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Autore: Altair13Sirio    12/10/2015    2 recensioni
Kate è una tredicenne ribelle e solitaria. Ha pochi amici e non va d'accordo con i suoi genitori. Una notte torna a casa dopo una festa, e durante il suo ritorno a casa succedono cose strane... E' una ragazzina coraggiosa, affronta il pericolo a testa alta, ma ha paura... Una grande paura che la opprime nei momenti peggiori.
Kate è seguita da qualcuno, o qualcosa, e sente la sua presenza e la sua influenza farsi sempre più insistenti, e non ha nessuno con cui confidarsi, nessuno a cui appoggiarsi...
Lei è piccola. E' solo una piccola ragazzina che vorrebbe essere grande, e non può nulla contro i pericoli del mondo, ma ci sarà qualcuno, o qualcosa, a proteggerla, alla quale si affezionerà particolarmente, amandolo e desiderandolo, confidandosi con egli, diventando "sua"... Il suo angelo custode.
Genere: Fluff, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Monster'
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A quel punto, l’esistenza di Slender Man non era più un segreto, e non si poteva più nemmeno parlare di una leggenda: Slender Man era un fatto concreto agli occhi di tutti, nessuno sarebbe stato più scettico dopo quello che avevano visto.
Kate faceva colazione in silenzio, mentre i suoi genitori la guardavano con occhi pieni di incertezza, entrambi seduti ai suoi lati, come per chiuderla in trappola. Volevano parlarle. Avevano saputo della sua entrata in scena a fianco dello Slender Man, il mostro della leggenda, ed era ovvio che si fossero preoccupati per quello. Carino, da parte loro, ma anche poco sensato, dato che loro erano le persone che si interessavano meno a lei. In fondo non si erano mai accorti di niente fino a quel momento

I suoi genitori si lanciavano occhiate nervose, non sapendo come cominciare la discussione su quella delicata faccenda. Credevano che Kate non notasse i loro sguardi di sottecchi, concentrata com’era sulla sua tazza di latte al cioccolato; non aveva distolto gli occhi da quando si era seduta, ed essendosi appena svegliata, la sua attenzione avrebbe dovuto essere bassa, e i suoi sensi ancora intorpiditi. Ma in realtà percepiva tutto, come un gatto nella notte. Si sentiva viva come non mai, si credeva in grado di superare qualunque ostacolo, pensava di poter correre senza mai stancarsi; avrebbe voluto usare quella sua capacità per sfuggire ai suoi noiosi genitori, ma invece dovette attenersi alle regole e rimanere sulla sua sedia, a sorseggiare con calma il suo latte al cioccolato, in attesa che uno dei due adulti alzasse la voce per portare altri fastidi nella sua testa.
Suo padre si schiarì la voce mettendosi una mano di fronte alla bocca. << Kate? >> Chiese incerto, non sapendo se la ragazza stesse ascoltando.
Kate non avrebbe voluto rispondere, in fondo non sarebbe cambiato niente, ma si disse che in fondo poteva anche provare ad essere gentile con loro, ogni tanto. << Sì, papà? >> Chiese con una vocina delicata che non riuscì a spiegarsi.
Suo padre sembrò sorpreso di ricevere una risposta tanto cordiale, ed esitò un momento prima di riprendere a parlare. Si schiarì di nuovo la voce, nervosamente, e poi cominciò:<< Ci è stato detto che ieri sera sei andata a una festa, proprio come l’altra volta… >> Quello lo sapevano già da prima

Kate annuì tenendo gli occhi chiusi. Era così, non c’era bisogno di una risposta.
Suo padre lanciò un’occhiata incerta a sua madre. La donna rispose con un’alzata di spalle. Quella ragazzina incuteva timore in quel momento, e il fatto che fosse poco comunicativa con loro non faceva altro che allontanarli ulteriormente. << Abbiamo saputo che… >> Suo padre riprese la parola fermandosi subito. Come poteva dire quella cosa? Non aveva idea di come affrontare la faccenda, e temeva che una mossa falsa avrebbe potuto irritare Kate, e negar loro ogni possibilità di chiarire quella situazione. In realtà, Kate era serena; la ragazzina non avrebbe risposto male ai suoi genitori, quel giorno, non li avrebbe contrariati e non avrebbe cercato di provocarli. Avrebbe voluto dirglielo, ma vederli in quello stato, spaventati dalla loro stessa figlia, senza sapere cosa dire, la divertiva troppo. << A questa festa ti sei presentata con uno strano… Accompagnatore… >> Balbettò suo padre sudando, sperando di aver preso la parola giusta.
