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Autore: Heartless_18    11/10/2015    4 recensioni
Lei: Samantha Jackson, denominata psicopatica disadattata.
Lui: Sven Clark, denominato stronzo di professione.
L'apparenza inganna, e Sam lo sa bene.
Un angelo.
E' questo l'aggettivo che gli ha affibbiato la prima volta che i suoi occhi si sono puntati su di lui.
Peccato che poi questo angelo abbia aperto bocca, rivelando la sua natura da demonio.
Il problema? Per Sam è già troppo tardi, anche se cercherà invano di combattere contro la forza dell'attrazione che la spinge irrimediabilmente verso di lui.
Ma anche Sam sa di non essere un angioletto, quindi quale coppia più perfetta di due diavoli che indossano maschere da angeli?
“Tutto il mio cuore è suo; Gli appartiene e con lui rimarrebbe, anche se il fato destinasse il resto di me a stargli per sempre lontano.”
-Charlotte Brontё, Jane Eye.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Rimase a fissarmi tra lo stupito e l’indeciso,combattuto.
Lo vidi fissarmi immobile per attimi infiniti,prima di gonfiare il petto per incanalare ossigeno.
“No.” fece con determinazione e sguardo duro.
Ma non mi sarei arresa tanto facilmente,non era per niente nei miei piani..
Mi tolsi i tacchi e li abbandonai sul marciapiede,prima di girarmi in direzione del muretto e farmi leva con le braccia per issarmi sopra di esso.
Notai con la coda dell’occhio che mi si fosse avvicinato,in allarme.
Dapprima mi sedetti sopra di esso,prima di farmi forza e provare ad alzarmi in piedi,sperando che le gambe mi avrebbero retto il gioco.
“Imbecille,scendi.” mi ammonì,cercando di riportarmi con i piedi per terra.
Mi liberai dalla sua presa e mi alzai in piedi,rischiando quasi di perdere l’equilibrio.
Dovevo esser uscita di testa,e la cosa più preoccupante era che non fossi sicura di poter attribuire tutta la colpa all’alcool.
Non guardare sotto Sam,non guardare sotto..oddio quanto era alto,ci avrei rimesso l’osso del collo se fossi caduta! E se fosse passato un treno?
Rabbrividii al solo pensiero,senza però scoraggiarmi.
“Ho detto baciami.” ripetei,assumendo un tono deciso e autoritario.
Ormai mi ero impiantata l’idea in testa,e difficilmente sarei riuscita a sradicarla.
Si passò le mani sul viso,prima di sospirare esasperato e annuire impercettibilmente,con lo sguardo fisso su un punto imprecisato del marciapiede.
“Va bene,ma scendi.”
Lo guardai diffidente,ma quando il suo sguardo determinato incontrò i miei occhi,non potei trattenermi oltre.
Con passi incerti,mi accovacciai sulle ginocchia e mi riportai seduta.
Feci un salto per scendere da quel muretto,solo che era troppo alto e caddi male.
Il mio equilibrio era pessimo,e sarei caduta se lui non mi avesse sostenuta prendendomi per le braccia.
Mi ritrovai vicino alle sue labbra,ad una distanza quasi impercettibile.
Fu lui a prendere leggermente le distanze,quel che bastava per potermi quantomeno fissare negli occhi.
Una volta che i suoi incontrarono i miei,non ci fu più niente da fare per evitare che si incatenassero tra loro.
Schiusi istintivamente le labbra quando mi passò un dito sopra di esse,prima di appoggiare una sua mano sulla mia guancia con delicatezza.
Fece la stessa cosa con l’altra,facendo il mio viso schiavo delle sue carezze.
Chiusi gli occhi e lo lasciai fare,convincendomi del fatto che quello non fosse un sogno.
Se avessi scoperto che lo fosse stato,al mio risveglio sarei andata in escandescenza.
Quando riaprii gli occhi,lo notai irrigidito,con la mascella contratta e lo sguardo duro.
Sentii la presa delle sue mani abbandonare il mio viso lentamente,scivolando gradatamente.
Sospirò esasperato,prima di distogliere lo sguardo.
Raccolse le mie scarpe da terra e non ebbi il tempo di reagire che mi caricò sulle spalle,iniziando a camminare verso una direzione a me sconosciuta.
"Lasciami andare, ora!" Urlai, mentre lui incurante mi trascinava verso una meta per me difficile da stabilire vista la scomoda posizione.
Nulla mi garantiva che non avrei vomitato in quell'istante.
E francamente, se l'avessi fatto su di lui, se lo sarebbe solo meritato.
Presi a scalciare cercando di ritornare libera dalle sue grinfie, ma lui si limitò a issarmi meglio sulla sua spalla, imprecandomi contro quando presi a muovermi di nuovo.
