Allora...
la seguente fanfiction si è classificata QUARTA alla 5^
edizione del Contest 2Weeks
, indetto da Kurenai88 sul Forum di EFP, e si è addirittura
aggiudicata il PREMIO DELLA GIURIA. *___*
Non so... non trovo le parole adatte per esprimere la mia gioia; e dire
che si tratta della mia primissima Kisame/Itachi. xD
Ringrazio infinitamente Kurenai, che si è data da fare nello
scrivere i giudizi perfino mentre era ammalata: grazie Miki, davvero,
sei un tesoro! *__* E complimenti a tutte le altre partecipanti, in
particolar modo alle podiste!
Attendo
le vostre impressioni, buona lettura. ^_^
Hana Yori Dango!
[ Meglio i Dango che i Fiori ]
Stonk!
Avvertì
un improvviso dolore allo stomaco, così abbassò
lo
sguardo, specchiandosi in un paio di occhi dal colore indefinibile;
lo scrutavano attenti,
così profondi
da dare i brividi.
“ Ehi,
si usa chiedere scusa, in questi casi. ” ricordò
l'Hoshigaki
alla sconosciuta, che pero' scostò lo sguardo e si
allontanò,
senza proferire parola. “ Ehi! ” insistette l'uomo,
osservando i
capelli corvini ondeggiare al vento, e le gambe un poco scoperte
muoversi velocemente. Ma ella non rispose; fuggì via,
confondendosi fra la folla, e ben presto uscì fuori dal suo
campo visivo.
Kisame
sospirò rumorosamente, proseguendo per la sua strada,
pensando
che di gente scortese ce n'era un bel po', in giro. Pero' era proprio
bella... chissà se l'avrebbe mai rivista.
Il destino
è
beffardo, e lui se ne accorse qualche giorno dopo, più
precisamente il 14 febbraio; proprio in occasione di quella
stramaledetta festa.
“ Ma...
sei tu! ” esclamò, correndo incontro
all'affascinante
sconosciuta, seduta tranquillamente su una panchina, intenta a
mangiare dango. [*]
Lei,
strano ma vero, non degnò di uno sguardo
il povero
interlocutore, che borbottò qualcosa d'incomprensibile,
probabilmente qualche parola non propriamente gentile.
“ Sai...
mi irritano le persone come te. ” asserì, stavolta
freddamente; non intendeva dargliela vinta, sebbene si sentisse
attratto come da una calamita.
“ Allora
vattene. ” sibilò la creatura senza nome,
lanciandogli
un'occhiataccia.
L'uomo
non rispose, si limitò a sedersi anche lui, mangiandosi con
gli occhi quella paradisiaca visione: le labbra, abbellite dal
rossetto color rosso fuoco, chiuse attorno a quel cibo
così...
particolare;
le mani
curate dalle lunghe dita affusolate, e le gambe accavallate,
“coperte”da una graziosa gonna in stile gothic
lolita, e da un
paio di calze a rete. Stava maledettamente bene con quei vestiti
addosso. Notò, pero', che c'era qualcosa di strano: il suo
fisico non era come quello di tutte le altre donne. Era... diverso. E
anche la sua voce, per quel poco che l'aveva sentita, non lo
convinceva.
“ Come
ti chiami? ”
Silenzio.
“ Ok,
ora mi sto innervosendo. ”
Kami,
che tipo dannatamente loquace, pensò, mentre
addentava
quella prelibatezza che tanto adorava. Si alzò, facendo per
andarsene, ma l'altro l'afferrò per un braccio, attirandola
verso di sé; questo bastò a farli cadere
entrambi,
goffamente, sull'asfalto.
“ Scusa...
” mormorò Kisame, ritrovandosi disteso sopra di
lei, mentre
i passanti li guardavano incuriositi, ridacchiando indicandoli.
“ Dannazione...
sei proprio un fottuto idiota. ” bofonchiò,
cercando di
scrollarselo di dosso.
