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Autore: MandyCri    11/10/2015    6 recensioni
Ellen Mayer è la regina del liceo, l’idolo di tutte le ragazze della scuola.
Bionda con gli occhi azzurri e un fisico da pin up.
Tom Gore è invece il nerd della scuola.
Moro con gli occhi neri.
Grasso, brufoloso, occhialuto e con un vistoso apparecchio ai denti.
È ovviamente il bersaglio preferito della splendida, ma crudele Ellen.
Ma si sa, la vita riserva molte sorprese.
Cosa succederà quando i due si incontreranno, dopo sette lunghi anni dalla fine del liceo, per un colloquio di lavoro?
Scopritelo insieme a Ellen e a Tom, ma ricordatevi: non fate agli altri quello che non vorreste fosse fatto a voi!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao,

ecco qui il penultimo capitolo di questa storia.
Grazie a tutti per seguirla ancora con interesse, nonostante i tempi biblici a cui vi sottopongo.
Spero che anche questo capitolo possa piacervi.
Se vi va, lasciate un commento, sono sempre lieta di rispondere alle vostre domande o perplessità.
Che dire... il gruppo è sempre lo stesso L'amore non è bello se non è litigarello.

Buona lettura, besos MndyCri


 
TRAILER

 

 

CAPITOLO 30

 

Tom si specchiò sulle vetrate della Gordon Corporation.

Non aveva mai fatto caso che la ditta costruita dal padre di Ellen fosse un inno a quell'uomo.

Chi mai avrebbe chiamato la propria ditta con il proprio nome di battesimo?

O quell'uomo era un narciso di prima categoria o era un genio, perché, effettivamente, quel nome era molto musicale, più di Mayer Corporation, sicuro!

Ellen, le volte che aveva gli parlato dei propri genitori, li aveva dipinti come due persone speciali, forse entrambi un po' snob, ma trapelava, in ogni parola, l'amore che provava per il padre, gran lavoratore e la madre frivola, ma dolce come il miele.

Tom aveva sempre pensato che, vista la ricchezza di quella famiglia, i genitori di Ellen fossero assenti con la figlia.

Le voci correvano, perché “radio scarpa”, al liceo, era sempre aggiornatissima su ogni argomento e i pettegolezzi circolavano alla velocità della luce, quindi lui aveva saputo che la bellissima reginetta del liceo aveva avuto sempre una tata, da questo aveva dedotto che a Miss Mayer fosse mancato l'affetto dei suoi.

Quando era adolescente, l'aveva scusata per i comportamenti, alcune volte, decisamente cattivi, proprio per questo motivo.

Invece, Ellen Mayer era stata viziata dai genitori, non per togliersela dai piedi, ma perché l'amavano sopra ogni cosa e la tata era solo una cosa in più per garantire all'amata figlioletta, il massimo.

Tom inarcò un sopracciglio e si specchio nuovamente.

Così poteva andare.

Era dimagrito parecchio, ma era ancora abbastanza possente.

Cazzo! Ellen l'aveva demolito per l'ennesima volta.

Sospirò e si fece coraggio.

Spalancò il portone ed entrò deciso.

Si mise una mano sulla faccia e strofinò forte: perché Ellen riusciva ad atterrarlo sempre e comunque?

Cristo Santo, che giornataccia!

Alzò lo sguardo incupito e fissò stranito la ragazza che c'era alla reception.

Un piccolo sorriso spuntò sulle sue labbra.

Bè, tutto sommato, le cose stavano per prendere una direzione positiva, finalmente!

Guardò, attentamente, la bionda tutte curve che stava masticando, senza ritegno, una gomma.

Adocchiò l'enorme scollatura che lasciava poco all'immaginazione e valutò cosa potesse nascondere dietro il banco della reception.

Sicuramente una minigonna inguinale.

Arricciò il naso divertito e scosse la testa.

Tutto sommato, Ellen Mayer non era poi tanto diversa da lui e da qualsiasi altro imprenditore.

Poteva blaterare le sue convinzioni femministe fino a perdere la voce, ma poi, quando lei si era ritrovata dall'altra parte della barricata, aveva fatto la scelta più ovvia per la sua ditta.

