Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: pamina71    13/10/2015    14 recensioni
Un prigioniero da recuperare sulle Alpi e ricondurre a Parigi.
Un prigioniero che qualcuno non vuole far testimoniare.
Qualcuno disposto a tutto per eliminarlo.
Una storia di viaggio, letterale e metaforico.
Lungo la Francia, sulle Alpi, dentro se stessi.
Con la copertina disegnata dalla meravigliosa matita di Sabrina Sala.
Genere: Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Soldati della guardia metropolitana di Parigi, Sorelle Jarjeyes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

25. Scandali e strategie.

 

Il Generale Jarjayes fece accomodare Andrè nella poltroncina dinanzi alla sua, convinto volesse ancora parlare della missione. Aveva trascorso parte dalla domenica a sistemare gli ultimi dettagli per la partenza dell'indomani e si apprestava a godersi il raro lusso di una cena con la moglie e due delle figlie, cosa che lo rendeva di umore alquanto sereno.

- Di cosa volevi parlarmi?

- Signore, sono venuto per dirmi che amo vostra figlia.

Vostra figlia. Nulla di più, senza specificare quale. Non ve ne era bisogno. E senza predersi in inutili preamboli.

Il militare non si scompose.

- Che la ami lo so da tempo. Se se qui è perchè sono cambiate alcune condizioni.

Pacato, senza ombra di ira nella voce.

- Infatti. Adesso anche lei ama me, e sono qui per chiedere la sua mano.

Diretto, senza giri di parole. Tutto preparato nelle discussioni del mattino.

- Ed era il caso? Tu non sei aristocratico, Oscar conduce la vita che sappiamo. Continuare facendo finta di nulla non vi bastava?

Non chiese da quanto andasse avanti la loro relazione. Forse davvero non gli importava. Possono entrare nei nostri letti, ma non nei nostri cuori1? Questo credete, Generale? Pensò Andrè; ma non disse nulla, non era davvero il momento.

- Volevo fare le cose come si conviene. Per lei, che lo merita, e per me, che ho comunque un onore da mantenere.

- Come si conviene? Sai che sarebbe comunque uno scandalo?

- Uno scandaletto, Generale, che verrebbe presto dimenticato. Come è stato condannato all'oblio il Suicidio della piccola Polignac costretta al matrimonio con un quarantenne, come è stato dimenticato che il Duca di Artois ha un figlio illegittimo, come sarà cancellato dai ricordi l'avvelenamento di oggi. Poi nuovi pettegolezzi arriveranno a coprire i precedenti.

- Non dimenticherei io.

Brutta stoccata. Poi il Generale tacque, lo sguardo perso oltre la finestra.

- Certo, sei una brava persona. So che la ami sinceramente. Se tu fossi nobile...

- Ma non lo sono. E, ora forse, è un bene.

Jarjayes lo guardò stupito, ed Andrè si giocò la carta su cui aveva puntato tutto.

- Avete visto cosa è accaduto, a Lione, a Grénoble, il complotto cui abbiamo assistito. L'Aristocrazia potrebbe essere in pericolo. I militari più di tutti. Ed Oscar, donna nobile e soldato, lo sarebbe doppiamente. Perché non metterla al riparo con un matrimonio borghese? Se poi avesse risonanza, meglio. Una famiglia come la vostra che si mescola al Terzo Stato: farebbe clamore sufficiente a metterla al sicuro in caso di rivolte. Lei, e magari anche Madame e le sorelle. Mentre la sua amicizia con la Regina farebbe comunque dimenticare presto queste nozze al resto della Nobiltà nel caso i miei timori fossero infondati.

Andrè tacque, aveva usato tutta la strategia possibile. Ora toccava al suo avversario, che non pareva irato, così almeno poteva sperare di non essere punito per il proprio ardire.

Il vecchio militare stava soppesando le opzioni. Furbo il ragazzo. Gli aveva sottoposto un'argomentazione a cui non avrebbe mai pensato. E nemmeno troppo campata in aria. Ma non era possibile prendere una decisione così, sui due piedi.

Pensò che dieci anni prima non avrebbe esitato a farlo frustare per la sua sfrontatezza.