Quel tono di
voce...
Quel petto
sotto di lui, così... piatto?
“ Ma...
sei un uomo? ” domandò l'Hoshigaki, spalancando
gli occhi
per la sorpresa.
“ La
cosa t'infastidisce? Togliti, sei pesante. ” disse l'altro,
scostante anche in quel frangente; i due si alzarono, scuotendo i
vestiti impolverati.
“ Certo
che sei strano, tu! Allora, vuoi dirmi il tuo nome? ”
insistette;
alla fin fine, il fatto che si trattasse di un uomo – un uomo
molto
particolare, indubbiamente - , lo incuriosiva e affascinava.
“ Uff...
” sbuffò il ragazzo, “ ...Itachi. Itachi
Uchiha. Ora
piantala di infastidirmi. ”
E con quelle
parole si allontanò, lasciandolo lì sul quel
viale, in
balia di emozioni che mai prima di allora aveva provato; cos'era
quella strana sensazione?
Beh,
qualsiasi cosa fosse, non poteva restargli indifferente. Attrazione?
Eccitazione? Amore? Non sapeva spiegarlo. L'unica
cosa di cui
era certo, era che quel tizio vestito da donna lo intrigava, per
qualche oscuro motivo.
E
corse. Corse a perdifiato, nel tentativo di raggiungerlo. Voleva
saperne di più, esigeva risposte a quelle domande che gli
affollavano la mente. Una su tutte: perché?
La determinazione premia. Lo scorse, stava girando la chiave nella
serratura della porta di quella che evidentemente era casa sua: una
palazzina anonima, spoglia. Le mura, di un grigio spento, mettevano
quasi tristezza.
Col fiatone, mosse gli ultimi passi verso Itachi, che lo
guardò
stranito.
“ Ma
che vuoi da me? ” gli domandò, allontanandosi di
qualche
metro, incerto sul da farsi.
“ Sapere
perché. ”
“ Perché...
cosa? ”
Non capiva, il moro. Non capiva perché quell'assurdo tipo
dai
capelli tinti di blu lo stesse seguendo, né il motivo di
quella domanda.
“ Perché
ti vesti così... e perché mi attrai
così tanto.
” gli lanciò un'occhiata che voleva essere
seducente, ma in
risposta ricevette... niente. L'espressione dell'Uchiha non
cambiò
di una virgola. Come poteva restare così impassibile, di
fronte a quella sorta di dichiarazione?
“ Ok,
adesso mi sono stufato. Ciao. ” disse poi, irritato, dandogli
le
spalle. Si allontanò a passo svelto, profondamente deluso da
tutto ciò; perché doveva sentirsi attratto
proprio da
un tipo asociale come quello? E per giunta, erano passati solo pochi
giorni, da quando lo aveva incontrato per la prima volta. Non aveva
senso, non poteva
averne. Eppure quelle sensazioni lo confondevano, al punto da farlo
tornare indietro.
“ Non
ti eri stufato? ” lo schernì il moro, ancora sulla
porta,
quasi divertito dal suo comportamento totalmente incostante. E
Kisame, incredibilmente, poté scorgere un timido sorriso,
sul
suo volto.
“ Allora
sei capace di sorridere. ” constatò,
avvicinandoglisi.
“ Io
non credo. ” disse l'altro, alzando gli occhi al cielo.
“ Perché?
”
“ Basta
con tutte queste domande. ”
Il
suo sguardo si fece scuro, come pochi minuti prima; non sopportava
che gli venisse chiesto il motivo delle sue azioni, perché
gli
tornava in mente il passato che desiderava con tutto sé
stesso
cancellare. Il giorno in cui aveva messo fine alla vita dei suoi
genitori con la freddezza di un assassino seriale, e quello in cui
aveva abbandonato per sempre suo fratello Sasuke; colui che lo
considerava un eroe, prima di scoprire che i due fiori che lo avevano
dato alla luce erano stati recisi proprio da chi ammirava di
più.