Aveva optato per la bellezza a discapito dell'intelligenza e aveva messo una stupida bionda dal corpo da favola, in bella vista non appena si entrava nella sua ditta.

Lui sapeva che prima dell'ascesa di Ellen alla “Gordon”, quella barbie non c'era.

Ricordava perfettamente, quando, appena aperta la sua agenzia di pubblicità, era entrato in quello stabile per la prima volta, per elemosinare un appuntamento con Gordon Mayer per offrirgli i suoi servigi.

Al posto della biondona, c'era una vecchia bisbetica rinsecchita che l'aveva rispedito al mittente in quattro e quattr'otto! Gordon Mayer non l'aveva nemmeno incrociato per sbaglio.

L'aveva odiata con tutto se stesso.

Sicuramente, la strega era andata in pensione e guarda un po'? Ellen, al suo posto, aveva scelto una bambola! E che bambola!

Avanzò spavaldo: sarebbe stato un gioco da ragazzi circuire quella ragazza.

Del resto, le bionde stupide erano il suo pane quotidiano.

Si appoggiò al bancone con estrema sicurezza – Ciao. - salutò, ammiccando.

La ragazza alzò a stento il sopracciglio e gli lanciò un'occhiata distratta – Sehn? - biascicò lei, aumentando il ruminare della gomma.

Tom spalancò gli occhi sorpreso.

Ma che razza di maleducata era questa?

Certo che Ellen era veramente pessima a scegliere le ragazze immagine!

Almeno lui aveva evitato di mettere in prima fila le buzzurre.

Bè, meglio ancora: oltre che stupida era anche ignorante! Le cose si facevano sempre più facili.

Sarebbe stato ancora più semplice di quel che credeva, convincerla a farlo salire ai piani superiori, senza un appuntamento!

- Ehm... ciao Sono Tom Gore, vorrei parlare con Ellen.

La ragazza fece una bolla, la scoppiò e poi estrasse la gomma, la allungò per una decina di centimetri e se la rimise in bocca – Ellen, il capo? - gli chiese, guardandolo con curiosità.

- Esattamente! - precisò Tom, schifato da ciò che aveva appena fatto la tizia.

- Ma dai! Veramente? - borbottò lei, cercando di trattenere una risata.

- Esattamente! - ripeté lui, sempre più infastidito.

- Ce l'hai un appuntamento, Tom? Perché qui non mi risulta il tuo nome. - domandò lei, mentre scrutava avidamente un'agendina lercia che, in tempi migliori, doveva essere rosa pallido, non degnandolo più di uno sguardo.

- A dire il vero no, ma non credo sia necessario, io sono il suo fidanzato... - sussurrò, con il cuore che cominciava a battergli forte nel petto.

- Ma dai! Veramente? - la bionda stupida lo guardò incredula – Non sembri il suo tipo. Sei un po'... mmm... come si dice quando uno è... mmm... non mi viene la parola...

Tom la guardò storta.

Ma che razza di personaggio era mai quello?

Ellen aveva superato se stessa a scegliere una svampita del genere.

Tutte quelle storie sul femminismo, sull'aspetto fisico, tutto quel bla, bla, bla su tette e cervello e poi? Anche lei era uguale a tutti gli altri: l'immagine prima di tutto!

Ma questa era veramente scema!

Tom, oltre che stupito, era anche amareggiato, non se lo aspettava proprio dalla sua Ellen!

Che delusione...

Forse, era arrivato il momento di ridimensionare Ellen Mayer.

- Credo non ci sia molto da dire, sono il suo fidanzato e basta, adesso, saresti così cortese da chiamarla e dirle che sono qui?

- Insipido! Ecco la parola che cercavo. Non che tu non sia un bel ragazzo, anzi, sei notevole... però, cavoli, credevo che Ellen si sarebbe messa, minimo, con il principe di Inghilterra! - fece un'altra bolla e la scoppiò con un risolino.

Tom alzò entrambi i sopraccigli, stupefatto – E invece si è messa con me, pensa un po'! - sbottò, irritato.

