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Autore: ClaudiaPerla    12/10/2015    1 recensioni
Saffo non poteva immaginare di rimanere totalmente sconvolta e turbata nell'animo da così tanta bellezza concentrata in un unica figura. L'amplesso, l'amore ideale, l'unione della perfezione con l'imperfezione, la catarsi...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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In una fredda e gelida notte d’inverno, una fanciulla coperta di stracci e fango si apprestava ad entrare nella sua umile dimora, che era poco più che una capanna piccola ma se non altro accogliente. Una sola finestra permetteva ad uno spiraglio di luce di entrare quando sorgeva il sole e la notte cedeva il posto ad esso, lasciando che il bagliore e il calore dei raggi amplificassero la sensazione di accoglienza che se pur breve assaliva il visitatore di turno nonché la medesima padrona di casa. Ella era una giovane fanciulla scarna in viso, ma di una bellezza che faceva sobbalzare e trasalire chiunque la vedesse, sembrava infatti fosse stata creata quasi con il solo ed unico intento di irradiare con il suo splendore l’animo altrui, tanto che non era difficile immaginare potesse avere l’aspetto di una dea o di un angelo in terra nelle vesti di un’umile fanciulla. D’altronde nella vera semplicità e nell’umiltà risiede la fonte della giovinezza e della bellezza, in un insieme di kalòs kai agathòs, canoni della perfezione assoluta, unione tra bello e buono, cielo e terra. Lei incarnava tutto questo, semplicemente aprendo bocca, dava prova della sua luminosa essenza manifesta mediante innumerevoli e peculiari sue abilità quali la danza e il canto, per lei consuete e benefiche. Specialmente nelle ore mattutine, quando nasceva in lei la brama di legarsi con la natura e il mondo universale, attraverso il canto esaudiva questo oscuro desiderio intrinseco, che le permetteva di diventare tutt’uno con la dimensione terrena circostante, elevando la sua anima al trascendente e non più all’immanente. Non appena entrò nella sua dimora la giovane fanciulla, cosparse il pavimento di petali e accese delle candele che prontamente provvedette a poggiare sul suolo nei quattro angoli della stanza, cosicchè la luce convergesse esattamente al centro della piccola stanza e ponesse in risalto l’unico oggetto di cui davvero ne valeva la pena di parlare, una gabbia con una fenice. Devota alla stessa creatura, per quanto fosse bella questa un giorno sarebbe stata destinata a rinnovare il suo piumaggio e a lasciare le vesti di un forte e magnifico uccello per far spazio ad una e innocente creaturina che se pur diversa per aspetto, rimaneva immutata in essa l’essenza stessa del suo predecessore, nato dalle ceneri. La fenice nota per i suoi poteri curativi e lenitivi, era sacra alla fanciulla. Quotidianamente ella se ne prendeva cura, e per tutta risposta riceveva dalla sua fedele amica alata un antidoto per alleviare i mali fisici che saltuariamente percorrevano il corpo snello della fanciulla. La rosea giovinezza traspariva anche dalla sua pelle oltre che dal viso, incorniciato da una folta chioma di capelli color rame, la cui sfumatura ben si prestava ad accogliere i raggi luminosi e rimandarli indietro con altrettanta intensità. Ma i capelli non erano l’unica caratteristica fisica che saltava all’occhio, poiché anche gli occhi la faceva da padroni, occhi d’argento, occhi cerulei , occhi di cielo e mare, che per espressività così detta, trascinavano ben oltre l’immaginazione comune. Chi poteva raccogliere uno scrigno di così tanta bellezza, se non la stessa natura? I passeri sulle alte querce? O forse i cigni dalle bianche piume posati con raffinato passo sulle acque limpide di un lago vicino alla dimora? Rimaneva e sarebbe rimasto eterno il mistero, preludio di un eterna voragine ignota persino al divino. L’unica certezza era data dal suo incedere elegante e privo di rumori assordanti, ma pervaso solamente da un senso di pace ed imperturbabilità. Tutto attorno alla sua figura aurea era invaso dalla quiete e dal benessere psicofisico, che si trattasse di un contadino o di una tortorella impegnata a purificare il suo piumaggio. Passavano le ore e mentre la giovane fanciulla si dilettava nel perfezionamento dell’abilità artistica, un ignota ombra si aggirava per i boschi e attraversava il lago con passo furtivo, tanto da non essere notata se non addirittura neppure da se stessa talmente appena accennato ara il suo andamento. Saffo, che per la selva, saltuariamente vi si recava, in quell’occasione cercava un ramo d’alloro ma….
   
 
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