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Autore: Martyx1988    17/02/2009    4 recensioni
Sviluppo della One-Shot "La dea dell'amore"...la solarità di Ayame, la freddezza di Hyoga, la lotta tra due dee, la scoperta del vero nemico e del vero amore, più divino della stessa dea che lo comanda...mescolate il tutto con un pizzico d'azione e un assaggio di comicità e...buona lettura!
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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A divine love
(sviluppo della One-shot "La dea dell'Amore")

Capitolo 11 - L'inizio di una nuova battaglia

I rattoppi erano quasi invisibili, chiunque avesse aggiustato quella bambola aveva fatto un lavoro sopraffino e meticoloso. Differiva di poco dal giocattolo che aveva posseduto molti anni prima, e di cui si era privata volentieri per far felice un bambino meno fortunato di lei. Ora tra i due non sapeva chi fosse il meno fortunato. Forse Hyoga, che era stato sedotto e abbandonato in meno di due giorni, forse lei, che aveva dovuto rinunciare ai suoi sogni per un bene superiore, come le era stato detto dalla dea che attualmente albergava nel suo corpo.
Hyoga però non era venuto insieme agli altri Cavalieri quella mattina, a chiedere spiegazioni su quella situazione che a lei stessa continuava ad essere poco chiara. Era rimasto con molta probabilità a palazzo Kido, dimentico di lei. Non ci aveva messo molto a dimenticarla, a quanto pareva. Evidentemente non l'aveva colpito così nel profondo. Anzi, era quasi certa che la odiasse, che la vedesse come una nemica e che prima o poi si sarebbe presentato per combattere contro di lei. Non riuscì a bloccare quella piccola lacrima, prova di quanto quell'abbandono la rattristasse. E dopo di lei ne scesero altre, sempre più numerose, quindi si aggiunsero i singhiozzi, silenziosi.
Si abbracciò le ginocchia e pianse su di esse, bagnando il leggero abito bianco, i lunghi capelli biondi le nascosero il viso. Una mano gentile li scostò e li portò dietro l'orecchio di Ayame, che lentamente sollevò il capo dalle ginocchia. La Tata la stava guardando con sguardo dolce e comprensivo, seduta sul prato accanto a lei. Con la mano ruvida le accarezzò la guancia e col pollice lavò via le tracce lasciate dalle lacrime.
"Non ce la faccio Tata..." singhiozzò Ayame, riprendendo a piangere.
"Lo so, bambina, ma devi essere forte. Pensa che con questo tuo gesto stai salvando un sacco di vite, compresa quella della persona che ami"
"Peccato che lui non ami me.Oggi non è venuto insieme agli altri"
"Non vuol dire che non ti voglia bene. Può essere che ha capito il significato del tuo gesto e non vuole che tu corra rischi"
"Tu credi?"
"Non posso dartene la certezza. Ma se saperlo ti fa stare meglio, allora sì, credo di sì"
Ayame sospirò e tornò ad osservare la bambola che aveva in mano. Tutto ciò che le rimaneva di Hyoga. Promise a se stessa che non se ne sarebbe mai separata.
Una vampata di calore la colpì in pieno viso. Alzò lo sguardo, che incontrò quello infuocato di Josuke, al cui fianco, oltre ad Ardalo, era presente un altro Ciclope dall'armatura fiammante. Ayame fu colpita dal suo volto, che le rivordava qualcuno.
"E' davvero una bella bambola, Ayame" iniziò Josuke "Non ricordo di averla mai vista prima"
Ayame ritornò a guardare il vecchio amico, la cui figura era circondata da un tenue bagliore rosso che accese subito il suo cosmo argentato.
"Credevo di averla persa, ma Saori l'ha ritrovata al collegio tra i giochi dei bambini"
Josuke fece un cenno col capo, come di chi annuisce ma crede poco a ciò che gli è stato detto. Poi riprese "Già, la cara Saori, sempre ad aiutare gli amici"
Ayame comprese perfettamente dove il ragazzo voleva arrivare. Con uno sguardo fece intendere alla Tata di lasciarli soli e subito la donna si alzò e tornò in casa. La ragazza si alzò da terra e puntò gli occhi su quelli di Josuke.
"Hai qualcosa da dire forse?" domandò il ragazzo.