Kate appoggiò la tazza mezza vuota sul tavolo e alzò gli occhi sorridente. << Sì. >> Rispose con calma. I suoi genitori sembravano essersi aspettati qualche reazione scomposta, una sfuriata di quelle che aveva la ragazza quando le davano fastidio, e invece avevano ricevuto un sorriso e una risposta gentile. Era davvero strano.
Suo padre boccheggiò qualche secondo, prima di fare la sua domanda. << E… Ci potresti dire dove hai incontrato questo signore? >> Stava sudando, come anche la moglie; temevano che ogni passo li avrebbe fatti sprofondare in un abisso senza fondo. E di cosa avevano paura, poi? Una bambina…
Kate tenne lo sguardo basso per qualche secondo, pensando come rispondere ai suoi genitori. Dopo un po’ alzò la testa e disse ammiccando:<< Lui è il mio amico, Slend! >>
Sembrava che la ragazzina stesse parlando di un amico immaginario, e in fondo sarebbe potuto anche essere così, ma quell’amico immaginario era stato visto da decine di persone, aveva ballato con lei, e a sentire le testimonianze, si trattava di qualcosa decisamente non umano.
<< Kate? >> Si fece avanti la madre, mostrando finalmente un po' di coraggio. Kate la guardò sorridente chiedendole cosa volesse. << Che tipo è… Slend? >>
Kate alzò gli occhi al cielo prima di rispondere. << Un giorno di questi ve lo devo presentare! Sono sicura che vi piacerà un sacco! >> Sembrava che non stessero parlando di una creatura alta tre metri e senza faccia. Sembrava che stessero parlando di un fidanzato della ragazzina, ma non poteva essere così, vero? A quel punto la situazione non avrebbe potuto che peggiorare!
A un certo punto Kate si alzò, dopo aver bevuto quel poco di latte rimasto nella sua tazza. << Ora vado a vestirmi. >> Disse mettendo rapidamente la tazza nel lavandino e facendo scorrere un po’ d’acqua dal rubinetto. Si avvicinò poi a suo padre e lo baciò in testa, lasciandolo senza parole. Poi andò da sua madre e le diede un bacio identico sulla guancia. << Ci vediamo più tardi. >> Sussurrò amorevolmente a entrambi i genitori.
La ragazzina uscì dalla cucina muovendo lateralmente la mano sinistra, per salutare i genitori, quasi come se fosse una bambina di cinque anni. A quel saluto ricambiò solo sua madre, mentre il padre rimase perplesso, a chiedersi cosa stesse succedendo. Anche sua madre però era confusa; Kate non si era mai comportata così con loro, non era normale. Sembrava non essere più lei… Si girò verso il marito a guardarlo sconcertata, e quello ricambiò scuotendo la testa. Era successo qualcosa che aveva cambiato la loro figlia? E si trattava di una buona o una cattiva notizia?
In bagno, Kate si lavò rapidamente, senza pensare a quello che era appena successo nella cucina. I suoi genitori erano preoccupati, ma non c’era niente di cui preoccuparsi; se ci fosse stato qualche problema, lei lo avrebbe saputo. Il fatto era che non conoscendo ancora Slender Man, i due adulti erano spaventati, ma presto avrebbero imparato a volergli bene proprio come lei voleva bene a lui.
La ragazza si vestì in tutta fretta, mettendosi una maglietta aderente nera e un paio di pantaloncini elastici, e uscì di casa salutando vivacemente i suoi genitori. Quel giorno Kate si sentiva davvero bene, tanto da comportarsi in quel modo così sdolcinato con i suoi genitori…
Fuori di casa attraversò il giardino, e prima che potesse uscirne, sentì il telefonino nella tasca vibrare. Kate lo prese perplessa e guardò lo schermo; c’era un messaggio da parte di Tommy Schmidt. Sorrise pensando al ragazzo e lesse rapidamente il testo del messaggio.