- Naaaa! Non ci credo! È matematicamente impossibile. Voglio dire, stiamo parlando di Ellen Mayer! - rise la cretina.

- Ah sì, perché? - soffiò lui, sempre più incazzato.

- Ellen non potrebbe stare con uno come te. Sei troppo sempliciotto per lei.

Tom la fissò sempre più sbigottito.

Non stava capitando proprio a lui, era solo un incubo, dei peggiori anche.

- Non sono un sempliciotto! - si difese.

- Mmm... ma non sei il suo ragazzo. Senti un po', bello... è stato divertente parlare con te, ma cosa vedi scritto sulla mia fronte “gioconda”, per caso? Credi che sia così idiota da far passare il primo figaccione che arriva e che si spaccia per il fidanzato del mio capo?

- Non capisco... - mormorò.

- Te lo spiego più semplicemente: niente appuntamento, niente Ellen! Capito? Adesso, io non sarò certo il tenente Colombo, ma non ci vuole chissà cosa per comprendere che se tu fossi il suo ragazzo, piuttosto di venire a far perdere tempo a me, prenderesti il telefono e la chiameresti. Credi che sia una stupida, per caso?

Tom spalancò la bocca sorpreso.

Ok, forse si era sbagliato, la bionda tutte forme, non era proprio così idiota come aveva pensato.

Ancora una volta, si era lasciato ingannare dalle apparenze.

Aveva visto una bella ragazza ed era caduto nel più banale degli stereotipi.

Aveva associato i lunghi capelli biondi, alla stupidità.

Aveva collegato le forme generose, all'equivalente di donna facile.

Aveva guardato la scollatura dall'alto al basso, con superiorità.

Aveva cercato di ottenere ciò che voleva con arroganza, piuttosto che con la gentilezza.

Tom chiuse gli occhi e ripercorse la sua vita.

Fin da quando era grasso e brutto, aveva basato tutto sulla fisicità.

Quando era adolescente, non si era sentito all'altezza dei suoi compagni, perché lui per primo si definiva ciccione.

Non importava se i suoi risultati scolastici facevano invidia a chiunque, non importava se, alla fine, era solo colpa sua, se non aveva amici, dato che si era distanziato lui, volutamente, dai suoi coetanei.

Si era ostinato a pensare alla sua inferiorità fisica e si era isolato dal mondo, solo perché gli altri erano più belli o più magri e avevano successo con le ragazze.

Non si era nemmeno accorto che, anche Gaccio che non era certo un adone, era circondato da un sacco di ragazze, affascinate dal suo modo di fare e dalla sua intelligenza.

Quando, finalmente, si era liberato del fardello del “grasso”, aveva basato tutto sulla sua bellezza.

Si era circondato di splendori mozzafiato per far vedere agli altri che lui, ora, poteva.

Si era preso gioco di Ellen, perché non era più la magrissima reginetta del liceo e non si era accorto, fino a quando non era stato troppo tardi, quanto lei gli riempisse le giornate di gioia, di vita, quanto lei lo rendesse felice.

Aveva preferito stare con Sophie, sapendo benissimo che la cosa irritava Ellen, sapendo che non sarebbe mai stata la donna della sua vita, sapendo che alla fine, la coinquilina di Miss Mayer guardava solo, proprio come lui, le apparenze.

Quando poi, aveva vissuto finalmente Ellen, se l'era fatta scappare, perché non aveva avuto il coraggio di fare una scelta e, probabilmente, perché Sophie era semplicemente più avvenente e insieme facevano proprio una gran bella coppia.

Eppure Ellen arrossiva sempre dopo aver fatto l'amore con lui ed era una cosa che lo faceva impazzire, tanto da desiderala nuovamente, nell'immediato.

Ellen che si prendeva in giro da sola per le sue forme, senza mai, però, offendersi.

Ellen che si era accettata per quella che era, perché aveva capito che anche con qualche chilo in più, faceva breccia nel cuore delle persone in generale e degli uomini in particolare e questo lo ingelosiva da morire.

Chi dei due si era sempre e solo basato sulle apparenze?

