Videogiochi > The Elder Scroll Series
Segui la storia  |       
Autore: Royce    13/10/2015    3 recensioni
Alessa Northwode racconta la propria carriera nella Confraternita Oscura al suo carceriere: dal reclutamento, ai primi contratti di assassinio, fino ai rocamboleschi eventi che hanno portato al suo arresto.
La storia è ambientata a Cyrodiil, provincia imperiale di Tamriel. I fatti prendono il via circa 200 anni prima gli eventi narrati in Oblivion.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 7
E' il tuo funerale

 

Cappella di Talos, Bruma, Monti di Jerall. Mano della pioggia 30 E3 224

 

Ambroise e Alessa era giunti all'appuntamento prima del previsto.
La grande cattedrale di Talos si ergeva maestosa sopra la grigia città di Bruma, ancora addormentata durante le prime luci dell'alba. Una leggera brezza proveniente dalle montagne limitrofe stava scompigliando i lunghi capelli biondi della bretone che, impassibile, stava aspettando il contatto davanti all'ingresso. Ambroise fischiettava, sereno e sorridente come al solito.
- E' in ritardo – sbottò lei – Doveva già essere qui -
- Stai tranquilla – rispose Ambroise, guardandosi attorno – Arriverà presto. Te lo assicuro -
Manco a dirlo, tre figure si stagliarono dalla grigia nebbia della strada, avvicinandosi lentamente ai nostri due eroi. Al centro vi era un uomo visibilmente agiato: sfoggiava un'elegante veste adornata da gioielli e da pellicce di vario tipo. Gli altri sembravano le sue guardie del corpo, due energumeni che vestivano pesanti armature di cuoio.

Alessa si scostò dal muro per approcciarli, ma Ambroise la strattonò prontamente, bloccandola.
- Aspetta che entrino dentro la cappella. Non possiamo dare nell'occhio. Lo scambio deve avvenire all'interno – le sussurrò.
Alessa restò impietrita, spalle al muro, mentre i tre li sorpassavano. Il nobile fece un cenno ad Ambroise mentre spalancava le porte della cattedrale, seguito dai suoi due sgherri.

A quel punto, anche Ambroise ed Alessa entrarono.

La Cappella di Talos conservava la propria maestosità anche al suo interno: nel piano principale vi erano ben nove altari diversi, dedicati alle nove divinità venerate dalla gente di Cyrodiil. Tra cui Talos, il semidio, l'eroe della Terza Era. A lui era dedicato questo edificio. Pellegrini da ogni parte del paese venivano a rendergli omaggio, chi con delle pregriere, chi con delle offerte.
Il nobile si era seduto da solo nella prima fila delle panche di legno, proprio davanti all'altare. Le sue due guardie erano in piedi, dietro di lui. All'interno della cappella vi era solo una sacerdotessa, che girava con fare assonnato tra gli altari, assicurandosi che fosse tutto al proprio posto per le celebrazioni odierne.

Ambroise fece cenno ad Alessa di seguirlo ed i due si avvicinarono al nobile, sedendosi al suo fianco. Le guardie, nel mentre, fissavano impassibili davanti a loro, pronti a scattare al primo imprevisto.
I tre, ora seduti sulla stessa panca, fissavano in silenzio la maestosa vetrata di fronte a loro, attraverso la quale iniziavano timidamente a filtrare le prime luci dell'alba.
- Non è incredibile? - iniziò a parlare il nobile – In una sola settimana dodici dei miei più grandi problemi sono stati spazzati via. Per sempre -
Ambroise tossì, schiarendosi la voce.
- Il contratto è stato portato a compimento come previsto. I bersagli sono stati avvelenati dal vino dei Truiand. Tutti tranne uno, il quale è stato eliminato silenziosamente il giorno successivo senza alcuna traccia o collegamento al delitto precedente. Le guardie di Skingrad stanno perquisendo le cantine dei Truiand mentre parliamo. A Nibe, invece, tutti pensano che il povero Natch sia stato ucciso da un orso. Nessuno sospetta nulla – riepilogò l'Ascoltatore della Confraternita.
Il nobile sorrise, visibilmente compiaciuto. Poi fece un cenno ad una delle sue guardie: l'energumeno tirò fuori dalla sua cinta una sacca piena di monete d'oro e la lanciò ad Ambroise.
- Questa è la prima parte del pagamento – disse il mandante dell'assassinio – Il resto vi verrà consegnato tra due settimane. Capisci bene che muovere eccessive quantità di denaro non sarebbe stato prudente -
- Capisco perfettamente – rispose Ambroise, che non aveva resistito alla tentazione di dare una sbirciata al contenuto della sacca.
In seguito, strinse la mano al nobile e disse ad Alessa di seguirlo. I due si alzarono ed iniziarono ad allontanarsi, uscendo dalla cappella di Talos. Gli altri tre rimasero all'interno, immobili.