“Kate sei a casa? Possiamo incontrarci?” Diceva.
L’espressione di Kate si incupì un secondo, incerta su come rispondere. Alla fine decise di mandare un messaggio dicendo a Tommy di dirle quando e dove incontrarsi.
La ragazzina si rimise il cellulare in tasca e si incamminò tutta contenta, ma fu fermata da una voce familiare, che la fece sorridere. << Kate! >>
Il signor Tucker era appena uscito di casa e le alzava un braccio per chiederle di fermarsi. Lei si voltò sorridendo innocentemente e unendo le mani dietro la schiena. << Salve signor Tucker. >> Cinguettò lei.
Tucker sembrava nervoso, o affaticato. Si sporse alla staccionata del suo giardino mentre Kate si avvicinava dall’altra parte. << Ciao, Kate… >> Mormorò sforzandosi di sorridere. << Stai bene? >> Le chiese istantaneamente.
Kate si sorprese di quella domanda. << Come dovrei stare? >> Chiese lei perplessa.
Tucker sembrò esitare a rispondere; si morse un labbro guardandosi intorno, come se cercasse qualcosa. << Ho parlato con Jane… La signora Kutner. >> Si corresse interrompendosi all’istante. << Mi ha detto che ieri notte Jennifer non è tornata a casa. >>
Kate reagì sgranando gli occhi. << Cosa? >> Chiese incredula.
<< Non lo sapevi? >> Chiese Tucker abbattuto. << Pensavo foste andate insieme a quella festa… >> Nella sua voce si percepì una punta di rimprovero.
Era così. Kate e Jennifer si erano dirette al luogo della festa insieme, spensieratamente, felici di esserci l’una per l’altra, ma a metà strada, era successo qualcosa che la ragazzina non voleva ricordare.
Kate si mise una mano sulla fronte. << Io… >> Mormorò con voce flebile. << Non ricordo bene… >> Finse di essere stanca, che le girasse la testa, qualcosa che potesse garantirle una scappatoia da quella situazione scomoda.
Tucker abbassò lo sguardo e cercò di intercettare quello della ragazzina, che da parte sua, cercò di nascondere. << Sei sicura di stare bene? >> Chiese a quel punto. << Magari hai preso qualcosa, alla festa… Una bibita dal sapore strano…? >>
Kate scosse la testa chiudendo gli occhi. << Non ricordo bene… >> Mormorò stancamente. << E’ come se fosse tutto avvolto dalla nebbia… >> Mentire non la faceva sentire tanto bene, ma la aiutava a sopravvivere, almeno

<< E sei tornata a casa da sola ieri? >> Chiese Tucker inarcando un sopracciglio. Kate guardò da un’altra parte, per non dover subire lo sguardo interrogatorio del vicino. << Ti sei svegliata nel tuo letto, questa mattina? >> Chiese preoccupato.
Kate si girò di scatto e annuì spalancando gli occhi, come per chiedergli se non le credesse. << Sì, ero a casa! Dove mi sarei dovuta svegliare, altrimenti? >> Forse il suo tono suonò un po’ scontroso, ma Tucker non lo notò.
L’uomo sembrò sollevato dal sentire quelle parole e raddrizzò la schiena sospirando. << Lascia perdere… Sono io che sono un po’ confuso… >> Esalò chiudendo gli occhi per un istante. Li riaprì e li posò di nuovo su Kate. << Allora… Ho sentito che ieri c’è stato un po’ di subbuglio alla festa… >> Mormorò cercando di mantenere un profilo basso.
Kate si guardò intorno. << Non saprei bene… Ma molta gente se n’è andata quando sono arrivata io… >> Disse innocentemente.
Tucker strizzò le palpebre di un occhio. << E… Come mai? >> Chiese con l’aria di uno che conosceva già la risposta.
Kate sbuffò sapendo di essere stata messa in trappola. << Sono… Andata alla festa con un amico… >>
<< Che tipo di amico? >> La incalzò Tucker.