La giovane Ellen che prendeva in giro tutti, belli o brutti o il giovane Tom che si era nascosto dietro il suo corpo enorme?

La Ellen matura che aveva accettato il suo cambiamento o lui che aveva sfruttato il suo?

Alzò lo sguardo verso la ragazza – Mi dispiace Clarysse. - disse, leggendo il nome sul cartellino identificativo – Ho fatto tanta strada per vedere Ellen, speravo di riuscire a farle cambiare idea sul mio conto e...

Clarysse lo guardò dolcemente – Avete litigato. - sentenziò.

Lui annuì con la testa, perché non riusciva nemmeno a parlare.

- Mmm.. capisco. Forse non sei così insipido come sembra. Potrei essere licenziata per questo, ma... quindicesimo piano, fatti aiutare da Cindy. È l'unica capace di farti entrare nella roccaforte di Ellen. - scoppiò nuovamente la gomma, gli indicò l'ascensore e gli fece l'occhiolino.

Tom la ringraziò con entusiasmo, mancava poco e l'avrebbe abbracciata se non fosse stato per quella gomma che continuava ad uscire dalla bocca.

Si diresse di gran passo verso l'ascensore.

Sapeva da Gaccio che Cindy aveva lasciato il vecchio lavoro, per andare da Ellen.

Miss Mayer aveva un gran cuore, però, sapeva anche far quadrare i conti e gestire le cose a suo vantaggio.

Questo, Tom l'aveva imparato sulla sua pelle!

Quindi aiutare Cindy non era stata beneficenza per Ellen, anzi!

Aveva preso due piccioni con una fava.

Cindy ci aveva guadagnato, ma sicuramente Ellen non ci aveva perso.

Quella ragazza era peggio di una sanguisuga, quando si trattava di soldi.

Scosse il capo, sorridendo e premette il bottone per il quindicesimo piano.

Tra poco avrebbe rivisto Miss Mayer e il suo cuore cominciò ad agitarsi.

Quando arrivò, rimase senza parole.

Aveva pensato ad un ambiente austero, pieno di gente silenziosa e immusonita, vestita classicamente: gli uomini con giacche e cravatte e le donne con tailleur grigi o dai colori soft e spenti.

Invece il primo impatto fu un brusio e un ciacchiericcio sostenuto.

Gente in jeans, camicie con le maniche arrotolate e magliette colorate, sintomo che la primavera era alle porte.

Scrivanie disordinate e persone che camminavano qua e là per l'ufficio con pile di carte.

I mobili erano moderni, di un candido bianco, ma sopra c'erano cartelline dai bizzarri colori.

Tom sorrise, quando vide vari post-it con la classica forma della gattaccia.

Non c'erano dubbi: quello era proprio il piano di Ellen.

Scorse Cindy in un angolo del grande open space.

La scrivania era isolata dalle altre in legno chiaro, ordinatissima.

Un pugno nell'occhio in quell'immenso caos.

Niente cartelline colorate, post-it dal dubbio gusto, tutto immacolato: avrebbe dovuto assumere lei e non Ellen quella volta!

Si avvicinò, titubante. Nessuno gli diede retta ed arrivò, dall'amica di Miss Mayer, senza alcun impedimento.

- Ciao Cindy.

La ragazza alzò lo sguardo e lo fissò con gli occhi sbarrati – Tom! Che ci fai qui? - gli chiese, allarmata.

- Ciao Cindy! - ripeté, infastidito.

- Ciao Tom! - borbottò lei – Lo sai che non dovevi venire qui. - Se lo sa, Ellen farà una scenata e se la prenderà con la sottoscritta. - precisò.

Tom si morse un labbro.

Maledetta Satana in gonnella! Aveva fatto terrorismo psicologico anche alla sua migliore amica.

Ah! Ma lui non avrebbe desistito.

Avrebbe visto Miss Mayer anche se sarebbe stato necessario entrare a passo di carica dentro il suo ufficio.

Aveva vinto anche contro il nemico più grande: l'orgoglio e non sarebbe stata, certamente, una biondina dalle curve succulente che l'avrebbe fermato, anche se, purtroppo, la sua dolce metà e non era certo una “signorina” modello.

