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Autore: Fisifa    12/10/2015    0 recensioni
Charlie è una diciottenne con un carattere frizzante, solare e non ha peli sulla lingua. È simpatica e, insieme ai suoi migliori amici Josh e Lily, forma un trio mitico.
La vita di Charlie sembra perfetta. Appunto. Sembra.
Chissà che cosa potrà stravolgere le sua vita apparentemente perfetta.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

 

Durante il viaggio in aereo mi sarebbe piaciuto moltissimo dormire. Appunto. Mi sarebbe piaciuto.

Per colpa del signore di 270 kg seduto accanto a me non ho chiuso occhio. Penso abbia ingoiato un trombone perché non è possibile russare così forte.

Mi è venuta voglia di soffocarlo con i tovagliolini che mi ha dato la hostess un paio di volte. Ma, dato che mi sento magnanima, ho trattenuto i miei istinti omicidi verso il prossimo.

Mia mamma invece dorme come un ghiro da quattro ore.

Ma come fa?!

A parte il ciccione rumoroso il viaggio sta andando bene, anche se passo la maggior parte del tempo a deprimermi ripensando ai miei due migliori amici e ai bei momenti passati con  loro.

Sto iniziando seriamente a pensare di essere masochista… bah, chi mi capisce è bravo.

 

Quando arriviamo all’aeroporto di Sydney ci viene a prendere Amanda, l’amica di mia mamma, che ci ha anche trovato un appartamento vicino al locale che, a quanto dice lei, fa proprio al caso nostro. Inoltre è anche vicino alla scuola e questo significa, con mio grande sollievo, che non dovrò alzarmi troppo presto per andare a scuola.

 

- Allora, com’è andato il viaggio? – chiede gentilmente Amanda.

- Bene grazie – dice mia mamma.

- Parla per te. Tu hai dormito tutto il tempo, mentre io mi sono subita il trombone umano per tutto il volo – borbotto infastidita.

Amanda ride.

Cazzo ridi?! Non eri tu quella sull’aereo!

- Comunque tra poco siamo arrivate. Vi faccio lasciare le valigie nell’appartamento e poi vi faccio fare il giro della città, così vi mostro anche il locale – spiega velocemente.

 

L’appartamento non è molto grande, ma comunque ben arredato e molto carino: un soggiorno molto spazioso, cucina abitabile, un bagno  e due camere da letto. Lascio velocemente le borse in quella che sarà la mia camera da letto per un periodo indefinito e scendo le scale di corsa per non far aspettare Amanda.

- Al locale andiamo a piedi, tanto è vicino – annuncia Amanda.

CHE COSA?! Io mi sono fatta due piani di scale di corsa rischiando di cadere ogni due gradini e adesso devo camminare ANCORA?! Uccidetemi.

Probabilmente devo avere una faccia davvero sconvolta perché quando mia mamma ci raggiunge ridacchia dicendo – Dai tesoro, sono solo 10 minuti di camminata –

DIECI MINUTI?! Piango.

 

Fatto sta che mezz’ora dopo sto vagando da sola per le strade di Sydney. Mamma e Amanda si sono fermate al Mystic, il locale di Amanda, per parlare dei turni che dovrà fare mia madre.

Ovviamente preferisco passeggiare da sola ed esplorare la città che rimanere ad ascoltare quelle due che parlano sempre di lavoro.

Adesso sono davanti alla mia futura scuola: un edificio di mattoni rossi, con larghi scalini che portano al grande portone di vetro e legno scuro dell’ingresso. A intervalli regolari ci sono larghe finestre che danno sulle aule vuote.

È molto triste.

Troppo triste.

Insomma, perfetto per una scuola.

Manca solo un pizzico di disperazione ed è perfetta!

 

Cammino distrattamente sul marciapiede mentre mi allontano dalla scuola.

Mi ricordo che devo chiamare Lily, quindi tiro fuori il telefono e compongo il suo numero, che ormai conosco a memoria. Dopo un paio di squilli mi risponde.

- Ehi cretina! – dice trapanandomi un timpano.

- Cazzo gridi mongola! – ribatto ridacchiando mentre allontano il telefono dal mio povero orecchio.

- CIAO CHARLIEEE- grida Josh in sottofondo. Evidentemente è un gene di famiglia…

- Salutami quell’idiota di tuo fratello che strilla come una gallina –

- Ma tu sei una gallina – mi riprende Josh.

- Allora sei una capra – dico semplicemente.

- Non mi piacciono le-

- NON HAI CHIAMATO PER SCEGLIERE QUALE ANIMALE TI RAPPRESENTA! –scatta Lily senza far finire di parlare il fratello.

Scoppio a ridere immaginando la faccia scioccata di Josh.

- Com’è andato il viaggio? – chiede con un tono dolce e carino, tutto il contrario di quello che ha usato due secondi fa.

- Una merda ma fa niente – dico sospirando.

- Fammi indovinare: ciccione che russa? – domanda Josh.

- E tu come lo sai? – chiedo perplessa.

- È sempre colpa dei ciccioni che russano – ribatte ovvio.

 

Chiacchieriamo per un po’, parlando del più e del meno, organizzandoci su cosa fare appena verranno a trovarmi e cose del genere.