Kate digrignò i denti abbassando la testa. Lo avrebbe saputo in ogni caso, e sarebbe stato meglio dirglielo di persona, anche se in quel momento Kate non capì perché fosse tanto importante quella cosa. << Un… Un amico speciale! >>
Tucker sembrò sorpreso, ma non quanto Kate si sarebbe aspettata. << Un amico speciale? >> Chiese portando indietro la schiena.
Kate annuì. << L’ho conosciuto tempo fa in un bosco, e da allora non mi ha mai lasciata sola; può sembrare un essere spaventoso, ma in realtà è buono! Veglia su di me e mi protegge dai pericoli. >> Disse tutto ad un fiato la ragazzina chiudendo gli occhi temendo la reazione del vicino. Tucker la squadrò con un sopracciglio inarcato. << Davvero. >> Aggiunse dopo aver aperto un occhio per controllare come avesse reagito l’uomo.
Tucker la guardò impassibile. << Un amico speciale… >> Mormorò a bassa voce. Fece spostare il peso da una gamba all’altra e si mise una mano sul fianco. << E come si chiama questo tuo amico? >> Chiese con tono annoiato.
Kate lo guardò confusa; non sembrava per niente sorpreso, aveva l’aspetto di uno che sapeva già quello che gli si stava raccontando. << Slend. >> Mormorò con vocina acuta lei.
Tucker si mise una mano sulle labbra, poggiando il gomito nell’altra. Mantenne un’espressione pensosa ed evitò lo sguardo della ragazza. << E’ solo un amico…? >> Chiese alla fine alzando il braccio.
Kate non capì cosa intendesse, ma rispose di sì. << Solo un amico. >> Fece seria.
A quella sua risposta, Tucker annuì in silenzio e si voltò. Rimase qualche secondo senza dire niente, poi mosse piano la testa e fece:<< A più tardi, Kate. >> Dopo di quello si mise a camminare verso la porta di casa sua.
Kate non rispose al saluto, limitandosi a fissare confusa il suo vicino di casa. Era la prima volta che si comportava in modo così freddo con lei, ma era anche la prima volta che lei gli parlava di Slender Man; la notizia poteva averlo scioccato? Tucker era sicuramente un uomo onesto e gentile, ma Kate non lo avrebbe definito anche ingenuo; non pensava potesse essere così impressionabile. Certamente, non capitava tutti i giorni che una ragazzina dicesse di avere un “amico speciale” che vegliasse su di lei, ma dato il tono con cui lei lo aveva detto, pensava che Tucker non si sarebbe allarmato troppo…
Kate controllò di nuovo il telefono rimettendosi in marcia e uscendo finalmente dal giardino. Era arrivato un nuovo messaggio da parte di Tommy; fu felice di sapere che il ragazzo avesse risposto in fretta al suo messaggio, significava che per lui era importante…
<< Non preoccuparti, Tommy… >> Mormorò dopo aver letto il testo del messaggio. << Va tutto bene… >> Decise di mandare un messaggio di risposta al ragazzo per rassicurarlo e si offrì di incontrarlo per parlare. Il messaggio di Tommy aveva un tono di sollievo, e scherzava sul fatto che non fosse morta; principalmente, però, sembrava confuso e chiedeva di sapere cosa fosse successo la notte precedente. In realtà Kate non ricordava nemmeno tanto quello che le fosse capitato la notte precedente, però sapeva che era stato qualcosa di serio.
Senza pensare, la ragazzina attraversò la città e notò subito una differenza attorno a sé: la gente la fissava. Gli occhi di tutti erano puntati su di lei, dove passava lei si giravano le teste degli altri passanti, tutto solo per fissarla in silenzio. Inquietante. Si sentiva come se la volessero tenere lontana; sembrava che fosse una criminale macchiatasi di un delitto orrendo, emarginata da tutti in ogni modo. A lei sembrava solo un comportamento infantile; non aveva fatto niente di male in fondo!