Appena fuori, Ambroise iniziò a manifestare tutta la sua contentezza, scuotendo la sacca piena di denaro. Alessa era anch'essa incuriosita ed eccitata all'idea di poter gestire una tale somma, ma cercava di celare le sue emozioni dietro il suo consueto velo di freddezza ed apatia.
I due lasciarono la piazza principale che ospitava la cattedrale e si diressero verso i quartieri abitativi. Lentamente, i primi abitanti di Bruma stavano uscendo dalle proprie abitazioni per dedicarsi alle loro mansioni quotidiane: i negozi stavano aprendo, le guardie inizavano a circolare in maggior numero, i mendicanti si dirigevano stancamente verso il centro della città.
- Hai agito bene. Sono contento dei tuoi progressi – disse Ambroise, riferendosi alle gesta di Alessa nel contratto appena concluso.
- Grazie – rispose Alessa, poco convinta. Era chiaro che lui stravedesse per lei, sorvolando sui suoi evidenti limiti. Insomma, non avrebbe mai ucciso Natch se non fosse stato per Lucia. E nell'avvelenamento di massa non aveva giocato un ruolo di rilievo. Chiaramente Ambroise la lodava senza essere supportato dai fatti e ciò la imbarazzava.

Arrivarono ad una piccola capanna di legno, proprio a ridosso del muro occidentale della città. Ambroise si avvicinò alla porta e sbirciò dal buco della serratura. Non vedendo nessuno, iniziò a bussare violentemente.
- Svegliati, idiota! - urlò con fare scherzoso.
- Ma che fai? - ripose Alessa, guardandosi istintivamente attorno e sperando che le sue urla non attirassero attenzioni indesiderate.
- Stai tranquilla, qui è dove abita Yngvar – spiegò l'altro – Il mio era un modo amichevole per dargli il buongiorno -
Da dentro, si sentivano alcuni rumori. Probabilmente il Nord si era svegliato di soprassalto e stava cercando di capire cosa stesse succedendo, prima di andare ad aprire.
- Cosa devi dirgli? - chiese Alessa, con sufficienza.
- Nulla. Sono solo passato per la nostra bevuta giornaliera -
- Sono le otto del mattino -
- Lo so – rispose Ambroise, non capendo il suo stupore – Ti va di unirti a noi? -
Alessa, che già non sopportava gli alcolici di suo, rabbrividì all'idea di sbronzarsi di prima mattina. Rifiuto gentilmente, scuotendo la testa.
- Peccato – rispose Ambroise, deluso. - Ah, quasi dimenticavo -
Le lanciò la borsa piena di monete d'oro. Alessa la prese a stento, spiazzata da quel lancio inaspettato. Poi lo guardò con espressione dubbiosa.
- Comprati qualcosa. Sono tuoi – disse Ambroise, sfondando con un calcio la porta di Yngavr e sparendo all'interno dell'abtazione.

Alessa restò per diversi secondi immobile, a fissare quella sacca piena d'oro senza sapere che farne. Non aveva mai visto così tanti soldi in vita sua e, ad esseri sinceri, non sapeva manco che farsene.
Superato lo stupore iniziale, decise di dirigersi nel quartiere dei negozi. Pensò a quando, da piccola, camminava attraverso le vetrine e le bancarelle, bramando un giorno di poter indossare tutti quei sfarzosi gioielli, proprio come una vera nobildonna. Non aveva mai potuto permetterselo. Ma adesso voleva soddisfare questa sua infantile fantasia.
Entrò di getto nella prima bottega che trovò. Al suo interno, una giovane donna stava pulendo il pavimento con una scopa. Tutto a torno vi erano grossi espositori di vetro, contenenti tutta una serie di gioielli e di accessori: anelli, collane, orecchini. La negoziante, sorpresa nel vedere una visitatrice così presto nella giornata, fissò la bretone con aria incuriosita. Ma Alessa, in tutta risposta, iniziò a scuotere la sacca piena di denaro, con una sicurezza ed una spavalderia che non aveva mai provato prima in vita sua.
Gli occhi della proprietaria si illuminarono di colpo.
- Benvenuta – disse – Come posso aiutarti? -