"Devi fidarti di me, Efesto" prese a parlare Afrodite "Atena non interferirà nei nostri piani. Ciò che è successo stamattina non c'entra con lei, i Cavalieri hanno agito di loro spontanea volontà"
"Può darsi, ma mi hai ingannato talmente tante volte che stento a credere alle tue parole"
"Te lo giuro sul mio onore di dea, non interferiranno"
"Perchè tanto timore, Afrodite? Come ho detto alla tua emissaria, se è vero che non ci metteranno i bastoni fra le ruote, non c'è motivo di dannarsi per farmelo credere, lo vedrò coi miei occhi. Oppure c'è qualcos'altro dietro?" Josuke la scrutò intensamente.
"No, non c'è nient'altro" si affrettò a rispondere. Troppo in fretta.
Josuke lanciò un'occhiata ai suoi due Ciclopi, sui volti dei quali si disegnò un leggero ghigno.
"Beh" riprese il ragazzo "Se proprio vuoi convincermi, c'è una cosa che potresti fare"
"E se la faccio, accetterai la mia proposta?"
"Certamente" rispose mellifluo, avvicinandosi a lei a passo lento. Le posò una mano sulla spalla sinistra e avvicinò la bocca al suo orecchio per sussurrarle qualcosa. Lentamente sul volto di Ayame si disegnò un'espressione sconvolta e la ragazza prese a respirare affannosamente. Josuke si allontanò lentamente come si era avvicinato e prese ad osservarla. Lo sguardo di Ayame era perso nel vuoto.
"Perchè tutto questo?" gli domandò.
"E' necessario, se vuoi che tutto vada per il meglio. Lo farai?"
Ayame sospirò, decisa ad abbandonarsi alla volontà della dea, sicura che non avrebbe avuto la forza di fare una cosa del genere.
"D'accordo"
Josuke sorrise soddisfatto, e scomparve esattamente com'era venuto insieme ai due Ciclopi. L'aria tornò finalmente fresca e respirabile e il sudore sul suo corpo iniziò ad asciugarsi. Non sarebbe voluta arrivare fino a questo punto, ma doveva aspettarselo, Efesto ne avrebbe approfittato. E lei aveva le mani legate. Si promise lo stesso una cosa: una volta terminata la missione, avrebbe difeso la Terra e i suoi abitanti fino allo stremo.
Sollevò il braccio e aprì la mano, mentre il simbolo sulla spalla prese a pulsare e a emanare raggi argentei che presero la forma di uno scettro, sulla cui cima un cuore argentato racchiudeva un rubino delle dimensioni di una noce. Lo scettro si posizionò nella sua mano e il rubino prese a brillare. Un corto abito greco si sostituì a quello bianco, con la scollatura larga che lasciava scoperta una spalla. Un braccio era coperto da una manica, mentre sull'altra spalla un'unica spallina teneva su l'abito. Eleganti sandali vestivano i suoi piedi, un cerchietto argentato tra i capelli biondi.
Volse lo sguardo alla sua destra, dove le cinque Sacerdotesse, tutte in armatura, erano inginocchiate e pronte alla battaglia. Psiche era la sola che la guardava, in attesa di ordini che non era necessario dare. Ad un cenno del suo capo quattro di loro partirono veloci in direzioni diverse. Eufrosine invece rimase al suo posto e alzò il capo verso la dea.
"Sai cosa devi fare" le disse Ayame, e la Sacerdotessa annuì col capo, prima di partire come le altre compagne.

In preda all'ira, Hyoga non era riuscito a fermare la sua mano, che, chiusa a pugno, aveva colpito a tutta forza Shun in pieno viso, mandandolo a terra insieme alla poltrona dietro di lui. A passi veloci si avvicinò nuovamente all'amico e lo sollevò prendendolo per il colletto della maglietta verde.
"Vi rendete conto di quello che avete fatto?" gli ringhiò a pochi centimetri dallla faccia, rivolgendosi anche agli altri due ragazzi presenti.
"Volevamo solo capire meglio la situazione" tentò di giustificarsi Seiya "Non sapevamo di essere spiati, nè tantomento da uno scagnozzo di Efesto. Se non fosse stato per lui sarebbe andato tutto liscio"
"Sta di fatto che avete peggiorato la situazione e ora Ayame è ancora più in difficoltà di prima"
"Se ti interessa tanto di quella ragazza allora perchè non hai fatto niente?" sbottò Shun, stanco dei cambi d'umore dell'amico.
