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Autore: NeverThink    17/02/2009    2 recensioni
Il dolce profumo della sua pelle, le labbra dischiuse, il respiro regolare, il suo cuore che scandiva il tempo che passava velocemente. Guardando i suoi occhi, tutto mi era chiaro. Tutte le mie scelte, i miei errori, le decisioni ragionevoli, avevano un fine: mi avevano portata a… lui, il mio angolo di paradiso.
[...] -Laira. – Dissi porgendoli una mano.
-Robert. – La sua mano calda strinse la mia. Sorrisi, prima di spegnere la sigaretta oramai finita.
-Ti ho vista prima. – Incrocia le braccia al petto e lo guardai incuriosita. –Nella sala. – Mi guardai un momento intorno.
-Non guardavo te. – Mi affrettai a rispondere. Come mi aspettavo. Tutti troppo pieni di sè stessi, per guardare realmente il mondo e le persone che gli circondavano. Le mie tesi ero fondate.
-Lo so. – Posai ancora gli occhi su di lui e fu come se il suo sguardo mi penetrasse, come se arrivasse a me, come se vedesse Laira, non una cameriera. Uno sguardo troppo intenso da poter essere retto. Rimasi sorpresa da tale risposta. Qualcosa che non aspettavo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’autrice: salve gente! Eccomi qui con una nuova fic che spero davvero vi piaccia.
L’idea di questo sclero mi è venuta un’ora prima di un compleanno, non so perché, soprattutto, probabilmente grazie al mio genietto! XD
Quindi, ora, la smetto di scrivere stupidaggini e a voi il capitolo.

 

 


CAPITOLO 1

 

 


Tu credi che sia giusto in questo mondo pensare e comportarti come te,
ma solo se difenderai la vita
scoprirai le tante cose le cose che non sai.

Pochaontas, the colors of the wind, oscar 1995.

 

 