 "Dacci un taglio!" Mi ammonì mentre, pochi secondi dopo, mi ritrovai con il sedere a contatto con qualcosa di morbido. Ero nella sua auto?
Lo vidi prendere posto al mio fianco, prima di mettere in moto e fare retromarcia per uscire dal parcheggio.
Non sarebbe stata una buona idea se avessi aperto la portiera con l’intento di scendere..
Mi afflosciai contro il sedile, tirando un calcio al cruscotto.
"Provaci di nuovo e non mi importa se sei ubriaca, ti lascio in mezzo alla strada." "Preferirei!" Obiettai, guardandolo truce.
Mi fissò ma non disse nulla, partendo per la strada con lo sguardo fisso su essa.
Io intanto persi tempo a fissarlo, non curandomi del fatto che avrebbe potuto sorprendermi in pieno se l'avessi fatto con così tanta insistenza.
Il bagliore della luna e dei lampioni ai piedi della strada illuminavano il suo volto, creando un gioco di luce sul suo viso.
I suoi lineamenti erano freddi, ma al contempo caldi e attraenti. Erano perfetti.
Era probabile che non avessi mai visto un ragazzo così bello, quanto era probabile che non sarebbe successo neanche in futuro.
Se solo non fosse stato così..odioso?
La cosa più preoccupante era che fossi quasi sicura mi piacesse anche in quel modo.
Oddio,essere ubriachi voleva dire sparare anche simili stronzate adesso?
Se così fosse stato,non mi sarebbe interessato farlo succedere una volta in più.
Inoltre,mi sarei dovuta impegnare per togliermi dalla testa quell’idea assurda,prima che questa potesse prendere il sopravvento e decidesse di diramarsi meglio,piantando radici.
Non mi accorsi neanche che la macchina si fosse fermata,fino a quando la portiera dalla mia parte non venne aperta.
“Andiamo principessa,siamo arrivati.” fece sarcastico,mentre riponeva ai piedi della macchina le mie scarpe,che avrei dovuto indossare.
Provai a farlo ma non andò come avevo previsto, e rischiai di rovinare a terra se non ci fosse stato il suo corpo davanti a concedermi di aggrapparmi.
Ci rinunciai e,con uno sbuffo esasperato,le scalciai via e scesi sul marciapiede a piedi nudi.
“Ho capito,niente scarpe.” sospirò,prima di andarle a recuperare.
“Ti sei preso gioco di me.” dissi,mentre con la mente vagavo nel rifiuto di poco prima.
Per colpa sua,mi ero sentita ancora una volta presa in giro.
Avevo fatto la figura dell’idiota totale.
“Sei uno straccio,come pensi che io possa realmente baciarti?” parlò pazientemente,con serietà.
“Mi stai dicendo che l’avresti fatto se fossi stata in condizioni normali?”
“Suppongo di no,perché se fossi stata in condizioni normali non ti sarebbe neanche venuta in mente una simile stronzata.” rise,io però rimasi seria.
In quel momento avevo l’impressione di essere ritornata pienamente in me,e di sapere perfettamente ciò che volevo.
“Ma tu l’avresti voluto lo stesso?” provai ancora,cercando di ottenere da lui una risposta soddisfacente che mi facesse capire di non essere l’unica pazzoide della situazione.
Si passò stancamente una mano sul viso,prima di riportare i suoi occhi nei miei con freddezza “Vai a casa, Sam.” mi ordinò,al limite della pazienza.
Capii che non avrei ottenuto niente in quel momento,tanto valeva smetterla di rendermi patetica e affogare i miei dispiaceri nel sonno.
A quanto mi ero resa ridicola ci avrei pensato il giorno seguente.
Feci per afferrare la pochette e racimolare le chiavi,ma un attimo..che fine aveva fatto?! A meno che non avessi doti represse da maga,l’avevo dimenticata o persa da qualche parte.
Accidenti,dentro c’era la mia vita!
“Cazzo,la pochette! Le chiavi,il mio telefono.. “ mi passai una mano nei capelli e mi guardai attorno come se da un momento all’altro potesse comparirmi davanti agli occhi.
Presi a guardare anche all’interno della sua macchina in una vana speranza,ma sapevo che non avrei trovato nulla.
Intanto sentii Sven parlare al telefono.
“Ehi Amy,Sam era ubriaca e l’ho portata a casa.. sì ma non ha le chiavi,ha perso la pochette..ah ce l’hai tu? Va bene,allora farò così,ciao.” chiuse la comunicazione e si infilò il cellulare nella tasca dei jeans,prima di farmi segno di salire in macchina.