- Sono qua per lei. - disse e non aggiunse altro.

Cindy lo guardò di traverso – Non l'avrei mai immaginato! - rispose ironica – Sicuramente non sei qui per me! Clarysse non ti ha fermato? Eppure le avevo dato precise istruzioni! - borbottò – Quella fa sempre ciò che vuole. Prima o poi le faccio un richiamo. Possibile che agisca sempre di testa sua?

Gli lanciò un'occhiata per avere la sua approvazione e Tom fece spallucce.

Cosa le poteva dire? Clarysse gli aveva fatto un enorme favore, non poteva certo mettersi contro di lei.

- Non essere così tragica... non sapeva chi fossi... - biascicò, tanto per mettersi dalla parte dei bottoni.

- Non sapeva? - Cindy emise una risata satanica – Scherzi? La tua foto segnaletica è passata di mano in mano per almeno due settimane. Ellen è stata chiara con tutti: chiunque ti avesse fatto entrare, avrebbe avuto i giorni contati qui dentro.

Tom sorrise, una foto segnaletica? Accidenti Miss Mayer faceva proprio sul serio!

- Ma c'era scritto anche “wanted”? - domandò, cercando di frenare la risata che gli solleticava la gola.

Cindy scacciò qualcosa, con la mano, infastidita – Ridi, ridi sciocco! Hai mai visto Ellen arrabbiata?

Tom si schiarì la gola – Secondo te? Mi ha messo a soqquadro l'ufficio, mi ha quasi ammazzato in più di un'occasione e...

- Sono state solo sfortune quelle! Non è mai stata arrabbiata con te! - lo interruppe la ragazza.

- Cindy... mi ha abbandonato dalla sera alla mattina e...

- Tom credimi... è meglio che tu non la veda. Ellen è infuriata con te. Io non l'ho mai vista in quello stato. Solo sentire il tuo nome le fa salire il sangue alla testa. Ma perché cazzo Clarysse ti ha fatto entrare? Non è una stupida, anzi! Ellen l'ha scelta proprio perché è intelligente come pochi. Fa questo lavoro, perché ha degli orari fissi e così può organizzarsi con lo studio. Frequente legge. Ripeto: non è una stupida!

Tom alzò gli occhi al cielo – Me ne sono accorto! Ma deve avere dei problemi con i fatti di cuore... credo che si commuova facilmente e penso che non sarà un bravo avvocato, se si fa intenerire così dalla storie d'amore! - esclamò.

- Che cazzate! Clarysse non ha sentimenti! Che fai qui? - tornò all'attacco Cindy.

- Devo parlare con Ellen, per favore...

- Mi dispiace, ma io... non posso...

- Cindy per favore...

- Tom...

- Cindy...

- Ok, ok! Siediti lì, ci penso io. - gli disse, indicando un divanetto a due posti, color panna.

Tom rimase impalato e cominciò a sentire l'agitazione crescere.

Stava per rivedere Ellen.

- Ti ho detto: siediti! - lo redarguì Cindy.

Tom si avviò mesto sul divanetto e si adagiò, restando comunque teso.

Si posò proprio sull'angolo pronto a scattare, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia., teso come una corda di violino.

- Ehi Ellen...

Tom alzò la testa di scatto e si fece attento.

Cindy stava parlando al telefono.

- Hai presente il tizio che hai contattato per la campagna pubblicitaria che vuoi fare l'anno prossimo? Sì, sì lo so, doveva essere qui alle14:30... Sì Ellen è in anticipo... Eh? No, non è niente di che... alto, moro, capelli scuri... insipido...

Tom borbottò una parolaccia, mentre Cindy gli faceva l'occhiolino.

- Dai Ellen ha fatto tanta strada... e poi così abbiamo più pausa pranzo se lo fai entrare adesso, possiamo provare quel nuovo ristorante giapponese all'angolo della strada. Sì, va bene, ok capo!

Cindy mise giù la cornetta – Ce l'abbiamo fatta! Del resto so quali sono i suoi punti deboli. Tom ascolta bene. È la tua ultima occasione con Ellen, se te la fai scappare anche questa volta, sei proprio uno stupido.