Ora gli pareva quasi una proposta ragionevole. Nessun altro avrebbe chiesto Oscar in sposa, questo lo sapeva. E quell'uomo la amava, la sopportava e la proteggeva. Più di quanto avrebbe potuto dire dei suoi generi aristocratici. Ma. Ma. Ma. Era un roturier. Colto, raffinato, quasi benestante. Ma roturier.

Anche il Generale giocò di strategia, non aveva studiato tutti quei manuali per nulla.

- Non posso risponderti ora. Avrai un assenso od un diniego al mio ritorno. Fino a quel momento, circospezione.

E lo congedò.

 

Andrè scese la scalinata senza sapere se sentirsi affranto o felice. Un mese di attesa. Eppure non gli pareva che il colloquio fosse stato sfavorevole alla sua causa. Certo che tutto quel tempo lontano da Palazzo non avrebbe giovato...o sì?

Oscar lo vide arrivare, lasciò la poltroncina e lo raggiunse. Josephine ritenne meglio defilarsi un poco e scese per una breve passeggiata nel vialetto.

Li vide tornare nel punto ove si trovava sino a poco prima e parlare a bassa voce, lei con la testa inclinata verso la spalla di Andrè e lui chino su di lei, le labbra che appena si muovevano in quelli che non dovevano essere più che sussurri. Non vide sorrisi nei loro occhi, nè disperazione nei gesti. Cosa fosse riuscito a rispondere il padre per generare una reazione del genere, davvero non riusciva a figurarselo. Nè gioia, nè disperazione. Una pacatezza indispettita.

Ma venne presto distratta da un messo a cavallo. Lo avvicinò e si fece consegnare la lettera. Vide che proveniva da Louse Hélène, ed era indirizzata al padre. Si premurò di portarla in biblioteca e poggiarla sul tavolo d'angolo, seminascosta da un pesante volume di Racine che vi pose sopra. DI solito la sorella aveva un discreto talento per causare guai e problemi. In quel modo la missiva non avrebbe potuto fare troppi danni.

 

Oscar non riusciva a stare ferma, doveva muovere le mani, o le gambe, o gli occhi, resa spaventosamente inquieta dal dover procrastinare la cosa. Si domandava il perchè. Il generale, solitamente così deciso, stava prendendo tempo. La cosa non la rassicurava minimamente.

Andrè rifletteva.

- Smettila di agitarti in questo modo. E' vero, tuo padre è uomo dalle decisioni rapide, ma sulle cose importanti si prende il tempo necessario a ponderarle accuratamente. Non ha agito d'impulso assegnandoti alla Guardia Reale, nè quando tua madre ha dovuto scegliere chi servire tra la Delfina e la Du Barry, e nemmeno per maritare le tue sorelle. Lascialo fare.

- In compenso ha fatto un colpo di testa da manuale alla mia nascita.

- Non credo, sai? Secondo me ci pensava da un pezzo, e lo aveva pianificato con cura. Guarda il tuo nome.

- In che senso? Era il nome di un commilitone che gli ha salvato la vita.

- Certo, certo. Ma pensalo da un altro punto di vista. Perfettamente maschile, immodificabile, impossibile da femminilizzare. Non può averlo deciso lì, nell'anticamera degli appartamenti di tua madre. Ci pensava da tempo, e non era una cosa che potesse raccontare in giro; alla tua nascita ha solo concretizzato. Stavolta farà lo stesso.

 

Nelle stesse ore, Louis Philippe d'Orléans si apprestava a ricevere alcuni amici per la cena. Mentre si lasciava accuratamente lisciare la giacca dal maggiordomo, gli venne annunziato l'arrivo del Conte Mirabeau.

Il Duca fece un elegante e molle gesto con la mano per indicate al valletto di farlo entrare.

- Ebbene? Cosa volete?

- Satie è morto, più nessuno potrà ora collegarci alla presunta cospirazione. La quale è miseramente fallita. Detto questo, io me ne chiamo fuori.

- Voi pensate di chiamarvene fuori? Nemmeno per idea. Siete dentro quanto me, e lo siete tutt'ora. Voi continuerete, più o meno apertamente, ad appoggiarmi. Sempre. O rivelerò quanto so, facendo ricadere tutta la colpa su di voi. Sono piuttosto bravo, in questo, sapete?

- Non potete...