“La tua pochette ce l’ha Amy,e ha anche detto di portarti a casa nostra. Andrai a casa tua quando riuscirai a reggerti sulle tue gambe.” appoggiò i tacchi sul sedile posteriore e mise in moto.
Mi venne da ridere per la situazione,perché nessuno garantiva delle mie azioni in quello stato,neanche io.
C’era persino la possibilità che mi potessi infilare nel suo letto durante la notte..
Improvvisamente però,mi sentii sbiancare e montare la nausea.
Speravo che saremmo arrivati presto a casa perché necessitavo di un water in cui sfogare il mio essere,e di un divano su cui sdraiarmi prima che la testa mi andasse a puttane.
Mi appoggiai con la fronte contro il finestrino,cercando di fare respiri profondi per trattenermi.
“Non provare a vomitarmi in macchina!” mi avvisò,prima di aumentare l’andatura per raggiungere più velocemente casa.
Parcheggiò nel vialetto e mi aiutò a scendere,il problema era che fossi al limite e che non riconoscessi neanche più la pianura dalla collina.
Camminare sul marciapiede sembrava l’impresa più ardua del mondo.
Dovette intuirlo perché,non appena provai a muovere un passo,mi prese in braccio a mo’ di sposa e si avviò verso il portone di casa.
Mi lasciò là davanti,appoggiata contro la porta,prima di ritornare in macchina per recuperare le sue chiavi e le mie scarpe.
Mi sorresse da un fianco mentre facevo il mio ingresso,prima di raggiungere il soggiorno e lasciarmi libera di cadere sul divano.
Mi appoggiai sulle ginocchia e mi sorressi la testa tra le mani.
Perché diavolo girava così tanto?
Avrei voluto darmi una botta in testa con qualcosa per svenire e farmelo passare,almeno momentaneamente.
Subito dopo quel pensiero irrealizzabile,avvertii un conato di vomito.
Con una forza che non pensavo mi appartenesse,corsi verso la porta del bagno e la spalancai,cadendo poi ai piedi del water appena in tempo.
Sentii dei passi dietro di me e poi due mani sfiorarmi il collo per tirarmi indietro i capelli.
Con ancora la testa nel cesso,cercai di allontanarlo da me con una mano.
Era l’ultima persona al mondo che volevo mi vedesse in quello stato,soprattutto se alla fine la colpa era sua.
Se solo non fosse stato così stronzo come al solito,e non fosse entrato nella mia vita,sarei ancora la ragazza più spensierata e squilibrata di sempre.
Dopo che fui sicura di essermi sfogata interamente,mi tirai indietro e mi appoggiai con la schiena alle fredde mattonelle.
“Dimentica quello che hai visto..” sussurrai impercettibilmente,tenendo gli occhi serrati.
“Può servire a farti sentire meglio?”
Aprii gli occhi e lo fissai. “Sì.”
“Ok.” fece spallucce,prima di dirigersi verso un mobiletto e tirare fuori del colluttorio.
Ne riempii un bicchierino di plastica,prima di porgermelo.
“Qualche gargarismo per rinfrescarti non dovrebbe farti schifo.”
Guardai prima lui sospettosa,poi afferrai il bicchierino.
Tutta quella sorta di enigmatica gentilezza cominciava a terrorizzarmi.
Mi alzai in piedi e feci qualche risciacquo,prima di sputare all’interno del lavandino.
Mi guardai allo specchio e..oddio,ero quasi sicura che un morto avesse più colorito di me.
Mi passai stancamente una mano sul viso,prima di puntare il mio sguardo sulla doccia.
“Ho bisogno di una doccia.” dichiarai.
Lo sentii sospirare,prima di recuperare da un armadio un asciugamano con il quale potermi avvolgere.
“Fai pure.” me lo lanciò addosso e uscì dal bagno chiudendo la porta dietro di sé.
Quel ragazzo mi avrebbe presto fatto impazzire.
Legai i capelli in uno chignon disordinato,prima di spogliarmi di ogni sorta di indumento e buttarmi sotto il flusso d’acqua.
Non appena ne venni pervasa,avvertii un immediato senso di benessere e scioglimento. Avevo tenuto i nervi in contrazione per troppo tempo,ma come sarebbe potuto essere diversamente con la sua presenza?
Mi insaponai il viso,eliminando gli ultimi patetici residui di trucco,per poi passare al resto del corpo.
Non avrei mai pensato che sarei arrivata al punto di farmi una doccia in casa sua,con lui a pochi metri da me.
Il problema era che la cosa,invece che infastidirmi,mi elettrizzasse da morire.
Non ricordavo con chiarezza il momento in cui avevo battuto la testa,ma era sicuro che l’avessi fatto se cominciavo a pensare a determinate cose.
