Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: kamomilla    06/03/2005    5 recensioni
Una sera triste e tanta volgia di cambiare qualcosa. Scritta veloce e non troppo approfondita, ma dovevo postarla adesso che il mio umore rispecchia i sentimenti della storia. I commenti sono più che graditi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Principessa Prigioniera

Principessa Prigioniera

 

 

 

 

 

 

Camilla osservava il regale giardino dalla finestra di camera sua.

I figli dei giardinieri stavano giocando con la candida neve caduta da poco. Si rincorrevano, lasciandosi cadere su quel manto bianco che faceva da sfondo alla loro allegria ed il loro unico problema era quello di riuscire ad acchiappare l’altro.

La ragazza sospirò. Avrebbe voluto farlo anche lei, ma purtroppo alla principessa non era consentito mischiarsi alla servitù. Inoltre lasciarsi andare a quel modo non era conveniente per una signorina come lei e neanche poteva permettere che il vestito si sporcasse.

-Principessa?-

Una vocina la distolse dai suoi pensieri. Camilla si voltò e sorrise alla giovane ancella che le stava andando incontro.

-Dimmi, Sara.-

-Io... dovrei acconciarle i capelli, padroncina. Deve iniziare a prepararsi, la cerimonia si svolgerà tra meno di un’ora e sua madre ha ordinato che lei fosse vestita e pettinata a breve.-

-Non voglio, Sara.- mormorò Camilla sedendosi sul letto e lasciando che la ragazzina le sciogliesse la stretta crocchia che portava affrancata sulla nuca e che iniziasse a spazzolarle i lunghi capelli neri e lucenti.

-Lo so, padroncina. Ma non ci può fare niente, ha compiuto i sedici anni ed il re vuole che si sposi.-

-Mio padre non può costringermi! Come posso sposare un ragazzo che nemmeno conosco? Come posso farlo? Dovremo amarci, Sara.-

-Imparerete ad amarvi. Vostro padre non affiderebbe mai sua figlia a qualcuno che non è in grado di amarla nel modo più giusto.-

-Il modo più giusto... Sei innamorata, tu?-

L’ancella arrossì violentemente. La principessa non le aveva mai rivolto una domanda tanto diretta.

-Io... si, padroncina. Di... Fabrizio, il figlio del pastore del villaggio.-

Camilla sorrise.

-Ed è per questo che hai quella luce tanto bella negli occhi, Sara. Nei miei occhi, invece, vedi luce?-

La ragazzina la guardò attraverso il riflesso dello specchio. No, nei suoi bellissimi occhi azzurri non c’era luce, ma solo tristezza, tanta tristezza.

-No, principessa. Ma voi dovete essere felice. Voi... vi innamorerete di questo giovane. Con il tempo lo conoscerete e vi innamorerete di lui e lui di voi.-

-Ma io sono già innamorata, Sara!- esclamò Camilla sorridendo.

-Siete innamorata?-

-Sì, della vita! Io voglio... viaggiare, vedere il mondo, conoscere gente nuova! Io voglio vivere!-

-Voi non potete fare questo, signorina, non potete!- sussurrò l’ancella. –Non è il vostro destino!-

La principessa si alzò di scatto, distruggendo la metà dell’acconciatura che era appena stata conclusa.

-Io credo che ognuno debba decidere del proprio destino. Non sei d’accordo con me, Sara?-

-Sì, padroncina.-

-E allora liberami. Fallo, ti prego, fallo!-

-Ma io non posso, signorina. Ubbidisco a voi, ma devo ubbidire soprattutto al volere di vostro padre. E vostro padre, il re, mio signore, vuole che vi sposiate con il conte.-

-Non hai mai disubbidito, vero, Sara? No, neppure io l’ho mai fatto. Ma... forse è ora di iniziare. Io inizierò. E quando lo farò la mia vita, quella che desidero io, quella che voglio vivere, inizierà.-

La porta della stanza di Camilla si aprì un’altra volta e fece il suo ingresso una bellissima donna, vestita con un abito di seta color crema e con della filigrana d’oro intrecciata nei capelli.

-Camilla! Ancora non siete pronta, figliola? Sara, avevo dato ordini precisi!-

-Lo so, mia regina, lo so, mi dispiace! È...

-Colpa mia, madre, colpa mia!- disse Camilla inchinandosi accanto all’ancella. –Ho distratto Sara, chiedo scusa.-

-Va bene, va bene, ma ora vediamo di darci da fare!  Vi mando altre tre dame.-

Un’ora passò e la giovane principessa era pronta per compiere il passo più grande: unirsi in matrimonio.

Sara l’osservava avanzare lungo la navata della Chiesa con fierezza, ma nelle iridi ghiacciate vi si poteva leggere lo sconforto e l’infelicità più profonda.

-Sara, porta il calice!- ordinò padre Giovanni. Lo aveva convinto all’ultimo momento ad investirla di quell’incarico importante. Ubbidì e portò la coppa d’oro con inciso lo stemma della famiglia reale. La principessa ed il conte suo sposo avrebbero consolidato il loro voto bevendo insieme da quel calice. Ma Sara sorrise: qualcos’altro sarebbe successo, in verità. Camilla avrebbe iniziato a vivere.

-Bevete solo voi, padroncina.- sussurrò quando fu davanti a lei.

E Camilla annuì, ora sorridente. Sara la liberava, la liberava!

Bevve tutto il contenuto d’un fiato e cadde a terra.

Sara salì sull’altare e rispose alla muta domanda degli invitati.

-È morta, mia signora. Voleva essere libera. Ed io l’ho liberata. Ed ora vive.-

 

 

 

Un giovane ragazzo piangeva tra due lapidi bianche.

“Addio, mio dolce amore, riposa in pace accanto alla tua principessa ribelle.”

“Addio, principessa Camilla, prenditi cura della mia Sara.”

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: kamomilla