Ignorando la gente che scappava o che si fermava a fissarla con occhi inespressivi, Kate raggiunse la casa di Jennifer. Si fermò alcuni secondi di fronte al cortile, prima di entrare e raggiungere rapidamente la porta. Dopo aver alzato la mano per un secondo, la ragazza suonò il campanello e attese alcuni secondi, e poi minuti. Non succedeva niente.
Giusto… Pensò abbassando lo sguardo delusa. La signora Kutner era all’ospedale, da Jamie, e Jennifer non sarebbe potuta essere lì. La casa era vuota.
Scuotendo la testa, Kate si voltò accontentandosi di non aver ricevuto nessuna risposta ala porta e si allontanò in fretta dalla casa, un po’ imbarazzata per quella scena muta senza un senso apparente. Probabilmente si era diretta lì senza pensarci, a causa dell’abitudine; era buffo come, nonostante tutto, si fosse ancora diretta a casa di Jennifer…
Kate continuò a passeggiare senza meta ignorando gli sguardi della gente che la circondava, finché all’ora di pranzo non decise di chiamare Tommy per dirgli di incontrarla; si diedero appuntamento in un bar dove avrebbero potuto mangiare qualcosa, nonostante Kate non avesse molta fame, e la ragazzina si avviò con calma al luogo dell’appuntamento. Voleva parlare con lui, più che altro, per rispondere alle sue domande, e poi non aveva voglia di tornare a casa ancora…
Quando fu arrivata, Kate dovette aspettare pochi minuti, per vedere il ragazzo dai capelli castani entrare dalla sua stessa porta e raggiungerla salutandola ampiamente; per qualche motivo, Kate sentì come se quel saluto così amichevole fosse un po’ forzato…
<< Kate! Ma che diamine… >> Fece il ragazzo sedendosi di fronte a lei. Sorrise nervoso e si mise le mani alle tempie, mimando un gesto che rappresentasse l’esplosione della sua testa, accompagnato da un suono fatto con il palato per rendere meglio l’idea. << Hai sorpreso tutti quanti, ieri alla festa! >> Esclamò estasiato, ma un po’ insicuro; Kate riusciva a intuire le sue emozioni, e sapeva che Tommy era nervoso a parlare con lei.
La ragazza cercò di ignorare l’evidente stato d’animo dell’amico, e cercò di mandare avanti il discorso:<< Già… In pochi si presentano a una festa accompagnati da un tizio senza faccia e alto tre metri. >> Guardò da un’altra parte, assumendo un sorrisetto preoccupato.
Tommy sembrava contento, nonostante tutto. Mosse la testa a scatti, facendola ruotare in modo disordinato e agitando velocemente le mani. << Ma dai? E’ stato come ricevere un secchio di acqua gelata in testa! >>
Kate piegò la schiena in avanti sorridendo impercettibilmente. << Deduco che ne sei piacevolmente sorpreso. >> Commentò con uno sguardo provocatorio; si divertiva un mondo a stuzzicare Tommy a quel modo.
<< Bé, è un’ottima notizia, no? >> Fece Tommy allargando le braccia. << Significa che sei riuscita ad ammansirlo! >> Esclamò allargando le braccia.
Kate si appoggiò al tavolino con il gomito e assunse un’espressione di disappunto. << Tu credi? >> Mormorò incerta guardando verso l’uscita.
Tommy girò lo sguardo dalla stessa parte per un secondo, poi tornò a guardare la ragazzina. << Certo! Altrimenti perché lo avresti portato in mezzo a tutta quella gente ieri sera? >> Chiese stringendo le spalle.
Kate sbuffò corrucciando lo sguardo. Non sapeva bene perché, ma si sentiva come se non fosse riuscita ad ammansire niente. << Più che altro… >> Mormorò senza staccare gli occhi dall’uscita. << E’ come se ieri sera mi fossi sentita molto… Vicina a lui… >> Sussurrò con un filo di voce. << Mi sentivo bene, con lui… >> Aveva ammesso di sentirsi bene assieme a Slender Man; non avrebbe mai pensato che lo avrebbe fatto con tanta leggerezza.
Tommy sembrò incerto su come rispondere, non era abbastanza informato su quello per poter dire la sua opinione, quindi rimase in silenzio piegando un angolo della bocca.