Tom fece un salto e si diresse verso la porta, dietro Cindy.

Aveva il cuore che pompava nel petto agitato, le mani sudate, mentre un'emozione incredibile gli scaldava ogni centimetro del corpo.

Avrebbe chiesto scusa ad Ellen e le avrebbe detto quanto l'amava.

Avrebbe sistemato tutto e, finalmente, avrebbero avuto una vita insieme.

Bussò con le mani tremanti, quando sentì la voce di Ellen che gli diceva di entrare, si strofinò energicamente il viso, si sistemò i riccioli ribelli e guardò Cindy che con un sorriso lo incoraggiò ad entrare.

Così fece il primo passo per il suo futuro e varcò la soglia.

Le emozioni forti che stava provando si tramutarono in un tumulto, non appena la vide.

Dopo tre mesi, i capelli biondi e gli occhi azzurri di Ellen gli sembrarono ancora più belli e lui si sentì, finalmente, felice.

Felicità che durò ben poco, non appena, vide lo sguardo di ghiaccio di Miss Mayer.

- Mr. Gore... - esalò.

Tom rimase completamente muto e lei prese forza – Te ne devi andare, immediatamente! Che è passato per la testa a quelle due? - strillò, subito dopo – Le avevo avvisate, avevo avvisato tutti! Le licenzio subito!

- Miss Mayer non arrabbiarti con loro, voglio solo parlare con te. - si riprese.

- Parlare? Hai avuto tre mesi per farti vivo, anzi... in tutta onestà, dovevi farti vivo fin da subito! Cosa credi che adesso che sei tornato, io svenga davanti a te? Troppo facile, caro mio! Sappi che c'è stata solo una persona che ha accettato di tutto e di più e poi ha perdonato ed era il padre del figliol prodigo, giusto per rimanere in un tema a te conosciuto! - sbraitò.

- Ellen voglio solo parlare, per favore... voglio spiegarti!

- Mr. Gore esci immediatamente da qui o chiamo la sicurezza! - gridò lei, ancora più forte.

- Ti prego, ti chiedo solo cinque minuti! Per favore!

Ellen si accasciò sulla sua poltrona nera e gli indicò quella davanti a lei.

Tom non si fece ripetere l'invito e si sedette, invertendo i ruoli tra loro.

La sua ex impiegata, adesso, era a capo di una grande azienda e lui non stava certo implorando un misero lavoro, come aveva fatto a suo tempo Ellen, ma l'avrebbe, a breve, supplicata di tornare con lui.

Che strana la vita!

Proprio quando pensavi che tutto ormai si era sistemato, che la tua esistenza era, finalmente, in discesa, il destino correva a ricordarti che non c'era mai davvero una fine.

Si presentava al tuo cospetto a riscuotere il pedaggio delle tue azioni e ti ritornava tutto con gli interessi.

Cominciò così ad espiare i propri peccati.

Raccontò tutto ad Ellen, dal giorno in cui aveva letto il suo curriculum, pensando già ad un modo per vendicarsi per tutto ciò che gli aveva fatto nel passato, a quello in cui si era presentata, così cambiata.

Parlò di come si era preso gioco di lei e di come George aveva cercato di fargli cambiare idea.

Le espose l'innata antipatia che aveva provato per lei e di come, inconsapevolmente, nutriva un'insana gelosia nei suoi confronti.

Le raccontò di come la sua presenza era diventata, giorno dopo giorno, indispensabile per lui e di come si era innamorato di lei, senza nemmeno rendersene conto.

Tom non dimenticò di dirle nulla, nemmeno che il Natale, passato con lei, era stato il più bello e felice che ricordasse.

Parlò anche di Sophie e le chiese di perdonarlo.

Ellen non disse nulle, rimase in silenzio e lo ascoltò senza mai interromperlo.

Tom avrebbe voluto che lei sbraitasse, che lo offendesse, che lo rimproverasse, ma Ellen non proferì parola e Tom capì che non c'era più nulla da fare.

Non c'era bisogno di parole, gli bastò vedere le espressioni di Ellen.

