Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Medea Black    12/10/2015    4 recensioni
[Star Trek XI (2009) - reboot ]
Prequel ideale del film, incentrato sugli anni dell'Accademia.
Cosa forgia un eroe: l'universo o i banchi di scuola? Probabilmente entrambi, ma sono gli anni della formazione a gettare i semi di ciò che si diventerà. E l'università può essere peggio dei klingon...
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La sala mensa dell’accademia era gremita. Leonard si guardava intorno nervosamente, con il suo vassoio in mano: Jim aveva detto che l’avrebbe raggiunto, ma, sospettava, solo per farlo tacere e permettergli di andare a mangiare.
Sospirò rassegnato quando si rese conto che con ogni probabilità non l’avrebbe affatto raggiunto. Prese posto ad un tavolo libero e cominciò a mangiare, sovrappensiero.
Avevano sostenuto il test della Kobayashi – Maru quella mattina, per la seconda volta: ovviamente avevano fallito. Nessuno superava quel dannato test, lo sapevano tutti, ma Jim non si rassegnava. L’aveva presa malissimo e si era chiuso nel mutismo.
Secondo lui non aveva senso. Insomma, avevano terminato gli studi teorici, erano a tutti gli effetti pronti per l’azione, come voleva quello sconsiderato del suo amico, il loro addestramento sarebbe iniziato fin troppo presto per i suoi gusti: non capiva perché ostinarsi con un esame attitudinale!
Posò la forchetta, irritato. Era certo che Jim si fosse incaponito per l’unica ragione che il test era impossibile. Lui era come i bambini: andava bene tutto finché non gli dicevi che non poteva fare qualcosa, nel qual caso quella diventava la cosa più importante del mondo!
“Dannato ragazzino…”
“Dici a me?”
Il dottore sussultò: non si era proprio accorto che un altro cadetto si era seduto al suo tavolo, dal lato opposto. Era un giovane asiatico dall’aria scioccata… doveva aver pensato di trovarsi di fronte ad uno svitato.
“No, scusa, ero sovrappensiero. Un mio amico si ostina a comportarsi da stupido, tutto qui.”
Il cadetto si rilassò.
“Ah, capisco. Giornata dura?”
“Kobayashi – Maru.” McCoy sapeva che non era necessario aggiungere altro.
Infatti la reazione fu prevedibile.
“Oh, so cosa vuol dire. L’ho sostenuta nella squadra di una collega la scorsa settimana. Un disastro.”
“Già, lo è sempre. Non è niente di più e niente di meno che un test attitudinale, credo serva a testare il sangue freddo degli aspiranti capitani. La tua amica come ha reagito?”
“Ehm… è scoppiata in lacrime” – il cadetto era in imbarazzo – “Posso capirla, è un’esperienza davvero brutta” si affrettò ad aggiungere.
Era evidente che non gli piaceva sottolineare gli errori altrui, un comportamento leale che fece simpatia al dottore.
“Beh, lascia che ti dica una cosa, da psicologo: potrà non essere molto ortodosso, ma hai ragione, è comprensibile. È la prima esperienza al comando, la tensione è altissima. Sai cosa non è altrettanto comprensibile? Alzarsi sbraitando e prendere a calci la poltrona, come invece ha fatto il mio amico.”
“Wow, avrà fatto discutere.”
“Per fortuna si è fatto allontanare con le buone, almeno, ma ho dovuto pestargli un alluce.”
Risero entrambi, contenti di potersi sfogare su quello che era uno degli argomenti più spinosi dell’ultimo anno: il test era una specie di spauracchio, dal momento che rivelare i dettagli agli altri cadetti era proibito (regola che si allentava quando se ne discuteva tra quelli che lo avevano già sostenuto, ma non si contravveniva mai del tutto) e l’unica informazione di pubblico dominio erano i risultati, quindi tutti sapevano che superarlo era praticamente impossibile.