Se qualcuno mi avesse detto che mi sarei sentita così,qualche settimana prima,gli avrei riso in faccia.
Per non parlare di quell’assurda richiesta che mi ero lasciata scappare.
Ma come mi era saltato in mente di chiedergli di baciarmi?
Più che chiederglielo,gliel’avevo imposto,e lui si era rifiutato.
Era più che prevedibile che si sarebbe rifiutato,ma ci avevo sperato fino all’ultimo.
Solo a pensare a quanto l’avessi ardentemente desiderato,provai pena per me stessa.
Quella ragazza non ero io,e la cosa più frustrante era che non riuscissi a cambiare marcia,e non volevo. Quello che volevo era lui,seppur ammetterlo mi facesse quasi un male fisico.
Con un gesto stizzito chiusi il flusso d’acqua e,avvolgendomi intorno al telo che mi aveva prestato,uscii dalla doccia.
Solo in quell’istante mi resi conto di non avere la più pallida idea di cosa indossare,sicuramente non potevo rimettermi addosso quello scomodo vestito.
Feci un sospiro,presi coraggio e uscii dal bagno.
Lo trovai seduto sul divano,sdraiato e con un braccio sulla fronte. Era immobile.
Non appena avvertii la mia presenza inclinò leggermente la testa in mia direzione.
Lo vidi sgranare gli occhi preso alla sprovvista,ma fu un nano secondo prima che riacquistasse il suo autocontrollo.
“Dici che se la prende tua sorella se le prendo in prestito un paio di mutandine?” lo stuzzicai,sapendo che effetto stessi sortendo in lui in quel momento.
“Fai un po’ quel che ti pare.” riportò lo sguardo sul soffitto e non mi rivolse un’occhiata in più,ma lo capii dalla sua mascella irrigidita che si stesse trattenendo dal fare qualcosa. E,conoscendolo,non doveva essere facile per lui.
Ancora dovevo capire il perché lo stesse facendo,onestamente a me non avrebbe fatto schifo condividere un letto con lui in quel momento.
Anche se,dovevo ammetterlo,sarei stata la ragazza più incoerente del mondo,insieme a lui.
Perché diciamocelo,non era normale litigare fino allo sfinimento neuronale e poi finire a rotolarsi insieme in un letto. Che poi,mi sarebbe andato bene anche un divano,o un tavolo..
Mi diressi verso la camera di Amy a passo spedito,prima di agguantare un paio di mutandine e una lunga maglia. Con tutte probabilità doveva essere del fratello.
Non ci feci caso e la indossai,prima di scendere di sotto e verificare cosa fosse intento a fare.
Lo trovai questa volta seduto,a rispondere a dei messaggi con aria rilassata.
Mi sedetti vicino a lui,ma neanche troppo da permettermi di inalare il suo profumo.
In mancanza di altre cose da fare,tutto ciò che mi rimava era parlare con lui.
Lo fissai per qualche istante a tratti,cercando di non farmi scoprire ma allo stesso tempo provare a capire a cosa stesse pensando.
“Se hai qualcosa da dirmi, fallo.” parlò,senza staccare gli occhi dal cellulare.
Ma come diavolo aveva fatto?
Borbottai qualche parola a mezza voce,prima di impormi di far uscire la voce.
“Non è di mio gradimento parlare con persone che non mi degnano della loro completa attenzione.” ribattei con sicurezza,alludendo al suo uso del cellulare in mia presenza.
Bloccò lo schermo e lo lasciò cadere al suo fianco,prima di trafiggermi con i suoi occhi.
“Prego,vostra signoria.” fece ironico.
Repressi una smorfia infastidita. “Oh,non vorrei privare qualche fanciulla dell’onore di sentirti. A proposito,ti senti bene? Perché sei qui con me piuttosto che con una di loro?”
“E’ quello che mi chiedo anch’io..” sibilò tra i denti.
“E’ più divertente la mia compagnia,ammettilo.” sorrisi divertita.
“Ti dirò, loro trovano il modo di intrattenermi,anche piuttosto piacevolmente.” sorrise malizioso,portando i miei ormoni al delirio.
“Mi stai dicendo che io non so intrattenerti?” inarcai un sopracciglio irritata.
“Dico solo che sono convinto tu possa fare di meglio..” mi provocò.
Non seppi neanche come,o il perché lo stessi facendo,ma mi alzai in piedi con uno scatto e mi avvicinai a lui.
Non ragionai,spensi la parte razionale del mio cervello e,seguendo l’istinto,mi portai a cavalcioni su di lui.
Non avevo idea di dove avessi tirato fuori quello spirito d’iniziativa,ma la mia grinta sembrò sortire l’effetto desiderato quando lo vidi guardarmi incredulo.