 Guardavo la pioggia infrangersi contro la grande vetrata della hall. Picchiettava leggera e costante, senza cessare un solo attimo. Poggia la fronte sul freddo vetro chiudendo un momento gli occhi.
Le gambe mi dolevano, i piedi mi facevano male e nella mia testa sembrava ci fosse uno sciame di api, che rumoroso si aggirava in essa senza sosta. Mi portai le dita alle tempie massaggiandomele delicatamente, per non aumentare il dolore. Sospirai rilassando le spalle.
L’intero pomeriggio era stato duro, fin troppo. Non avevo un lavoro fisso, erano più che altro lavori saltuari, che mi tenevano occupata tutta la giornata. Durante il pomeriggio avevo portato a spasso dei cani, la mattina avevo lavorato in uno starbacks. Quella sera, cameriera per una cena post premiere.
-Laira?- mi voltai sentendo chiamare il mio nome. –Pronta?- annuì con la testa a quello che era il mio migliore amico, Andrew. Gli ero infinitamente grata perché senza di lui non avrei mai ottenuto quel lavoro, senza di lui probabilmente, la mia vita non sarebbe mai cambiata.
-Ehi piccola, tutto okay?- si avvicinò a me accarezzandomi una guancia.
-Sono solo molto stanca. – dissi prima di rivolgerli un sorriso di rassicurazione.
-Sicuro?-
-Ti ricordo che lavoro da tutto il giorno e che sono stata alla prese con un terranova pigro e un chiwawa psicotico. – si mise le mani sui fianchi ridendo.
-Dai, andiamo o ci licenziano entrambi. – ci incamminammo verso la cucina fianco a fianco, mentre tutti organizzavano la serata. Entro poco più di un’ora quel posto si sarebbe gremito di gente, attori e fotografi, registi e produttori. Tutta gente piena di sé, altezzosa, e io avrei dovuto servirli.
Ci diedero delle divise che subito indossammo. Mi guardai e rimasi, lì, sbalordita e scioccata, a fissarmi. Andrew mi fu accanto dopo pochi secondi.
Mi voltai a guardarlo con occhi sgranati.
-Sembro un pinguino. – sussurrai scioccata. Alzò le sopracciglia squadrandomi, poi scosse il capo.
-Cosa c’è?- chiesi irritata. –Sembro un orrendo pinguino. -
-Fattelo dire, cara. Non sei un pinguino. Piuttosto sei… wow. E sono un uomo, c’è da precisarlo. – sbuffai irritata prima di tornare a guardare la mia immagine allo specchio.
-Anche t sembri un pinguino. – sussurrai.
-Dettagli. Però devi… -
-Cosa?- chiesi vedendo che non aveva intenzione di continuare la frase. Si avvicinò a me, posizionandosi alle mie spalle. Accarezzò i miei lunghi capelli neri portandomeli all’indietro, raccogliendoli in un piccolo chignon.
-Ora sei perfetta. – sussurrò.
-Tu sei di parte. – dissi ridendo.
-E tu col viso scoperto sei un incanto. – roteai gli occhi, dandoli un buffetto sulla spalla. Andrew era il mio migliore amico, Andrew era cresciuto con me. Andrew era dannatamente carino. Andrew era rigorosamente omosessuale.
-Voi due siete in ritardo. Tu – disse un uomo tarchiato, indicandomi con un dito – Ci sono dei tovaglioli da sistemare ai tavoli. E tu – disse indicando Andrew – In cucina per gli alcolici. – ci guardammo un momento negli occhi esterrefatti.
-Cosa ci fate ancora qui? Su su, muoversi!- gridò battendo le mani. Non aveva detto gran che, ma già lo odiavo. Sistemandomi la giacca corsi nella sala dove erano sistemati i tavoli.
Bene, pensai. Mai e poi mai avrei potuto mangiare in un luogo come quello. Mi imposi di annotarlo nel mio taccuino, quello in cui segnavo pensieri, cosa da ricordare e da fare, dato che dimenticavo spesso e con molta facilità… un giorno, forse lo avrei annotato… avevo detto forse.
La stanza dai muri crema era piena di fiori e tutto, dico, tutto, era giallo. Le api all’interno delle mia testa si misero in moto facendo ancor più baccano, aumentando il lancinante dolore. Tutto era estremamente elegante e… caldo. In tutti i sensi. Non solo per i colori, ma anche per la temperatura. Sicuramente le varie prime donne si sarebbero presentato con micro vestiti, che coprivano ben poco.
Mi misi al lavoro fino a quando non iniziarono ad arrivare gli attori. Corsi verso le cucine in cerca di Andrew e l’uomo tarchiato.
-Bene, ragazzi. – sentì parlare dietro le mie spalle. Mi voltai e il signor Paolini, alias signore tarchiato. –E’ una serata impartante voglio da voi estrema serietà. Precisi, puliti. Non voglio lamentele, tutto deve essere perfetto. Il vostro lavoro è la vostra vita, il vostro destino, la vostra missione. Siete qui per combattere camerieri! Difendente il prestigio di questo hotel! Sono stato chiaro? Ora a lavoro! – ordinò alzando le braccia al cielo. Mi lasciai sfuggire un risolino ascoltandolo. Sembrava un incitamento ad una partita di baseball.
-Buona fortuna. – Sussurrò Andrew al mio orecchio.
-Anche a te!- Risposi allegra. Già, ce ne sarebbe voluta davvero tanta.

 

