Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Frida Rush    13/10/2015    4 recensioni
Non posso anticipare molto su questa piccola one shot con angst a palate scritto nel giro di un'ora a causa di un'immagine trovata su fb altrettanto angst.
Ereri dal punto di vista di Levi e tanta sofferenza.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente il momento che avevate tanto atteso era giunto. Nonostante le persone presenti nella piccola sala a testimoniare l’evento, vedi soltanto lui. Guardi  i suoi occhi e il tuo cuore prende a battere all’impazzata pensando a ciò che state per fare. Il sacerdote davanti a voi inizia a recitare varie frasi prese dal libricino che tiene tra le mani, ma tu non lo ascolti e sei sicuro che nemmeno Eren lo stia facendo. Vi fissate godendovi l’ansia e la felicità del momento, i testimoni non fiatano ma sai bene che sono piuttosto emozionati anche loro. Erwin e Hanji sono dietro di te e puoi ben percepire lo sguardo del biondo sul tuo collo e la felicità traboccante della donna, avere la loro approvazione ti riempie di gioia e la stessa cosa vale per Mikasa e Armin, che sono appena dietro Eren.
Stringi il piccolo anello d’argento nella mano e vedi il tuo compagno fare lo stesso, più emozionato che mai, gli occhi lucidi e le guance appena arrossate, mentre tu non lasci trasparire nulla, ma l’ansia ti sta divorando. Il padre vi invita a scambiarvi le fedi ed è in quel momento che lasci che un sospiro lungo e liberatore abbandoni le tue labbra: Eren ti prende la mano sinistra e, sorridendo, ti mette l’anello al dito anulare della sinistra e lo vedi chiaramente deglutire. Stai per fare la stessa cosa quando un tremendo boato si fa strada nelle orecchie di tutti i presenti che, allarmati, si mettono in posizione di combattimento. Il soffitto della stanza si disintegra sotto le enormi e possenti mani di un gigante che lo lancia via lasciandovi scoperti. Urlate. Altri mostri si scagliano contro di voi, afferrano i vostri compagni e li vedi sparire tra le fauci dei giganti, vedi il sangue che scorre a fiumi, cola sul pavimento, vi sporca i vestiti e vi rende scivolosa e faticosa la fuga. La mano di Eren lascia improvvisamente la tua e tu fai appena in tempo ad incrociare i suoi occhi prima di vedere il suo corpo finire nella bocca di uno di loro.
 