Hyoga si voltò sorpreso verso di lui e per alcuni attimi lo fissò, occhi negli occhi. Quindi sospirò e lasciò la presa sulla sua maglia, sedendosi poi pesantemente per terra.
"Hyoga, ascolta" riprese Shiryu "Hai ragione, forse non saremmo dovuti intervenire. Ma ammetterai anche tu che questa situazione è strana e che Ayame è quella che più di tutti ci sta rimettendo. E se va avanti così non sarà la sola. Efesto ha oscuri piani in mente, lo si sente nell'aria, e potrebbe approfittare della devozione che Afrodite gli deve. Non ti sembra ingiusto tutto questo?"
Lo sguardo del ragazzo era fisso in un punto tra i suoi piedi, come ipnotizzato. Si sentiva impotente, non poteva fare nulla per aiutare la donna che amava, ogni suo gesto avrebbe solo peggiorato le cose. Ma stare con le mani in mano forse era peggio, soprattutto per la sua salute mentale. Le ultime parole che si erano scambiati gli ronzavano in testa tutto il giorno. Dimenticami se puoi. Come poteva dimenticarla? Come poteva chiedergli una cosa del genere? Era come chiedergli di dimenticarsi di essere Cavaliere. Era troppo essenziale per lui. Maledisse il destino, ancora una volta crudele nei suoi confronti, e tirò un pungo al pavimento.
"Non possiamo starcene con le mani in mano" continuò Shun calmo "Se Ayame e le sue Sacerdotesse saranno in difficoltà le aiuteremo, e se vi saranno nemiche le affronteremo"
"Non dirlo" lo pregò Hyoga, i cui occhi erano già velati di lacrime.
"E' una possibilità che non possiamo escludere. Nemmeno a me va a genio l'idea, come penso a tutti gli altri. Ma se c'è qualcuno che può cambiare le cose quello sei tu"
Hyoga gli rivolse uno sguardo interrogativo.
"Ayame non ti ha dimenticato, Hyoga, non può, come tu non puoi dimenticare lei. E questo può salvarla. Tu la puoi salvare. Ma devi volerlo molto intensamente, perchè dovrai vincere la volontà di Afrodite per farla tornare la ragazza di un tempo"
"Sono un semplice mortale, cosa posso contro una  divinità?"
"Fai quello che sai fare meglio"
Hyoga non capì dove volesse arrivare l'amico, che si spiegò meglio.
"Amala come non hai mai fatto in questi giorni, dimostrale che sei disposto a fare tutto per lei"
"E' controllata a vista dai Ciclopi, scatenerei l'ira di Efesto"
"Loro lasciali a noi, tu pensa alla tua bella" rispose Seiya per tutti.
Le menti dei quattro Cavalieri percepirono poi un cosmo estraneo nella casa, diverso dagli altri. Si sentirono pervasi da un senso di pace, persero totalmente la voglia di combattere. Era una sensazione bellissima, che raramente avevano provato. A Seiya, il più bellicoso dei quattro, diede fastidio, mentre gli altri si abbandonarono ad essa come un bambino tra le braccia della madre che gli sta cantando la ninna nanna. A stento si accorsero che la porta finestra si era spalancata con un lieve cigolo e uno sbuffo di vento, lasciando entrare una fanciulla in tunica bianca e armatura ambrata.
"La Pace dei Sensi porta ad un sonno pacifico ed eterno, senza ritorno" iniziò la fanciulla con voce cadenzata e melodiosa "Una pace simile a quella degli eroi nei Campi Elisi. E' una sensazione di benessere, di assenza di dolore, di apatia verso ciò che accade nel mondo. E fa cadere il nemico in mio potere affinchè gli possa dare il colpo di grazia. Fortunatamente per voi, Cavalieri, non sono qui come portatrice di morte ma come messaggera"
"E che messaggio mi porta la dea Afrodite?" rispose una voce dolce e potente, proveniente dalla porta del grande salotto. Saori stava sulla soglia della stanza, in mano lo scettro di Atena, intorno a lei il cosmo dorato brillava potente e annullò l'effetto dell'attacco della Sacerdotessa. I quattro Cavalieri si riscossero come appena svegli e, notata la presenza della ragazza, si misero subito in posizione di attacco. Lei però non si scompose, ma si rivolse a Saori.