- Invece posso. E lo farò. Come Voi farete quanto vi verrà detto. Altrimenti la mia posizione di Grand Maître del Grande Oriente mi permetterà di scegliere liberamente la maniera più opportuna di eliminarvi. Dovrete quindi essere più accomodante. Se, come si dice, verranno davvero convocati gli Stati Generali del Delfinato2, e poi del Regno, io avrò bisogno di persone fidate, all'interno. Io e il Duca di Louxemburg, ovviamente. Ci attendiamo lealtà. Questa sarà la mia occasione di ascendere al trono.

Mirabeau non potè che accondiscendere.

 

Scese le ombre della notte, e salutata Josephine che si appestava a tornare a Parigi più perplessa che mai (il padre non aveva fatto nessuna allusione, aveva lasciato che la serata scorresse come se nulla fosse stato detto), Oscar passò a salutare il Generale nel suo studio. Si aspettava forse accenni o domande ma egli, dopo aver raccolto benevolmente l'augurio di buon viaggio la congedò con estrema naturalezza. Nè affettuosità evidenti, nè rabbie represse. Non le parve di raccogliere nessun gesto o traccia di sentimento differenti dal solito.

Lasciò la stanza sempre più frastornata. Si diresse verso l'ala della servitù, tagliando attraverso l'anticamera della biblioteca3, salì la scala in pietra e si diresse decisa verso la camera di Andrè. Aveva insistito per trascorrere almeno una notte da lui, in mezzo alle sue cose, tra le pareti semplici e modestamente imbiancate. Lui non era riuscito a farla recedere con le proprie proteste, nè con le scuse di ordine pratico: quando aveva fatto notare che il letto era stretto per due persone, Oscar si era limitata a ribattere:

- Tanto dormiamo comunque appiccicati, che differenza vuoi che faccia?

Arrivata dinanzi alla porta entrò senza bussare.

 

Il lunedì mattina il Generale partì di casa, molto presto, senza parlare con alcuno se non il proprio cameriere personale. Aveva già salutato tutti la sera precedente. Si volse solo a guardare il palazzo, ma nessun lume rischiarava i vetri delle finestre.

Arrivato alla Reggia, dove il reggimento lo stava attendendo, e dove sarebbe stato raggiunto anche dal Royal-Allemand. Non amava queste missioni in doppio, ma non aveva avuto modo di sottrarsi agli ordini.

Fu con sommo stupore che vide il Duca di Louxembourg aggirarsi tra gli uomini intenti agli ultimi preparativi.

Si sorprese molto meno quando vide che si stava dirigendo proprio verso di lui.

Le parole che gli rivolse ebbero invece il potere di terrorizzarlo.

- Non sarebbe saggio diffondere quanto avete avuto modo di comprendere, vedere, sospettare. Nè per voi nè per la vostra famiglia. Siete concorde con me, nevvero? - disse, andandosene poi senza lasciare il tempo di rispondere.

 

Quando Andrè arrivò in caserma, insieme ad Oscar, quel lunedì mattina, l'ora dell'appello era passata da un pezzo e raggiunse i commilitoni impegnati all'armeria, mentre lei riprendeva possesso dell'ufficio.

- Toh, chi si vede! - lo apostrofò tutto allegro Alain! - Stavamo per procurarci i fiori da portare al cimitero!

- Bello sapere che sprizzavate ottimismo!

- Ma allora è andata bene?

- In effetti non propriamante. Il Generale ha deciso che ci penserà sopra per tutto il periodo della sue missione. Un mese abbondante.

Alain lo guardò a bocca spalancata, e alcuni degli altri, cui era stato prontamente riferito tutto il procedere della cosa, lo guardarono con tanto d'occhi.

- Chiudi quella bocca, che sembri un merluzzo! - lo canzonò Andrè, un poco sulle spine per aver intuito che anche altri sapevano.

Ma durante il trascorrere delle ore potè tralasciare questa ulteriore fonte di preoccupazione. Se aveva temuto che la notizia avrebbe fatto sì che i soldati considerassero Oscar una donna facile a concedersi, quindi una possibile preda, dovette rendersi conto che sbagliava. Anzi, sembrava che il fatto di essersi legata ad uno dei soldati ne avesse qualche modo rafforzato l'appartenenza alla Brigata B. L'essere la donna di uno di loro pareva concederle quella fiducia completa che fino ad allora le era mancata.

