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Autore: Cocol_Sasso_97    13/10/2015    2 recensioni
[15/06/2020] La storia viene segnata come completa poiché non verrà mai più aggiornata, ma la storia non ha un finale. Una nuova versione di questa fan fiction è in revisione ma la data di pubblicazione non è ancora prevedibile.
Un villaggio che vive nel terrore.
Un vampiro che impedisce alla gente di vivere tranquilla.
Un cacciatore chiamato per liberare il villaggio.
Tutto inizia così.
« Rio Kamichika, il coprifuoco è scattato da un po’… » sorrise malevola la figura alta e scura al suo fianco. La giovane non rispose, troppo spaventata per formulare una sola frase. Sentiva il fiato del suo interlocutore sul collo, le mani fredde che le cingevano saldamente i fianchi, per impedirle di scappare. Cosa del tutto inutile dato che le gambe della ragazza non erano capaci di muovere un solo muscolo.
« Come mai fuori a quest’ora? Non sai che è pericoloso? » sussurrò mentre le sue labbra gelide si posavano sul collo candido della ragazza « Ho sentito dire che c’è un vampiro in circolazione sai? » Rio lo osservò con la coda dell’occhio, il terrore dipinto in volto.
« Non hai paura di incontrarlo? » sghignazzò « Oh, giusto… L’hai già fatto » rise.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Yaoi | Personaggi: Izaya Orihara, Shizuo Heiwajima | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[15/06/2020]
AVVISO

Il capitolo che segue è l'ultimo mai pubblicato di questa storia che viene oggi ufficialmente segnata come completa nonostante non sia giunta nemmeno alla metà di ciò che voleva raccontare.
La fanfiction rimane sul sito, poiché legata a troppi ricordi per essere cancellata ma non verrà mai aggiornata.
Tuttavia, sto lavorando ad una versione revisionata, corretta e maturata di questa storia che ormai ha sette anni sulle spalle.
Al momento, la nuova versione rimane uno scritto privato per paura di non riuscire ad essere troppo costante per una ipotetica pubblicazione ma la speranza è quella di poterla pubblicare, più avanti. Tuttavia, non è possibile dare una data per la pubblicazione di tale nuova versione.
Ringrazio chiunque abbia letto la storia, che fosse un vecchio o un nuovo lettore!
Con la speranza di tornare ad ammorbarvi con questi miei vampiri e cacciatori

Cocol


 


Bloody Fangs & The Beastly Hunter

 



Capitolo Diciotto


 
 

 
Erano passati due anni da quella notte in cui Izaya incontrò per la prima volta la Morte, Morte che gli aveva sorriso e gli aveva fatto compagnia per forse qualche ora.
Dopo il morso del vampiro, la Morte era stata al suo fianco come la sua più fedele amica, a vegliare il suo corpo immobile mentre gli carezzava con delicatezza il capo, più amorevole di una madre, ma la Morte sapeva che non era ancora giunto il momento di portare via quel giovane dai capelli scuri.
Quando Izaya aprì gli occhi era solo. Il collo gli doleva e quando ci passò le dita per tastare quello che era sicuro fosse un livido, sentì due solchi a marchiargli la pelle ma non usciva sangue. Quello che riusciva a togliere era sangue seccatogli sul collo bianco, ma dal morso in prossimità della giugulare non usciva più una sola goccia di quel liquido così prezioso.
Richiuse gli occhi, facendo scivolare la mano sul terreno e giocando con la terra sotto di lui, concentrandosi sui rumori della notte. Non ve ne erano.
Era strano non sentire nulla e Izaya si accorse subito del silenzio innaturale che vi era. Non era il silenzio fatto da persone che dormono, era un silenzio di paura, dove nemmeno gli animali osavano fiatare. Era completamente solo.
Una volta riaperti gli occhi si passò la lingua sulle labbra secche, rendendosi conto solo in quel momento del bruciore che provava nella gola. Si alzò seduto, portando le mani alla gola e stringendo, come se volesse soffocare quella sensazione straziante. Avesse potuto, si sarebbe strappato la gola, tanto faceva male quel fuoco che aveva dentro di sé.
Era un bruciore talmente forte che se avesse provato ad urlare non ne sarebbe uscito nessun suono. Si guardò intorno, cercando aiuto, inutilmente. Un lieve mugolio gli fece però rizzare le orecchie e in pochi secondi si ritrovò in piedi a osservare la bambina che, bloccata sotto le travi di una casa crollata dopo l’incendio, si stava lentamente risvegliando.
«Hana… Sorellona…»
Gli occhi scuri di Izaya si dilatarono quando un odore ferroso giunse a lui e, inconsciamente, si leccò le labbra.
Il ricordo di come aveva placato la sua prima fame lo fece rabbrividire, disgustato dalla scena ancora impressa nella sua mente. E come quella bambina molte altre persone erano diventate il suo pasto.
Quante vittime aveva mietuto in quei due anni?
Ricordava con orrore quando aveva provato a sopportare la fame. Il risultato era stato un villaggio ormai fantasma.
E quel villaggio?
Quel villaggio che stava apparendo davanti a lui, sotto la luce della luna, sarebbe stato altrettanto sfortunato? Izaya si passò una mano candida sul collo e sospirò. Qualche vittima ci sarebbe stata.
 
