Titolo: Per questo lui mi odierà
Personaggi/Pairing: Itachi, Sasuke, Kisame, Sasori
Genere: generale, introspettivo
Rating: giallo
Avvertimenti: one shot, AU, Spoiler
Introduzione: Per scriversi da soli la propria vita è necessario fare delle scelte. Eppure, non sempre si ha ben chiara la meta desiderata e la voglia di libertà ti porta a fuggire verso un futuro incerto. A volte basta allontanarsi dalla realtà che è sempre stata per scoprire che al di là dei propri orizzonti vi è un mondo completamente diverso…
[
Fanfiction 3° classificata a pari merito con SonSara al
concorso “FLASH CONTEST -
NARUTO - Il Treno” indetto da DarkRose86]
Per questo lui mi odierà
- Itachi,
cosa stai facendo?-
Il ragazzo si
voltò per incontrare, nel
buio della stanza avvolta dalla notte, gli occhi assonnati del fratello
minore.
Non seppe cosa rispondere ed attese che Sasuke avesse terminato di
osservare
incuriosito la valigia colma di vestiti poggiata sul letto alle sue
spalle.
- Dove vai?-
Aveva un tono innocente,
ma vi risuonava una nota allarmata.
Itachi si
voltò nuovamente e continuò a
sistemare i propri effetti nel borsone. Non riusciva a trovare il
coraggio per
guardare quelle aridi così simili alle proprie mentre la
verità gli si riversava
fuori dalle labbra come veleno, qualcosa da cui non poteva
più fuggire – Non lo
so, mi basta uscire da questa casa. Qualunque posto è meglio
di qui.-
Lo aveva
detto.
- Quando
torni?-
Una domanda
la cui risposta era chiara
ad entrambi.
- Non torno,
Sasuke.-
Due mani si
aggrapparono disperatamente
alla felpa del più grande.
- Allora non
partire.-
Solo allora
Itachi si volse per
abbracciare il fratellino, che affondò il volto nel suo
petto per soffocare il
proprio pianto. Non voleva che il maggiore lo vedesse in quel momento
di
debolezza, tuttavia lo terrorizzava l’idea di perdere
l’unica persona che riusciva
a comprenderlo realmente.
Itachi si
sedette sul letto con Sasuke
– No, non me ne vado.-
Ma la paura
appena provata era ancora
viva nel piccolo Uchiha, che si addormentò con la maglia del
maggiore ancora
stretta nelle mani.
Quando si
destò, Sasuke continuava a
stringere la felpa del fratello, ma Itachi non c’era
più e lui era solo, in una
casa vuota e buia che gli appariva inquietante come mai prima di allora.
E non gli
servì più soffocare il
pianto, nessuno poteva udirlo.
Accoccolato
sul letto che fino a quella
notte era appartenuto al maggiore, rimase aggrappato a quella maglia
che ancora
sapeva di lui.
Trovò
uno scompartimento vuoto e
stancamente si abbandonò su uno dei sedili. Itachi
poggiò il viso sul freddo
vetro che ancora si affacciava sulla stazione. Si sentiva in colpa per
aver
lasciato solo Sasuke ed avergli mentito, ciononostante non avrebbe
sopportato
oltre la convivenza con un padre che non aveva mai smesso di crescerlo
a sua
immagine. Quell’impegno improvviso che avrebbe impegnato i
genitori fino al
giorno seguente si era rivelato un’opportunità
assai favorevole.
Da quel
momento avrebbe dedicato la
propria vita nel divenire il nemico più grande della sua
stessa famiglia. Di
quelle persone che, in tutto quel tempo, non
si erano mai preoccupate dei suoi sogni, travolgendoli nel tentativo di
far
nascere in lui un nuovo potenziale discendente.
Non sapeva
ancora come, ma sarebbe
riuscito nel suo intento. Per il momento, l’unica cosa certa
era che, per il
passo appena compiuto, suo fratello avrebbe ben presto iniziato ad
odiarlo.
Nessun
rancore, conosceva bene il
carattere di Sasuke così simile al proprio. Solo un
rimpianto il cui unico rimedio
sarebbe stato il tempo.
Si
concentrò sul presente, su quel
treno come tanti del quale non conosceva neppure la destinazione e che
lo stava
conducendo verso un futuro incerto, allontanandosi sempre
più da quella
stazione che per l’Uchiha rappresentava l’ultimo
scoglio di un’esistenza ormai
conclusa.
Il tempo
continuava a scorrere, eppure
la notte non avesse ancora ceduto il posto al sorgere del sole.
Ormai Itachi
aveva smesso di contare il
susseguirsi ininterrotto delle fermate del treno, incurante dei
paesaggi che si
alternavano con ritmo incostante fuori dal finestrino.
L’ennesima
sosta, maledettamente uguale
alle precedenti.
Tuttavia,
poco dopo che il treno ebbe
ripreso la sua corsa, il ragazzo sentì delle voci farsi
sempre più vicine.
Erano entrambe profonde, ma in una risuonava una nota maggiormente
gutturale.
Tacquero poco
prima di giungere
dinnanzi alla sua cabina.