"Non siete voi la destinataria del messaggio, Atena" disse con un lieve inchino "Bensì uno dei vostri Cavalieri, colui che prende potere dalle stelle del Cigno"
Hyoga spalancò gli occhi a quelle parole e sentì il cuore accelerare il ritmo. Un messaggio per lui. Da Ayame.
"Vi chiedo quindi di lasciarmi sola con quest'uomo. Vi prometto che non gli torcerò un capello"
"Neanche per sogno, mia cara, chissà cosa potresti fargli coi tuoi subdoli attacchi" intervenne Seiya, ricevendo in risposta un'espressione offesa.
"Osi mettere in discussione la mia parola, Cavaliere?"
"Seiya, possiamo fidarci" disse Saori "Eufrosine è portatrice di pace e la sua parola non cela il falso. Lasciali soli"
Il Cavaliere di Pegasus uscì dalla posizione d'attacco con un sonoro sbuffo e seguì i compagni e la fanciulla fuori dal salotto.
Tra i due ragazzi calò il silenzio per qualche istante che a Hyoga parvero ore interminabili. Eufrosine non accennava a proferir parola e restava a sguardo basso e occhi chiusi. Quando sentì di non potercela più fare prese l'iniziativa.
"Allora, cosa voleva dirmi Ayame??"
La Sacerdotessa finalmente alzò lo sguardo su di lui, uno sguardo scuro e messaggero di cattivi presagi.
"Una nuova battaglia è iniziata oggi" esordì lei "Una prova a cui il dio Efesto ha voluto sottoporre la mia signora"
"Una battaglia? Contro chi? Che tipo di prova?" Hyoga fu zittito da un gesto della mano della Sacerdotessa.
"Non ti è dato conoscere tutto questo e a me non è dato dirtelo. Quello che ti porto è un consiglio e un avvertimento, Cavaliere"
"Parla, ti ascolto" incalzò Hyoga, sempre più in apprensione. Eufrosibe trasse un lungo respiro, quindi continuò "Non lasciare mai questo palazzo"
"Cosa?"
"Finchè tutto non sarà tornato alla normalità non uscire da questa casa, per nessuna ragione al mondo, se ci tieni alla vita"
"Non capisco...che significa?"
"Non posso dirti altro, mi dispiace" Eufrosine si voltò per uscire dalla porta-finestra e ripartire, ma Hyoga non si accontentò di quel congedo.
"Invece io ho bisogno di sapere ancora una cosa"
Eufrosine si fermò a pochi passi dal balcone, sul suo volto un mezzo sorriso, comprensivo e non maligno. Per Hyoga era l'ultima occasione per porre quella fatidica domanda che gli ronzava in testa da una giornata intera. "Che ne sarà di Ayame dopo tutto questo?"
La Sacerdotessa si voltò di tre quarti e rivolse al ragazzo uno sguardo malinconico.
"Ha sofferto, sta soffrendo e soffrirà ancora, perchè questo è il suo destino e non può farci niente"
Invece di chiudere la conversazione e andarsene, però, Eufrosine si avvicinò a passo svelto a Hyoga e gli prese una mano tra le sue.
"Ma tu puoi fare qualcosa" gli disse a voce bassissima e piena di speranza, come i suoi occhi d'ambra.
"Cosa vuoi dire?"
"Salvala, ti prego!" lo implorò mentre lo lasciava andare e indietreggiava verso il balcone "Salva la mia signora, Cavaliere di Atena"
Dopodichè si voltò e corse via, lasciando Hyoga preda di mille domande.

Buongiorno a tutti! Ecco il nuovo capitolo :) è scritto un po' di getto quindi potrebbe risultare confusionario e con un sacco di errori, perciò mi scuso in anticipo...
Bene, ora i ringraziamenti:
-Krisalia Kinomiya: eh povero Hyoga, non è una situazione facile, però chissà cosa succederà adesso ;) dimmi che ne pensi di questo capitolo!
-ti con zero: grazie mille cara, sempre molto gentile e comprensiva :) spero che ti sia piaciuto questo nuovo pezzo!
-roxrox: perdonata :) eh si, Shun inizia a darsi da fare e il suo personaggio sarà determinante nella storia, perciò spero di non deluderti :)
-Morgana di Avalon: sì, uovo di pasqua è un epiteto dovuto ai capelli rosa e poi suonava bene :) fammi sapere che ne pensi di questo nuovo pezzo!
Un ringraziamento ancora a coloro che hanno inserito la storia tra i preferiti e a chi continua a leggere in silenzio!
   
 
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