«Sparisci dalla mia vista meretrice!»
Izaya alzò lo sguardo verso le urla che sentiva, stando molto attento che non un solo raggio di luce incontrasse la sua pelle diafana. Aveva già avuto modo di provare il calore del sole su di lui e il risultato era una piccola cicatrice bianca che prendeva dal mignolo fino al polso della sua mano sinistra. Era rischioso per lui viaggiare di giorno, ma era ancora più rischioso rimanere un secondo giorno in quel villaggio dove da quando vi era giunto erano sparite tre persone.
Era ripartito il prima possibile e quello in cui si era ritrovato era il perfetto posto dove fermarsi per una notte, nutrirsi e ripartire.
I suoi occhi si posarono su di una donna in lacrime con due bambine in braccio. I lunghi capelli castani raccolti in una treccia disordinata e il volto rigato dalle lacrime, la donna era in ginocchio davanti alla parrocchia del villaggio. Il prete in cima alle scale della struttura la osservava con disprezzo, puntandole il dito contro «Ti ho offerto l’aiuto della Chiesa e di Dio, donna di strada, ma quello che stai tirando alla mia persona è un vile colpo basso! Io, un uomo di Chiesa, padre di quelle due creature?!»
La giovane donna piangeva disperata «Non posso dar loro nemmeno da mangiare, ti prego, aiuta almeno le tue figlie!»
«Basta! Non ho intenzione di ascoltare altro, sparisci prima che ti denunci all’Inquisizione per blasfemia!» e con rabbia rientrò nella chiesa, sbattendo il portone e decidendo chiuso ogni discorso con la donna.
Izaya aveva osservato tutta la scena, impietrito per la sorpresa e l’orrore provato.
Lui era riuscito a salvarsi.
Un nuovo fuoco iniziò ad ardere dentro Izaya, ma non era il bruciore che era solito fargli compagnia quando cominciava ad avere fame, era qualcosa che non aveva mai provato prima.
Un rabbia sempre maggiore cresceva dentro di lui e senza rifletterci troppo, cosa assai rara per lui, si avvicinò alla donna, che ancora piangeva sotto gli occhi dei suoi compaesani. Controllato che i guanti lo coprissero del tutto, la aiutò ad alzarsi e per qualche secondo gli occhi disperati della donna lo misero a disagio. Dal canto suo la castana, resosi conto che Izaya non la guardava con disprezzo come invece sapeva stavano facendo i suoi compaesani, gli sorrise grata e sussurrò ringraziamenti sentiti.
«Venite con me» la invitò Izaya, ignorando i ringraziamenti «Credo vi serva aiuto»
«Vi ringrazio…» mormorò, tenendo strette le bambine e seguendolo «Siete un viandante?»
Izaya si strinse nel mantello scuro e attraversò velocemente la piazza, poi si spostò alla sinistra della donna per rimanere all’ombra di una casa «Viaggio molto, sì»
Il vampiro si fermò e osservò la donna al suo fianco «Come vi chiamate, viandante?»
Izaya puntò gli occhi rossi contro quelli castani della donna, facendola sussultare per la sorpresa ma non si allontanò. Strinse più forte le bambine e attese in silenzio.
«Il mio nome non ha importanza» disse non curante, mentre spostava lo sguardo sulle due bambine. Una dormiva, l’altro lo osservava curiosa, allungando pigramente una mano verso di lui. La donna sorrise addolcita «Sembra che voi le piacciate… Io mi chiamo Kyouko Sato»
Izaya sussultò a sentire quel nome e osservò la donna. Non le assomigliava per niente, ma per qualche secondo il suo cuore fu avvolto dalla malinconia «Anche mia madre si chiama Kyouko. Kyouko Orihara. Quanto hanno le bambine?»
«Sei mesi» sospirò, posandosi alla parete «Sono gemelle. Non è affatto facile… Senza un marito e con due gemelle… Probabilmente lui non le ha accettate anche per questo… Dicono che i gemelli sono creature demoniache…»
Izaya portò la mano sotto il mantello, scrollando il capo «Non le avrebbe accettate anche fossero state una sola persona. È un prete della peggior specie. Prendete, servono più alle sue figlie che a me» spiegò con disprezzo, addolcendosi col terminare la frase. Non sapeva nemmeno lui il vero motivo del suo gesto, del suo donare quel borsello pieno di monete d’oro alla donna. Forse una parte di lui sperava che quelle due bambine avessero una vita migliore di quella che aveva vissuto lui. Si sorprese di lui stesso a fare pensieri del genere e tornò in sé quando la donna allontanò il sacchetto di pelle «Non posso accettare signore, non volevo darle l’idea di chiedere la carità…»
«Non è carità, è che so cosa si prova a non essere accettati dal padre» spiegò, posando il borsello tra le bambine e il petto della donna «Un aiuto vi farà comodo, credetemi»
Kyouko lo osservò, poi chinò il capo in segno di ringraziamento «Grazie signore… Ho pregato per mesi che qualcosa andasse bene e ho incontrato voi, ve ne sono immensamente grata»
Sul volto di Izaya si dipinse una smorfia divertita «Continuate a pregare se credete possa esservi d’aiuto, ho imparato tempo fa che se si vuol ottenere qualcosa bisogna fare da soli»
«E voi, volete qualcosa?»
Izaya si immobilizzò, confuso da quella domanda. Già, lui cosa voleva? Aveva mai voluto davvero qualcosa nei suoi ventidue anni di vita?
Si sistemò meglio il mantello e si allontanò di qualche passo dalla donna, ancora al riparo nell’ombra della casa «Credo che quello che voglia ora sia solo la vendetta… è così umano come desiderio, ma forse, da qualche parte, lo sono ancora…» mormorò.
La donna lo osservò, alternando lo sguardo dalle sue bambine al ragazzo «Come vi chiamate?» riprovò, prima che lui se ne andasse.
«È così importante per voi?»
«Voglio sapere il nome dell’angelo che il Signore ha mandato per aiutare me e le mie bambine»
Izaya sussultò, sorpreso. La sua espressione poi si rilassò, divertito, e iniziò a ridacchiare, sempre più forte «Angelo? Oh, non è il termine più adatto a me, direi proprio di no! Potrei accettare angelo caduto forse, ma in realtà non sono nemmeno quello» si voltò verso la donna che lo guardava senza paura e sospirò «Izaya Orihara»
«Orihara…» ripeté lei, come per assaporare ogni sfaccettatura di quel cognome «Mairu e Kururi sapranno chi le ha aiutate»
«Non che mi cambi qualcosa» decretò il moro, allontanandosi dalla donna.
«Izaya!» ma il ragazzo non si fermò «…Che il Signore ti stia vicino…»
 