Altra fiducia le arrivò da un episodio curioso.

Uno dei due soldati di piantone all'ingresso, arrivò perplesso verso l'ala centrale della caserma.

- Avete visto il Comandante? C'è una donna mooolto incinta che la cerca. - Chiese all'attonito gruppo che usciva dall'armeria.

- Questa poi! Che venissero donne incinte a chiedere ragione dei Comandanti precedenti, era quasi all'ordine del giorno. Ma questa è una donna pure lei. Vorrei proprio sapere come ha fatto.

E mentre si allontanava ridendo verso il quadrato degli ufficiali, un ttonito Andrè si avviò verso il cancello, seguito da un Alain roso dalla curiosità.

Vi era in effetti una figura infagottata in un liso abito scuro, impolverato e sdrucito. La osservarono meglio, parve loro di riconoscere un volto familiare...la moglie le mercante di Briancon! Ecco chi era. La povera sposa malmenata da quel bruto cui Oscar aveva piantato un coltello in un punto molto pericoloso per il suo onore maschile.

La accolsero gentilmente, la fecero entrare e sedere. Le venne portato un poco di cibo.

Tra i singhiozzi spiegò di essere fuggita dalle angherie coniugali, e di aver cercato le sole persone che mai si fossero prese la briga di difenderla da lui. Quando Oscar arrivò, la poveretta sembrava un tantino rinfrancata. Ma non era il caso di far sapere in giro di avere in caserma una moglie fuggitiva. Meglio una vedova. Così la donna venne scortata da André ed Alain presso il monastero di Saint-Joseph de la Providence, che come molti, forniva ospitalità ad alcune pensionanti, e dove si era ritirata Madame Elodie, sorella del Generale, donna estremamente pia e devota. Una lettera indirizzata alla zia da Oscar spiegava per sommi capi la situazione (la nova versione di essa, perlomeno) e raccomandava la savoiarda alle attenzioni della nobildonna.

Il gesto parve raccogliere i favori di molti dei soldati.

 

Mentre Andrè era impegnato nella scorta alla donna, Oscar ricevette un'altra visita. Il Conte di Fersen, preoccupato per il ritardo con cui era stato inviato in suo soccorso, aveva deciso di passare a vedere di persona come andassero le cose non appena messo piede a Parigi.

Venne rassicurato sulla sicurezza dei soldati e del Comandante e, giacchè ormai era al corrente di molti dettagli, Oscar gli raccontò tutto quello che sapeva. Inclusa la scarsa, per non dire inesistente, collaborazione di Monsieur Hubert, quella mattina, al Carcere della Conciergerie, ove si era recata con Andrè per verificare lo stato della indagine interna.

Era stata accolta con sospetto, ed il Concierge non aveva esitato a far pesare i propri legani con il Duca, una presunta affiliazione al Grande Oriente, veghe ed oscure minacce.

Oscar era seriamente preoccupata.

- Non hanno scrupoli, non ne hanno mai avuti. Vegliate su Maria Antonietta. E vegliate sui bambini. Non fidatevi.

Le parole dell'amica preoccuparono il Conte oltremisura. A tal punto, si era arrivati?

Si congedò con gratitudine. Salendo a cavallo, ebbe modo di commentare la visita alla Duchessa di Nevers.

- Oscar, so che é vostra sorella. Ma non datele troppo spazio di manovra, ho l'impressione che non abbia capito nulla di Voi. E va cianciando di certe amicizie pericolose cui stareste dando troppo spazio...se ho ben capito ciò che intende dire..ebbene...fate in modo che non interferisca. A presto.

Spronò la cavalcatura e partì verso Versailles.

Oscar si domandò se veramente avesse compreso.


 

 

1  Citazione imperfetta; per l'originale, Guida Pettegola al Settecento Francese, F. Sgorbati Bosi

2  Gli Stati Generali del Delfinato si riunirono il 21 luglio 1788, e richiesero la convocazione degli Stati Generali del Regno, e furono in parte mossi da spirito democraticom, in parte rappresentarono la voce delle opposizioni delle classi privilegiate alle proposte di riforme discali di De Brienne. Siccome il Duca d?Orleans era Governatore del Delfinato, mi sono permessa un poco di fantapolitica

3  Ispirato alla struttura di Palazzo Barolo a Torino

   
 
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: pamina71