Kate rimase in silenzio per alcuni minuti, poi il suo sguardo si spostò dalla porta a vetri che conduceva fuori dal bar, al tavolino su cui si era appoggiata ormai con tutto il busto; vi erano alcune macchie zuccherose di qualche bevanda gassata, e altre impercettibili briciole che un tempo la ragazzina avrebbe notato subito. Assunse una faccia schifata e le cacciò con la mano libera, ma si arrese di fronte alle macchie. Riguardo a quello, si sentì diversa, come se quasi non le importasse più delle briciole che spezzavano l’armonia di un tavolo ben pulito, o di quelle fastidiose macchie che lo rendevano sporco e inguardabile; sembrava quasi che l’arrivo di Slender Man avesse preso il sopravvento su quelle sue piccole fissazioni che un tempo riteneva fondamentali. Era davvero cambiata…
Tommy voleva parlare ancora di una cosa. Cercò di schiarirsi la voce e cominciò a parlare:<< E… Ieri sera non ho visto Jennifer. >>
Kate reagì impercettibilmente, battendo rapidamente le ciglia un paio di volte, poi fece un suono interrogativo con la gola, guardandolo in modo da fargli capire che non si trattava di un argomento di cui avrebbe voluto parlare, ma facendogli segno di continuare.
Tommy notò di aver attirato la sua attenzione e continuò:<< Non doveva venire con te? >> Chiese abbassando la testa per cercare di intercettare il suo sguardo.
<< Sì. >> Rispose atona Kate. Non aggiunse altro, sapendo però che Tommy avrebbe voluto sapere di più. Sospirò, capendo di dover rispondere per forza, e cercò di giustificarsi. << Non ricordo bene perché, ma ieri a un certo punto ci siamo dovute dividere. >> Cercò di sembrare dispiaciuta. << Stamattina ho scoperto che non è tornata a casa. >> Non ci riuscì. La sua voce uscì senza un tono.
Tommy sussultò. << Non hai idea di cosa possa esserle successo? >> Chiese un po’ preoccupato. Kate scosse la testa lentamente imbronciandosi. Sospirò, cercando di sembrare poco desiderosa di parlarne.
<< Era preoccupata di qualcosa… >> Mormorò concludendo lì le sue riflessioni; non voleva dire nient’altro, anche per il fatto che non avesse idea di cosa dire. I due ragazzini rimasero semplicemente lì a guardarsi intorno con aria di imbarazzo, finché non gli fu portato da mangiare – dei semplici panini scelti da Kate – e quindi cominciarono a mangiare in silenzio, con imbarazzo, finché, una volta finito, uscirono dal locale e si divisero, salutandosi e promettendosi di rivedersi presto.
Kate non voleva trattare male Tommy, ma improvvisamente si era sentita distante, diversa da lui, e la sua compagnia non era stata più piacevole come al solito; aveva preferito allontanarsene, piuttosto che rischiare di finire in qualche brutta situazione.
Nel pomeriggio Kate passeggiò senza una meta precisa, finendo per raggiungere l’ospedale dove stavano la mamma di Jennifer e suo figlio Jamie. Non sapeva perché, ma decise di entrare, nonostante non si sentisse a suo agio a stare con la signora Kutner. Passò a salutare e a controllare la situazione del bambino, ma non appena la vide, la signora Kutner le fu subito addosso.
<< Kate! >> La chiamò appena la vide. Le si avvicinò a passi veloci e le mise le mani sulle spalle, controllandola minuziosamente, come se stesse ritornando da una battaglia. << Tu stai bene? >> Chiese affaticata. Kate annuì solo per fare contenta la signora Kutner, ma non capì il motivo di tutta quella premura per lei. << Che cosa è successo a quella festa? >> Le chiese smettendo di controllarla e guardandola negli occhi.
