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Autore: claws    13/10/2015    3 recensioni
Tashigi si voltò, ripiegando il foglio che la dottoressa le aveva dato dopo la visita. «Buongiorno, capitano Hina.» Rispose, abbassando la testa in un cenno di saluto. Il più delle volte le veniva naturale salutare rigidamente, ma poi si ricordava di essere capitano di vascello e non un sergente, perciò si fermava a metà saluto e cominciava a sbattere le palpebre velocemente.
[≈850 parole]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hina, Smoker, Tashiji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Humans of Can Do'
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Noticine utili alla storia: Ancora non ho capito perché Hina non parli in terza persona nell’edizione italiana. Boh. A me l’idea piaceva – anche perché si scontra con i suoi modi di fare, il che è epico – per cui l’ho mantenuta in questa shot. Buona lettura.











Si infrange e rifrange, ma non è un’onda













«Buongiorno, capitano Tashigi.»

Tashigi si voltò, ripiegando il foglio che la dottoressa le aveva dato dopo la visita. «Buongiorno, capitano Hina.» Rispose, abbassando la testa in un cenno di saluto. Il più delle volte le veniva naturale salutare rigidamente, ma poi si ricordava di essere capitano di vascello e non un sergente, perciò si fermava a metà saluto e cominciava a sbattere le palpebre velocemente.

Hina le si avvicinò, muovendo una mano davanti alla faccia della giovane. Come al solito, quella stava guardando dalla parte sbagliata – stava cercando di fare conversazione con un armadietto, praticamente! «Hai già finito la tua visita. Tutto bene?»

«Sì, signora. È tempo che io ritorni sulla nave, o il vice ammiraglio mi griderà addosso di nuovo perché sono in ritardo.»

Hina trovava Tashigi molto divertente, a suo modo: la giovane si sentiva sempre in bisogno di spiegare tutto, quando era in imbarazzo.

Poi Tashigi le parve indecisa. Hina sapeva che si stava chiedendo se darle del lei o del tu: il dubbio le stava facendo scendere gli occhiali sulla punta del naso. Era proprio una ragazza buffa, visto che prima di riuscire a tirar fuori le parole giuste balbettò un poco.

«Tu, capitano? Sei già stata visitata?» Domandò quindi Tashigi.

«No, Hina è ancora in attesa,» rispose la donna, «ma non crede di essere ammalata. Hina ha sempre fatto come le è stato insegnato, ed è molto attenta al proprio corpo. Non ha mai trovato noduli né cisti. Hina è tranquilla.»

Tashigi le sorrise. Quel suo modo di parlare era sempre piuttosto buffo – ma mai dirglielo! Soprattutto quando Hina aveva quella faccia così seria mentre parlava. «Se avrai problemi, vorrei saperlo. No—non per farmi gli affari tuoi. È perchè—sarei—saremmo preoccupati.»

Sì, Tashigi era proprio una brava ragazza – magari un po’ goffa, ma una brava ragazza. E non era tutto merito del suo mentore, Hina lo sapeva benissimo! Tashigi era cresciuta bene non solo perché era il braccio destro di Smoker, ma anche perché era una ragazza diligente e gentile da prima di entrare in Marina.

Ogni tanto (soprattutto quando pensava a Jango e Fullbody) Hina invidiava Smoker. Ma mai dirglielo!

«Certo. Hina ti farà sapere, capitano.» Rispose Hina. «Ora ti conviene andare. Smoker diventa intrattabile troppo in fretta e con l’età non fa che peggiorare.»

«Ah, lo so bene!» Esclamò Tashigi, sorridendo sotto i baffi. Poi, rendendosi conto di non si sa bene che cosa, arrossì per l’imbarazzo, raccolse i suoi effetti personali e praticamente scappò fuori dallo spogliatoio dell’ambulatorio.

 

 

«Buongiorno, vice ammiraglio.»

«’Giorno, Hina.» Smoker guardò l’amica dall’alto in basso: Hina lo vide corrugare le sopracciglia e immaginò che cosa avesse intenzione di chiederle.

«Hina ha avuto un problema con il proprio corpo, ma non è nulla di grave. Hina sta bene.»

«Che cosa vuoi dire con Nulla di grave

«Che il problema è stato risolto alla radice.» Evitò di far presente a Smoker che Tashigi ne era al corrente – non appena Hina aveva avuto conferme della propria malattia, aveva mandato una lettera al capitano di vascello senza pensarci due volte. Dopotutto, glielo aveva promesso: se Hina avesse avuto quel problema, Tashigi avrebbe dovuto (e voluto) saperlo.