Terminato il pasto e salutato il cadetto, il dottore si rese conto di non essersi presentato, ma era abbastanza comune in accademia scambiare quattro chiacchiere con persone che, probabilmente, non si sarebbero neanche più incontrate. Il ragazzo però gli aveva fatto simpatia, gli augurò mentalmente buona fortuna prima di ritornare verso il suo alloggio e prepararsi ad affrontare Jim.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

“E dai, Jimmy, non puoi proprio andarci dopo? Ho la stanza libera…”
Gaila aveva sfoderato il suo sguardo più seducente, il quale, assieme alla magica promessa della stanza a disposizione, aveva sortito su Jim il peggiore degli effetti.
Per richiamarsi all’ordine ricambiò lo sguardo con i suoi collaudati occhi “da cucciolo spiacente” e tentò di tergiversare.
“Allettante… ma Nyota? Credevo fosse immersa nei tomi di quel suo ultimo esame a cui non vuole prendere meno del massimo, come al solito.”
L’orioniana ridacchiò, poi rivolse al biondo un sorrisetto complice.
“Non ora: oggi dalle 12 e 40 alle 13 e 55 pranza con lo Stoccafisso. Poi forse si rivedono per l’aperitivo, o qualunque cosa facciano al posto dell’aperitivo.”
“Ah, il misterioso Stoccafisso! Dai, perché non mi dici chi è? Un tipo così assurdo non può esistere!”
“Mi dispiace, ho giurato. Questa è una cosa che da me non saprai mai.”
“Vuoi giocare agli indovinelli? Va bene: è svizzero? So che sono molto precisi…”
“Non so molto delle vostre etnie, quindi la cosa non ha senso per me. Comunque “preciso” è un eufemismo, mio caro, lui è oltre ogni recupero. Non so perché Nyota ci si ostini…”
Jim si incupì leggermente.
“Beh, a volte ci si ostina nel tenere aperte relazioni senza futuro. Mi dispiace per lei, però, a quanto mi racconti il tipo è un caso disperato.”
“Ti dico solo questo: niente sesso. Dopo più di un anno!”
“Cosa?? Nahh, deve lasciarlo perdere, è chiaramente omosessuale.”
“Gliel’ho detto anche io, ma lei dice che è la sua cultura!”
“Stronzate: se stai con Nyota e non ci combini niente sei gay. Per forza.”
“Probabilmente hai ragione. In effetti spiegherebbe molte cose: non mi ha mai calcolato, prima di mettersi con lei…”
“Allora è certo” concluse Jim baciandola “gli piacciono gli uomini.”
Gaila rise civettuola, poi si staccò con uno sguardo di finto rimprovero.
“Quindi hai deciso? Vai dal tuo amico?”
“Ho promesso, tesoro. Devo aiutarlo con un esame. Ma stasera sono tutto tuo, caccio Leo dal mio alloggio e ci vediamo un olofilm.”
“D’accordo!”
L’orioniana gli fece un gran sorriso e si avviò leggiadra fuori dalla stanzetta di servizio in cui si erano infilati per avere un po’ di privacy.
Quello che a Kirk piaceva incredibilmente di Gaila era la sua capacità di illuminarsi totalmente per le piccole cose. Cambiava umore come un temporale estivo, ma non aveva mai emozioni fortemente negative.
La sua gioia, invece, era pura e avvolgente, qualcosa che Jim non aveva mai esperito.
A ricordargli quanto poco puro fosse lui ci pensava il senso di colpa che provava nei suoi confronti, una sorta di spina che avvelenava anche i bei momenti passati assieme.
La frequentazione con Gaila non era stata casuale: avevano avuto una storia di una notte, poi Nyota si era lasciata sfuggire del suo incarico presso il dipartimento di informatica che si occupava del test della Kobayashi Maru.