Adesso capiva qual era l’obiettivo della donna: voleva scoprire cosa fosse successo a sua figlia, e perché non fosse tornata a casa quella sera. Kate non l’avrebbe potuta aiutare, ma decise di reggerle il gioco e continuare quella recita imbarazzante. Si finse un po’ confusa e cominciò a parlare:<< Non saprei… Sembrava una serata normale… Io e Jennifer siamo andate alla festa insieme, pensavamo che ci saremmo divertite… >> Abbozzò un sorriso nostalgico. << Ma… Non ricordo cosa sia successo dopo… >> Scosse la testa, distruggendo le speranze di Jane Kutner e imbronciandosi istantaneamente.
La signora Kutner però non avrebbe mollato tanto facilmente. << Ho sentito che alla festa si è presentata una ragazza con uno strano accompagnatore… >> Mormorò timorosa, sperando di non ricevere la risposta che credeva.
Kate la guardò dal basso verso l’alto, prima di rispondere. << Ero io. >> Sussurrò senza nessun tono particolare, scandendo bene le sillabe. << Sono arrivata lì con Slender Man, che è… >> Si fermò alzando le mani. << Non so bene come descriverlo… So solo che Jennifer non era con me, quando sono arrivata alla festa. >>
La signora Kutner scosse la testa disperata. << Non sai come vi siete separate? Voglio dire… Eravate lì insieme, vero? >>
Kate fece un passo indietro. << Mi dispiace… >> Mormorò. << Non riesco a ricordarlo… >>
La signora Kutner era visibilmente sconvolta, ma cercò di mantenere la calma, finché poté; si guardava intorno confusa, muoveva le mani a scatti, come se fosse una macchina sul punto di rompersi. << E… E questo Slender… Man… >> Disse balbettando e tremando. << Come mai… Come mai era con te? >>
Kate abbassò lo sguardo. Sapeva che sarebbe stato difficile da dire, ma in ogni caso lo avrebbero scoperto comunque; sarebbe stato diverso da quando lo aveva detto al signor Tucker, ma stava per dirlo di nuovo. << Lui è mio amico. >> Mormorò con una vocina impercettibile, mantenendo lo sguardo basso. Alla signora Kutner vennero i brividi, quando sentì quelle parole. Un amico? E che razza di amico poteva essere un mostro alto tre metri privo di qualunque espressione?
La signora Kutner sospirò a fatica, come se qualcosa le fosse rimasto in gola dopo aver sentito quella notizia. << E’… Tuo amico…? >> Mormorò con voce spezzata.
Kate la guardò tristemente. Annuì.
La signora Kutner non ce la faceva più: era da sola, era ferita, tutto sembrava esserle contro; non ce la faceva proprio più. << Anche Jennifer è tua amica, Kate… >> Mormorò con le lacrime che le scendevano dagli occhi, rigandole il viso con linee luccicanti. << Ti prego… Aiutami. >> Le disse piegandosi in avanti, verso di lei. Cominciò a piangere con più forza, venendo scossa da violenti singhiozzi di tanto in tanto. << Io non so più cosa fare… Non so più che fare… >> La sua voce si fece sempre più acuta e sforzata. << E’ da ieri che non ho notizie di lei… Che non sento la sua voce… E se le fosse successo qualcosa… Io… Io non so se posso vivere più così! >> A momenti sembrava riacquistare il controllo, ma poi tornava a piangere violentemente, abbassando la testa addolorata.
Kate indietreggiò ancora un po’, cercando di allontanarsi da quella donna in quello stato così misero, ma cercò anche di confortarla. << Mi dispiace… >> Disse con voce debole. Non sapeva cosa dire per farla stare meglio.
La signora Kutner continuò a piangere con più forza. << Ti prego Kate… Non puoi lasciarmi così… >>
<< Mi dispiace… >> Scosse la testa, come per dirle che fosse impotente di fronte a quello che stava accadendo.
La donna alzò una mano verso la ragazzina, cercò di toccarla, ma lei si fece indietro, facendo cadere nel vuoto quella mano magra e pallida. << Ti prego… >> La supplicò ancora la signora Kutner.
Kate la guardò rimanendo immobile per un secondo, poi si girò velocemente e scappò via, con la madre di Jennifer che le urlava disperata di dietro. Non riusciva più a sostenere lo sguardo della donna, non era abbastanza forte per offrirle supporto o una cattiva notizia.
Sei un mostro. Disse una voce nella sua testa.