«Da quanto tempo ti è stato asportato, questo problema?»

«Un mese.» Rispose Hina, buttando la cicca di sigaretta nel portacenere. Non avrebbe dovuto fumare, a dire il vero. «Fortunatamente, il cancro di Hina è stato rilevato quando era ancora in uno stadio iniziale. Non ci sono state complicazioni di nessun genere e la riabilitazione sta andando bene.»

«Quanti lo sanno?»

«Hina non sa dirtelo.»

Smoker la guardò di nuovo negli occhi. Erano amici da anni, e nonostante lui fosse perfettamente in grado di leggere le persone come libri aperti, lei proprio gli sfuggiva. Forse per questo erano diventati amici – non è bello capire tutto quello che gli amici pensano, non è piacevole capirli in ogni singola situazione, perché gli amici vanno capiti, non costretti ad aprirsi agli altri. Per cui, se Hina non voleva farsi capire, Smoker non avrebbe insistito.

«Sono felice di sapere che sei ancora tra noi, Hina.» Disse Smoker, a voce bassa. Per lui era stato un enorme sforzo pronunciare quelle parole – era troppo burbero perché gli venisse spontaneo esporsi in quella maniera.

Ognuno a proprio modo, sia Tashigi che Smoker erano caratteri difficili.

«Anche Hina è felice di essere ancora tra voi,» rispose la donna, facendogli il verso. Smoker sbuffò, poi lei riprese a parlare. «Non volevo farti preoccupare, razza di idiota.»

«Lo so. Voi donne avete una vostra logica incomprensibile.»

Rimasero in silenzio per qualche minuto.

«Sapevi che Tashigi ne era a conoscenza, eh, Smoker?»

«Ho detto che avete una logica incomprensibile, non che io non sappia fare due più due.»

Hina sorrise. «Tu e Tashigi siete proprio due brave persone, a vostro modo. Soprattutto tu, a tuo modo.»

E con questo, Smoker sbuffò più forte, si alzò e uscì dalla stanza – avrebbe lasciato a Hina l’ultima parola solo perché era ancora in convalescenza e i malati non vanno mai contraddetti – solo per quello.





















Note Autrice:

Ottobre è il mese della prevenzione del tumore al seno: questo è il mio modo per dire che ci sono cose che vanno fatte per prevenirlo. Certo, a vent’anni magari non c’è bisogno delle mammografie, ma per esperienza indiretta so che il cancro colpisce a ogni età, e che quindi bisogna prendersi cura di sè.

Cerco sempre di essere delicata quando scrivo di certi argomenti. Spero di non aver urtato i sentimenti di qualcuno, perché il mio scopo non era quello in nessun modo.

Poi io amo Tashigi, adoro Hina e adoro anche Smoker, quindi pace. Spero non vi sembrino fuori dalle loro personalità – anche se, purtroppo, non si sa granché di loro. Però sono i miei preferiti lo stesso, lol. (Per me Tash e Hina che si lamentano di Smoker è un topos della letteratura. Lasciate perdere i miei svarioni.)

(Vi giuro che Tash è la figlia, Smokie il padre e Hina la zia. Giuro! Ma Hina che parla in terza persona non è adorabile?! E Tashigi non è adorabile di suo?! E Smoker-no, ok, Smoker no. lol)

Ok, il titolo. Infrangersi e rifrangersi, riferiti alle onde del mare, sono sinonimi. Ma rifrangere vuol dire anche fare in modo che ci sia rifrazione di un raggio luminoso. Avete presente la mitica cannuccia nel bicchiere che sembra spezzata? Il fenomeno scientifico è quello della rifrazione. In questo caso specifico, è il rapporto che Hina ha con Smoker e, in minor parte, con Tashigi: non si riesce a capire cosa Hina pensi esattamente. Non si vede la cannuccia com’è nella realtà, la si vede spezzata. Oddeo, non so se si capisce, io non sono capace di spiegare niente! Vi consiglio di dare un’occhiata a Wikipedia, che sicuramente è più brava di me.

In sostanza, Hina si infrange come le onde del mare sulla sabbia quando scopre la malattia, ma poi si ristabilisce (ecco perché non è un’onda!); e rifrange perché lascia che le persone capiscano di lei quello che lei vuole. (Ho finito con le note, giuro. Sono logorroica.)

Spero vi sia piaciuta, o vi sia tornata utile, in qualche modo.

claws_Jo

 




Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

  
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