Jim non aveva pensato di richiamarla: era una brava ragazza e intuiva che si sarebbe affezionata. Lui non era decisamente in condizioni di affrontare un'altra storia seria e si limitava a passare da un letto all’altro, tanto per non pensarci. Dopo il secondo fallimento del test, però, era intenzionato a tentarle tutte.
Come ad esempio coinvolgere un giovanissimo cadetto geniale nei suoi contorti piani per truccare il test.
A volte Jim si sarebbe preso a schiaffi da solo…

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

“Cadetto Kirk! Io ha grosse novità! Nostro test ha avuto successo, io ora sta provato nuova codifica…”
“Sshhhh! Pavel, per l’amor del cielo, fammi prima chiudere la porta!”
Il ragazzino arrossì fino alla radice dei capelli. Era un giovane russo sui sedici anni, un ragazzino prodigio autenticamente geniale che Jim aveva “salvato” dalle grinfie di Gary. Quel folletto malefico lo stava manipolando per far sì che il suo potenziale restasse ben al di sotto del proprio, e la cosa non era andata giù al biondo, che aveva fatto in modo di diventare suo amico e “mentore”.
Per il giovane Pavel, molto portato all’esaltazione fanciullesca, Jim era diventato una sorta di modello di vita, un fratello maggiore d’elezione. Anche lui nella sezione comando, ormai aveva come obbiettivo “diventare proprio come cadetto Kirk”.
Jim si augurava che ciò non accadesse mai.
“Tranquillo, non è niente, ma non vorrei che qualcuno origliasse la nostra innovazione e ci battesse sul tempo.”
Kirk si sentiva male al pensiero di mentire a quell’anima candida che lo guardava con adorazione, ma era necessario: i suoi complici dovevano restare involontari, altrimenti, nel caso in cui ci fossero state delle ripercussioni, sarebbero rimasti coinvolti.
Lui poteva anche essere una testa calda – e una voce interiore sinistramente uguale a quella di Leo gli suggeriva di togliere il “poteva” – ma non avrebbe mai permesso che altri pagassero per le sue bravate.
Era solo che quel test non riusciva ad andargli giù: aveva capito che non c’era un modo per superarlo, ci si era rotto la testa e non lo aveva trovato. Inoltre, nessun test che si rispetti è tale da non essere mai stato superato, il concetto dovrebbe essere proprio il contrario.
Lui non pretendeva certo di essere un genio, ma di geni in accademia ce n’erano e ce n’erano stati, com’era possibile che nessuno avesse mai risolto quell’arcano? La risposta era una sola: non si poteva risolvere.
Forse era quell’impossibilità di partenza a dargli alla testa, l’idea che un programma di studi che debba preparare ad andare nello spazio e risolvere problemi si concluda con un problema irrisolvibile. Cosa volevano dimostrare? Che fosse meglio demoralizzarsi subito, tanto le soluzioni non potevano essere trovate?
No, lui non lo avrebbe accettato: Jim Kirk non credeva nelle situazioni senza via d’uscita.


-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Note: I'm baaack! XD
Rieccomi, finalmente, per chi avesse perso le speranze assicuro che no, questa storia non resterà incompiuta, nonostante la pausa estiva mi abbia lasciato un po' a secco di ispirazione. >.<
Tenterò di aggiornare ogni settimana ora che il flusso ha ripreso a scorrere, mi auguro che non si avverta troppo stacco, in ogni caso la struttura della storia l'avevo chiara per cui dovrebbe filare (si spera!). ^^''
Questo è un capitolo di collegamento, in cui siamo passati alla seconda fase, ovvero la fine degli studi. Siamo alle ultime battute e i nostri eroi sono pronti per essere spediti tra le stelle (più o meno tutti, Leo non lo sarà mai davvero. XD).
Easter egg: il giovane cadetto asiatico che parla con il buon dottore in mensa è ovviamente Sulu. ;)
Grazie a tutti per la pazienza, alla prossima! ^^
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Medea Black