, Julia tornò a fissare Eragon; cosa fare, quindi?
“Devi ucciderlo”.
“Ancora? Ma chi è che parla?” Julia, spazientita, puntò la spada in aria, guardandosi tutt’attorno per controllare eventuali movimenti e presenze.
“Non sei abbastanza coraggiosa da farlo. Non lo ucciderai mai, perché sei una debole. E io che pensavo grandi cose di te…”.
Julia, impietrita, posò gli occhi su Eragon; le labbra del ragazzo erano serrate, eppure la voce cupa e inquietante sembrava provenire proprio dal centro del suo petto.
“Vieni fuori da lì” intimò allora Julia, fissando intensamente il torace del giovane “Se vuoi combattermi vieni fuori di lì, non rifugiarti come un vigliacco nel corpo di un giovane uomo”.
“Vigliacco io? Io sono uno spirito. Io abito i corpi. Tu, piuttosto, Julia… sei tu la vigliacca. Ti basterebbe infilzare quella spada nel cuore di Eragon, e la maledizione sarebbe rotta. Ma preferisci così, vero? In effetti, stare qui negli Inferi forse è molto meglio che affrontare l’inferno che troveresti in superficie, una battaglia pronta a regalarti lutti, sofferenza, dolore… e probabilmente di nuovo la morte. Vale forse la pena, Julia?”.
La ragazza abbassò appena la spada; “Cosa ci guadagneresti, tu? Cosa ci guadagneresti, ad aiutarmi, dicendomi come poter liberare Eragon del maleficio?”.
Di nuovo scese il silenzio; Julia fissava il giovane Cavaliere, come se si stesse rivolgendo a lui, ma ben sapeva che non era Eragon a parlarle… e, forse, aveva intuito con chi in quel momento stesse dialogando…
“Vieni fuori… non sei forse tu il Demone Maggiore di cui tutti parlano?”.
In quel preciso istante, prima ancora che Julia potesse concludere la frase, avvertì un tocco delicato ma deciso al tempo stesso sulla sua spalla sinistra, il fiato di qualcuno lambirle il collo e un intenso profumo sconvolgerle le narici.
“Molto bene, mia cara” sussurrò la voce “Non siete una sciocca, e avete guadagnato il mio interesse”.
Julia voltò appena il capo, per poter guardare il suo interlocutore; ma non riuscì a veder alcun che, poiché costui era scomparso.
Si voltò, girando su se stessa per poter avere la visione completa attorno a lei, ma a quanto pareva lì nell’antro c’erano solo lei ed Eragon, ancora a terra privo di sensi.
“Uccidilo, se vuoi tornare su. Altrimenti rimani qui e attendi che lui si risvegli. E ricomincia a combattere con lui, per l’eternità”.
Julia non sapeva cosa fare; un’idea le iniziava a balenare in testa, ma era troppo azzardata, troppo rischiosa… eppure, se lui davvero era il Demone Maggiore…
“Tu, Demone, ti nutri dell’odio. Ti nutri del rancore, del risentimento, dell’astio… ti nutri di quel che Eragon in questo momento prova per me, e che al tempo stesso sei tu a creargli. Ti nutri di quel che pensi io possa provare per lui in questo momento, e combattendolo ti rifocilli del mio accanimento contro di lui.
Ma tu non hai ancora capito, io non lo combatto perché lo odio. Al contrario invece…”.
Fu un istante; decisa più che mai, Julia gettò via la spada e, accasciandosi sul corpo di Eragon, lo baciò con tutto l’amore che dentro di lei continuava a provare per lui.
A cavalcioni sul ragazzo, che ancora non si risvegliava, gli strinse le mani nei capelli, attorno al viso dai delicati lineamenti, e incollò le sue labbra a quelle fredde e quasi pallide di Eragon. Corpo contro corpo, petto a petto, labbra su labbra. Un’unica cosa.
Qualcosa accadde in quel momento; Julia avvertì solo un’ondata di ghiaccio uscire proprio dal petto di Eragon e avvolgerla tutta. Ma, avvinghiandosi ancor di più al suo amato, pian piano sentì il gelo abbandonarla e un calore crescente abbracciarla, unendola ancor di più al ragazzo.
“E va bene. Adesso ascoltami, regina”.
Julia riaprì gli occhi, e lentamente si staccò dalle labbra di Eragon; tenendo gli occhi fissi sul volto dell’amato, pian piano rialzò il capo e, con la coda dell’occhio, si rese conto che alla sua destra qualcuno, in piedi, la guardava.
“Guardami. Te lo concedo”.
“Non sei tu a dover dire a me quando e se posso guardarti” ribatté Julia, il cuore a mille.
L’uomo fece un verso di disapprovazione; a quel punto Julia si voltò completamente e, ancora seduta sulla pancia di Eragon, lo fissò con espressione fiera e agguerrita.

Davanti ai suoi occhi stava un uomo, alto, con un lungo mantello nero e il cappuccio abbassato sul volto.
Aveva spalle larghe e un corpo imponente, abbastanza da intimorire Julia per qualche istante; mordendosi un labbro, la ragazza gli rivolse la parola, fingendosi non impressionata.
“Io ti guardo, ma davanti a me potrebbe esserci chiunque. Con quel cappuccio abbassato, chi sa davvero chi sto guardando in realtà?”.
L’uomo chinò appena il capo e Julia avrebbe giurato che stesse sogghignando: “Vuoi davvero conoscere il mio volto, Julia? Non penso sia questo il momento. Ma sappi che il fatto stesso di essere qui davanti a me e che tu non sia ancora morta ti rende di gran lunga più interessante di qualsiasi altro essere vivente”.
“E a cosa devo il piacere di essere ancora qui a parlare con te? Cosa ti trattiene dall’uccidermi definitivamente?”.
L’uomo ridacchiò con molto poco entusiasmo; “Perché riconosco la mia sconfitta in questa battaglia. Hai riavuto Eragon. Non posso più tornare nel suo corpo, perché il tuo amore me ne ha allontanato”.
Julia esultò in cuor suo; allora il suo piano aveva funzionato! L’amore teneva lontano il male!
“Ma sta’ attenta, Julia”.
Continuando a fissare il volto in ombra dello sconosciuto, Julia pose la massima attenzione alle ultime parole che questi gli rivolse: “Ora torni alla vita. Ma lassù ci rincontreremo. Tieniti pronta, futura regina di Elaja. Presto conoscerai quel di cui sono capace”.
E detto questo, la figura sparì nel nulla, così come il corpo di Eragon con lui.
E lì dove prima si ergeva lo sconosciuto, una fessura si aprì nella parete dell’antro.

   
 
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