Ti svegli urlando, la maglietta bianca aderisce al tuo petto sudato che si alza e si abbassa ad una velocità impressionante a causa del respiro affannoso, i capelli sudati e la bocca impastata. Era un sogno, lo stesso da quasi un mese, lo stesso sogno che ti distrugge fisicamente e psicologicamente, non ti lascia dormire, ti imbottisce il cuore e la mente di sensi di colpa. Ti passi una mano sulla fronte e guardi lentamente il lato destro del letto, vuoto e freddo. Quanto tempo è passato da quando è successo? Sai che con oggi sono trenta giorni esatti ma a te sembrano anni. Ogni mattina da un mese a questa parte ti svegli sperando che lui ci sia ancora, sperando che sia ancora lì accanto a te, sperando di vederlo ancora dolcemente addormentato nel tuo letto. Ma sai che non è così, non sarà mai più così. Il tuo volto torna impassibile, le occhiaie nere sempre più marcate e il viso pallido, gli occhi spenti e il cuore pesante. Non sei stato in grado di proteggerlo, ti senti incapace e inutile e questo ti distrugge. Butti lo sguardo sul cordoncino che porti al collo a cui sono appesi due anellini d’argento e scendi dal letto, iniziando a vestirti, ringraziando il fatto di avere la giornata libera dagli allenamenti. Ti infili lentamente i pantaloni neri, la camicia bianca e la giacca nera sulle spalle, per ultimo metti le scarpe ed esci dalla tua stanza per dirigerti nella mensa.
Trovi già delle giovani reclute intente a consumare la loro prima colazione e prendi posto ad un tavolo molto appartato, quasi in penombra, scorgendo in lontananza Mikasa e Armin e afferrando delicatamente la tazza con il tè nero. Il contrasto con il bordo bollente del contenitore e il freddo della sala ti destabilizza e lasci che il calore della bevanda ti riscaldi un po’: potrà scaldarti lo stomaco ma non potrà eliminare il freddo e il vuoto che senti dentro. Lo assapori lentamente, godendoti il gusto amaro che ti lascia in bocca trovandolo decisamente appropriato per il tuo umore. Finisci di bere e mentre esci dalla sala ti scontri con Erwin. I vostri occhi si incontrano per un attimo, poi sparisci nel corridoio dietro di lui, con la testa che ti pulsa di dolore.
Erwin.
Era l’unico a sapere della tua relazione, lui ed  Hanji avevano mantenuto il segreto e non ne avevano fatto parola con nessuno, ti sono stati vicini durante quei giorni difficili per tutti ma soprattutto per te, ti hanno supportato con i gesti e con gli sguardi più che con le parole. Le parole ti avrebbero solo innervosito e loro lo sanno. Quando è successo non hai pianto, eri troppo sconvolto per versare anche una sola lacrima, ti sei tenuto tutto dentro, soffocando il dolore e le emozioni dentro il tuo petto e solo tre settimane dopo ti sei lasciato andare alle lacrime fino a farti venire mal di testa. Anche in quel momento Erwin ti ha sostenuto, non ti ha giudicato, non ha detto una parola, ti è semplicemente stato vicino. Mike e Nanaba… lo avrebbero fatto anche loro se fossero stati ancora vivi.
 A testa bassa esci dalla struttura camminando verso il viale che conduce verso la città. Ti guardi intorno sentendoti invadere dalla tristezza e dalla nostalgia, ti senti male avvertendo la mancanza di quel corpo caldo che solitamente ti si stringeva addosso quando avevi freddo, ti senti male al pensiero che quel calore non lo proverai mai più nella vita perché non sei stato in grado di proteggerlo. Lui si fidava di te e tu hai tradito la tua fiducia lasciandolo morire da solo durante una missione. Ti fai schifo. Ti incolpi per quello che è successo, ti incolpi per non essere riuscito a dirgli che lo amavi, odi doverlo dire ora che non c’è più perché sei stato troppo codardo per ammettere che era così, odi che ti sia stata negata la possibilità di provare ancora.
Stringi ancora gli anelli tra le mani mentre, in solitudine, raggiungi il cimitero ancora deserto e ti piazzi davanti alla lapide con inciso il suo nome: Eren Jaeger.
Non ti piace andare al cimitero, non ti è mai piaciuto, ma senti il desiderio di farlo, ti senti in dovere di inginocchiarti davanti a quella fredda pietra e di fissarla intensamente, sentendo gli occhi pungerti a causa delle lacrime. Ti togli la collana e la poggi ai piedi della lapide, con un debole sorrisino mentre un’unica lacrima scende sul tuo viso e ti bagna la guancia.
-Avrei dovuto farlo prima di partire per la spedizione- sussurri alzandoti in piedi –Sono sicuro che avresti detto sì- concludi con amarezza, sentendo il cuore inondarsi di dolore, rabbia e tristezza.
Ti avvolgi la giacca intorno al corpo tentando di ripararti dal freddo e ti allontani dal tuo amato. Un mese fa l’umanità ha perso la sua unica speranza, ma tu hai perso la persona che amavi, che ti ha fatto pensare di essere un uomo migliore, perché anche tu hai perso la tua speranza.
 
 
Angolino dell’autrice: non uccidetemi, vi prego, lo ha già fatto ferao15 quando l’ho costretta a leggerla! Spero vi sia piaciuta, è la prima volta che scrivo angst e mi sono svegliata con il pallino in testa, per cui… un abbraccione a tutti voi che continuate a seguirmi ^^
  
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