 La sera passava, lenta. Il mio mal di testa aumentava sempre di più.
-Aiutami tu, ti prego. – dissi con disperazione ad Andrew quando mi riparai dietro le tende della grande sala.
-A chi lo dici! Dovresti vedere come mi guardano quelle oche! Sembra che vogliano uccidermi. – bisbigliò lui sbirciando, con sguardo terrorizzato.
-Ti mangiano con gli occhi. Certo che sei un po’ lento a capire caro. – dissi portandomi una mano su un fianco e guardando i vari tavoli, poggiando il viso sulla sua spalla. Dire che Andrew era altro era poco. E in fondo non ci voleva molto ad essere più alti del mio mentre e sessantacinque.
-Ma di quale film sono?- sentì l’appoggio della testa mancarmi, così mi voltai a vedere cosa fosse successo. Andrew era, lì, di fronte a me, un sopracciglio alzato e le mani sui fianchi.
-In che mondo vivi, Laira?-
-Nello stesso di milioni e milioni di persone, forse?-
-No, tu vivi un mondo tutto tuo, dove il cielo è rosa e gli alberi blu. Dove non esistono cinema, riviste e lustrini. Tu vivi in un tuo mondo fatato fatto di libri, politica, inquinamento eccetera eccetera. Tutte quelle cose così noiose…-
-Taglia corto. – Sbuffai.
-Te l’ho già detto che film è. E’ possibile che vieni a lavorare qui e non sai nemmeno chi sono quelle persone lì? Bisogna poi ammettere che se hai dato una sguardo alle persone ai tavoli, ti sarai resa conto che i ragazzi... -
-Non ho dato sguardi perché non mi interessa. Allora, mi vuoi dire chi è quella gente viziata che non fa altro che mangiarti con gli occhi e guardarmi male?- sbottai. Sbuffò dandomi uno scappellotto.
-Twilight Laira, twilight!- Roteai gli occhi massaggiandomi la testa.
-Idiota. – Sussurrai tornando a guardare la sala. Tutti ridevano, tutti erano felici. Senza preoccupazioni, senza paure. Loro non avrebbero dovuto preoccuparsi di mantenere il proprio posto di lavoro.
Sbuffai irritata da tali pensieri.
Cosa mi importava?
Non avrei mai scambiato la mia vita con le loro. Non avrei mai voluto essere come loro. Se se stavano lì, seduti, pieni di amore per se stessi, egoisti e narcisisti. Quando vivi a New York, quando ha lavori saltuari come i miei, un amico che ti permette di lavorare con lui come cameriera, vieni a contatto con gente famosa, gente nota del cinema o dello spettacolo e ti rendi conto che molti loro sono…vuoti. Non hanno interessi, non sono gentili, si sentono dei. Gli odiavo per questo, quando mi guardavano vedevano tutto tranne che… Laira.
-Magari se li conosci non sono così male. Non siamo tutti uguali a questo mondo. – la voce di Andrew era pari ad un sussurro. –Non tutti sono come lui. – scossi il capo.
-Quella gente è tutta uguale. – abbassai un momento lo sguardo, prima di tornare a posarlo sui tavoli. I miei occhi si posarono su un gruppo di ragazzi che ridevano e sembravano felici e spensierati. Guardi il modo con sui due di loro si guardavano. Gli sguardi, i sorrisi. Le guance che si coloravano di rosso. Guardai i loro occhi cercarsi dopo aver vagato sui volti circostanti. Lo feci anch’io. Guardi i tavoli, guardi le persone che tanto mi ricordavano ciò che mi aveva fatto soffrire, ciò che avevo perso. Ciò a cui, con infinità stupidità, avevo donato il mio fragile cuore. Ed incontrai due pezzi di cielo. Il suo sguardo brillava sotto la luce calda dei grandi lampadari. Sul suo viso era dipinta un’espressione indecifrabile. Le labbra serrate in una linea retta, le fronte corrugata. I capelli arruffati gli ricadevano sulla fronte e con un semplice gesto, si passò una mano fra essi, lasciando il viso scoperto. Poi, tornò a guardare una ragazza seduta di fronte a lui, che probabilmente aveva richiesto la sua attenzione.
Tipico… prima donna.
-Lei è Nikki Reed, personaggio secondario. Lui Robert Pattinson, protagonista insieme alla ragazza seduta alla sua destra. – mi informò Andrew.
-Grazie ma non mi interessa. – lo sentì sospirare, poi mi voltai e gli bacia una guancia.
-A lavoro signorino, se non vogliamo perdere il posto. – dissi in un risolino.
Mi voltai un’ultima volta guardando ancora… quel tavolo.

 

 

 *

 
ElfoMikey: mostriciattolo! Ti ho mai detto che a volte mi fai paura? Sono comunque contenta che ti sia piaciuto il prologo e spero di non averti delusa con questo capitolo! No… grazie a te. <3
KeLsey: ciao! Spero che con questo primo capitolo (a parer mio un po’ noioso) non ti sia passata la curiosità XD Grazie per la recensione!
AlessandraMalfoy: ciao! Sono contenta tu l’abbia letto! Mi fa piacere sapere cosa pensi delle mie fiction! Ecco a te il primo capitolo, spero ti piaccia!
Doddola93: ciao! Che bello trovarti anche qui! Sono io che ti adoro! Okay, ci adoriamo a vicenda! Emozionare? E’ solo un prologo! Che farei senza il tuo supporto? Mettitelo in testa Genio… io amo ciò che scrivo quanti tu ami ciò che scrivo! A presto bella! Ti voglio bene! <3
isteria: ciao! Ecco a te il capitolo, spero ti sia piaciuto come il prologo. Grazie per la recensione… grazie davvero!

 

A voi, Panda.

   
 
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