 

- Insomma, ti sono bastati un po' di soldi per mettere a tacere la tua moralità. E' tipico nei criminali -
-Pensi veramente che una ragazza di venti anni, che non avrebbe mai e poi mai pensato di poter avere una tale somma a disposizione in vita sua, si sarebbe comportata in maniera differente? Ne dubito. -

- Continui a proporre scuse discutibili ai tuoi comportamenti criminosi. Ma sorvoliamo. Cosa successe in seguito? -
- Ambroise concesse a tutti una settimana di riposo. Gli altri si spartirono il denaro proveniente dai pagamenti successivi -
- Quando ottenni il prossimo contratto? -
- Circa un mese dopo. Ambroise aveva in mente qualcosa di speciale per me e Lucia. Una sorta di gara -

 

Il vedovo Remain Carvain stava lentamente camminando lungo il quartiere dei Giardini Elfici della Città Imperiale. Le strade conservavano una certa umidità, dovuta alle forti precipitazioni della giornata appena trascorsa. In giro non vi era quasi più nessuno: la maggior parte dei cittadini era all'Arena in quel momento, chi per scommettere, chi per assistere, chi per combattere. Ma Remain aveva altro per la testa in quel momento e non poteva permettersi di pensare ai divertimenti.
Erano trascorsi ormai più di due anni dalla morte della sua amata moglie, Vittoria. Una morte per la quale non riusciva ancora a darsi pace: la colpa era di quella sporca sguattera bretone, Alessa Northwode. Avevano litigato in una locanda nei bassifondi e quando la sua amata era intervenuta in suo soccorso, era stata colpita a tradimento da quella assassina. Come Remain tristemente scoprì, uccidere una persona con un pugno in pieno volto era molto meno difficile di quanto pensasse l'opinione comune. Non serviva una forza sovraumana o una particolare abilità nel pugilato: bastava solo tanta fortuna, fortuna nel colpire esattamente la base del naso della vittima. Vittoria morì poco dopo per trauma cranico: le ossa del naso erano rientrate, andando a collimare fatalmente con la sua corteccia cerebrale. Inutili furono i tentivi di soccorso: la sua amata moglie Vittoria era andata.
Ma Remain non era ancora riuscito ad assicurare alla giustizia quella sporca bretone criminale. Quell'Alessa che era sparita nel nulla, dopo l'omicidio, senza lasciare alcuna traccia. Aveva cercato ovunque, chiesto a chiunque, tentato qualunque pista. Ma senza successo.
E adesso era lì, da solo, sotto una leggera pioggia mattutina, a fissare la sua lapide.

Si abbassò per ripulire la stele da alcune erbacce. Mentre passava una mano sulla pietra, una lacrima di commozione iniziò a solcare il suo volto.
Una figura lo avvicinò alle spalle, senza dire nulla. L’uomo si fermò dietro Remain, appoggiando la sua mano sulla spalla del vedovo. L’altro non si voltò neppure, continuando a fissare la lapide di Vittoria.
- Un giorno vendicheremo Vittoria, capo. E‘ solo questione di tempo –
Remain scosse la testa.
- Sono passati due anni e non siamo ancora riusciti a trovarla – rispose Remain, parecchio irritato – E‘ evidente che voi non siate in grado di gestire la faccenda –
- Non può nascondersi all’infinito. Stiamo esplorando ogni possibile pista. Ormai siamo vicini –
Remain non disse più nulla. Passò ancora una volta la mano sopra la pietra tombale, un’ultima carezza alla defunta moglie. Poi si alzò in piedi.
- Alessa deve morire. Non mi darò pace finchè ciò non accadrà. Ma trovarla si sta rivelando più difficile del previsto –
- Potremmo mettere delle taglie sulla sua testa. La gente farebbe di tutto per soldi –
- No – Rispose Remain – Dobbiamo rivolgerci a dei professionisti. Dobbiamo contattare la Confraternita Oscura -

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > The Elder Scroll Series / Vai alla pagina dell'autore: Royce