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Autore: Aleki77    17/02/2009    4 recensioni
Un bacio rubato e poi un altro ancora e tutto precipiterà. Riprende da dopo la visione di THE ITCH (il prurito)
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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YKB - Primo capitolo - Second Time

Primo capitolo – Second Time

Era ormai diventata un’abitudine scendere al pronto soccorso a una certa ora del giorno. A volte era per cercare un nuovo paziente, altre per soddisfare un’insana curiosità, altre ancora per disturbare chiunque gli capitasse a tiro, ma sempre più spesso era per poterla osservare nel suo nuovo ambiente. Chiamarlo nuovo era un eufemismo, lei era lì da più di un anno e mezzo e quindi non lo era più da un pezzo, ma rispetto ai tre anni e mezzo passati al secondo piano, quel lasso di tempo sembrava appena il volo di una farfalla, per ora.

Lei non lo notava, anche se era più probabile che avesse scelto di ignorarlo di proposito e questo lo stimolava nella sua ricerca del perché. Lei sembrava aver sviluppato un’indipendenza e un’autonomia fuori dal comune eppure House sentiva che c’era qualcosa di sbagliato in tutto questo, primo fra tutti la sua ostinazione a voler mantenere le distanze, cosa che in passato non era mai avvenuto, almeno non così platealmente.

“Mi stai evitando!” – Gli disse lui affrontandola a viso aperto e senza avere alle spalle un dialogo che potesse giustificare tale frase.

“Cosa?” – Alzando gli occhi dall’ennesima cartella che stava compilando.

“Ho detto che mi stai evitando.” – Con fare deciso e poco incline a lasciar correre.

“Non so di cosa stai parlando.” – Mentre spostava una ciocca di capelli dietro all’orecchio destro.

“Ti stai toccando i capelli, sei nervosa.” – Ribatté lui sempre più risoluto, forte della sua sempre veritiera interpretazione del linguaggio del corpo.

Lei lo fissò con’espressione contrita. – “Adesso non posso più nemmeno sistemarmi una ciocca di capelli che mi da fastidio?”

“Non ti dava fastidio prima di parlare con me.” – Battendo sull’incudine con la perseveranza di Thor.

Lei accasciò le spalle. – “Hai ragione House, il mondo gira attorno a te. Io sono assolutamente imbarazzata dalla tua presenza e sto facendo di tutto per evitarti.” – Mentre buttava gli occhi al cielo manifestando tutta la sua frustrazione per quell’inutile conversazione.

Lui giocò un poco con il suo bastone, non riusciva più a tenere testa a una Cameron così o per riuscirvi doveva umiliarla nei peggiori dei modi.

Lei raccolse le sue cartelle, ne fece un mucchio ordinato e con quelle si diresse in un’altra stanza.

“Dove vai?” – Cercando di starle dietro con il suo miglior passo claudicante.

Lei si fermò un attimo per osservarlo. – “Vado ad archiviare le cartelle dell’ultima settimana, cosa che ogni tanto dovresti fare anche tu.” – Riprendendo la propria strada.

Lui la seguì, non soddisfatto delle risposte che aveva avuto. – “Potresti farlo tu, anche l’ultima volta hai fatto un ottimo lavoro.” – Mentre un sorriso arrogantemente provocante gli si disegnava in volto.

Lei sbuffò un poco e ignorandolo iniziò ad archiviare i faldoni che aveva portato con sé. – “Dovresti convincere Cuddy ad assumerti una segretaria.” – Lei si voltò di scatto verso di lui. – “Non io però.” – Precisò, anticipando la sua prossima mossa.

Il piccolo archivio del pronto soccorso era immerso nella penombra e nel silenzio. Lui si avvicinò a lei strofinandosi il volto, sembrava che dovesse farle un discorso importante. – “Non ti manco giusto?”

Lei non comprese le sue intenzioni e quindi si limitò ad annuire in silenzio.

“Ma ti manca il lavoro che facevi in diagnostica.” – Come se stesse riepilogando i fatti di cui era a conoscenza.

Lei annuì nuovamente, ma non riusciva a seguire il ragionamento dell’uomo che aveva davanti.