La porta fu
aperta e un individuo alto
e robusto si fece avanti per domandare – Quei posti sono
liberi?-
Itachi
annuì, studiando poi i due uomini sedersi in
silenzio di fronte a lui.
Il primo,
quello più robusto, aveva una
carnagione olivastra, corti capelli tinti di blu e piccoli occhi verdi.
All’Uchiha parve un tipo alquanto particolare, ma si
affrettò a spostare lo
sguardo sul secondo nuovo arrivato per non far notare la propria
curiosità.
Quest’ultimo era più basso e magro e sembrava
avere pochi anni più di lui.
Capelli rossi ed occhi scuri. Sarebbe parso un ragazzo normale, non
fosse stato
per il suo sguardo innaturalmente gelido e distaccato.
Itachi
tornò a fissare il panorama al
di là del vetro: il cielo buio si stava lentamente
rischiarando.
Fu distratto
dalla suoneria di un
cellulare a cui rispose prontamente l’uomo dai capelli tinti
-
Sì, dovremmo essere alla fermata tra
qualche minuto…calmati, abbiamo preferito prendercela
comoda…sì…a dopo.-
Solo allora
l’Uchiha notò un grosso
anello alle dita dell’individuo. Subito controllò
le mani dell’altro estraneo e
vi scorse lo stesso gioiello. L’unica differenza stava nei
simboli sopra incisi.
Itachi
ricordò di aver letto di segni
simili ritrovati sul luogo di alcuni delitti avvenuti negli ultimi
mesi. Aveva
scoperto qualcosa a proposito nei database segreti della polizia,
attraverso il
computer di suo padre. Vi era scritto che, con tutta
probabilità, quegli
omicidi erano stati compiuti da una setta ristretta di assassini
nascosti nel
Giappone, ma dei quali si conosceva poco o nulla.
Gli
tornò alla mente una foto scattata
in uno dei luoghi dove era stato compiuto uno dei delitti: su un muro
vicino,
con della vernice vermiglia, era stata scritta la parola “
sfera”. La stessa
incisa sull’anello del ragazzo dai capelli rossi.
La prima
sensazione che assalì l’Uchiha
fu un improvviso timore. Distolse lo sguardo.
Eppure,
un’idea folle iniziò a farsi
strada nella sua mente.
Voleva
vendicarsi di un padre che lo
aveva cresciuto a propria immagine come un manichino?
Desiderava
farla pagare alla propria
famiglia per tutte le delusioni che gli aveva procurato?
Allora, quale
modo migliore vi era, se
non divenire il nemico numero uno di coloro che odiava dal
più profondo di se
stesso?
Sorrise.
Trasformarsi
nell’opposto di ciò che
avevano sempre preteso da lui. Diventare un assassino e scontrarsi con
il corpo
di polizia più importante del Giappone: quello della
famiglia Uchiha.
Il treno
rallentò, per poi fermarsi
dinnanzi ad un paesello come tanti.
I due uomini
si alzarono in silenzio
per apprestarsi a scendere. Itachi non perse tempo a riflettere su
quale
importanza potesse rappresentare un luogo come quello per due
criminali. Quel
viaggio dalla meta ignota si era rivelato la svolta decisiva nella sua
vita.
Velocemente
afferrò la propria valigia
e discese dal treno, per poi seguire i due uomini fin fuori dalla
stazione
deserta. Percorsero alcune strette strade sterrate, fino a giungere
dinnanzi ad
un’immensa distesa di prati e campi coltivati. Lì
i due individui si fermarono
improvvisamente e il ragazzo dai capelli rossi, senza voltarsi,
alzò la voce
per farsi udire – Non avevi in mente nessuna destinazione
migliore prima di
salire su quel treno?-
Solo allora
Itachi uscì dall’ombra in
cu si era nascosto per pedinare gli assassini e si avvicinò
loro – Non avevo in
mente nulla. Ma adesso ho capito cosa voglio davvero.-
- sarebbe?-
Quella domanda risuonò
priva di alcuna curiosità, eppure l’Uchiha non si
abbatté e rispose con
decisione – Desidero una vita nuova.-
Qualche
attimo di silenzio, prima che i
due uomini riprendessero nuovamente a camminare.
- Vieni con
noi, ragazzo.-
L’Uchiha
prese un profondo respiro.
Cosa doveva
temere?
Ormai aveva
già segnato il proprio
destino, salendo su quel treno dal capolinea sconosciuto.
Iniziò
a seguirli.
“
Renderò la tua vita migliore della
mia, fratellino.”
E, mentre si incamminava verso il futuro che si era deciso, all’orizzonte nasceva una nuova alba.
Spazio Autore:
Che dire?
Spero vivamente che vi
sia piaciuta e ringrazio anticipatamente tutti coloro che leggeranno,
recensiranno e, magari, lasceranno un posticino nella loro lista dei
preferiti
per questa storia!
Inoltre faccio
un grande saluto
alle altre partecipanti al concorso, con cui mi complimento
sinceramente, e
alla giudice che mi ha ispirato a scrivere questa ff!
Grazie
Alla prossima!
Binky