“Dici che ora va meglio?” fu il mio turno,quella volta,di provocarlo.
Ero pienamente convinta di aver il coltello dalla parte del manico,ma non ne fui più così sicura quando appoggiò le sue mani sulla mia schiena,facendole scivolare fino a raggiungere il fondoschiena.
“Cominciamo a ragionare. Allora..di cosa vorresti parlarmi?” parlò rocamente.
Ero più che sicura che quello fosse il tono di voce che usasse per far svenire,o venire in base alle preferenze,metà popolazione femminile.
Ma non avrei ceduto e non gli avrei concesso di rendersi conto di aver scatenato in me lo stesso effetto.
“Devo farti una domanda.” cercai di non arrivare all’esasperazione,ma quando le sue dita cominciarono a disegnare figure astratte sui miei fianchi,mi sembrò di impazzire letteralmente.
Sorrise enigmatico,ed ebbi l’impressione che avesse grossomodo capito quali fossero i miei pensieri. “Falla.” disse.
Lo guardai negli occhi per atti che mi sembrarono troppo infiniti perché non potessi permettere alla tensione di prendere possesso del mio corpo e paralizzarmi.
Mi persi attraverso i suoi occhi,così profondamente che mi sembrò di essermi dimenticata quello che avrei voluto chiedergli.
Quando però il mio sguardo cadde sulle sue labbra,mi fu perfettamente chiaro.
“Vuoi baciarmi?” chiesi diretta.
Lo vidi sussultare,ma non si scompose più del dovuto e riuscii a rispondere prima del previsto. Mi scrutò per qualche attimo,facendo vagare il suo sguardo sul mio viso.
“No.” fece senza tentennamenti,facendomi sentire immediatamente l’idiota della situazione. Ed ero più che sicura di esserlo.
Ma insomma,da quale rara patologia ero affetta?
Avrei dovuto ascoltare i consigli di Trent di tanto in tanto,e decidermi ad andare in analisi. Sempre che non avessi costretto al suicidio anche uno strizzacervelli.
Con la testa che mi ritrovato,non mi sarei sorpresa.
Scossi impercettibilmente la testa,sorridendo sconsolata allo stesso modo.
“Dimentica quello che ti ho chiesto.”
Rimasi a fissare la sua espressione imperturbabile e fredda per ancora qualche istante,nella speranza di vederla cambiare.
Quando però mi resi conto che non sarebbe successo,rinunciai e feci per scendere dalle sue gambe e rinchiudermi in bagno per provare a strangolarmi con il cordone di un accappatoio.
Lui però non me lo permise.
Mi strinse i fianchi,impedendomi di distanziarmi da lui.
Nella sua espressione notai indecisione,ma questa sembrò sparire quando avvicinò il suo volto al mio.
Quando parlò,avvertii il suo fiato caldo solleticarmi la pelle.
“E tu dimentica la mia risposta.”
Mi afferrò dai fianchi e mi sollevò,mandandomi a sbattere contro i cuscini del divano.
Si portò sopra di me,e mi contrastò con il suo corpo.
Posò una mano sui miei capelli,percorrendo con le dita una ciocca prima di farla scivolare lungo il fianco,fino alla gamba lasciata nuda dalla corta maglietta.
I suoi occhi seguivano ogni suo movimento,guardando il mio corpo famelico.
Quando puntò il suo sguardo nei miei occhi,mi sentii mancare il fiato per qualche secondo.
Non avrei mai pensato che mi sarei ritrovata protagonista di un momento simile,né tantomeno avrei pensato di desiderarlo così ardentemente.
Posò una mano sulla mia guancia e l’accarezzò con il pollice.
Non avrei mai immaginato potesse essere così gentile in ogni sua carezza.
Quando schiuse le labbra e continuò a fissarmi con quella sua espressione assorta,pensai di non aver mai vissuto un momento così intenso in tutta la mia vita,seppur mi fossi spinta ben oltre.
Lo sentii ispirare profondamente,prima di notare un suo avvicinamento.
Puntò alle mie labbra ma non raggiunse mai la meta,poiché il rumore di una porta che sbatteva ci fece ritornare nel mondo reale.
Alzò lo sguardo in direzione della porta,fissandola come a volerla incenerire.
Pian piano la sua mano cessò di accarezzare il mio viso,così come il suo corpo abbandonò il mio.
Si riportò in posizione eretta nel preciso istante in cui Amy varcò la soglia del soggiorno.
“Eccovi!” salutò allegra,prima di mutare espressione una volta accortasi del mio stato.
I miei occhi rimasero incatenati alla sua figura.
In risposta,mi lanciò un occhiata furtiva prima di salire le scale senza neanche dire una parola.