“Se tornassi avresti ancora il tuo posto e magari riavresti i tuoi vecchi privilegi, come fare il caffè e sistemare posta e mail.” – Lui ridusse ancora gli spazi tra loro. – “So che adori ficcanasare nei miei cassetti.” – Ricordando con un sorriso sghembo il fatto che lei sapesse dove teneva i porno.

Lei fece un impercettibile passo indietro, ma lo schedario le impedì di farne ancora. – “In realtà sei tu quello cui piace intromettersi negli affari degli altri. Io ho un concetto piuttosto elevato di privacy che tu ovviamente non sembri possedere.”

Lui sorrise un poco, lei aveva ragione perfino ora. Ridusse maggiormente lo spazio, non sapeva esattamente che cosa aveva intenzione di fare, ma una soluzione estrema gli si stava delineando nella mente.

Lei spalancò gli occhi quando comprese che non aveva via d’uscita. – “Che cosa stai facendo House?”

Lui le chiuse come in una morsa il mento, mentre con la mano del bastone le afferrò un fianco e dal suo metro e novanta si chinò su di lei. – “Prendo esempio da te.” – Sussurrò un poco.

Il caldo respirò la investì in pieno e dei brividi le si diffusero in tutto il corpo.

Quando le labbra di lui arrivarono su quelle di lei il tempo rallentò la sua corsa. Ogni cellula epiteliale registrò quel contatto che sembrava divenire sempre più profondo e intenso. Quando la lingua di lui le sfiorò le labbra, senza rendersene conto Allison si ritrovò ad aprire le labbra per ospitarlo perpetuamente dentro di sé. Irrazionalmente Cameron si ritrovò a cingergli la vita e a trarlo più vicino, aveva bisogno del suo calore, e la sua mente si rifiutò di elaborare qualsiasi concetto che non fosse il bisogno immediato di averlo.

Lui aveva fatto scivolare una mano sulla nuca della donna e, senza troppa gentilezza, si spinse ancora più in profondità.

Entrambi sembravano voler finire dentro l’altro. Il bacio si fece via via sempre più intenso fino a quando il bisogno di ossigeno li costrinse a staccarsi.

Si fissarono negli occhi come due pugili prima del prossimo mach, mentre pesantemente cercavano di incamerare aria.

Cameron lo fissò con gli occhi spalancanti ed ebbe bisogno di qualche secondo per comprendere cosa fosse successo e, anche allora, la sua mente sembrò rallentata. Provò a dargli uno schiaffo, ma lui anticipò questa sua mossa bloccandole il polso con un rapido movimento della mano sinistra.

“Ah-Ah! Non si fa così!” – Mentre un sorriso malvagio gli disegnava in volto, sapeva di essere in vantaggio e non voleva cedere di un millimetro. – “Tu hai risposto! Non negare!”

L’espressione di Cameron fu di puro terrore, solamente in quell’istante si rese realmente conto di ciò che era successo tra di loro e per un istante tornò a essere la bambina ingenua e indifesa dei primi tempi in cui aveva lavorato per lui.

Sbatte le palpebre più volte fino a quando una frase, apparsa chissà da dove, sembrò l’ideale per trarla d’impaccio dal pasticcio in cui si era cacciata. – “Volevo che sapessi che cosa si prova quando ci si prende gioco di qualcuno.” – Con la sua migliore aria da donna vissuta.

Lui socchiuse un poco gli occhi, come per osservarla meglio. – “Si certo! Ed io sono Babbo Natale.”

Lei cercò di spostarsi per riprendere il controllo della situazione, ma lui le afferrò entrambi i polsi bloccandola nuovamente contro l’archivio. – “Non si può fare in due lo stesso gioco.” – Le sussurrò in un orecchio, sfiorandole la pelle con le labbra. – “A preso dottoressa Cameron.” – Mentre il suo respiro arrivava sulle labbra di lei.

Lui se ne andò lasciandola sola con ancora le braccia sopra la testa. Lentamente i rumori tornarono a raggiungere le sue orecchie e pian piano abbassò le braccia. Socchiuse per un attimo gli occhi e ricordò le labbra di lui sulle proprie.

Seguendo l’istinto si toccò le labbra.

Lui era riuscito nuovamente a sconvolgerla e gli erano bastati meno di cinque minuti.

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--- fine primo capitolo ---
  
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