<< Sta’ zitta! >> Esclamò Kate correndo nel corridoio, stringendo le palpebre e scuotendo la testa come per mandare via quei pensieri. Si tappò le orecchie per non sentire le urla della madre di Jennifer, le voci che la chiamavano attorno a lei e la voce della propria coscienza. Voleva stare da sola. << Sta’ zitta! >>
 
*
 
Kate era a casa. Si era fatto tardi. Aveva vagato per la città senza mai riposarsi, senza mai fermarsi a pensare. Voleva fuggire da qualcosa che non le avrebbe fatto niente. Aveva tradito tutti: Tommy, il signor Tucker, la signora Kutner. Aveva tradito anche la sua migliore amica, ormai: Jennifer.
<< Sono a casa. >> Disse con voce debole dopo aver chiuso la porta dietro di sé. Sua madre le venne incontro preoccupata, dicendo di essere contenta che fosse tornata. << Non c’è bisogno che ti preoccupi per me. Non può succedermi niente. >> Rispose con voce priva di tono lei, senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
<< Hai fame? Vuoi che ti scaldi qualcosa? >> Chiese la donna cercando di ignorare il tono infastidito della figlia, continuando a starle appiccicata, ricoprendola di attenzioni.
Kate scosse la testa. Non poteva farci niente se i suoi genitori erano così; doveva convivere con la loro apprensione. << No. Credo che andrò a letto… >> Mormorò senza nemmeno smettere di camminare, dirigendosi verso la rampa di scale che portava al piano superiore.
Suo padre fece capolino dalla porta del salone e la guardò corrucciato. << Kate? >> Chiamò, ma senza ricevere risposta. La ragazza salì la rampa di scale in silenzio, a testa bassa, come se fosse stata messa in punizione. I due adulti si rivolsero sguardi confusi, stringendo le spalle contemporaneamente.
Kate andò in camera sua senza alzare lo sguardo dai propri piedi. Si sentiva malissimo per quello che era successo quel giorno, ma cosa poteva fare? Anche volendo, non avrebbe potuto raccontare alla signora Kutner cosa era successo la sera prima, era troppo… Appena chiusa la porta della stanza, la ragazza poté scorgere l’alto Slender Man fisso dietro al suo letto. Alzò lo sguardo e assunse uno sguardo addolorato, con cui salutò l’essere. Quello rimase immobile, dandole un cenno impercettibile.
Kate si avvicinò rapidamente a Slender Man e lo strinse con forza, quasi al punto di fargli male. Cercò di non piangere e nascose il viso tra i vestiti dell’uomo smilzo, lasciando che la sua mano glaciale le sfiorasse gentilmente i capelli.
Non ci fu uno scambio verbale, non ci furono suoni; Kate lasciò andare la vita di Slender Man quando si fu sentita rincuorata e lo schivò rapidamente, dirigendosi al suo armadio. Rimase un istante di fronte a esso, guardando il legno con sguardo perso. Poi mise le mani alle maniglie delle ante e lo aprì con forza.
Di fronte a sé si mostrò, nascosto dietro agli abiti appesi e le coperte piegate, il corpo pallido e ferito della sua migliore amica. Gli occhi erano chiusi, l’espressione serena trasmetteva sicurezza e faceva pensare che la ragazza stesse dormendo profondamente; non aveva niente addosso, la sua pelle era perfetta, l’unica sua imperfezione era la sottile ferita sul fianco destro, che era stata pulita. Non vi erano più macchie sul suo corpo: il sangue era stato pulito, e il trucco sul viso era stato rimosso, così da poter mostrare i lineamenti dolci e delicati della ragazza. Il corpo aveva un equilibrio precario, sembrava stare in piedi per miracolo, e nonostante le labbra avessero perso colore e la sua pelle fosse diventata bianca, quella ragazza sembrava ancora bellissima agli occhi di Kate.
Kate sorrise mestamente con le lacrime agli occhi. Sembrava che quella visione fosse l’unica cosa in grado di farla stare meglio. << Ciao, Jennifer. >> Disse con una punta di nostalgia nella voce.
Sei un mostro.
   
 
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