Seguii ogni suo movimento,ed Amy fece lo stesso prima che uscisse dalla nostra visuale.
“Brutto momento?”domandò,posando la mia pochette sulla poltrona affianco al divano.
Mi presi il viso tra le mani e ispirai frustrata. “Pessimo..” mormorai.
“Cosa stava succedendo?” si sedette sulla poltrona di fronte a me,sporgendosi in mia direzione.
Feci scivolare le braccia lungo i fianchi,sfinita,prima di osservarla in volto.
Non sapevo il perché, ma desideravo che quel momento rimanesse un segreto tra noi due. Non volevo condividerlo con nessuno,forse perché non mi sarebbe piaciuto parlarne.
Se l’avessi fatto,molto probabilmente,sarei stata vittima di un attacco di schizofrenia.
“Niente.” sospirai quindi,seppur non mi sforzai di risultare credibile.
“Avete litigato come vostro solito?” ipotizzò con una smorfia.
“Esattamente.”
Mi guardò dubbiosa ma decise di far cadere l’argomento,prima di invitarmi a dormire con lei per quella notte.
Forse,con della buona compagnia,sarei riuscita ad addormentarmi senza vagare per casa come uno zombie.
 
Il mattino seguente me ne andai presto.
Lasciai a Amy un biglietto,in cui la ringraziavo per l’ospitalità.
In quel momento,avevo solo una gran voglia di ritornarmene a casa e chiudermi nella mia tana.
Avvertivo una malsana depressione addosso,che mi causava stanchezza e spossatezza.
La mia voglia di cimentarmi in qualche attività che comportasse uno sforzo,era pari a zero. Ma allo stesso tempo avevo anche paura a rimanere da sola poiché la mia testa non sarebbe riuscita a tollerare altri pensieri asfissianti.
Non appena varcai la soglia di casa,mi resi conto che non sarei riuscita a trovare pace in nessun posto.
Non mi andava di uscire e incontrare gente,ma tantomeno non avevo voglia di fare la solitaria.
L’unica cosa che avrei potuto fare sarebbe stata quella di dormire,e non mi avrebbe fatto tanto schifo come idea date le scarse ore in cui ero riuscita a prendere sonno.
Verso le cinque del mattino avevo avvertito dei rumori.
Prima pensai si trattasse semplicemente di Sven,ma quando avvertii una voce femminile capii che non fosse solo.
Il resto della nottata si svolse in modo confusionario,e io rimasi per tutto il tempo con gli occhi sbarrati e le orecchie tese per captare ogni minimo suono.
Date le urla stridule di quell’oca,mi sarebbe risultato ugualmente impossibile provare a riaddormentarmi.
E in quel momento,fissandomi attraverso lo specchio del soggiorno,le borse sotto gli occhi avevano quasi assunto un colorito violaceo.
Non mi sarei sorpresa se la gente avesse pensato che avessi fatto a botte con qualcuno. E,onestamente,avrei preferito confermare quella versione piuttosto che ammettere di essermi presa una sbronza, e aver passato tutta la notte sveglia ad ascoltare il ragazzo delle mie fantasie sessuali regalare orgasmi a una tettona urlante.
 
Impiegai il resto del mio tempo cercando di recuperare ore di sonno e pulire casa.
Se mi avesse visto mia madre,negli ultimi tempi,sarebbe stata fiera di me.
Per me,invece,quella era la prova che fossi caduta davvero in basso.
Ad un certo punto non ce la feci più e,con un urletto isterico,mi lasciai cadere sul divano con uno spazzolone in mano.
Raccattai il cellulare e scorsi i nomi in rubrica.
Dovevo smetterla di comportarmi come una zitella e fare qualcosa per rimediare,altrimenti il prossimo passo sarebbe stato quello di comprarmi un gatto,e poi un secondo,e un terzo..
Repressi il raccapricciante pensiero e pensai a chi chiamare per passare il mio tempo.
Dee era fuori discussione,con alte probabilità mi avrebbe assillata per capire che fine avessi fatto ieri sera,e poi mi avrebbe trascinata in giro per negozi.
Amy avrebbe cercato di investigare su ieri sera,non convinta che io e suo fratello avessimo litigato. E onestamente non avrei saputo che bugie inventarmi.
Trent mi avrebbe sicuramente fatto la paternale per il mio comportamento immaturo,e si sarebbe messo nei panni di psicologo.
In quel momento preferivo vivere nell’ignoto,quindi bocciai anche lui.
Sbuffai e ributtai il cellulare sul divano,prima di andare a indossare qualcosa di semplice e comodo.
Magari,quattro passi e un po’ di attività fisica,mi avrebbero fatto bene e sarei riuscita a schiarirmi la mente.