Rabbia, meraviglia, stupore, disagio, ma ciò che lo ferì di più, fu la delusione che si stampò sul viso di Miss Mayer: valeva più di mille parole.

Quando finì, Ellen lo fissò amareggiata – Mi dispiace. - disse soltanto.

Tom le guardò la mano e sorrise mesto – L'hai tenuto... - mormorò, indicando il cuore di acqua marina che le aveva regalato a Natale.

Ellen non disse nulla, cercò di toglierselo, ma lui la bloccò – È tuo Miss Mayer. Voglio che tu lo tenga.

Lei si fermò.

- Come stai? - le chiese.

Lei alzò le spalle – Va... - disse semplicemente.

- Ti trovo in forma. Sei bellissima.

Un piccolo sorriso illuminò il suo volto – Be sai... vado a correre ogni giorno per non ingrassare.

Lui rise – Il risultato mi sembra sia stupefacente. Non sei ingrassata nemmeno di un grammo.

Ellen batté le mani, come una bimba eccitata – Oh! Finalmente qualcuno che lo capisce! Ho cercato di spiegarlo a Cindy, ma proprio non ci arriva!

- Ho sentito che stai visionando qualche agenzia di pubblicità per la Gordon... io sono a disposizione, in caso non trovassi nessuno. Sai come lavoriamo. È sempre stato il mio sogno poter essere al servizio di questa azienda.

- Ne terrò conto.

- Mi piace il tuo tavolo, quando ho visto che avevi sostituito il vetro del mio, ci sono stato malissimo. Avevo paura l'avessi buttato. Non te l'ho mai detto, ma lo adoravo. - disse, indicando il vecchio vetro ricoperto dalla carta blu con il firmamento. La principessa Ellen e l'orso Tom c'erano ancora.

Ellen lo guardò timidamente e a lui scoppiò il cuore in petto.

- Ti amo Ellen.

Una lacrima le scese sulla guancia – Tom... devi andare adesso.

Lui abbassò gli occhi – Dammi un'altra possibilità, per favore... - sussurrò.

- Non posso... - gli rispose, con un filo di voce.

- Ti prego Miss Mayer...

Sapeva che si stava umiliando, ma era certo che ne valesse la pena.

Ellen si alzò dalla poltrona e gli andò vicino, lui la imitò.

Si trovavano uno di fronte all'altra e Tom non resistette e l'abbracciò.

- Ti amo Miss Mayer. - ripeté.

Lei cominciò a piangere in silenzio, lui la strinse forte a sé.

- Sai cosa ho imparato da quando ti conosco, Mr. Gore? - gli chiese con la voce strozzata.

Lui non riuscì a parlare. Negò con il viso, ma Ellen capì lo stesso e proseguì – Ho imparato ad amare me stessa, più di qualsiasi altra persona. Ho capito che ti amo sopra ogni cosa, ma che devo portarmi rispetto, perché sono una donna forte e mi merito qualcosa in più di te. Non potrei mai essere felice con te, perché tu non mi hai ancora accettata per quella che sono. Non mi guardare così, Tom! Tu ti senti ferito, solo perché alla fine sono stata io ad andarmene, ma se avessi fatto finta di nulla, tu non ti saresti nemmeno posto il problema. Torna da Sophie, siete fatti l'uno per l'altra.

Ellen si sciolse dall'abbraccio e lo lasciò completamente disorientato.

- Ti stai sbagliando. - mormorò.

Lei scosse la testa – Purtroppo no. - e gli indicò la porta.

Tom la fissò incredulo.

Fece per andarsene, ma poi ritornò a passo di carica, la prese tra le braccia e la baciò a tradimento.

Lei non oppose resistenza, ma Tom avvertì la freddezza di quel bacio.

Si staccò reticente – Ti farò cambiare idea sul mio conto, Miss Mayer. Tu sei la donna della mia vita e la madre dei miei figli.

Non si voltò, ma avvertì chiaramente il pianto silenzioso della sua Ellen.

Uscì dall'ufficio, avvilito e triste.

Cindy non disse niente, capì al volo che le cose non erano andate bene e si incupì a sua volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 
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