Già, i fiori... quelli che aveva
visto sbocciare
quando per giorni e giorni si era
rifugiato in
quella sudicia capanna, in cui aveva dormito assieme al suo otouto,
ormai freddo, pallido, inerme. E quelli che decoravano la
città
in cui era andato ad abitare, dopo che un povero diavolo era stato
accusato di omicidio al posto suo. Aveva finito per odiarli, sebbene
fossero belli e profumati. Glieli regalavano di continuo, anonimi
ammiratori, certi della sua identità femminile; ma si
sbagliavano. Itachi aveva deciso di vivere nei panni di una donna
così, forse, coloro che lo conoscevano si sarebbero infine
dimenticati di lui; da giorno in cui per la prima volta
macchiò
di sangue le sue belle mani, aveva cessato di esistere.
Neanche lui
era mai riuscito a capire il perché di tanta efferatezza.
Follia? Esasperazione? Mania di protagonismo?
Itachi
era pazzo.
Ma anche Kisame, probabilmente, lo era.
“ Mi
fai entrare? ”
“ Ho
detto basta domande. ”
Itachi lo
guardò negli occhi, neri come la notte più buia;
stranamente, nonostante tutto, gli ispiravano fiducia. Aveva capito,
anche se di egli non sapeva nulla, che Kisame era incredibilmente
simile a lui. Quest'ultimo gli si avvicinò ancora di
più,
senza staccare gli occhi dai suoi; e l'Uchiha gli rivolse uno sguardo
tra l'eccitato e il divertito, e dopo averlo fatto si
domandò
che cosa diavolo gli passasse per la testa. Oramai, pero', era tardi
per i ripensamenti.
Erano pazzi, sì, ma comunque umani.
E quello fu
il San Valentino migliore di tutti, per entrambi.
Il
letto di Itachi era piccolo, ma confortevole; e il suo corpo, sotto
gli abiti femminili, era quello di un uomo virile e più
bello
di quanto Kisame potesse immaginare. Quel giorno lo strinse a
sé
spasmodicamente, non gli importava chi fosse, o da dove venisse. E il
moro si sentì nuovamente vivo, grazie a
quelle
attenzioni che mai prima di allora gli erano state riservate: baci,
carezze audaci ma allo stesso tempo dolci, sguardi complici.
Attrazione?
Amore? Chissà.
Certo è
che Kisame non se ne andò, al mattino dopo. Anzi, lo
abbracciò, facendolo suo ancora una volta.
~ ~ ~
“
Principessa,
vorrei regalarle un mazzo di fiori; regalo di San Valentino in
ritardo! ” esclamò l'Hoshigaki, porgendogli un
mazzolino di
margherite raccolte in un'aiuola lì vicino.
“ Io
odio i fiori... ” disse Itachi, rattristandosi.
L'altro,
preso alla sprovvista, non sapeva che dire ; voleva solamente
scherzare.
“ ...preferisco
i dango. ”
Kisame
sorrise, cingendogli il collo con le braccia.
“ Andiamo
a comprare una fornitura di dango, allora! ”
Forse, la festa di San Valentino non era proprio così inutile.
The End
Note:
[*]
Dango: è
una sorta di gnocco
giapponese
ricavato dal mochiko (farina
di riso).
Viene spesso servito con tè
verde.
I
dango vengono mangiati
tutto l'anno, ma le differenti varietà sono tradizionalmente
mangiate in date stagioni. Da tre a quattro dango
sono spesso serviti in uno spiedo.
Hana
Yori Dango!: Un
comune proverbio giapponese
" Hana yori dango" ( che
è
traducibile come "meglio i dango che i fiori" ), si
riferisce più alla preferenza delle cose pratiche che
estetiche.
Source of information: wikipedia