Indossai dei pantaloncini neri elasticizzati,abbinati a una canottiera dello stesso colore. Tirai su i capelli in una coda alta,indossai un paio di scarpe da ginnastica e raccattai il cellulare con le cuffiette.
Mi guardai allo specchio e sospirai rassegnata,capendo che non ci fosse modo di migliorare il mio aspetto in quella giornata.
Afferrai le chiavi di casa e uscii,dirigendomi con passo spedito fino a un parco poco distante da casa.
Ultimamente avrei dovuto dedicare più tempo a me invece che pensare in continuazione a quell’idiota,e quello era un modo per prendermi una pausa.
D’ora in poi niente pensieri,niente ragionamenti contorti e paranoie.
Avevo capito che pensare troppo a una cosa,faceva solo aumentare la paura.
Quello che avrei dovuto fare sarebbe stato agire d’impulso,buttarmi a capo fitto in qualcosa senza aver paura di finire sfracellata contro il suolo.
Iniziai a correre con andatura moderata,mentre ascoltavo la canzone ‘Make me wanna die’ di The Pretty Reckless. Mi dava carica e trasmetteva grinta.
Quello che a me serviva in quel momento.
Aumentai l’andatura e svoltai a destra in un sentiero,superai correndo un gruppetto di ragazzi intenti a chiacchierare,e ripresi per la mia strada.
Avvertii una voce in lontananza gridare,ma non me ne curai.
Mi fermai solo quando mi sentii afferrare per un polso,ritrovandomi poi di fronte Jay che si reggeva alle ginocchia respirando pesantemente.
Non mi ero accorta che mi stesse seguendo,in realtà non mi ero proprio accorta della sua presenza.
“Ehi.” salutai,ma suonò più come una domanda data la stranezza di quell’evento.
Alzò l’indice in mia direzione,come a dire ‘dammi un minuto ‘,continuando a respirare per qualche altro secondo.
“Credo di aver perso un polmone per strada.” fece poi,guardandosi attorno.
“Pensavo fossi più atletico di così.” lo presi in giro.
“Tu che ci fai qua?” chiese,dopo avermi lanciato un’occhiataccia divertita.
“Tu cosa pensi stia facendo?” feci,indicando il mio abbigliamento.
Mi scrutò da testa a piedi,prima di aprirsi in un sorriso strano.
“Aspetti che qualcuno ti salti addosso dopo essersi stufato di limitarsi a osservarti bollente e grondante di sudore?” ridacchiò.
Se avessi avuto qualcosa a portata di mano,in quel preciso istante gliel’avrei lanciata in testa. Forse,per lo meno,diventava intelligente.
Simulai una finta risata,prima di dirigermi verso una panchina e lasciarmi cadere su di essa.
Lui mi seguì e si sedette al mio fianco,fissandomi con un sorriso.
“Scherzavo.” disse.
Gli rivolsi un sorriso e poi reclinai il capo all’indietro,chiudendo gli occhi per rilassarmi.
“Puoi anche dirlo che ho le stesse sembianze di un maiale appena uscito dalla sauna.”
Rise,prima di imitarmi e mettersi nella mia stessa posizione.
“In realtà non è quella la visione che ho avuto di te..”
Aprii gli occhi e reclinai la testa di lato,fissandolo.
“Ah no? E quale sarebbe stata?” chiesi interessata.
Lo vidi sorridere con gli occhi chiusi,senza accorgersi del fatto che io lo stessi fissando.
“Non credo ti piacerebbe saperlo.”
“Se fai l’enigmatico mi viene solo più voglia di saperlo,invece.” sbuffai.
Sospirò e aprii gli occhi,fissando la mia espressione imbronciata.
Capii che si stesse trattenendo dal ridere,e apprezzai lo sforzo.
Mi scrutò per qualche istante,prima di concedersi un mezzo sorriso e rispondermi.
“In realtà,ho avuto la visione di te in almeno dieci posizioni diverse. E ti posso giurare che in nessuna di queste avevi lo stesso aspetto di un maiale sudaticcio.”
Spalancai gli occhi e rimasi a bocca aperta,presa alla sprovvista dalla sua rivelazione.
Mai mi sarei aspettata una cosa simile da lui,dopotutto era Jay.. oh mio dio!
Mi misi a ridere senza un vero motivo,sicuramente non poteva ritenersi una delle reazione più ordinarie dopo una frase del genere.
Risi fino ad avere le lacrime agli occhi,mentre lui mi guardava come si fa con una pazza che sta dando di matto.
“Sicuramente posso affermare di te che tu sia diversa dalle ragazze comuni, con questa tua reazione..” sorrise,seppur leggermente perplesso.
“Scusami..” feci,cercando di trattenere un ulteriore risata.