La luna filtrava dalle vetrate della Chiesa, illuminando il corpo morto del prete. Il sangue cremisi macchiava le sue vesti e il pavimento d’ardesia.
La lama del coltello rifletteva i raggi della luna, prima di cadere a terra e produrre un rumore metallico che rimbombava in tutta la Chiesa. Izaya osservò il corpo davanti a sé, un misto di soddisfazione e nausea a fargli annodare lo stomaco. Era così strano uccidere per un motivo diverso dalla fame.
Aveva ucciso suo padre. Fece un passo indietro, tappandosi il naso per impedire che l’odore del sangue risvegliasse la sua fame. Non voleva cibarsi di quell’uomo.
Gli occhi ancora pieni di terrore sembravano guardarlo e Izaya deglutì, voltandosi per allontanarsi il più veloce possibile.
Uscì velocemente dalla chiesa, quel posto benedetto che gli faceva bruciare ogni lembo di pelle e, mentre scendeva le scale, alzò lo sguardo sulla donna che aveva incontrato la mattina. Lo guardava confusa, osservava il sangue sulle sue vesti.
«Era lui, vostro padre?»
Izaya rimase in silenzio qualche secondo, poi cercò di sorridere, senza riuscirci davvero «Come vedete, non sono un angelo»
Kyouko schiuse le labbra, portando le mani a coprirle. Lo osservò ancora qualche secondo, poi fece un passo indietro «Andatevene, prima che qualcuno vi cerchi»
«Avete paura di me?»
Izaya la osservò, lo sguardo più docile, come se avesse bisogno di una risposta negativa. In quel momento, lui stesso si faceva paura. Così schifosamente umano, aveva ceduto al desiderio della vendetta e l’aveva reso un assassino, non più solo un cacciatore.
«Vi ho visto. Sono testimone del vostro omicidio Izaya eppure non mi avete ancora uccisa. Non ho paura di voi.» mormorò Kyouko, osservandolo «Ma andatevene. Avete pur sempre ucciso un uomo»
Izaya alzò lo sguardo verso una luce che si cominciava a intravedere da una stradina che sfociava sulla piazza «Anche voi. Prendete le vostre cose, le vostre bambine e andatevene. Anche se ora lei tornasse a casa senza essere vista da nessuno i sospetti ricadrebbero su di voi, dopo la scena che si è svolta oggi.» spiegò, aprendo le ali e mostrando la sua vera natura alla donna.
Lei indietreggiò, spaventata, ma sorrise appena «Lo farò, appena possibile. Grazie del vostro aiuto, Izaya» mormorò, osservandolo volare via, prima di iniziare a correre verso casa, dove le sue figlie la aspettavano.



 

 



Ed ecco un nuovo capitolo, un po' in ritardo, dove si viene a scoprire qualche cosa nuova sul passato di Izaya.
Un Izaya che, nonostante il suo cercare di essere qualcosa di più di un semplice umano, prova comunque sentimenti come la rabbia e si vendica del padre che l'ha ceduto al vampiro per salvarsi la vita e che non l'ha mai amato in anni e anni.
Che ne pensate dei lati più umani che stanno venendo allo scoperto di Izaya?
Al prossimo capitolo cari <3
Un bacione
Cocol
   
 
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