Mentre parlo al telefono torno a casa, stando attenta a memorizzare la strada e a non perdermi.

Arrivo a casa senza intoppi, cosa veramente strana, dato che sono riuscita a perdermi nella gioielleria più piccola della città. Ed era una sola stanza.

Sono rimasta traumatizzata da quell’esperienza… forse è per questo che adesso sono così strana… bah, chi lo sa.

 

- Mamma sono a casa! – dico aprendo la porta con le chiavi che mi ha dato prima Amanda.

- Tesoro, mi stavo preoccupando, sono quasi le otto! – esclama mia mamma con un sospiro.

- Mi ero fermata a guardare la scuola e poi sono stata al telefono con Lily e Josh mentre tornavo a casa, quindi ci ho messo un po’ di più-  spiego con un’alzata di spalle.

- Va bene tesoro, adesso vieni a mangiare –

 

Amo quando cucina mia madre, è veramente una cosa spettacolare, per non parlare dei DOLCI! Sono qualcosa di illegale.

Appena finiamo di mangiare le do una mano a sparecchiare per poi andare in camera mia per preparare la borsa per la scuola.

Non capisco perché ma so che sarà una giornata stancante e movimentata.

La sera vado a dormire con la paura che questa avventura possa cambiarmi la vita in negativo.

Mi devo assolutamente addormentare, non è da me fare pensieri intelligenti. Di solito sono tipo “ Oh, guarda! UNA MOSCA!” quindi direi che è meglio fare una bella dormita.

 

 

Il rumore fastidiosamente assordante e insistente della sveglia alle 7:15 del mattino mi fa alzare con il piede sbagliato. Infatti mi coordino male e cado. Ottimo.

Con un urlo frustrato spengo la sveglia con un pugno per poi lanciarla nell’armadio e chiudercela dentro.

L’importante è mantenere la calma, eh.

Scendo a fare colazione con la velocità di una lumaca a rallentatore, ma fa niente.

Dopo dieci minuti, contro tutte le mie aspettative, sono fuori di casa, vestita con un paio di pantaloni della tuta larghi, una maglia larga e un felpone. Decisamente la femminilità non mi si addice.

Sono una tipa sportiva e un po’ maschiaccio.

Un po’ tanto maschiaccio, ma dettagli, eh.

 Arrivo davanti alla scuola in anticipo per passare dalla segreteria.

- Buongiorno –dico ad una signora bionda e troppo magra che siede alla scrivania della segreteria.

- Dimmi pure cara – dice con voce stridula e un sorriso fin troppo incoraggiante per essere naturale.

- Sono Charlotte Miller, la nuova studentessa –inizio prima che la vecchia mi interrompa.

- Benvenuta cara, questo è il tuo orario – spiega porgendomi un foglio con una grande tabella – adesso ti faccio fare un breve giro della scuola – dice alzandosi dalla sua postazione.

 

Il giro della scuola per fortuna è breve e conciso. La vecchietta, tutto sommato, ha delle ottime capacità riassuntive. Adesso sto prendendo i miei libri dal mio armadietto, il numero 394. è azzurro, con il numero grande in nero.

Sto ancora sistemando le mie cose quando suona la campanella e, in meno di dieci secondi, riesco a riconoscere quattro ragazzi: non sono quelli popolari, ma sono quelli che vengono rispettati ugualmente. Lo si nota da come gli altri cercano di non infastidirli e di come, allo stesso tempo, vorrebbero farsi notare.

Mi accorgo che li sto fissando da troppo tempo e potrei sembrare pazza quindi mi affretto a tornare al mio armadietto.

Dopo aver (finalmente) preso l’occorrente, chiudo l’armadietto e, appena mi giro, vado a sbattere contro qualcuno e i libri vengono generosamente  spalmati per tutto il pavimento.

- Ma Santa Patata, che punizione divina è mai questa?! – esclamo iniziando a raccogliere i libri.

- Ehi, stai bene? – mi chiede una voce maschile.

Alzo lo sguardo e trovo i quattro ragazzi che mi guardano divertiti. Uno in particolare mi sta guardando come se aspettasse una risposta e probabilmente è stato lui a parlare.

- A parte i libri spalmati per terra, sto bene, grazie –dico con un’alzata di spalle.

Ridacchiano.

CHE CAZZO RIDONO?! ADESSO GLI METTO UN PENNARELLO NEL NASO FINCHÈ  NON DIVENTANO DEI PONY E POI VEDIAMO CHE RIDE ANCORA.

-Devo andare – dico superandoli senza dire niente.

Sembrano interdetti, ma non mi fermano. Meglio per loro.

Direi che è iniziato magnificamente il mio primo giorno di scuola.

 

CIAMBELLINEEEE

Ecco avoi il secondo capitolo! *si inchina davanti al pubblico inesistente*

Spero che la storia vi stia piacendo. Mi spiace non riuscire ad aggiornare molto velocemente, ma sono abbastanza impegnata. Se vi interessa ho già pronti i prossimi due capitoli, ma sono salvati sul telefobo e li devo pubblicare dal pc, quindi ci metto un po' a ricopiarli.

COOOOOMUNQUE se lasciate un commento mi renderete una scrittrice felice (ho anche fatto la rima)

ALLA PROSSIIIMAAA

Fisifa

   
 
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