“Sarebbe una reazione normale solo se..” lasciò appositamente la frase in sospeso per provocare in me curiosità.
“Se?” lo esortai.
“Se fossi una ragazza che reprime da troppo tempo i suoi istinti sessuali e non concepisca nemmeno più il fatto che a un ragazzo possa interessare portarsela a letto.”
Sorvolai sulla sua dichiarazione esplicita di voler venire a letto con me,concentrandomi su una frase che,negli ultimi tempi,mi veniva ripetuta spesso.
Stava cominciando ad essere un colpo basso per la mia autostima.
Ritornai improvvisamente seria e lui se ne accorse,accigliandosi con espressione confusa.
Scossi la testa. “Non sei il primo che me lo dice..”
Mi guardò come a volermi chiedere tacitamente un maggior chiarimento,e io gli risposi. “Sven.” precisai.
Il suo viso si illuminò comprensivo e sorrise,reclinando ancora una volta la testa all’ indietro.
“Beh..detto da lui non conta. Per Sven è sempre tutto troppo poco,in confronto a quanto fa lui.” disse.
Ci pensai su,ed effettivamente aveva la sua ragione quella risposta.
L’opinione di Sven era superflua,dato che era abituato a stare con almeno tre ragazze diverse ogni giorno.
Quel discorso,in ogni caso,era davvero pesante da sostenere per me.
Non c’era più bisogno che fossero gli altri a farmelo intendere,ci arrivavo benissimo da sola al fatto che fossi una ragazza frustrata che probabilmente sarebbe rimasta una zitella sola e circondata da gatti,che tra l’altro detestava.
Guardai l’ora sul cellulare,e mi accorsi che si fosse fatto tardi.
Mi alzai dalla panchina e mi guardai attorno.
Anche i bambini che avevo visto precedentemente giocare e correre da tutte le parti,stavano cominciando a dissolversi.
“Devo tornare a casa.” dissi a Jay,con l’intento di salutarlo e porre fine a quella conversazione.
Si alzò dalla panchina e mi guardò. “Ti accompagno.”
“Sei sicuro? Magari tu sei una persona impegnata,al mio confronto.”
Rise,prima di scuotere la testa e farmi cenno di fargli strada.
Camminammo verso casa mia parlando di argomenti più leggeri,senza capitare nuovamente in punti critici e che avrebbero potuto nuocere alla mia persona.
Era piacevole parlare con lui,la tensione si era affievolita e ora mi risultava naturale dialogarci.
Arrivammo davanti alla mia porta e lui salii i due scalini che ci separavano per salutarmi.
Lo fissai e un’idea malsana si fece spazio in me,ed era risaputo che non sarei riuscita a metterla a tacere tanto facilmente. E soprattutto non ne avevo nessuna voglia.
Presi un respiro profondo e decisi di lasciarmi andare.
Mi avvicinai a lui e lo fissai in cerca di un’ultima conferma per ciò che avevo intenzione di fare.
“Sai una cosa?” gli chiesi,guadagnandomi la sua completa attenzione.
Mi guardò incuriosito,spingendomi a continuare.
“Hai ragione sui miei istinti sessuali ‘repressi’..” mimai le virgolette “e ce l’ha anche Sven.” il solo pronunciare il suo nome mi causò un ondata di rabbia,e aumentò la mia motivazione.
“E con questo cosa vorresti dire?” ridacchiò.
Lo guardai per qualche altro istante,prima di mandare già il groppo in gola e decidermi a prendere in mano la situazione.
“Che dovrei lasciarmi andare.”
Gli appoggiai una mano sulla nuca e lo spinsi verso di me,eliminando così le distanze tra i nostri corpi.
Come pensai,non si ritrasse e,dopo un momento di smarrimento,ricambiò il bacio.
Mi staccai solo per cercare le chiavi di casa e aprire la porta,la stessa contro la quale mi sbatté per riprendere a baciarmi.
Ce la chiudemmo alle spalle con qualche difficoltà,prima di crollare sul divano,essendo il più vicino.
Spensi la mente e non mi fermai a riflettere su cosa stessi facendo.
Tanto,merda per merda,tanto valeva  fare qualche cazzata per migliorarmi la vita.


Eccoci qua con un nuovo capitolo, le cose cominciano a farsi bollenti!
La nostra piccola Sam si è messa di nuovo nei casini..chissà come la prenderà Sven la notizia di uno dei suoi migliori amici a letto con..con chi? Dopotutto Sam dovrebbe essere meno di zero no?
Peccato che non creda neanche lui alle sue stesse cazzate.
Continuate a seguirmi per vedere insieme cosa succederà.
Un grazia a chi lo fa già, tanti baci!
Xoxo. Heartless.

 
  
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